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Reading: Le cinque domande fino alle Finals: da Musetti a Paolini, passando per Berrettini e Vacherot
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Le cinque domande fino alle Finals: da Musetti a Paolini, passando per Berrettini e Vacherot

Musetti e Paolini riusciranno nella missione Finals? Berrettini, che obiettivi fino a fine stagione? Vacheror, fu vera gloria? Domande a cui, presto, daremo delle risposte

Last updated: 13/10/2025 14:01
By Carlo Galati Published 13/10/2025
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9 Min Read
Panoramica Inalpi Arena - Nitto ATP Finals 2024 Torino (Foto Giampiero Sposito)

Ottobre di solito è il periodo dell’anno in cui si tracciano i primi bilanci dell’anno. Lo fanno tutti quelli che, nell’anno solare, hanno un inizio e una fine delle proprie attività. Scuole, università e stagioni sportive di altri sport a parte, tendenzialmente il mondo gira basandosi su quel lasso temporale che va dall’1 gennaio al famoso 31 dodici. Ottobre è quel momento dell’anno in cui i conti si fanno davvero. C’è chi li fa con la calcolatrice, chi con il cuore, chi con il fiato corto dopo un viaggio lungo dieci mesi. Il tennis arriva all’ultima curva prima del traguardo, e come sempre succede, le Finals — maschili a Torino (9-16 novembre), femminili a Riad (1-8 novembre) — diventano la cartina di tornasole di una stagione, il punto dove si misura chi ha saputo gestire, dosare, scegliere.
In mezzo, tornei ancora decisivi, corse ai punti, infortuni, scelte di calendario e qualche interrogativo che può cambiare la narrazione di un intero anno.
Facciamoci, allora, cinque domande.

Sezioni
1. Sinner è già dentro. Ma Musetti ci riuscirà? E Djokovic ci sarà davvero?2. Jasmine Paolini, quanto manca per la certezza di Riad?3. Berrettini, quale futuro per Matteo?4. Coppa Davis: Sinner ci sarà? E con chi? 5. Vacherot? È stata vera gloria (spoiler, sì); lo sarà ancora…?

1. Sinner è già dentro. Ma Musetti ci riuscirà? E Djokovic ci sarà davvero?

Jannik Sinner ha prenotato il suo posto da settimane, e non solo quello sull’aereo per Torino. Sarà lui il simbolo di queste ATP Finals in casa, mentre tutto intorno si muove un’Italia che sogna il secondo porta bandiera: Lorenzo Musetti è ottavo nella Race e sogna di completare il viaggio. A Bruxelles, dove sarà la testa di serie numero uno, parte con un obiettivo semplice ma importante: tornare a vincere un titolo, dopo il successo di Napoli nel 2022.
La corsa è con Félix Auger-Aliassime, che lo insegue da vicino. Solo 530 punti separano i due, e se Draper — nono — ha già chiuso la stagione, il canadese non ha nessuna intenzione di mollare. Dopo Bruxelles, il testa a testa continuerà tra Vienna (per Lorenzo) e Basilea (per Félix). Due tornei da 500 punti, ma con difficoltà opposte: in Austria ci sarà anche Sinner, in Svizzera no Alcaraz. Tutto potrebbe decidersi a Parigi (che da quest’anno si giocherà a Nanterre, non più Bercy), l’ultimo grande ballo prima di Torino.
E poi c’è la domanda che ogni anno aleggia come una nuvola sopra il Po: Novak Djokovic ci sarà?
L’anno scorso non si presentò, e anche stavolta i segnali non sono chiarissimi. A New York aveva parlato di Atene, poi lo abbiamo visto a Shanghai. Forse sta ancora scegliendo se tirare il fiato o ricordare al mondo, ancora una volta, chi è stato…chi è ancora.

2. Jasmine Paolini, quanto manca per la certezza di Riad?

Eppure dopo un 2024 stellare, erano tutti pronti a scommettere che no, quest’anno alle Finals, Jas, non ci sarebbe arrivata. Eppure Jasmine Paolini ha costruito una stagione da sogno, piena di solidità e coraggio, e ora è lì: ottava nella Race WTA, l’ultima posizione utile per Riad.
Ha appena scavalcato Rybakina e si presenta al rush finale con 218 punti di vantaggio, margine importante ma non incolmabile. Tradotto: per superare Jasmine senza badarne al percorso, Rybakina dovrebbe vincere Ningbo. E anche in quel caso, l’azzurra avrebbe l’occasione di ribaltare tutto a Tokyo. C’è perfino lo scenario, per i più romantici, di un incrocio diretto in semifinale a Ningbo: destino contro destino.
Insomma, se la matematica non inganna, Paolini ha più di un piede dentro. E se la forma regge, anche il secondo non tarderà a seguirlo.

3. Berrettini, quale futuro per Matteo?

Definire la stagione di Berrettini non è facile. Ci sono gli infortuni, le pause forzate, i rientri difficili. Ma ci sono anche i numeri, e quelli non perdonano.
Il romano è tornato in campo per lo swing asiatico, ma ha ritrovato più interrogativi che risposte. Dopo aver perso a Hangzhou dal poco noto Dalibor Svrcina — che sembra muoversi come un automa più che un tennista — Matteo ha riassaporato la vittoria a Tokyo con Munar, salvo poi arrendersi a Ruud e Mannarino, sempre sul filo: quattro set persi, tre ai tie-break.
Ora lo attende Stoccolma, dove cercherà una scintilla. Una sola vittoria potrebbe già restituirgli un po’ di fiducia, ma la rincorsa alla top 30, o anche solo alla condizione di un tempo, resta complicata.
La matematica, ancora lei, dice che Berrettini dovrebbe vincere un 250 e spingersi avanti in un 500 (Vienna o Basilea) per sperare di rientrare tra le 32 teste di serie in Australia.
Missione dura, ma non impossibile. Anche perché, come dice spesso il suo amico Sinner: “Vediamo giorno per giorno”.

4. Coppa Davis: Sinner ci sarà? E con chi?

La grande incognita del dopo-Finals riguarda la Coppa Davis (18-23 novembre, Bologna), ma che rientra nel periodo perché a breve capita Volandri dovrebbe diramare i famosi convocati. Dopo due vittorie consecutive, l’Italia vuole completare il tris, ma tutto ruota attorno a una sola domanda: ci sarà Jannik Sinner?
Il calendario non aiuta: le Finals finiranno appena una settimana prima. Da un lato, la tentazione di chiudere l’anno in casa, da protagonista, con la maglia azzurra. Dall’altro, la necessità di staccare, recuperare e preparare la nuova stagione, dove Jannik dovrà difendere i 2000 punti di Melbourne.
Se ci sarà, la squadra prende forma quasi da sola: Sinner e Musetti nei singolari, Bolelli e Vavassori nel doppio, con Cobolli a completare il gruppo. Almeno ché non si decida di puntare, anche nel doppio su Sinner che potrebbe ritrovare, a questo punto, Sonego come compagno di squadra, con uno tra Bolelli e Vavassori a casa. 
Se invece il numero due al mondo dovesse passare la mano, toccherebbe proprio a Musetti guidare gli azzurri, con Cobolli seconda scelta e Darderi pronto a essere chiamato. A quel punto Bolelli e Vavassori sarebbero sicuramente dentro. Scenari aperti, ma tutti dipendenti da una sola decisione.

 5. Vacherot? È stata vera gloria (spoiler, sì); lo sarà ancora…?

È la domanda che tutti si fanno: questo ragazzone monegasco, fino a poche settimane fa numero 204 del mondo, ha davvero vinto un Masters 1000. Roba che, se la racconti a uno sceneggiatore abituato a scrivere storie di tennis per film o serie TV, ti ride in faccia.
Eppure, stavolta la realtà ha superato la fantasia. Sì, Vacherot ha fatto l’impossibile. Prima di Shanghai, entrava nei tabelloni dei 1000 solo grazie a una wild card a Montecarlo. E invece in Cina ha compiuto l’impresa dell’anno.
È stata vera gloria? Sì. Ha battuto, con merito, tutti gli avversari che ha trovato sul suo cammino; perfino sua maestà Novak Djokovic, a rete, gliel’ha riconosciuto: “Te lo sei meritato.”
E adesso?
Da qui in avanti possono succedere due cose: o il “momento Over the Top”, con il trofeo al posto del cappellino e Valentin nei panni di Stallone, oppure qualcosa di più simile alle parabole di tenniste come Andreescu, Raducanu o Stephens — vincenti, poi improvvisamente risucchiate nella normalità.
Difficile dirlo, ma la bilancia pende verso la seconda ipotesi. Vacherot ha 26 anni, è nel pieno della maturità sportiva, ma non ha mai avuto un percorso da predestinato. Quello di Shanghai è stato un lampo, un exploit, sì, ma pur sempre un exploit.
Prove us wrong, Valentin.


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