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Editoriali del Direttore

Ma fra Musetti e Cobolli chi è più forte e chi ha più avvenire?

È una profezia complicata anche per il Mago Ubaldo. Ma poiché una risposta va data… leggete qua. E stasera a Cincinnati il sorteggio con 5 azzurri teste di serie. Sinner difende 1000 punti

Last updated: 05/08/2025 11:16
By Ubaldo Scanagatta Published 05/08/2025
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20 Min Read
Flavio Cobolli a sinistra (foto X @atptour) e Lorenzo Musetti a destra (foto X @rolandgarros)


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È bastato che Flavio Cobolli giocasse una gran partita con Shelton, con una vittoria sfumata per un soffio che gli avrebbe consentito di raggiungere i suoi primi quarti di finale in un Mille e la prima vera vittoria su un top-ten (ad oggi l’unica ottenuta da Flavio contro un primi 10 è arrivata a Madrid per ritiro di Rune dopo che l’azzurro aveva vinto il primo set), perché diversi lettori di Ubitennis – e video ascoltatori sul canale Ubitennis di YOUTUBE che hanno sentito il mio intervento registrato alle 4 del mattino subito dopo la partita (non dimenticate di iscrivervi se volete ricevere le notifiche di quando li pubblichiamo) – mi chiedessero: “Ma chi è in prospettiva il n. 2 italiano? Musetti o Cobolli?”.

La prima risposta che mi viene in mente è: “Che meraviglia avere questi problemi di abbondanza!”.

La seconda è: “Ragazzi, vi ricordate che meno di un paio di anni fa, quando Sinner si era ormai staccato sul resto del… gruppo, mi chiedevate: il n.2 d’Italia in prospettiva è Berrettini o Musetti?”.

La terza è: “Lorenzo Musetti è nato il 3 marzo del 2002, Flavio Cobolli il 6 maggio del 2002: quindi Lorenzo ha 2 mesi di più ed è stato nei vari traguardi raggiunti un tantino più precoce”.

La quarta è: “Anche se entrambi hanno vinto fin qui due tornei, per ora Musetti ha colto risultati nettamente migliori, fin da quando era junior (e vinse l’Australian Open under 18). N. 6 ATP, anziché n. 17 come best ranking, semifinali a Wimbledon 2024 e Roland Garros 2025 contro il solo quarto di finale raggiunto da Cobolli a Wimbledon quest’anno, un bronzo alle Olimpiadi, finale a Montecarlo, semifinali a Madrid, Roma e Parigi”.

La quinta è: “Negli Slam Matteo Berrettini, con una finale a Wimbledon, semifinali in Australia e all’US Open, quarti a Parigi, può vantare risultati migliori rispetto a Musetti anche se ne condivide il best ranking, n. 6 ATP”.

Insomma, senza mai dimenticare che vantiamo grazie al prodigioso Jannik Sinner il n. 1 del mondo e il campione di 4 Slam, 3 diversi con finali raggiunte in tutti e 4 gli Slam (solo a Parigi 2025 l’ha persa, con quei maledetti match point non sfruttati, ma nella partita più bella dell’anno), la prima risposta è quella che dobbiamo tenere più presente fra tutte: “Che meraviglia avere tutti questi problemi di abbondanza!”.

L’ipotesi di avere 3 giocatori fra i top-ten non è un sogno. Anche se è molto, ma molto difficile. La concorrenza non manca davvero e più giù scrivo quelli che a mio avviso non faranno strada e quelli che invece potrebbero darla. Musetti e Cobolli hanno tutte le capacità di diventare top-10. Purtroppo al momento è  difficile credere che le abbia ancora Matteo Berrettini. Principalmente perché lui sembra essere il primo a non crederci più tanto. Chissà, magari la sua relazione con l’attuale ragazza, che chi la conosce mi dice essere una senza troppi grilli per la testa, potrebbe aiutarlo a superare il problema più psicologico (e non solo fisico) che lo attanaglia.

Ma al momento è indubbiamente più ragionevole sbilanciarsi sul conto di Musetti (purtroppo attardato dai problemi fisici che lo hanno fermato dopo l’infortunio occorso al Roland Garros nel match di semifinale con Alcaraz) e di Cobolli che (anche lui) ha avuto i suoi problemi a inizio anno, ma sembra esserne brillantemente uscito.

A Toronto Musetti con Michelsen e Cobolli con Shelton hanno mostrato sicuri progressi di condizione, fiducia e qualità. Anche Sinner, a suo tempo, ci ha messo un po’ a carburare, prima di innestare la marcia superiore da metà 2023 in poi. Vedremo come Musetti e Cobolli si comporteranno a Cincinnati e ancora più a Flushing Meadows dove un sorteggio fortunato – che evitasse scontri azzurri fratricidi – potrebbe consentir loro un cammino interessante.

A chi mi chiede se prevedo un futuro più roseo per Musetti o per Cobolli mi verrebbe da rispondere che non ho la palla di vetro, perché il rendimento futuro di un tennista non dipende solo dalla sua tecnica, ma anche dalla sua salute, dalla sua determinazione più o meno feroce nella ricerca dei progressi da compiere sotto tutti i profili, tecnici, atletici, fisici, psicologici, mentali – e non tutti sono capaci di mettere a punto ogni dettaglio come Sinner, con il decisionismo e la personalità di Jannik – dalle competenze con annesse capacità di analisi e di sostegno del suo team, tutto il suo team assai unito, ben assortito e con il giusto spirito, preparatore atletico, massaggiatore, coach mentale, medico, nutrizionista (e perfino il cuoco!), dall’ambiente dove il tennista si allena e da chi lo frequenta, dalla serenità dei rapporti familiari e sentimentali. Abbiamo visto, ad esempio, che Musetti sembra aver tratto grande giovamento psicologico sia dallo sviluppo della sua relazione con la sua compagna sia dalla sua paternità. C’era forse chi tre anni fa avrebbe potuto prevederlo, senza essere in possesso della famigerata palla di vetro? Ma quando quest’anno Lorenzo ha infilato quella serie di risultati da Montecarlo in poi, ecco tutti i media (e i non media) coerenti nell’attribuire quegli exploit alla sua sopraggiunta e conquistata maturità.

Insomma, riuscire a combinare tutte le variabili di cui sopra – pur delineate qui sopra in modo certamente incompleto – per esprimere una seria e professionale opinione sul futuro tennistico migliore di un Musetti o di un Cobolli, sarebbe impossibile. E non solo perché secondo alcuni il primo criterio per stabilire la superiorità dell’uno sull’altro potrebbe essere il best ranking, secondo altri i risultati negli Slam, secondo altri ancora il numero e la qualità dei tornei vinti, o il numero dei top-ten battuti.

E oggi, in quest’epoca ahimè dominata a livello informativo dai social, se io oggi sostenessi che Cobolli salirà nel ranking più su del sesto posto raggiunto da Berrettini e Musetti, e poi invece Flavio non arrivasse neppure fra i top-ten, so che già le accuse di incompetenza – espresse con la crudezza della quale sono capaci di esprimersi i cosiddetti leoni da tastiera – di sicuro non mi risparmierebbero. Attenzione, non li temo. Infatti non mi pare nemmeno serio rifiutarsi di rispondere alle domande legittime di coloro che mi accordano la loro fiducia nel pormi certi quesiti. Né è serio sottrarmi a qualunque tipo di previsione.

Premesso che anche sotto l’aspetto strettamente tecnico le variabili sono quasi infinite – chi avrebbe mai detto, tre o quattro anni fa, che il servizio di Jannik sarebbe diventato, quantomeno nelle giornate di alte percentuali di prime palle, un’arma quasi letale? – perché c’è chi si è dimostrato in grado di fare progressi enormi anche dopo i 25, i 27, addirittura i 30 anni (e penso al rovescio “coperto” di Federer dopo la cura Ljubicic, al servizio di Nadal, alla condizione atletica di Djokovic), così come c’è stato invece chi proprio non li ha fatti (e penso al rovescio di Tsitsipas, alle volée di Medvedev e Rublev), il solo aspetto confrontabile oggi fra Musetti e Cobolli, prescindendo dai risultati fin qui ottenuti ad oggi certamente favorevoli a Lorenzo nei confronti di Flavio, resta quello tecnico.

Ci provo con l’umiltà di chi non è un coach professionista, di chi è stato un giocatore dignitoso fra i primi 25 d’Italia a suo tempo ma non eccelso, di chi ha visto tanto, tantissimo tennis in oltre mezzo secolo attorno ai campi e forse qualcosa presume di aver imparato da tutta questa assidua e appassionata frequentazione.

Sia Musetti sia Cobolli sono nati e cresciuti su campi in terra battuta e si vede. Su quelli, non a caso, si sono rivelati e hanno ottenuto fin a poco tempo fa i risultati migliori, più convincenti, più promettenti. Sono arrivati su campi in cui il servizio, in termini di potenza, di percentuali, di seconde palle, non era così fondamentale come invece sul cemento e sui campi indoor.

Entrambi sono formidabili atleti. Agilissimi, fortissimi nelle gambe, nei recuperi “polipeschi”. Nel tennis di oggi senza quella velocità di fondo non si arriva da nessuna parte. Contano più le gambe delle braccia, per certi versi, perché si può avere il più bel braccio del mondo, ma se non arrivi bene sulla palla, su tutte le palle, alte, basse, slice, liftate, non ti serve più.

Il bellissimo rovescio a una mano di Musetti – fantastico sotto il profilo estetico – è apparso talvolta un limite su campi dove i servizi arrivano sopra i 235 km orari – tipo quelli di Shelton – e così anche la sua posizione arretrata, poco propensa a favorire un gioco anticipato e potente (anche con il dritto) di forte pressione.

Sotto questo profilo Cobolli sembra avere qualcosa in più, anche in prospettiva. Anche se il braccio, la sensibilità del polso, non è quella di Musetti. E certe prodezze si possono fare – e prima ancora pensare – soltanto se si ha quel braccio e si sa di poterci contare per tentare colpi che ai giocatori più… “normali” non vengono neppure in mente.

Cobolli può dare più peso alla palla, perché i suoi colpi migliori conseguono alla sua capacità di trasferire in avanti il peso del suo corpo.

Musetti tende invece a colpire finendo con il peso del corpo all’indietro. E il calciatore che calcia con il peso del corpo all’indietro non sarà mai uno che batte con la necessaria potenza i calci di punizione. Dovrà affidarsi al tocco, al taglio, all’angolo. Idem Musetti.

Attualmente né Musetti, né Cobolli, che pure hanno fatto entrambi bei progressi al servizio, in particolare sulle “prime”, ricavano molti punti gratis. Quasi tutti se li devono costruire. Spendono molto di più di chi invece i punti gratuiti se li porta da casa.

Sulla terra rossa Musetti ha in più l’arma naturale della smorzata, Cobolli ce l’ha come Sinner… costruita e per nulla naturale. Ma a furia di costruire i risultati poi non sono troppo diversi rispetto a chi gioca i dropshot con la fluidità donatagli da Madre Natura. Cobolli sembra avere maggiori margini di progresso rispetto a Musetti sulle superfici veloci e quindi visto che sul veloce (indoor, outdoor) si gioca più che sulla terra rossa il gap fra i due sembra destinato a diminuire.

A rete ci sono sempre andati pochino entrambi, però io non dimentico mai quel che mi disse un giorno all’aeroporto di Melbourne uno dei primissimi allenatori di Roger Federer, lo svedese Peter Lundgren: “Quando Roger si trova a rete si sente a disagio come uno che nuoti in acque profonde infestate dagli squali”. Oggi c’è forse qualcuno che ritiene che Federer fosse un cattivo volleador? Nessuno! Semmai il contrario. Significa che ha imparato. Come a suo tempo imparò Mats Wilander che vinse a 17 anni il suo primo Roland Garros senza andare quasi mai a rete, perse la finale dell’US Open 1987 da Lendl in 4 ore e 47 minuti andandoci pochissimo ma – dopo essersi intestardito a giocare il doppio per migliorare servizio, risposta e volee vincendo al fianco di Jokke Nystrom il torneo di Wimbledon 1986, giocò la finale dell’US Open 1988 contro lo stesso avversario andando a rete 131 volte su 328 punti e facendo serve&volley in 61 frangenti, seguendo talvolta anche la seconda di servizio che pure era tutt’altro che straordinaria.

Chi fra Musetti e Cobolli, spinti dai rispettivi coach Tartarini e Cobolli senior, saprà seguire l’esempio di Federer e di Wilander? Chi ne sarà capace – questo è il mio verdetto – sarà, a fine carriera, il migliore dei due. Di certo – sempre che il doppio paragone non risulti irriguardosa blasfemia – Musetti è più un mini-Federer e Cobolli un mini-Wilander, ma nessuno può sapere chi si avvicinerà di più al proprio “simil-maxi” campione. Perché nessuno sa chi fra Musetti e Cobolli ci si proverà con maggiore costanza, determinazione, convinzione.

Forse oggi come oggi i colpi di Cobolli sembrano più potenti e incisivi, seppur meno spettacolari, di quelli di Musetti. Ma Musetti fino a oggi, battendo 5 top ten su 10 in stagione, ha dimostrato di avere testa e nervi saldi che per ora Cobolli non ha ancora palesato. Lo farà? Perché no? Ma se oggi si dice che il dritto, il rovescio, il servizio, contano tanto ma forse la testa conta altrettanto, beh, allora a oggi bisogna dire che Musetti la testa (e la personalità) ha mostrato di averla anche contro signori giocatori e in appuntamenti molto importanti, Slam, Masters 1000, Olimpiadi. Non giochi da ragazzi.

Cobolli per ora ancor ancora non c’è riuscito. Chi dice “Perché non dovrebbe riuscirci?” ha da una parte ragione, ma dall’altra sembra ignorare che tanti non ci sono in fondo mai completamente riusciti: forse Hurkacz è uno di questi, ma a suo tempo anche alcuni dei nostri, Fognini su tutti, e dietro a lui, Camporese e Canè, più che Gaudenzi, Furlan e forse anche Seppi che avevano armi tecniche diverse ma tutto sommato piuttosto limitate. Il polacco, come Norrie o Aliassime, c’è arrivato mille volte vicino a traguardi gloriosi, ma all’atto pratico non ce l’ha fatta.

Infine: quando si dice, come ha detto Djokovic, che Cobolli può approdare fra i primi 10, laddove Musetti è già arrivato anche se non ha alcuna garanzia di restarci, chi sono quelli dei primi 10 (e dei primi 20 a questo punto) che gli dovrebbero lasciare il passo (lo stesso Musetti a parte)?

Escludendo Sinner, Alcaraz, Zverev, Fritz e Draper, forse il primo a dargli strada nel prossimo semestre potrebbe essere sua maestà Djokovic, che comunque pur limitando al massimo le sue presenze anche quest’anno nei 3 Slam frequentati ha raggiunto 3 semifinali (e chissenefrega se non ha vinto neppure un set in quelle). Ma poi? Gente costante come de Minaur di sicuro non molla, e gente talentuosa come Rune di qua o di là i suoi bei punti li farà sempre. E allora come si fa a giurare che i Rublev, i Medvedev, i Ruud (tutti pur in discreto calo), i Tiafoe, i Paul, i Mensik siano certamente inferiori come rendimento sui 12 mesi rispetto a Musetti e Cobolli?

Resto – sia pur moderatamente – ottimista sul conto dei nostri come possibili top10, perché loro due, rispetto a quasi tutti gli altri (tranne Mensik, ma anche Fils) che vedo in calo anche motivazionale, mi sembrano invece in ascesa e con i mezzi tecnici per salire nell’Olimpo del ranking.

Ma restando alla domanda di partenza fra chi sia migliore fra Musetti e Cobolli, mi sembra che –prendendo l’esempio da quel che ha sempre dimostrato di pensare Jannik Sinner riguardo alla costruzione degli ingredienti che fanno una buona pasta e un vero campione – sia proprio sacrosanto restare con i piedi per terra e se oggi ci sono una decina di posti in classifica fra l’uno e l’altro è giusto dare a chi sta più su e ha vinto di più anche un numero di meriti maggiore. E’ difficile pensare che una classifica annuale sia frutto del caso. Poi chi vivrà vedrà. Spero di non avervi deluso. Immagino che i fan di Cobolli un po’ delusi lo siano. Ma toccherà a Flavio (e a suo padre) smentire la prudente previsione che ho fatto badando a non sbilanciarmi troppo. Io non gli farò certo il tifo contro solo perché oggi fra uno che è già stato top-ten e un altro che è stato per pochissimo tempo sugli ultimi gradini dei top-20, mi sembra giusto “premiare” – ammesso che la mia opinione sia un premio – il primo rispetto al secondo. Vi assicuro però che mi piacciono moltissimo entrambi. E che farò per entrambi tutto il mio tifo. Quanto ho sofferto l’atra notte per la partita alla fine persa da Cobolli con Shelton lo so solo io. Intanto stasera alle 21 italiane c’è il sorteggio di Cincinnati dove Jannik Sinner difende 1000 punti e dove, assente Djokovic, ci sono altri 4 azzuri teste di serie: Musetti 8, Cobolli 15, Darderi 30 e Sonego 32.


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