Quattro anni fa, in un corridoio dell’US Open, i due si incrociano per la prima volta. Jannik, giovane promessa del circuito, nota l’eleganza di quell’uomo dalla voce profonda. “Mi piacciono i tuoi vestiti”, gli dice, semplice e diretto. Seal sorride e replica: “Io invece adoro il tuo tennis”.
Pochi scambi, ma bastano per accendere una scintilla. Non è l’inizio di un rapporto costruito sui riflettori, ma qualcosa di più profondo. Oggi, dopo finali Slam, successi e viaggi condivisi, Seal non ha dubbi: “Non vado alle sue partite per il tennis. Ci vado perché Jannik è una persona incredibilmente positiva. È raro vedere tanta umiltà e empatia in un ragazzo così giovane”.
Le dichiarazioni riportatesono tratte dall’intervista esclusiva a Seal pubblicata su QN, a firma di Damiano Rabotti.
Seal nel box: non un semplice portafortuna
Il pubblico di Wimbledon lo ha notato. Era lì anche durante la cavalcata di New York. “Seal porta fortuna”, hanno sussurrato in molti, ma lui ci ride su: “Jannik non ha bisogno di me per vincere. Ha il segno del campione dentro, non fuori. Io sono lì perché mi ispira come essere umano”.
Seal non nasconde la sua ammirazione per il modo in cui Sinner ha reagito alla dura sconfitta al Roland Garros: “Molti si sarebbero spezzati. Lui no. E non perché è forte, ma perché ha la serenità interiore di chi sa chi è”. Poi aggiunge una frase che potrebbe stare bene in una canzone, ma è vita vera: “Jannik è uno che ti fa venire voglia di essere la versione migliore di te stesso”.
L’eredità di famiglia e la gentilezza come tratto distintivo
Il cantante britannico, figlio di origini nigeriane e afro-brasiliane, ha un occhio particolarmente sensibile per certi dettagli. “Ho incontrato suo padre Hans-Peter solo per pochi minuti, ma si capisce subito che Jannik viene da una famiglia speciale. È educato con tutti, tratta con la stessa gentilezza il personaggio famoso e la donna delle pulizie. E questo, credetemi, non è comune”.
A sottolinearlo è anche un proverbio africano che Seal cita con convinzione: “Se segui un santo fino a casa, altri due santi ti apriranno la porta”. Una metafora perfetta per descrivere l’effetto a catena che l’esempio di Sinner può avere su chi gli sta attorno.
“Mi ha già superato”: quando il talento incontra la profondità
Seal ha vinto Grammy, venduto milioni di dischi, cantato con Mina. Eppure, parlando di Jannik, si fa piccolo. “Lui mi ha già superato. E non per i quattro Slam, ma per come affronta le cose. Sa vivere il presente, sa restare centrato. Se fosse una mia canzone? Sarebbe ‘Aikin’, una nuova che ho appena scritto. Significa All I know is now, tutto quello che so è adesso. È esattamente ciò che Jannik incarna”.
Un pensiero che va oltre la superficie del successo, e che ci restituisce il ritratto di un artista che riconosce, nel tennista, qualcosa di più di un semplice vincente. “Jannik è il simbolo del sogno. Non solo per i giovani. È uno che insegna. E, attenzione, non parlo di tennis”.
L’Italia che incanta: da Sinner a Paolini, una generazione che fa bene
Seal non si limita a parlare del suo amico. Allarga lo sguardo e si illumina parlando del movimento italiano. “Paolini è straordinaria. E poi Cobolli, Musetti, Sonego… È un momento bellissimo per il vostro tennis. Credo sia anche merito del lavoro di persone come Riccardo Piatti, delle accademie, di chi ha investito sul lungo termine”.
Poi si sofferma sul potere dello sport: “La musica e il tennis sono simili. Possono portare in alto un Paese, ma un grande atleta, con i valori giusti, può ispirare ancora di più. E voi italiani siete fortunati ad avere uno come Jannik”.
E se dovessimo scegliere tra Mina e Jannik?
Seal ride, si schermisce, poi accetta il gioco: “Se proprio devo scegliere, dico Jannik, ma solo perché oggi è il suo momento. Mina è una leggenda, ma Sinner è destinato ad esserlo. Tra dieci anni capiremo davvero che cosa ha fatto, e quanti ragazzi avrà spinto a crederci, ad allenarsi, a diventare migliori”. Seal non è un tifoso qualsiasi. Non è neppure un testimonial. È, come dice lui stesso, “una piccola parte del mondo di Jannik”. Una presenza discreta, ma piena di significato. L’amicizia tra i due è un ponte tra mondi diversi: la musica e lo sport, la profondità e il talento, la sensibilità e la forza.
E forse è proprio questo il segreto di Jannik Sinner: saper attrarre persone che non vogliono solo applaudire le sue vittorie, ma condividere i suoi valori. E quando nel box lo vedremo di nuovo accanto a Vagnozzi, Cahill e agli affetti di sempre, sapremo che quell’uomo con gli occhiali scuri non è solo un semplice portafortuna.