Matteo Berrettini si appresta a sfidare Alexei Popyrin al primo turno dell’ATP 500 di Vienna. L’azzurro si è preso una lunga pausa dopo Wimbledon, in cui è sceso in campo in condizioni non ottimali, come certifica l’eliminazione all’esordio, e ha fatto il suo ritorno alle competizioni durante lo swing asiatico. Tre tornei giocati in Oriente che gli hanno fruttato una sola vittoria, quella contro Jaume Munar a Tokyo. Matteo ha già riassaporato l’aria europea prendendo parte al 250 di Stoccolma, dove, dopo il successo nel derby contro Giulio Zeppieri, si è arreso al futuro finalista Ugo Humbert.
A tenere banco, tuttavia, sono le preconvocazioni per la Final Eight di Coppa Davis, al via a Bologna il prossimo 18 novembre. L’assenza di Jannik Sinner fa rumore, ma la squadra azzurra dovrà comunque essere pronta per la difesa del titolo davanti al pubblico di casa.
Berrettini ha parlato ai microfoni di ‘Sky Sport Insider’ dell’emozione di vedere il suo nome nella lista diramata dal capitano Filippo Volandri.
“Come sempre, è una grandissima emozione, un grandissimo onore rappresentare tutti gli italiani, tutti i ragazzi del tennis. È ovvio che ci siano ancora dei tornei da giocare, sono preconvocazioni ma il fatto che il mio nome sia lì e che mi renda tra i candidati a indossare la maglia azzurra, mi fa sempre molto, molto felice”.
Per ora il tennista romano figura tra i convocati, probabilmente i prossimi tornei, gli ultimi della stagione, saranno un tassello in più per le scelte che dovrà compiere Volandri in vista di novembre.
Lo stop dopo Wimbledon e gli auspici per il futuro: Berrettini ci crede ancora
Il focus della conversazione, poi, si sposta sul tennis giocato. Innanzi tutto Berrettini tiene a specificare che si sente molto meglio. Il ritorno in campo in Asia è stata una decisione ponderata, basata sulle sensazioni positive che ha avuto dal suo corpo – e dalla mente.
“Sto molto meglio: è uno dei motivi per cui sono andato in Asia e ora sono qui a Vienna. Lo stop è stato importante per tanti motivi, ma mi ha fatto ancora una volta ricentrare e ribilanciare. Mi ha permesso di riflettere, arrivare a capire che quello che voglio fare è giocare, divertirmi, spingermi oltre i miei limiti”.
Matteo è ormai abituato agli stop forzati. Il fisico spesso gli ha giocato brutti scherzi, anche nei momenti migliori della carriera. Ritrovare tranquillità è essenziale per ripartire. Il ritmo tornerà mettendo partite nella racchetta.
“Tutte queste cose le ho capite con un po’ di tempo e piano piano che vado avanti. Diciamo così: le cose succedono. Non ho mai nascosto che ci siano stati momenti difficili da gestire, ma la cosa più importante è ritrovare la serenità per fare quello che sto facendo. So bene che il tennis sia uno sport che ha bisogno di tempo e di ritmo, ma le sensazioni che ho in campo sono buone. Forse non ancora per una partita intera, ma per un set e mezzo sì. Ho tanta fiducia nel lavoro che sto facendo”.
ATP Vienna, Berrettini: “Quando mi sono allenato con Sinner mi sono accorto che …”
La lontananza dal rettangolo di gioco non ha portato scompiglio nel tennis di Berrettini, che, sottolinea lui stesso, non ha dimenticato come si fa.
“Il tennis ha bisogno di tante cose per essere giocato a questo livello. Si comincia dalla parte fisica, mentale, dalla cura verso i colpi, l’attenzione, l’attivazione che serve per arrivare a uno stato di forma importante. Ho notato subito una cosa, quando mi sono allenato a Monte-Carlo con Jan (Sinner, ndr): non giocavo da tanto tempo, ma il livello è rimasto bene o male lo stesso. Mi sono sentito a mio agio, nonostante fossero passate settimane dall’ultima volta in cui avevo impugnato una racchetta. È una cosa che resta, quella. Quell’entusiasmo resta sempre. E poi ci sono degli automatismi: il fatto di riconoscere delle situazioni che solo chi fa uno sport a questo livello può riconoscere. Queste per fortuna non sono andate via e dimostrano che non ci metta molto a tornare a un livello abbastanza buono”.
Infine, le ultime parole sono dedicate a una riflessione più ampia, che prescinde i confini squisitamente tennistici. Matteo ha mostrato su Instagram uno dei suoi tatuaggi che recita in latino “Questo dolore ti sarà utile”, quasi a ricordargli che persino nelle situazioni più difficili può trovare uno spunto per crescere.
“È ovvio che sia difficile parlare di dolore quando succedono cose molto più gravi nel mondo” osserva, facendo riferimento all’attualità. “Il mio è relativo per fortuna a infortuni, sconfitte o mancanze avute per dei tornei saltati. Non sono dolori così gravi. Però mi sono accorto che quel tipo di sensazioni di rabbia, di frustrazione nel saltare un torneo o momento clou della stagione è stato un motore incredibile per tornare e riprendermi quanto tolto. Se incanalato nella giusta direzione il dolore è fonte di energia, va incanalato o ti porta a terra. Il tatuaggio ricorda quello: quando le cose meno belle succedono, vanno utilizzate per reagire”.