Jannik Sinner ha inaugurato il suo cammino ai Championships con un successo netto su Luca Nardi: 6-4 6-3 6-0 in poco meno di due ore. Un derby che sulla carta poteva nascondere più insidie, viste le doti tecniche del talento pesarese e il rapporto di stima che li lega, ma Sinner ha messo da parte ogni residuo di tenerezza: “Ci conosciamo bene, ma per un paio d’ore ho dovuto dimenticare l’amicizia”. Nessuna sbavatura, anzi un crescendo che i più definirebbero “rossiniano” che dice molto su come sia entrato in questo torneo: determinato, concentrato, con l’intensità di chi sa quanto valga ogni singolo turno in uno Slam.
Il Sinner visto oggi è un giocatore solido, pronto a spegnere qualsiasi velleità altrui con un servizio sempre più incisivo. Un’arma cresciuta nel tempo, costruita con pazienza, senza fretta né scorciatoie. “Il servizio non è il mio punto debole – precisa in conferenza stampa – certo, se servissi al 75% sarebbe meglio, ma ci stiamo lavorando tanto. Anche oggi, con il sole in faccia nelle prime fasi, ho dovuto cambiare qualcosa nel lancio di palla, ma la cosa bella è che sento i progressi, partita dopo partita”.
Si è detto che abbia cercato di imitare John Isner, lo ha raccontato Darren Cahill in un podcast. “Sì? Non lo sapevo – sorride Jannik –. Certo che lo guardiamo, come tanti altri, ma ogni giocatore ha il proprio servizio. Io provo a migliorare il mio guardando un po’ tutti, ma sempre mantenendo quello che mi appartiene. E oggi mi sono sentito davvero bene, soprattutto con la prima”.
Dietro l’apparente semplicità delle sue parole c’è una filosofia chiara: si lavora, si migliora, si cresce. Niente scorciatoie, né nel tennis né nella vita. “Siamo gente di montagna – spiega Sinner –. Quando si lavora, si lavora. Poi c’è tempo per tutto il resto. Ho visto i miei genitori, sempre impegnati nel ristorante per giornate lunghissime, eppure quando tornavano a casa riuscivano a farci sentire il loro affetto. Magari avevano mille problemi, come tutti, ma per me e mio fratello c’erano sempre. Non esistono scorciatoie: la strada è quella, e sai cosa devi fare per arrivare in cima”.
A Wimbledon ci arriva dopo un mese emotivamente denso, che lo ha visto perdere in finale al Roland Garros. Una finale epica contro Alcaraz, persa al quinto set, che avrebbe potuto lasciare tossine, che Sinner sta trasformando in carburante. “Certo che ci penso, ma non mi spacco la testa – racconta –. È stata una partita eccezionale, e una sconfitta così ti fa venire voglia di lavorare ancora di più. Voglio dimostrare, prima di tutto a me stesso, che quella del Roland Garros è alle spalle”.
Quel match, però, gli ha anche lasciato qualcosa da portarsi dietro: la consapevolezza che può competere ai massimi livelli anche nei momenti più caldi. “So quanto il tennis sia importante per me, ma so anche che fuori c’è un’altra vita, ancora più importante. Io ho scelto di fare sacrifici per essere pronto in campo, e continuo a farli. È il mio modo di rispettare questo sport”.
La transizione da terra a erba è forse la più difficile della stagione, è Sinner stesso a spiegare perché: “L’erba è una superficie particolare, scivolare non è facile, ma quest’anno già dal secondo giorno riuscivo a farlo bene, ci vuole fiducia, un po’ di coraggio, e con l’esperienza diventa naturale. Mi sento pronto”. La prossima sfida sarà contro Alex Vukic, australiano potente e imprevedibile. “Un gran servitore, ottimo dritto. Non avrà nulla da perdere, ma io voglio giocare il mio tennis e continuare su questa strada”.
Prima di chiudere, un pensiero su un altro figlio del tennis italiano, Fabio Fognini, uno di quelli che la carretta l’ha spinta davvero in un momento in cui le seconde settimane Slam sembravano solo un miraggio e protagonista di un epico incontro con Alcaraz proprio al primo turno. “L’ho vista tutta, è stato bello. Fabio ha ancora tanto da dare. Ha talento, lo sappiamo tutti. E se riesci a portare Carlos al quinto set, vuol dire che stai ancora molto bene. Per lui ora conta la famiglia, i figli, ed è giusto che decida da solo, ma ci ha regalato una grandissima partita”.
In fondo, è la stessa passione che spinge Sinner a migliorarsi ogni giorno. Una dedizione che arriva da lontano, dalla montagna, dai ritmi di casa. “Il tennis è importante e si sa io so da dove vengo. Da lì non si scappa: quando si lavora, si lavora. Punto.”
