Quattro giorni dopo la meravigliosa cerimonia con la quale il Roland Garros ha omaggiato per l’ultima volta il più grande campione della sua storia, e ovviamente ci riferiamo a Rafa Nadal, il Philippe Chatrier ha salutato un altro pezzo del cuore di Parigi, Richard Gasquet, che poco prima aveva perso l’ultima partita della carriera con il numero 1 del mondo Jannik Sinner. Al termine dell’incontro l’italiano, intervistato in campo da Fabrice Santoro, ha salutato il rivale con le parole più dolci: “Apparteniamo a generazioni diverse, ma questo è il momento di Richard, è difficile per me parlare in questo momento. Congratulazioni per la tua carriera, congratulazioni alla tua famiglia e al tuo team: senza le persone giuste attorno non è possibile fare una grande carriera come la tua. Tutti si ricorderanno di te anche dopo il tuo ritiro, congratulazioni per tutto quello che hai fatto, ma soprattutto per la persona che sei. Ti auguro il meglio per il resto della tua vita”. Quelle persone giuste erano presenti sugli spalti, e indossavano una maglietta celebrativa.
Gasquet ha apprezzato, ringraziando l’ultimo avversario di una carriera durata più di 20 anni: “Ringrazio Jannik per la sua gentilezza, per le sue belle parole, per l’uomo che sei e mi auguro tu possa avere una grandissima carriera”. Una carriera che è stata proiettata sul maxischermo del Centrale, con i momenti chiave di una storia eccezionale, che ha attraversato tutto il ventesimo secolo, a suon di rovesci vincenti: i 22 Roland Garros (il primo nel 2002, quando non aveva ancora compiuto 16 anni) il best ranking di numero 7, le tre semifinali slam e, ovviamente, il successo in Coppa Davis. Nel video preparato dall’organizzazione – hanno condotto l’ultimo omaggio la direttrice del torneo Amelie Mauresmo e il presidente della federazione tennis francese Gilles Moretton – sono intervenuti i compagni di squadra di quel trionfo e, in generale, di una vita, Gael Monfils, Jo-Wilfried Tsonga e Gilles Simon, oltre allo stesso Nadal e a Novak Djokovic, a Grigor Dimitrov e a Daniil Medvedev.
Se la cerimonia per Nadal era stata la cerimonia del più grande, l’esaltazione della vittoria, delle coppe, dei numeri infiniti, del tifo il più forte, quella per Gasquet aveva i contorni della malinconia, del vuoto e della sconfitta, e proprio per questo è sembrata, forse, più affascinante, soprattutto per quelli come noi, per quelli che la malinconia dell’occasione mancata è più facile da accettare e da gestire della gioia del trionfo, per quelli che i brividi della sconfitta epica dell’outsider sono più potenti di quelli della vittoria del favorito, per quelli che il vuoto della sconfitta è molto più intrigante e, forse, addirittura appagante, del vuoto della vittoria, per quelli che sapevano che Gasquet, alla fine, sì, quel giorno, avrebbe perso, ma andava bene così.
GASQUET FUORI DALLA TOP 100 DOPO QUASI 19 ANNI: TALENTO E RIMPIANTI DI UN GIOCATORE SPECIALE, 9 gennaio 2024
Le spalle strette di Gasquet hanno scandito i tempi dei nostri Roland Garros, accompagnandoci, anno dopo anno, verso l’inizio dell’estate: stava per finire la scuola, e lui era lì. Stava per iniziare uno dei weekend più luminosi dell’anno, e lui era lì. Vincevano sempre gli altri, ma lui era lì.
E oggi, contro l’avversario più difficile, l’ex baby prodigio del tennis francese ci ha regalato le ultime perle, salutandoci con lo spettacolo dei gesti più puri, a cui ha aggiunto, stremato, nel terzo set, qualche attacco in controtempo. Ha buttato all’aria il piano-partita, ha fatto qualche passo dentro il campo, ricordandoci, per l’ultima volta, tutto quello che è stato ma anche tutto quello che sarebbe potuto essere. Le accelerazioni, il dritto sgangherato, e il coraggio che non ha mai trovato. Ma le storie migliori sono quelle imperfette, e stasera, appena prima di spegnere la luce, siamo sicuri che darà un’occhiata veloce alle cicatrici delle sconfitte più dolorose, che improvvisamente gli sembreranno dei banalissimi pizzicotti, e sorriderà.
Noi, nel frattempo, riguarderemo il video di quel lampo lungolinea con Murray, a Miami: un vincente magnifico, che ha fermato il tempo, per poi beffarlo, ma solo per un attimo impercettibile, esattamene come la cerimonia di poco fa.
Merci, Richard.