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Interviste

ATP Toronto, Khachanov: “Pensare che le condizioni non mi piacevano! I social? Non li ho aperti per 6 mesi”

Il russo torna in finale in un Master 1000 dopo 7 anni: “È passato del tempo, ma ho ottenuto grandi traguardi. Sono orgoglioso di poter giocare un'altra finale"

Last updated: 08/08/2025 13:26
By Beatrice Becattini Published 07/08/2025
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10 Min Read
Karen Khachanov - ATP Toronto 2025 (foto X @NBOToronto)

Sette anni dopo Parigi-Bercy – dove conquistò il titolo – Karen Khachanov torna in finale in un Master 1000. Lo fa battendo la testa di serie numero 1 Alexander Zverev, dopo aver annullato anche un match point, con il punteggio di 6-3 4-6 7-6(4). Nell’ultimo atto del torneo canadese, se la vedrà con Ben Shelton, alla sua prima finale così prestigiosa. Il successo gli garantirebbe il ritorno in top 10.
In conferenza stampa, il russo cerca di razionalizzare quanto successo, rimanendo comunque focalizzato. C’è ancora un passo da compiere. Molti sono i temi affrontati da Khachanov, dal format allungato dei 1000, che tanto fa discutere, agli insulti online.

D: Karen, congratulazioni. Questa è la tua prima semifinale in un Masters 1000 dal Paris 2018. Come ti senti?
KHACHANOV: “Sicuramente fa piacere. Ma ci sono sempre delle statistiche che possono riguardare i Masters 1000, i 500 o gli Slam. Quindi, sinceramente, non ci faccio troppa attenzione. In ogni caso, sto facendo un grande percorso finora e ho un’altra opportunità di giocare una finale in un evento così importante. Sono super felice e super orgoglioso di esserci riuscito di nuovo. Anche se sono passati alcuni anni, allo stesso tempo in questo periodo ho ottenuto altri grandi risultati negli Slam o altri traguardi”

D: Mi chiedevo quale sia stata la differenza nel tiebreak che ti ha permesso di ottenere la vittoria
KHACHANOV: “Quando arrivi a questo punto, direi che entrambi i giocatori meritano di vincere, sia lui che io. Non posso dirti esattamente qual è stata la differenza. In un certo senso, è questione di chi mette più palle in campo, magari chi fa più vincenti, meno errori non forzati… È sempre una questione di cosa fai nei momenti importanti, quando conta davvero. Quindi direi che in realtà ero sotto 3-1, poi sono tornato sul 3 pari. Poi sembra che lui abbia fatto due errori non forzati. Ma, di nuovo, magari io ho messo un po’ più di pressione, lui si è innervosito un po’ di più, si è irrigidito. Ecco come si gioca in quei momenti. Cerchi di portare il tuo miglior tennis. Poi puoi vincere o perdere, ma fa parte del gioco”

D: Taylor Fritz ha detto questa settimana che non ha avuto molto tempo per fare altro, se non dormire e giocare a tennis, visto che ha giocato le partite in tarda serata. Mi chiedevo com’è stata la tua settimana da questo punto di vista e come saranno le tue prossime 24 ore?
KHACHANOV: “Con tutta onestà, la prima parte del torneo è stata diversa, perché giocavo sempre il primo match alle 11:00 del mattino, quindi dovevo andare a dormire presto, svegliarmi presto. Essendoci anche molto traffico per arrivare all’impianto, un’ora ogni giorno, dormivo in macchina. Ma dai quarti di finale in poi, il programma è cambiato completamente e ho avuto match serali alle 19:00 o come secondo incontro dopo le 19:00. Quindi in realtà ho avuto giornate molto lunghe e ho cercato di andare a dormire più tardi, svegliarmi più tardi. Quindi direi che sono stati come due tornei completamente diversi, pur essendo lo stesso evento”

D: Sei riuscito a capire cosa ha funzionato per te qui in termini di condizioni? E sarei curioso di sapere se ti piace questo formato esteso del Masters 1000
KHACHANOV: “In realtà quando sono arrivato qui non mi piacevano le condizioni (ride). Ora posso dirlo. Ma è tutto una questione di adattamento. Penso che il tennis sia proprio questo. Ogni settimana giochiamo in un torneo diverso. Anche se è sempre sul cemento, alla fine cambiano, per esempio, l’umidità, il caldo, il freddo. A volte giochi di giorno, a volte di sera. Sono tante le cose che possono influenzare il risultato ed è per questo che penso che la vera domanda sia: chi si adatta meglio? Una volta che superi uno o due turni, inizi a giocare sempre meglio. E poi arrivano battaglie come quella di oggi, una partita davvero bella, di alto livello. Ma devi arrivarci, ovviamente.

Per quanto riguarda il formato mi sembra un po’ troppo lungo, onestamente. È come una via di mezzo tra uno Slam e com’era prima un Masters. Da un lato, giochiamo al meglio dei tre set, abbiamo un giorno di riposo ogni due, quindi su questo non posso lamentarmi. Ma allo stesso tempo, forse, per restare concentrati mentalmente, ci vuole un po’ più di energia. Direi che magari nove giorni, otto, dieci al massimo… Perché adesso dura 12 giorni, giusto? Quindi forse funzionerebbe meglio così, secondo me. Voglio dire, per me. Immagino anche per gli altri, ma questa è la mia opinione”

D: Vorrei farti una domanda riguardo al tuo background spagnolo. Hai passato molti anni ad allenarti a Barcellona, ti sei persino sposato a Barcellona, ma sei tifoso del Real Madrid. La mia domanda è: qualcuno ti ha mai preso in giro per questa doppia natura?
KHACHANOV: “Diciamo che in realtà non ho mai vissuto davvero in Spagna. È vero che ho fatto base lì. Da junior passavo magari un paio di mesi durante la stagione sulla terra, soprattutto fino allo swing americano. Quindi, in realtà, non posso dire davvero di averci vissuto. Ma ho trascorso abbastanza tempo a Barcellona durante la mia carriera. A quel tempo avevo trovato un’accademia che lavorava bene e tutto il mio team era di lì. Anche se sono tifoso del Real Madrid, non sono un tifoso “pazzo”. Non guardo ogni partita, dipende da dove mi trovo. So che Rafa, per esempio, sì che lo faceva. Anche quando era negli Stati Uniti, si svegliava a volte alle 3:00 o alle 5:00 del mattino per guardare la partita. Direi che lui è un vero tifoso. Io no, paragonato a lui”

D: Elina Svitolina questa settimana a Montreal, durante il National Bank Open, ha parlato apertamente degli insulti online ricevuti da scommettitori frustrati. Non so se hai letto questa storia, ma ti chiedo: hai mai vissuto qualcosa di simile? Si può fare qualcosa per contrastare questo fenomeno?
KHACHANOV: “Direi che per tutta la mia carriera ho sentito queste cose (ride), come credo ogni altro tennista, o in generale ogni sportivo. È una domanda complessa. Potrei parlarne a lungo. È come tutto ciò che riguarda i social media e internet: c’è il lato positivo e quello negativo. Prima, le persone potevano leggere qualcosa solo sulla carta stampata. Anche se qualcuno ti diceva qualcosa per strada, potevi rispondere e finiva lì, o magari neanche rispondevi. Ora chiunque può scrivere qualsiasi cosa voglia, da account falsi o anonimi, solo per darti fastidio o cercare di entrarti nella testa. Ed è proprio quello che cercano di fare. Da un lato, ovviamente, quando perdi una partita non hai voglia di leggere certe cose, perché hai dato il massimo, hai perso, sei deluso. E poi, dopo tutto questo, ti ritrovi a leggere messaggi stupidi. A volte ti viene voglia di rispondere. Ma allo stesso tempo è proprio quello che vogliono: ti provocano. Rispondere significa che ti importa, quindi devi solo cercare di passarci sopra. Penso che l’ATP o l’Integrity Unit, o non so quale organizzazione, cerchino di fare qualcosa al riguardo, ma sinceramente non ho visto che abbiano fatto davvero qualcosa di concreto. Non so come ci si possa proteggere davvero. Direi che l’unica è stare lontani dai social media. Io ci ho provato e mi ha aiutato molto. L’anno scorso, per sei mesi, non ho aperto nessun social. E ti dirò, la vita sembrava migliore. Perché vedi molte più cose attorno a te, puoi trascorrere il tempo in modo diverso. Altrimenti finisci per diventare dipendente, a scorrere in continuazione. Quindi dipende da ciascuno di noi e da cosa può fare per affrontare la cosa”

D: E tu come gestisci la cosa? Spegni semplicemente il telefono?
KHACHANOV: “Ora sì, esatto. Faccio così. Se voglio vedere qualcosa, ci vado, ma cerco semplicemente di non aprire i commenti. La mia pagina la gestiscono il mio team e i miei manager. Poi, se voglio guardare qualcosa, lo faccio da solo, ma cerco di non dare attenzione a niente e di controllare solo quello che mi interessa”


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