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Reading: US OPEN- Sinner e Musetti non perdono un servizio e onorano il record: mai fra le top-10 teste di serie c’erano stati due italiani
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Editoriali del Direttore

US OPEN- Sinner e Musetti non perdono un servizio e onorano il record: mai fra le top-10 teste di serie c’erano stati due italiani

Ma il bilancio azzurro è in pari: 6 vittorie e 6 sconfitte. Sonego the Marathon Man. Ma non le vince tutte. La domanda scomoda per Sinner. Perché tanti argentini presto desaparecidos e tanti russi baby pensionati. Tristezza Vilas

Last updated: 27/08/2025 7:51
By Ubaldo Scanagatta Published 27/08/2025
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13 Min Read


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Sinner sul 4-2 concede due palle break a Kopriva, le annulla e porta a casa la passeggiata con il ceco (6-1 6-1 6-2, 1h e 40m), ma mi rovina l’attacco del pezzo quando avrei potuto scrivere che in questo US Open – che è il primo della storia in cui il tennis italiano ha due giocatori compresi fra le prime dieci teste di serie, Sinner n.1 e Musetti n.10 – i due italiani tra le teste di serie alte non avevano concesso neppure una palla break ai loro avversari. Invece a poter vantare l’exploit è solo Lorenzo Musetti, bravissimo a star sempre concentrato contro il temibile battitore francese Mpetshi Perricard che dall’alto dei suoi metri e 3cm tira giù dei servizi spesso imprendibili. Non ti puoi permettere contro lui di perdere il tuo servizio perché non sai se riuscirai a recuperare il break.

E allora Lorenzo ha fatto la cosa più intelligente, stando sempre molto attento sia a tenere una percentuale abbastanza alta di prime di servizio (il 68%) e quando ha messo la prima ha fatto 59 punti su 68 (l’87%), ma per la verità con la seconda ha concesso ancor meno (appena 4 punti persi, 28 vinti su 32, l’88%!) “perché più che cercare la velocità sulla quale lui avrebbe potuto incocciare anche una gran risposta mi sono preoccupato di variare il più possibile, di cercare più angoli, per non dargli mai palle uguali”.

La tattica studiata da lui e il maestro Tartarini, probabilmente sulla scia di quanto i due avevano appreso a Wimbledon lo scorso anno, ha funzionato alla perfezione dal secondo set in poi, dopo che il francese aveva giocato un primo set di ottimo livello. Poi però le palle break per Musetti sono cresciute, 8, e trasformarne una per set è bastato per vincere i tre set che gli servivano per arrivare al secondo turno e al veterano belga Goffin (ex top-ten e finalista alle ATP Finals del 2017 quando batté a sorpresa Federer) vittorioso sul francese Halys.

Dispiace che Arnaldi continui ad avere quel problema al piede – denunciato in un’intervista che Ubitennis gli ha fatto giorni fa – che di fatto lo costringe a chiudere le sue partite nell’arco di un tempo ridotto. Neppure lui sembra sapere esattamente quale sia il problema, forse una fascite.  Se il match si prolunga oltre una certa tempistica, come per quei ciclisti che finivano le tappe fuori tempo massimo, il piede comincia a far male e lui non riesce più a correre come all’inizio. Arnaldi senza corsa è un giocatore dimezzato. Peccato perché aveva dimostrato di aver più tennis di Cerundolo per tutti i primi due set vinti con un certo agio.

Riflettevo con il collega Crivelli della Gazzetta dello Sport che i tennisti argentini hanno spesso dei bienni o trienni in cui fanno grandi cose e poi spariscono nelle retrovie. Questo accade più o meno dai tempi più antichi degli anni Settanta di Guillermo Vilas, il più grande di tutti loro e di Jose Luis Clerc, n.4 del mondo, e poi dai tempi un po’ meno lontani ma pur sempre risalenti a una quindicina-ventina di anni fa di Juan Martin del Potro, (campione all’US Open 2009, vittorioso su Federer) e uno che avrebbe potuto vincere molto di più se non fosse stato vittima di mille infortuni e mille operazioni chirurgiche.

Mi sono informato oggi da un collega argentino sulle condizioni di Vilas, il campione che sarebbe stato n.1 del mondo nel 1977 (46 vittorie consecutive…con due Slam vinti in quell’anno dei 4 vinti in carriera) se il computer dell’ATP fosse uscito con le sue classifiche tutte le settimane e non solo un paio di volte al mese, e sono terribili. Da tre anni è ricoverato in una clinica di Montecarlo, vittima dell’Alzheimer. I suoi guadagni (accumulati in 62 tornei vinti e 42 finali perse e con tanti sponsor perché prima di Maradona in Argentina lo sportivo più popolare era il mancino di Mar del Plata) consentono ai suoi 4 figli di mantenerlo al costo di 15 mila euro al mese, ma tutto è incredibilmente triste per un uomo nato nell’agosto del 1952 e che nel ’92, a 40 anni, giocava ancora nel circuito maggiore dell’ATP.

Il problema è che tutti gli eredi dei Vilas e dei Clerc – fatta eccezione per Gaudio, Coria e poi soprattutto Nalbandian che avevano anche un discreto talento – dopo del Potro, sono venuti fuori un po’ tutti giocatori dalle caratteristiche piuttosto simili, Chela, Acasuso, Gumy, Perez Roldan, Puerta, Squillari: grande impegno, grandi sacrifici (altrimenti non sarebbero stati via da casa per 10 mesi l’anno) senza avere un talento straordinario, ma in compenso tante gambe, tante corse, grandi rincorse salvo poi finire la benzina e riscendere nell’anonimato.

Assomigliano un po’ ai nomi che ho appena fatto Cerundolo (comunque più costante) e Baez che si sono affacciati anche fra i primi 20, ma sembrano incapaci di reggere quello status. Idem dicasi dei vari Carabelli, Comesana, Etcheverry, Navone, Juan Manuel Cerundolo che oggi ritroviamo fra i top-100 (da metà 50 in poi per la maggior parte) sembrano giocatori più limitati che con vere prospettive di sfondare.

Pensando a quanto sta accadendo a Daniil Medvedev che quest’anno ha superato una sola volta il primo turno in 4 Slam, in Australia, ed è virtualmente n.16 dopo essere stato n.1 e lo si sente prospettare anche ipotesi di ritiro quando ha solo 28 anni, mentre anche Rublev è uscito dai top-10 ed è virtuale n.13, mi sono chiesto anche il perché tanti giocatori russi siano usciti di scena prima dei 30 anni. Nessuno dei russi si è battuto fino ai 35 anni imitando i Federer, i Nadal, i Djokovic, i Murray, i Wawrinka, ma anche altri giocatori meno celebri come Dimitrov, Bautista Agut, Monfils, Gasquet, Mannarino, Goffin, Carreno Busta, Struff, Herbert, Feliciano Lopez, Verdasco etcetera…

E’ chiaro che rispetto agli argentini che appaiono e scompaiono sono ben diverse le ragioni che riguardano i tennisti russi – differenze culturali e di educazione probabilmente – tuttavia di tennisti russi rimasti super competitivi da over 30/32 anche fra quelli emersi fra i migliori del mondo, in primis Safin, Kafelnikov, Davydenko, Youzhny ma anche Volkov, Chesnokov, Cherkasov, Karatsev e fra le donne Dementieva, Petrova, Safina, Myskina, Kournikova, quasi non ne ricordo. Una rara eccezione forse la Kuznetsova e anche Maria Sharapova che si è trascinata fino ai 32 anni ma giocando pochissimo nell’ultimo biennio. Oggi la Pavlyuchenkova, con i suoi 34 anni. Meno voglia di sacrificarsi rispetto ai giocatori sudamericani? Maggior appagamento una volta guadagnato qualche milione di dollari? Altri interessi prevalenti? Non lo so, saranno magari coincidenze, però i giocatri russi si sono stufati prima di tanti altri, una volta varcato il muro dei 30 anni. La cosa mi ha incuriosito e magari nei prossimi giorni andrò a chiederne ragione – se ce ne è una – a qualche tennista russo/a.

Chiudo l’editoriale di oggi sottolineando il bilancio azzurro allo US Open in perfetto pareggio dopo il primo turno: 6 vittorie (Sinner, Musetti, Cobolli, Bellucci, Darderi, Paolini) e 6 sconfitte (Nardi, Passaro, Arnaldi, Bronzetti, Cocciaretto e da ultimo Sonego, battuto dall’australiano serve&volley Schoolkate al super tie-break del quinto set).

Oggi gioca Darderi contro Spizzirri, da favorito, e stanotte alle una italiane sia Bellucci contro Alcaraz contro pronostico sull’Arthur Ashe sia Paolini favorita (ma attenzione…) contro Jovic sull’Armstrong.

Nella conferenza stampa di Sinner prima gli ho chiesto se una vittoria così netta – e dopo quanto era accaduto nella finale di Cincinnati che non c’è stata – lo avesse messo di buon umore e poi se avvertisse che il concedere le interviste “esclusive” soltanto quando ci sia uno sponsor di mezzo – e di fatto organizzate per via dello sponsor – per tutti coloro che fanno giornalismo è un po’ frustrante. Non era una domanda facile da porre a chi al suo rientro in attività dopo i 3 mesi di stop per la sospensione aveva detto “Dove sei Ubaldo? Mi sono mancate le tue domande…”, ma secondo me considerate le immani difficoltà che tutti noi giornalisti abbiamo nell’ottenere una sua prolungata disponibilità per una intervista One&One, secondo me era giusto porgliela. Forse però di questo tipo di domande Jannik avrebbe fatto volentieri a meno, anche se dopo un sorriso e una prima risposta “non ho capito cosa mi vuoi chiedere” ha poi aggiunto, “Fissare le interviste non è un mio compito, lo fanno altri”. Al suo management la replica, allora.

Chiudo dicendomi molto dispiaciuto per la battaglia persa dal solito guerriero d’ogni Slam – 12 volte è arrivato a giocare il tiebreak decisivo leggo nell’eccellente cronaca a quattro mani di Beatrice Bacattini e Pietro Sanò…e forse è un record! – Lorenzo Sonego (6-3 7-6(8) 1-6 1-6 7-6(6) che avrebbe potuto/dovuto vincere il secondo set e tutto si sarebbe risolto molto più semplicemente.

Davvero sono curioso di farvi sapere quanti giocatori – se ci sono – abbiano combattuto più maratone oltre le 3 ore e mezzo di Lorenzo Sonego negli Slam. Purtroppo ne ha vinte solo la metà. Se fossi lui mi chiederei perché le sue partite diventano così spesso lotte e che cosa dovrebbe inventarsi per evitarle in futuro. Anche perchè ormai ha compiuto i 30 anni e anche se ha ancora un’ottima condizione atletica, alla lunga l’anagrafe gli chiederà il conto.

Infine, l’elenco delle teste di serie eliminate nelle prime tre giornate (con l’asterisco quelle uscite domenica, con due asterischi quelle uscite di martedì):

UOMINI
*[13] Medvedev – Bonzi (63 75 67(5) 06 64)
[22] Humbert – Walton (64 76 57 61)
[28] Michelsen – Comesana (16 63 64 64)
*[29] Griekspoor – Mannarino (75 65 60)

DONNE
[6] Keys – Zarazua (67 76 75)
[12] Svitolina – Bondar (62 64)
*[14] Tauson – Eala (63 26 76(11))
**[20] Shnaider – Siegemund (76(3) 26 63)
[22] Mboko – Krejcikova (63 62)
*[24] V. Kudermetova – Tjen (64 46 64)
**[26] Kenin – Krueger (57 64 62)
[30] Yastremska – Pavlyuchenkova (67 76 64 2h41′)


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