Carlos Alcaraz contro Jannik Sinner. Sarà questa la finale del Six Kings Slam 2025, ovvero un rematch dell’ultimo atto andato in scena nel 2024. Entrambi si sono qualificati per la partita decisiva vincendo la semifinale per 6-4 6-2. L’azzurro ha sconfitto Novak Djokovic, lo spagnolo ha superato Taylor Fritz, battuto di recente anche nella finale dell’ATP 500 di Tokyo. “Mi piacerebbe vincere il titolo, è il motivo per cui sono qui”, ha fatto sapere il numero 1 al mondo in conferenza stampa. “L’anno scorso ci sono andato vicino. Adoro sfidare Jannik e non puoi rimanerci davvero male se perdi contro uno come lui. Anche quest’anno sono qui per conquistare il trofeo. Farò del mio meglio per riuscirci. In ogni caso il tennis che sta mostrando Jannik da due anni e mezzo a questa parte e i risultati che sta avendo sono incredibili. Pochi riescono a batterlo”.
In Italia Sinner è forse il personaggio che spicca maggiormente a livello sportivo. Anche più dei calciatori azzurri, come ha affermato il direttore Ubaldo Scanagatta. Il 22enne murciano come vive invece questo paragone con i campioni del calcio spagnolo? “Non saprei. In Italia ci sono squadre ottime e storiche che hanno grandi campioni. In Spagna abbiamo il Real Madrid, il Barcellona e altri team che giocano bene. Non sento la pressione di dover stare al passo con queste squadre. Quindi, non saprei se è meglio essere me o Jannik da questo punto di vista. In ogni caso è una posizione bella in cui trovarsi”.
E questa posizione se l’è guadagnata con sudore e fatica lavorando giorno dopo giorno. “Penso che mi stia stupendo di me stesso per quanto riguarda la professionalità che riesco a mantenere fuori e dentro al campo. Non pensavo onestamente di poterlo essere fino a questo punto. Cerco di concentrarmi, di mantenere la calma, di rimanere stabile e quindi di non avere alti e bassi durante una partita; ne avevo molti durante i match che ho disputato l’anno scorso. Direi questo: ora sono più consistente. Posso giocare buon tennis per due, tre, quattro o cinque ore. E ciò sorprende anche me”.
Ma non è tutto rose e fiori, perché la vita di un tennista sa sicuramente regalare dei momenti preziosi e delle emozioni straordinarie, ma può essere talvolta anche piuttosto logorante sia a livello fisico che mentale. “Ci sono molti aspetti postivi, ma anche negativi. Quello più complicato, che riguarda noi tennisti professionisti, è viaggiare settimana dopo settimana e cercare un modo per sentirsi a proprio agio in ogni posto in cui ci si trova. Le differenze di fuso orario, gli allenamenti… Bisogna adattarsi nel minor tempo possibile. C’è poi anche la pressione che la gente ti mette addosso. Loro si aspettano buone cose da te e tu a volte non riesci a farle. È frustrante. Allo stesso tempo, quando giochi delle belle partite o dei buoni punti, e vedi che il pubblico si diverte, quella è la miglior sensazione che si possa avere”.
Così come vincere i trofei nei tornei più importanti. Oppure anche riuscire a mettere insieme molti punti per tornare al vertice della classifica mondiale. E, perché no, magari cercare di avvicinarsi ai primati di questo sport. “Il record di successi di Rafa al Roland Garros penso sia impossibile da battere. Ci sono però alcuni record che mi piacerebbe infrangere. Ovviamente quello dei titoli Slam: tutti vorrebbero superarlo. Oppure anche il primato delle settimane da numero 1. In quello lì Djokovic ha raggiunto una quota folle (428, ndr)”.
Per riuscire in queste imprese sportive serve però, oltre che un tennis di primissimo livello, anche una condizione fisica che supporti queste fatiche. E, proprio a causa dei successi e delle cavalcate più recenti (ha giocato nove finali, vincendone sette, negli ultimi nove tornei), la caviglia dolorante di Carlos lo ha obbligato a stare fermo ai box per qualche giorno e saltare quindi il 1000 di Shanghai. “Al momento la caviglia sta rispondendo piuttosto bene. Non sento dolore, ma un po’ ci penso ancora. Credo sia difficile stare fuori dai dubbi e dai miei pensieri. Non mi sto muovendo al 100% e con nessuna paura. Ma è normale che sia così e ci sto lavorando”.
Allo stesso modo, Alcaraz sta cercando anche di contenere alcune sue abitudini giovanili, come quella di trascorrere molto tempo sui social. Stefanos Tsitsipas, ad esempio, si è distaccato da questi da qualche mese perché stavano diventando per lui una dipendenza. “Guardo molto i social. Ho visto i commenti filosofici di Stefanos riguardo questo argomento. Non sono molto orgoglioso a volte di stare sui social per tanto tempo. Talvolta voglio stare lontano da questi strumenti e dai commenti che vengono scritti. Perché spesso ti possono ferire se le cose non stanno andando bene. Allo stesso tempo, i social fanno ormai parte del mondo e anche del nostro lavoro. A livello personale possono però confonderti a volte. Ma dobbiamo farci i conti. Ai giorni d’oggi in un certo senso i social sono tutto. Ma cerco di controllarmi nel tempo che trascorro all’interno di essi”.