Mentre da queste parti molti erano distratti dal tentativo di Lorenzo Musetti di rimettere le mani su un titolo che, a dispetto dei risultati di tutto rispetto, manca da tre anni – ennesimo tentativo rivelatosi vano nonostante le stats contro Tabilo suggeriscano una vittoria azzurra con i fiocchi –, a duemila chilometri di distanza Alexander Bublik vinceva la sua, di finale, anch’egli contro un qualificato come il Muso, ma non proprio come quello del Muso che era top 20 l’anno scorso, bensì contro il francese Royer a cui nemmeno fanno pronunciare il nome sulla sua scheda del sito ATP e sarebbe però opportuno che rimediassero.
Erba, terra e cemento
Sasha, tennista kazako nato nel 1997 a Gatčina, città 50 chilometri a sud di San Pietroburgo, ha così alzato verso il cielo di Hangzhou il suo settimo trofeo della carriera, il quarto di questa stagione. Prima di questo, l’ATP 500 di Halle (vinto anche nel 2023) sull’erba e i “250” di Gstaad e Kitzbuhel sulla terra battuta estiva in una parziale rivisitazione del Ruud Tour del 2021, quando il norvegese fece l’en plein nel riflusso rosso.
Aggiungendo il cemento cinese, Bublik ha dunque almeno un titolo su ogni superficie, impresa in questa stagione riuscita solo ad Alcaraz.
Poi, certo, Carlos ci mette (anche) due Slam invece dei dueecinquanta furbi, ma lo spagnolo è fuori scala e poi non è che Bublik abbia giocato di nascosto tornei di cui nessuno sapeva l’esistenza. Diciamo però, a mo’ di postilla, che forse la sua programmazione intelligente lascia perplessi (e stiamo bassi con gli aggettivi) quelli dell’ATP, dal momento che dopo i due trionfi di luglio ha saltato i due appuntamenti obbligatori con i Masters 1000 nordamericani. La faccenda dei titoli su ogni superficie assume anche più valore sapendo che ad aver realizzato l’impresa dal 2019, oltre appunto a Bublik e Alcaraz, c’è solo Novak Djokovic.
Quanto pesano questi punti?
Lui, intanto, insieme all’assegno di 154.980 dollari (lordi), ha lasciato Hangzhou con 250 punti in valigia che valgono parecchio sia in termini di classifica che di Race. Per quanto riguarda la prima, Bublik avanza di tre posti, prendendosi un nuovo best ranking al numero 16, dopo il 17 di maggio 2024. La vittoria in finale, se non lo sposta dalla 12^ posizione già guadagnata nella Race, lo avvicina un po’ di più all’aria di Torino. In questo momento la corsa si fa su Alex de Minaur, ottavo con 775 punti più del kazako. Poi c’è sempre l’incognita Djokovic, mentre Ben Shelton, ritiratosi anche da Tokyo dopo l’infortunio alla spalla patito a New York, al momento risulta ancora iscritto a Shanghai.
I numeri della (mezza) stagione
Quest’anno Bublik ha un bilancio vittorie/sconfitte di 31-17 a livello ATP e di 42-19 complessivo. Questi numeri, già buoni di per sé e che contribuiscono a certificare la sua migliore stagione (stracciato il precedente miglior saldo ATP, più 6 nel 2022), diventano quasi clamorosi se partiamo dalla settimana dopo gli Internazionali d’Italia. Lasciata Roma con la sconfitta al secondo turno per mano di Ruud, Alexander è andato a Torino a vincere il Challenger 175 da n. 76 del ranking e ottavo del seeding. Fino a quel punto, niente di straordinario. Poi, dimenticata in fretta l’uscita all’esordio ad Amburgo, arriva il colpaccio al Roland Garros: quarti di finale (tutt’ora il miglior risultato in uno Slam) battendo tra gli altri De Minaur e Draper.
Jack aveva dato il suo apporto (in negativo) perché quell’ultimo game fosse effettivamente l’ultimo, ma alla fine conta il risultato e quello che “sarebbe potuto succedere se” lascia il tempo che trova. Tempo sereno sopra Bublik, che va a trionfare ad Halle sconfiggendo pure Sinner (forse con la testa a una rivincita Slam con Carlos, ma vale lo stesso), anche se poi c’è l’inciampo al primo turno di Wimbledon contro Munar. Con i due titoli estivi, gli ottavi allo US Open (fermato duramente da Jannik “AI” Sinner) fino ad Hangzhou, fanno 29 match vinti su 34 disputati.
C’è posto per te?
Tornando alla Corsa a Torino, curiosamente Sasha non solo dimora nella stessa posizione di fine luglio quando avevamo iniziato a parlare delle sue possibilità di arrivarci, ma anche l’ottavo posto era occupato da De Minaur. Peraltro il kazako ha ora 200 punti di svantaggio in più su Alex rispetto a due mesi fa, eppure dà la sensazione di essere più vicino, anche perché Draper è fuori dai giochi per l’infortunio al braccio e, come già accennato, qualcuno di quelli più avanti potrebbe non volerci (o poterci) andare.
Un Bublik eventualmente al rush finale per un ultimo posto alle ATP Finals potrebbe forse svelarci qualcosa della sua svolta di metà maggio: mentalmente è un altro giocatore, con un diverso approccio e più conscio delle sue possibilità oppure è sempre quello che affronta i match importanti con la leggerezza (vera o presunta) di chi “sono qua per giocare tranquillo, mica mi stresso come Zapata Miralles”? Il passo falso a Wimbledon dopo il trionfo ad Halle e la rinuncia ai Masters nordamericani dopo i successi sulla terra europea sono da ascrivere rispettivamente alla normalità delle sconfitte e a una programmazione astuta? Oppure sono indizi che rivelano la perdita di quella leggerezza quando arriva da un ottimo risultato? Magari potremmo avere la risposta (mai definitiva) se arrivasse a giocarsi punto a punto l’accesso a Torino.