Era dall’eliminazione a Wimbledon per mano di Marin Cilic del 3 luglio che Jack Draper non metteva piede in campo in match ufficiali. Lo ha fatto allo US Open dove ha strappato il pass per il secondo turno battendo 6-4 7-5 6-7(7) 6-2 l’argentino Federico Agustin Gomez.
D. Jack, congratulazioni. Le tue impressioni sulla partita di oggi.
JACK DRAPER: “È stata una partita dura. Ovviamente non giocavo un singolare competitivo da un po’ di tempo, bisogna dare merito a lui e credo abbia giocato bene a tratti. Dal mio lato non è stata certamente la mia miglior prestazione, allo stesso tempo però là fuori c’è stato anche del problem-solving, delle cose nuove, alcune molto buone e altre molto mediocri. Mi sono dato un’altra chance per giovedì. Sono semplicemente orgoglioso di essere qui e di essere riuscito a passare il turno oggi“.
D. Il braccio è stato un fattore oggi? Sembrava che la velocità del servizio fosse un po’ più bassa rispetto a quella a cui siamo abituati.
JACK DRAPER: “Sì, ho dovuto sicuramente ridurre un po’ la velocità del servizio per tenere sotto controllo il dolore. Allo stesso tempo mi sembra che la precisione sia addirittura migliorata in certi momenti. Non è che il servizio mi dia dolore, non è per questo che lo sto facendo, ma la preparazione è stata veloce per arrivare qui e non potevo spingere al massimo nelle ultime settimane. Mi sono abituato a ridurre un po’, non sto servendo al massimo”.
D. Considerando che non giocavi da così tanto, questo è un test utile e necessario per il tuo futuro?
JACK DRAPER: “Avevo bisogno di tennis nelle gambe. Avevo bisogno di giocare una partita da tre ore. Quasi ero contento di aver perso il terzo set, perché il mio livello non era ottimo. Poi verso la fine del quarto ho iniziato a migliorare. È stato importante ritrovare il ritmo competitivo e negli Slam hai tempo per farlo“.
D. Nel terzo set ti sei sentito male poco prima di servire. Ha ricordato la semifinale dell’anno scorso. Cosa è successo? Ansia, tensione?
JACK DRAPER: “No, fisicamente mi sentivo bene. Forse un po’ di energia nervosa. Non mi sentivo nervoso in campo, ma ho sempre avuto qualche problema con lo stomaco. Probabilmente è stato quello, un po’ di tensione nervosa. Non mi ha influenzato fisicamente, non stavo male. È solo che in passato ho avuto problemi intestinali”.
D. Hai detto in campo che pensavi di non riuscire a esserci quest’anno. C’è stato un momento preciso dopo Wimbledon in cui hai pensato di dover saltare anche lo US Open?
JACK DRAPER: “Sì, con l’infortunio al braccio il ritorno in competizione richiede circa otto settimane; io sono qui dopo sette, quindi in anticipo. In ogni riabilitazione ci sono giorni buoni e giorni cattivi. Ci sono momenti in cui sei carico perché sembra tutto a posto e altri in cui hai delle ricadute e pensi di non farcela. Ne ho avuti tanti di entrambi, ma man mano che mi avvicinavo al torneo io e il mio team abbiamo fatto altri controlli ed eravamo sicuri che non stessi peggiorando la situazione al braccio. Quindi potevo competere senza rischi. Questo è stato molto positivo”.
D. Per via del braccio, nei prossimi mesi dovrai stare attento al calendario?
JACK DRAPER: “Non so ancora, ma credo che giocherò un calendario completo. La velocità di servizio sta tornando e sto ancora lavorando per arrivare al 100%. Non c’è nulla che mi impedisca di giocare più tornei. Vedremo giorno per giorno, ma la mia intenzione è fare tutta la stagione fino alla fine dell’anno”.
D. Pensi che col passare dei turni potrai aumentare ancora l’intensità o resterai così per tutta la durata dello US Open?
JACK DRAPER: “Vedremo giorno per giorno, non giocherei se non pensassi di poter arrivare al 100%. Non ho bisogno di forzare ogni volta. Ora ho davanti due giorni fino a giovedì, con altro tempo di recupero. Anche la competizione aiuta con l’adrenalina. È una questione di carico di lavoro: più giochi match lunghi, più il braccio si adatta. Oggi ha risposto benissimo. È una questione anche di fiducia”.
D. Oltre al servizio c’è qualche altro aspetto del tuo gioco che senti limitato dal braccio?
JACK DRAPER: “No, nella mia testa no. Anche sul servizio: se voglio posso spingere forte. Non è necessario farlo sempre. La cosa importante è che sono qui a competere e non sto facendo altri danni al braccio. Procedo giorno per giorno, facendo attenzione a non fare sciocchezze”.
D. Hai detto che la limitazione è per evitare il dolore. Lo hai già provato o è una precauzione per evitare che succeda?
JACK DRAPER: “In qualsiasi recupero impari cosa funziona. All’inizio abbiamo provato a fare pochi servizi ma al massimo e non ha risposto bene. Ora sto costruendo gradualmente, aumentando progressivamente. Più ne faccio, più il braccio si adatta e poi potrò spingere di più. Si tratta di essere intelligenti nella gestione. Ma vedrete che qualche servizio forte arriverà, questo è sicuro”.