Metti Alexander Bublik e Nick Kyrgios in favore di telecamera, aggiungi i microfoni e collocali su una terrazza con sullo sfondo i grattacieli di New York e il risultato sarà un’intervista dove le domande le fa il kazako con natali russi e le risposte le espone il ragazzo di Canberra ma dove il confine tra i due ruoli in qualche istante si fa fluido, nonostante l’indubbia professionalità del padrone di casa, perché la capacità e il piacere di raccontarsi sono uno slancio condiviso, un momento di teatro che regala sempre qualcosa di divertente, pur, come ben sappiamo, con qualche forzatura e caduta di stile, caratteristica della produzione-fiume del giocatore australiano che lui rivendica, giudicandola addirittura… salutare.
Nel suo podcast, Bublik invita Nick a parlare di sé e di come tutto cominciò, di come il bambino sovrappeso con la passione per il basket che al tennis riservava soltanto odio si è a un certo punto accorto di quanto lo sport della racchetta e della pallina gialla potesse essere una rivincita e un modo per diventare ricchissimo e per girare il mondo. Fin qui sono cose risapute, poi l’atleta kazako entra nel vivo: “tornerai?”.
Kyrgios, che nel corso della chiacchierata manterrà un atteggiamento molto cordiale nei confronti di Bublik, lasciando a lui il compito di mettere i puntini sulle “i” con qualche osservazione molto franca, risponde: “Di sicuro ci proverò. Mi sono operato per quattro volte e rientrare nel tennis di oggi è durissima; lo vorrei, ma terrei anche a rientrare a un certo livello. E poi non c’è tutta questa fretta; oggi ci sei tu, che sei me riveduto e corretto”.
Sasha si schermisce: “non direi proprio”, ma Nick lo incalza: “sei me nel 2022, quando ho giocato la finale di Wimbledon”. Scambio di complimenti, dopo il quale il conduttore introduce un argomento famoso e famigerato: “I tuoi tweet, cosa c’è dietro? Solo trash talking di fattura cestistica o cosa altro?” “Non si può piacere a tutti, non può accadere” – dice Nick – “non devo essere amico di tutti, il trash talking è salutare, genera competizione, è positivo”. Sasha sorride ma non glissa: “Direi che non hai risposto propriamente alla domanda, ma passiamo ad Aryna Sabalenka, ci giocherai contro?”.
“Ah” – risponde Kyrgios, quasi se ne stesse ricordando in quel momento – “La Battaglia dei Sessi. Certo, lei è un vero personaggio, genuino, oltre a essere fortissima. Ci proverò, il mio campo sarà più piccolo, entrambi avremo un solo servizio, se lei ne avesse due perderei. Sarà a Hong-Kong, durante il torneo (la settimana dal 27 ottobre) e tu potresti fare da coach!”. “No, non potrei” – Bublik para la mossa e non sta allo scherzo – “e non ti sceglierei per rappresentare la categoria!”. “Davvero, io invece sceglierei te, Bro” è la risposta dell’australiano.
Alexander invita poi il suo ospite a riflettere su come la sua carriera sia finita (done) proprio poco dopo il raggiungimento del picco: “Una fiaba” – dice il kazako – “che crolla dopo un ottimo fine di stagione”. “Roba da matti, inimmaginabile” – dice Nick – “ero al mio top. Dopo lo US Open con la sconfitta con Khachanov sono tornato per qualche esibizione in Australia; ho saltato Melbourne per via del ginocchio e a Maiorca mi stavo preparando per Wimbledon, quando ha iniziato a darmi problemi il polso, che poi ha collassato. È incredibile pensare come possa cambiare tutto in pochi istanti, penso che chi ha la fortuna di giocare debba godere di tutto questo, perché la fine dell’attività potrebbe essere dietro l’angolo”.
Bublik invita infine Nick a parlare di un argomento sempre più di attualità, quello della salute mentale. “Per me” inizia il ragazzo di Canberra” – “l’uscita pubblica di Naomi Osaka è stata un momento importante, perché a me non piaceva aprirmi al pubblico; si sa che per chi è fuori dall’ambiente il tennista è visto come uno che sta sempre bene. In realtà il 2019 è stato per me un anno difficilissimo. Ero un pazzo, ero pericoloso, soprattutto per me”. Bublik interviene ridendo: “Questa la devo dire: quell’anno eravamo a un party a Wimbledon, a un certo punto Nick estrae il suo IPhone e io vedo la foto-sfondo: c’è Rafa Nadal piegato su di sé dopo che Nick lo ha investito con una pallata al petto”. “Sì” – conclude Kyrgios – “io e Nadal non ci siamo mai piaciuti”.