“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Il morettiano dilemma dell’apparire sembra trovare una ragionevole risposta se applicato alle presenze nei tornei del Grande Slam: ti si nota di più se non vieni, posto che non ti sia perso una sola festa, ehm, partecipazione da tempo immemore.
Dimitrov e l’infortunio decisivo
L’ultimo caso è quello di Grigor Dimitrov. Il bulgaro classe 1991 non sarà ai nastri di partenza dello US Open 2025 a causa dell’infortunio al pettorale destro patito nell’incontro contro Jannik Sinner a Wimbledon quando era avanti due set a zero – la sfida non era ancora finita, questo è certo, ma per come stavano giocando Grisha e soprattutto uno Jannik trattenuto dalla botta al gomito di inizio match non è avventato affermare che quella lesione e il conseguente ritiro potrebbero essere stati una sliding door decisiva per avere quest’anno il primo campione italiano sui più celebri prati del tennis. Di sicuro l’infortunio è stato determinante per mettere fine alla striscia di partecipazioni consecutive di Dimitrov negli Slam iniziata nel 2011 all’Australian Open, fermandosi appunto allo scorso Wimbledon a quota 58 presenze.
Il significato di esserci sempre
Vale la pena ricordare che Grigor si guadagnò l’ingresso nel main draw australiano superando le qualificazioni, cedendo a Stan Wawrinka al secondo turno, e come migliori risultati in carriera vanta finora le semifinali in tre major e i quarti al Roland Garros. Non mancare un appuntamento per oltre quattordici anni significa non solo aver mantenuto una classifica sufficiente per essere ammessi in tabellone ma anche essersi fatti trovare in condizioni fisiche adeguate quando contava – cura del proprio corpo e della programmazione come base, mentre la sfortuna evitava di mettersi di traverso (anche se va detto che, soprattutto negli ultimi anni, in più occasioni a Grigor è capitato di ritirarsi durante una prova dello Slam).
Dodici uomini “over 50”
Tuttavia, come forse non tutti sanno considerato l’italico continuo aumento del numero di chi si avvicina al tennis (e detta lesione potrebbe aver dato il suo involontario e ulteriore contributo), quella del nativo di Haskovo (cittadina a poche decine di chilometri dal confine con la Turchia e con la Grecia) non è la striscia di apparizioni consecutive più lunga in assoluto. Se alle sue spalle troviamo Wawrinka, Ferrer e Garcia Lopez (50 presenze), Djokovic (51), Berdych (52), Edberg (54) e Ferreira (56), sono quattro i tennisti (tutti ritirati) che gli stanno davanti.
La classifica
Al quarto posto c’è il venti volte campione Slam Roger Federer, presente 65 volte di fila, dall’Australian Open 2000 a quello del 2016. Saltò il successivo Roland Garros per l’infortunio alla schiena. Curiosamente, 65 è anche il numero di vittorie consecutive sull’erba del fenomeno di Basilea.
Sul gradino più basso del podio troviamo Andreas Seppi. L’azzurro classe 1984 non ha mancato un appello da Wimbledon 2005 all’Australian Open 2022 per un totale di 66 presenze, mancando poi la qualificazione al Roland Garros. Per Andreas, quattro terzi turni allo US Open e ottavi almeno una volta negli altri tre Slam (quattro a Melbourne). Erano gli anni – no, i decenni – in cui si festeggiava un italiano nella seconda settimana di un major.
Seconda piazza per Fernando Verdasco con 67. Lo spagnolo classe 1983 ha cominciato la striscia a Wimbledon 2003 e l’ha terminata con l’Australian Open 2020. Con il calendario stravolto dalla pandemia (in Church Road non si è giocato), Parigi si è disputato dopo lo US Open, a cui Nando aveva rinunciato per il protrarsi di un problema a una gamba. Rimessosi in sesto per il Roland Garros, è stato però escluso dal torneo per la positività al Covid (un falso positivo, a detta di Verdasco, che minacciò anche un’azione legale contro il torneo). Per lui, quarti a Wimbledon e a New York e naturalmente la semifinale in Australia del 2009, sconfitto al quinto set da Rafa Nadal.
Primo con ampio distacco Feliciano Lopez a quota 79. Con un quarto allo US Open e tre a Wimbledon come migliori risultati, il madrileno coetaneo di Federer (classe 1981) è partito dal Roland Garros 2002 arrivando fino all’Australian Open 2022. Al successivo Roland Garros fu sconfitto nelle qualificazioni.
E questo è più o meno tutto sui balli consecutivi. “Ah, no, se si balla non vengo.”