Madison Keys è già fuori dallo US Open. La terza tennista statunitense era accreditata della sesta testa di serie nello Slam di casa. Al primo turno ha affrontato la messicana Renata Zarazua e, dopo quasi tre ore e un quarto di partita, ha lasciato l’Arthur Ashe con una sconfitta patita con il punteggio di 6-7(10) 7-6(3) 7-5. La finalista dell’edizione 2017 si era ritrovata prima avanti 7-6 3-0 e poi, nel secondo set, in due occasioni era arrivata a due punti dal successo. Ma la tenacia, l’intelligenza tattica della sua avversaria e la sua tensione, che l’ha quasi fatta arrivare in tripla cifra con i gratuiti (!), le hanno giocato un brutto scherzo.
“Dall’inizio della partita ho sentito di non star giocando un buon tennis”, ha affermato la numero 6 al mondo in conferenza stampa post-sconfitta. “Oggi, per la prima volta dopo tempo, i miei nervi mi hanno dominata e piano piano mi sono come un po’ paralizzata. Mi sentivo lenta, non vedevo le cose come avrei voluto e ciò ha comportato pessime scelte da parte mia e un movimento dei piedi piuttosto pigro”. Dal lato opposto, però, “complimenti a lei per avermi fatta giocare molte palle. È una giocatrice insidiosa e nei momenti veramente importanti è rimasta solida”.
La trentenne di Rock Island non è invece riuscita a fare altrettanto, anche a causa della pressione provocata dall’arrivare per la prima volta nel Major di casa da campionessa Slam. “Credo che piano piano sia un po’ aumentata. C’è sempre nervosismo per il primo turno e più il giorno della partita si avvicina, più ti senti maggiormente tesa. Oggi mi sono sentita come se non riuscissi a separarmi dalla voglia di vincere. Il successo mi importava troppo e non sono stata in grado di separarmi da questo pensiero. Poi, quando stai giocando male, questa dinamica cresce ancora di più dentro di te”.
Rimane comunque un’annata straordinaria quella di Keys, vittoriosa in 37 partite su 50 in stagione, con tanto di titoli all’Australian Open e ad Adelaide, semifinale a Indian Wells e quarti al Roland Garros come migliori piazzamenti. “È difficile mettere tutto in prospettiva ora come ora. Ho avuto molto successo e probabilmente è già la stagione in cui ho vinto più match (si dimentica del 2016, nel quale ha vinto 47 partite, ndr). Però perdere oggi, e soprattutto in questo modo, ha fatto schifo. Guardando da lontano la mia stagione Slam, però, se a inizio anno mi avessi chiesto di firmare per i risultati che ho conquistato, lo avrei ovviamente fatto. Presumo sia anche questa la bellezza dello sport”.
Uno sport difficile, che ti può portare in alto in fretta per poi rispedirti in basso nel giro di poche settimane. In campo sei tu, con i tuoi punti di forza ma anche con le tue fragilità. E l’atmosfera della competizione, fino a che non ti ci trovi immerso, è difficilmente ripetibile. “Credo che una parte complicata nello sport, nonostante ci si provi al massimo, sia quella del non poter ricreare uno scenario. Ho trascorso molto tempo a casa ad allenarmi e ho avuto una buona off season nella quale sono stata capace di costruire un’ottima base non solo in campo, ma anche a livello mentale. Poi, più l’anno proseguiva e giocavo partite, più il tempo per resettare, per organizzare un blocco di allenamenti, per tornare alla vita normale fuori dalle competizioni e ritrovare l’equilibrio, è mancato. Percepisco come se tutto sia stato più facile all’inizio dell’anno, ero molto più fresca. Ora, invece, sento il fatto di essere stata per molto tempo in giro, l’aver giocato molte partite e non avere avuto molti giorni liberi. In queste giornate è tutto un po’ più difficile e credo che sia in questi momenti che le brutte abitudini si manifestano”.