La pagina X “Jeu, Set e Maths” (in esclusiva vi abbiamo raccontato qui la sua storia) propone alcuni spunti statistici interessanti riguardo alla finale del singolare maschile del Roland Garros giocata domenica da Carlos Alcaraz e Jannik Sinner; sono numeri che raccontano il match tra i due e rafforzano alcune tendenze già evidenziatesi nei mesi precedenti. Intanto registriamo che il dominio degli attuali numeri uno e due del ranking nei tornei Major incomincia a stagliarsi come uno dei più importanti dell’era Open: Jannik e Carlos si sono divisi equamente gli ultimi sei eventi. Meglio di loro in precedenza hanno fatto Federer e Nadal con undici trofei dal Roland Garros 2005 allo US Open 2007 e in due occasioni sempre Rafa con Novak Djokovic, nove successi tra Parigi 2010 e 2012 e poi otto titoli tra Parigi 2018 e Melbourne 2020.
Il match di domenica è il terzo atto conclusivo Slam nell’era Open che si conclude al tie-break del quinto set e il primo con la formula long-size: prima di questo abbiamo Wimbledon 2019 con il 13-12 al decider per Novak e l’anno successivo la vittoria di Thiem a New York contro Zverev. Sempre dopo il 1968 la finale di Parigi è il nono evento, il sesto al Roland Garros, che vede una rimonta da uno svantaggio di due set: il primo ritorno vide protagonista il diciassettenne Bjorn Borg, che nel 1974 riprese Manuel Orantes e lo superò con un perentorio 6-0 6-1 6-1.
Il successo in extremis di Carlos Alcaraz introduce il tema più duro da accettare per i sostenitori del numero uno del ranking, che domina appunto le classifiche ma non riesce a risolvere l’equazione-Alcaraz. La pagina X in questione introduce l’argomento così: “Nel 2025 Dopo Cristo tutto il circuito è occupato da un italiano. Tutto? No, un piccolo spagnolo resiste sempre all’invasore…” e in effetti la situazione che va delineandosi inizia a ricordare la resistenza invitta del villaggio nell’Armorica di Asterix e Obelix di fronte all’esercito romano nei racconti di René Goscinny.
Il tema della durata alla distanza dei grandi duellanti ricorre in diverse osservazioni: Sinner ha perso tutti e otto gli incontri più lunghi della sua carriera; dalle 5 ore e 29 minuti del match di domenica in poi il nome di Carlitos ricorre altre due volte, nella semifinale 2024 (4 ore 9 minuti) ma anche a New York 2022 (5 ore 15 minuti e un matchpoint mancato).
L’asso murciano invece si impone in 13 dei 14 match più lunghi della sua storia: i primi due sono gli unici terminati nella sesta ora di gioco, già citati nelle sconfitte di Jannik, e al terzo posto c’è la splendida prima finale con Djokovic a Wimbledon. L’unica sconfitta racchiude anche l’unico quinto set ceduto a un avversario e, come noto, il protagonista della rarità assoluta fu Matteo Berrettini a Melbourne nel 2022.
Anche il record nel tie-break del campione altoatesino, 26 vinti e solo 4 persi prima degli ultimi due set della finale di domenica, perde qualcosa se osserviamo che Alcaraz ha vinto in carriera 16 match sui 18 terminati al tie-break decisivo; Carlos ha ceduto, oltre che a Berrettini, a Novak Djokovic nell’incredibile finale di Cincinnati 2023. Il campione iberico, confermano i numeri, sa, nel frangente più caldo, toccare vette irraggiungibili per chiunque; sa caricarsi e mettere solo colpi vincenti, come visto nel diciottesimo degli shootout contemplati nell’ultima statistica.
Alcaraz trova nella sfida con Sinner gli stimoli per rendere al massimo delle sue possibilità; il nostro portacolori lo sa e ne soffre in termini di efficacia, oltre che di tenuta fisica, particolare che però conta meno nelle sfide due-su-tre: dal 2024 in avanti, ovvero dalla stagione dei primi successi Slam di Jannik, l’azzurro ha un bilancio complessivo di 91 vittorie e solo otto sconfitte, ma cinque di queste sono arrivate dallo spagnolo, che mai Sinner è riuscito a battere nel periodo considerato. Oltre alle due partite di Parigi già citate abbiamo la finale di Roma di poche settimane fa, con Jannik al rientro dopo la squalifica, e le due sconfitte nel 2024 sul duro indoor a Pechino e outdoor a Indian Wells.
Vale infine la pena di ricordare i precedenti match di fine torneo con matchpoint per lo sconfitto: nell’era Open l’argentino Gaston Gaudio ne salvò due per vincere Parigi 2004 di fronte al connazionale Guillermo Coria e ad altrettanti sopravvisse Djokovic per superare poi Federer a Londra nel 2019. Per trovare altre tre palle-gara annullate dal vincitore bisogna tornare indietro fino al 1948: a Wimbledon l’americano Bob Falkenburg vince sull’australiano John Bromwich, 7-5 il risultato del quinto.
E se diciamo quinto, Carlos Alcaraz è preceduto solo da quattro tennisti nell’impresa di vincere le prime cinque finali Slam: Margaret Smith-Court (che arrivò a otto), Monica Seles (6), Roger Federer (7) e Iga Swiatek (5). Sono invece solo due i tennisti ad aver vinto il loro quinto major prima di lui in termini di età: Borg a 22 anni e cinque giorni e Nadal a 22 anni, un mese e tre giorni. L’età esatta, quest’ultima, del murciano domenica scorsa: per ora la tabella di marcia del suo idolo è rispettata.