Nel blu dipinto di azzurro tricolore
Sicuramente non tarderemo a leggere proclami iperbolici: “Per qualsiasi sportivo la Nazionale deve essere sempre la Nazionale, una meravigliosa entità superiore. Quella maglia regala emozioni uniche ed è una delle poche cose che riesce a compattare il Paese”, scrive il vicedirettore Gianni Valenti sulla Gazzetta dello Sport. In uno sport individuale come il tennis, nel quale i tornei più prestigiosi si giocano e si vincono a titolo personale, non credo possa essere vero. Forse la cultura sportiva eccessivamente calciofila del Bel Paese porta a distorcere un po’ la percezione: ci sono sport (tra cui il calcio) nel quale alcuni dei trofei più prestigiosi si conquistano solo con la maglia della Nazionale. Per cui è più naturale che per la Nazionale si giochi sempre e comunque, a ogni costo.
Nel tennis non è così, e in mancanza di questa connessione, credo sia forzato spingere sul significato di patriottismo, sia perché come già spiegato si tratta di un sentimento estremamente personale, sia perché in questo momento storico non è proprio opportuno spingere su un concetto che nella Storia dell’Umanità è forse l’unico ad aver causato più guerre e fatto più danni delle religioni.
Cosa succederà?
Sebbene formalmente ci sia tempo fino al 17 novembre per rientrare in squadra, Sinner non pare aver lasciato nessuna porta aperta. La sua nemesi Alcaraz al momento ha confermato la sua presenza a Bologna, e così ha fatto anche Zverev. Ma l’equazione che porta alla decisione finale è diversa per tutti.
Alcaraz aveva già piantato la squadra spagnola alla vigilia dei Qualifers 2 in settembre, quando a Marbella Jaume Munar, Pablo Carreno Busta e Pedro Martinez dovettero rimontare uno svantaggio di 0-2 alla Danimarca di Rune per conquistare la qualificazione. Un altro forfait forse non sarebbe andato giù troppo bene.
Carlitos al momento non sembra troppo preoccupato della preparazione per l’Australia: per ora ha programmato una esibizione a New York il 7 dicembre contro Tiafoe e una il giorno seguente a Miami contro Fonseca. Ma per Sinner l’Australian Open è il “suo” torneo, non è illegittimo che ci sia un’attenzione maggiore.
Sarà un vero peccato non vedere Sinner a Bologna – avrebbe potuto essere la prima Coppa Davis alzata sul suolo italiano. Ma la squadra italiana ha ottime chance di vincere anche senza di lui, e le finali saranno a Bologna ancora per diversi anni. Con un po’ di fortuna ci sarà tempo anche per rimediare a questa rinuncia.
Sarebbe giusto che Sinner vestisse la maglia azzurra e si facesse sommergere dall’entusiasmo italico, ma la sua decisione di non farlo è tanto spiacevole quanto sensata. Il potenziale Sinner-Alcaraz in finale con l’insalatiera in palio era da acquolina in bocca (in particolare per chi ha l’incarico di contare gli incassi), ma sarà per un’altra volta.
Purtroppo a volte bisogna scegliere, come dice quel vecchio proverbio inglese che parla delle dinamiche dei rapporti di coppia: “Sometimes you have to choose between being right and being happy. You can’t be both”. (Ogni tanto bisogna scegliere tra avere ragione ed essere felici, non si può avere entrambe le cose).