Pensi ad Alexei Popyrin e pensi a Montreal. Poi magari dopo pensi a New York e all’incredibile vittoria su Djokovic, oppure – da vero cuore azzurro – alla maratona contro Arnaldi che di fatto ha consegnato all’Italia la sua Coppa Davis dopo 47 anni. Difficilmente forse pensi direttamente a Jannik Sinner, che quattro anni fa, prima di diventare Jannik Sinner, era ancora un tennista alla ricerca di se stesso e della sua miglior versione.
Capitava spesso all’azzurro di perdere nei primi turni dei tornei, comunque meno sovente di quanto ora non frequenti le cerimonie di premiazione, e più spesso poteva capitare sulla terra, dove doveva ancora imparare parecchio. Così quattro anni fa, a Madrid, il destino volle che Jannik Sinner finisse nello stesso spicchio di tabellone di tale wild card spagnola Carlos Alcaraz, prossimo alla maggiore età. Ma mentre uno quasi si divertiva a scartare come regalo di compleanno i tre game al secondo turno concessigli dall’idolo d’infanzia Rafa Nadal – cui ha anche offerto un pezzo di torta al termine del match nel rispetto delle norme anti-Covid di un’epoca che pare così distante – l’altro, già testa di serie n. 14, salutava la Caja Magica privandosi della possibilità di affrontare lo stesso Nadal al terzo turno.
A metterci lo zampino quel giorno furono il polline, un insolito nervosismo e soprattutto Alexei Popyrin, bravo a far pesare i due anni in più (l’attuale n. 36 del mondo è un classe 1999) che a quell’età garantiscono una certa dose di esperienza extra. “Il primo set praticamente l’ho perso tre volte”, raccontava deluso Jannik dopo la partita. “Io soffro di allergia e qui c’è tanto polline, inoltre gioco con le lenti a contatto e tutto questo mi ha dato molto fastidio. Però tornerò più forte“, diceva il 19enne azzurro.
Quattro anni dopo l’italiano più forte di sempre è diventato n. 1 del mondo, ha vinto 4 Slam e ha raggiunto un livello tale dall’essere considerato (ultra) favorito nel 99% delle partite che si trova ad affrontare, compresa quella di questa sera contro Popyrin. Se in generale il tabellone sembra decisamente sorridere a Sinner (e con il forfait di Draper dà la possibilità ai tifosi italiani di sognare un derby ai quarti), il suo secondo turno è sicuramente il più impegnativo tra quelli dei big.
Seppur non così vertiginosamente, anche Popyrin è cresciuto molto rispetto a quattro anni fa, rendendosi protagonista di un’estate indimenticabile. Nel 2024, quando – come quest’anno – tanti big snobbarono l’Open del Canada (Sinner, al rientro post Wimbledon e con in testa i traumi del caso Clostebol che sarebbe emerso di lì a poco, uscì ai quarti contro Rublev), l’australiano fu il più bravo di tutti ad approfittarne, conquistando il suo primo titolo ‘1000’ della carriera.
Nonostante le grandi assenze fu comunque una cavalcata pazzesca, che lo portò a battere cinque top 20 di fila sulla strada per il titolo: Shelton, Dimitrov (annullando quattro match point), Hurkacz e Korda nella stessa giornata e infine Rublev. L’approdo in finale gli garantì anche la possibilità di usufruire del jet privato messo a disposizione dal torneo per volare a Cincinnati: “Sarà divertente, non ho mai preso un jet privato! È stato un argomento di discussione in questi giorni nel team, sono contento di avercela fatta”, raccontò sorridendo.
Poche settimane più tardi, allo US Open, arrivò la vittoria più importante della carriera, il 6-4 6-4 2-6 6-4 ai danni della testa di serie n. 2 Novak Djokovic, sommerso da 50 vincenti. La corsa di Alexei a New York si fermò al turno successivo, sconfitto 6-4 7-6 2-6 6-3 dal futuro semifinalista Frances Tiafoe agli ottavi di finale, che restano il suo miglior risultato in uno Slam (al pari degli ottavi raggiunti quest’anno al Roland Garros).
Rimasto a lungo fuori dai primi 100 tra il 2022 e l’inizio del 2023, Popyrin ha pian piano saputo ricorstuire la sua classifica, rientrando in top 50 a luglio 2023 grazie al titolo a Umago. In Croazia ha conquistato il suo secondo successo a livello ATP dopo Singapore nel 2021 e prima di Montreal, che lo ha proiettato in una nuova dimensione, quella della top 30. Per via del cambio del format di ‘1000’ nordamericani, anche il ranking ha subito un bug che lo ha portato per una settimana appena in top 20, al best ranking di n. 19 (qui vi abbiamo spiegato tutto).
Da juniores ha raggiunto il n. 2 e ha conquistato il titolo al Roland Garros nel 2017, dopo il quale il padre gli propose una Lamborghini e un appartamento se avesse accettato di rappresentare gli Emirati Arabi, ma senza successo: “Non mi importa cosa mi daranno, rappresenterò sempre l’Australia“.
Alexei veste sempre con grande orgoglio la maglia della propria nazione, condotta insieme a De Minaur fino alla finale di Coppa Davis di due anni fa persa contro l’Italia, ma nel suo DNA scorre il sangue di tanti paesi. Il padre Alex, imprenditore, è nato in Kenya ma è cresciuto negli Stati Uniti, spostandosi poi a Mosca insieme alla moglie Elena, che sognava di trasferirsi in Italia. I due gestivano un’attività di trasporti aerei, ma Alex voleva andar via dall’Europa: un’opzione era la Svezia, dove viveva la sorella, così come un ritorno negli Stati Uniti, poi non concretizzatosi per ragioni burocratiche. Allora ecco l’Australia, grazie al consiglio di un cugino emigrato a Brisbane.
Alexei nascerà a Sydney con il lo sport nelle ossa e un futuro da globetrotter. A 7 anni si trasferì a Dubai per seguire il papà e si divise per un paio d’anno tra calcio e tennis, ma con la racchetta era troppo bravo e a 9 approdò ad Alicante, dove fece amicizia con Alex de Minaur, il primo allievo del suo idolo Lleyton Hewitt. Viaggiare non è mai stato un problema per Popyrin, legatissimo (come Sinner) al fratello Anthony, infortunatosi a 14 anni ma che a detta di Alexei “senza quel problema avrebbe ottenuto i miei stessi risultati“.
Come mamma e papà, che non hanno mai fatto mancare il proprio supporto (morale ed economico) ad Alexei, anche Anthony tra qualche ora sarà probabilmente incollato alla TV per supportare il Popyrin oggi più famoso di tutti, ma di certo non l’unico della familiga che ha fatto una lunga serie di rinunce e sacrifici. Sognando appuntamenti come quello di questa sera, nello stadio di tennis più grande del mondo contro il tennista più forte del pianeta.