Paolo Canè, ex numero 26 del mondo, ha affidato alle colonne del quotidiano la Repubblica le sue riflessioni circa l’assenza di Jannik Sinner alle fasi finali di Coppa Davis. Canè è stato uno dei protagonisti con la casacca azzurra, “Davo il sangue, per la Nazionale. Ma il mio livello era un altro, niente
paragoni. Questi ragazzi sono eccezionali” confessa.
Canè e una decisione da rispettare: “Non ci conviene far arrabbiare Jannik”
Alla domanda se la defezione di Sinner lo abbia fatto arrabbiare, Paolo risponde alla Canè: “Mica tanto. Mi diverto a leggere i commenti dell’ambiente. Non li dividerei tra pro e contro, ma in base all’età. I vecchi, quelli che hanno un sacco di tempo libero e niente da perdere, vanno giù pesante. E scatenano i leoni da tastiera. Gli altri invece rispettano la decisione e tirano dritto perché devono lavorare”. Una stoccata mica da poco, insomma. Poi aggiunge: “Volete continuare a essere indignati (e ipocriti)? Va bene: allora diamogli una bella nota sul diario, come si faceva alle elementari se ti dimenticavi l’astuccio. Però non facciamo arrabbiare quel ragazzo, datemi retta: non ci conviene“.
I risultati ottenuti da Sinner hanno dato quell’impulso per lo sviluppo ulteriore del tennis italiano, attraverso l’implemento delle strutture e l’approdo su suolo italiano di molte competizioni, tra cui le ATP Finals e la Final Eight di Davis.
“Jannik rappresenta un valore pazzesco per tutto lo sport italiano e il tennis in particolare, che in questi anni è sbocciato grazie soprattutto ai suoi successi” sottolinea Canè. “Muove un intero Paese, calamita interessi incredibili e la storia andrà avanti per diverse stagioni: non succedeva dai tempi di Tomba e Valentino”.
I cortocircuiti comunicativi secondo Canè: “Ha espresso le sue ragioni, pensa alla sua carriera. Abbiamo bisogno di Sinner”
Interrogato circa i presunti cortocircuiti comunicativi, Paolo non crede che Jannik abbia veicolato male le proprie decisioni. “Ha espresso le sue ragioni: è un professionista, per lui viene prima — giustamente — la carriera. In tutto il mondo ripete di essere orgogliosamente italiano: non basta? Diciamo la verità: se fosse di passaporto australiano o inglese, francese o brasiliano, per lui non cambierebbe nulla. Siamo noi che ne abbiamo bisogno“.
“Jannik cerca solo serenità, vuole starsene il più possibile tranquillo” nota. “Tennis, e niente rotture di scatole. Quando può, ha sempre dimostrato di essere disponibile, generoso: in Nazionale i compagni di squadra lo adorano. Non giocherà a Bologna? Pazienza, non è il primo campione che rinuncia: era successo a Borg, Federer. Ci saranno altre occasioni: intanto, teniamoci strette le due Davis vinte”.
Canè: “Ho fiducia nei convocati. Sarebbe speciale vincere senza Sinner”
La curiosità adesso è tutta per scoprire cosa saranno capaci di fare i convocati, in cui Canè ripone estrema fiducia: “Con Sinner si partiva un punto e mezzo a zero per noi. Sarà interessante vedere cosa riusciremo a combinare, partendo alla pari con gli avversari. Sono fiducioso, abbiamo degli ottimi giocatori“. Poi aggiunge circa l’immutato fascino della Davis, seppur modificata nel format e nello spirito: “È una competizione di grande fascino. Certo, quando si vince noi italiani siamo dei fuoriclasse
nell’esaltare i risultati e adeguarci al racconto. Adesso anche l’ultimo dei tornei minori è diventato un evento imperdibile. […] Se riusciremo a trionfare anche quest’anno, senza di lui, l’Insalatiera d’argento avrà un sapore speciale“.
Infine, anche Paolo Canè tiene a esprimere la propria opinione, in un momento in cui tutti si sentono in dovere di commentare la scelta di Sinner. “Tutti hanno ragione a esprimere un’opinione, ci mancherebbe. Ma evitiamo ipocrisie. Il nostro obiettivo è preservare Jannik, tenercelo stretto. E vincente. Quindi: meglio non farlo arrabbiare. Se proprio qualcuno lo vuole punire, ripeto, gli metta quella nota sul diario. A proposito: l’inchiostro su Sinner è finito. Ora lasciamolo giocare in pace“.