Valigie, aerei, fusi orari, hotel, campi di allenamento e tornei. E così ancora e ancora. Per undici mesi l’anno. C’è sicuramente di peggio; fatto sta che la vita di un tennista non è certo semplice, né sedentaria e né tantomeno regolare. Si viaggia da continente a continente per la quasi totalità dell’anno e, soprattutto per chi vive lontano come in Australia o America del sud, i ritorni a casa si contano quasi sulle dita di una mano. E per questo è importante, chiaramente per chi se lo può permettere a livello economico, togliersi qualche sfizio che possa in qualche modo allietare questo sballottamento per il mondo a mo’ di flipper.
Ne ha parlato di recente Jessica Pegula, intervistata da Tennis.com. In prima battuta la numero 3 al mondo si è concentrata sul cibo e sull’importanza di quest’ultimo non solo per quanto riguarda una dieta sana, ma anche e soprattutto come mezzo per lasciarsi un po’ andare e godersi qualche momento nella frenetica vita da tennista. “Hai tutte queste cose da fare. Viaggi ogni settimana e ti ritrovi fuori dalla tua comfort zone. A volte la cosa che ti mantiene sano di mente è andare in un buon ristorante. Se vuoi essere severa, lo saresti per 11 mesi all’anno, ed è semplicemente folle. Cerco di non esserlo troppo con me stessa e penso che sia meglio mantenere un po’ di equilibrio. È davvero dura. Penso che nel tennis sia un po’ diverso… Viaggiamo ogni singola settimana”.
E proprio per questo, spesso magari i giocatori si concedono qualche sgarro nei pochi giorni che intervallano due tornei. Poi, chiaramente, in maniera molto professionale si torna a regime quando è il momento di fare sul serio. “Penso che forse sgarriamo un po’ di più rispetto ad atleti di altri sport. È perché il cibo è l’unica cosa che abbiamo! Cerco di essere più severa durante i tornei e mi piace il periodo di preparazione. Poi magari dopo, se hai qualche giorno e vuoi sgarrare, allora penso che sia il momento giusto per farlo”. E da buona americana quale lei è, in questi intermezzi culinari non può farsi sfuggire il suo ‘comfort food’: “Adoro le patatine fritte”.
Sebbene il cibo sia per antonomasia la benzina di uno sportivo, anche riposarsi e staccare come si deve ha una certa importanza. Sempre, e lo sottolineo, se uno si può permettere un certo tipo di trattamento. “O siamo in campo o siamo in una stanza d’albergo. È una parte così importante della nostra vita. E crescendo, un buon hotel è diventato una priorità. Quando hai vent’anni e stai appena iniziando a viaggiare, non ti lamenti più di tanto: sei più lì fuori a impegnarti e ad apprezzare la vita nel tour. Quando arrivi a trent’anni e hai bisogno di un cuscino migliore, quella cosa diventa davvero importante!”
Ma cosa cambia nello specifico nel soggiornare in un albergo di un certo livello anziché in uno di fascia più bassa? “Non c’è motivazione migliore di avere un bell’hotel. Si è di umore migliore. Si dorme meglio, ci si sveglia meglio, si mangia meglio. Tutto. Non sto dicendo che vincerai ogni singola partita, ma quando scendi in campo e fai tutto quello che devi fare, penso che avere una bella sistemazione, un buon soggiorno, renda sicuramente tutto più facile”.
E, aspetto forse ancora più importante, la finalista dello US Open 2024 da un po’ di tempo preferisce alloggiare in una struttura differente da quella proposta dai tornei, così da non incrociare le proprie colleghe anche al di fuori degli impianti tennistici. “Stare lontana da tutti gli altri è una cosa fondamentale per me. Penso che sia stata anche questa la scintilla che ha scatenato tutto questo. Mi sono sentita come se non potessi più andare in hotel per i giocatori. Quando soggiorni in un hotel per tornei, è mentalmente estenuante. Non è che qualcuna sia un problema. Ma se dovessi allenarti con qualcuno, non vorresti necessariamente fare colazione con lui, allenarti con lui, andare in palestra, pranzare, andare negli spogliatoi e in fisioterapia con lui, e poi vederlo in tutti gli ascensori e nei corridoi. Non credo che la gente si renda conto che questo non dovrebbe accadere con le persone con cui lavori e gareggi ogni singola settimana”.
Ed è per questo che sempre più spesso i giocatori e le giocatrici si parlano tra di loro per condividere esperienze positive di soggiorno in determinati hotel e, di pari passo, anche quelle negative. “La gente parla sicuramente nel tour. Tutti i giocatori conoscono più o meno certe località, e se ci sono più hotel potrebbero dire: ‘Cerca di non soggiornare in quello perché ho avuto una brutta esperienza. Questo è molto più bello’. A volte non sai cosa ti aspetta”.
Allo stesso modo, è importante anche portarsi appresso le persone che ti fanno stare bene. Che sia un team solido e affiatato e/o anche i propri cari. “Essendo sposata e avendo mio marito che viene con me più spesso, ovviamente mi piace che possa venire in posti più belli. È più emozionante quando può venire in viaggio e sentire che stiamo vivendo delle esperienze insieme, invece di cercare di sopravvivere a una settimana in cui le stanze sono piccole. Lui è un po’ alto e altrimenti non riesce a entrare nella doccia!”