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28/12/2010 18:52 CEST - CURIOSITA'

Tennis e Cinema, doppio vincente!

TENNIS - Nonostante alcuni episodi infelici ("Wimbledon" su tutti), il rapporto tra il nostro sport e il grande schermo è vario e tutto sommato positivo. Pellicole di ogni genere hanno ospitato immagini e situazioni tennistiche, da Woody Allen a Lory Del Santo, passando per Paolo Villaggio. Diamo un'occhiata agli episodi più significativi del binomio cinema-tennis. Roberto Paterlini

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Fatte salve alcune isolate perle (Momenti di Gloria, Un Mercoledì da Leoni… non me ne vengono in mente altri) e con buona eccezione della boxe - da Rocky a Toro Scatenato, da Million Dollar Baby al prossimo The Fighter, passando attraverso Hurricane, Lassù Qualcuno mi Ama, The Boxer e diversi altri - il connubio tra sport e cinema non è quasi mai stato dei più vincenti, e duole dire che proprio in relazione al tennis abbia fatto segnare uno dei suoi punti meno esaltanti (Wimbledon, 2004, di Richard Loncraine, con Kristen Dunst e Paul Bettany). Il tennis è stato al centro di alcuni film per la T.V. (Little Mo, biografia di Maureen Connoly, prima giocatrice in assoluto a realizzare il Grande Slam, Billie & Bobby, sulla celeberrima sfida tra i sessi che vide coinvolti Billie Jean King - interpretata niente meno che da Holly Hunter - e Bobby Riggs, e Second Serve, di cui abbiamo già parlato), ma praticamente mai di una pellicola cinematografica, anche se tantissime volte ha rappresentato la cornice, ovvero è stato un piccolo cameo o una citazione che alcuni registi, appassionati confessi, hanno inserito nelle loro opere.

Ce n’è davvero per tutti i gusti e generi, dal comico al dramma, dal thriller alla cosiddetta commedia sexy all’italiana, dai film in costume al noir, da Nanni Moretti a Tom Ford. Le prime immagini che personalmente mi vengono alla mente se penso a tennis e cinema sono quelle di Io e Annie, alla scena del primo incontro tra Alvy Singer (Woody Allen) e Annie Hall (Diane Keaton). Annie/Keaton evidentemente non mette una palla in campo e non ha mai preso una racchetta in mano (impugnatura troppo alta), ma il montaggio ci risparmia dal vedere lo sfacelo che combina, e fa sì che lo spettatore comune non lo immagini nemmeno, soprattutto perché Alvy, a fine partita, si complimenta con lei per il suo bel gioco, iniziando inevitabilmente a corteggiarla. In un altro film di Allen il nostro sport torna citato, a partire dal titolo, addirittura come metafora della vita e del machiavelliano rapporto tra fortuna e virtù, perfettamente simboleggiato da una pallina che colpisce il nastro e cade, non si sa da quale parte della rete. Stiamo naturalmente parlando di Match Point, nel quale un giovane e ambizioso maestro di tennis (Jonathan Rhys-Myers) decide di rinunciare all’amore e giunge sino all’omicidio per evitare di perdere ciò che ha faticosamente e furbamente saputo costruirsi.

Se possibile, è ancora più filosofico l’utilizzo che fa del tennis Michelangelo Antonioni nel memorabile finale di uno dei suoi film più famosi, Blow-Up, nel quale il protagonista Thomas (David Hemmings) osserva due mimi giocare a tennis senza pallina né tantomeno racchette. Eppure si sentono sullo sfondo i rumori del gioco, e quando la pallina immaginaria esce dal campo, uno dei due giocatori, una ragazza con la coda da cavallo, gli fa cenno cortese di prenderla, lui la insegue, la afferra e gliela rilancia… perché, si sa, tutto è finzione.

Particolare, ancora, l’uso di un campo da tennis prima versione e la partita giocata da due giovanissimi Gary Oldman e Tim Roth in Rosencrantz e Guilderstern sono Morti del commediografo inglese Tom Stoppard, premiato nel 1990 con il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia.

A Ferrara, dopo che le leggi razziali hanno escluso gli ebrei dai circoli del tennis, un gruppo di amici si incontra nel giardino della famiglia Finzi Contini, dove c’è un campetto, prima attraverso la penna di Giorgio Bassani e poi con la regia di Vittorio De Sica, ne Il Giardino dei Finzi Contini (Orso d’Oro a Berlino e Oscar per il Miglior Film Straniero nel 1971). Il nostro nobil gioco, dopo aver dato inizio al film e alla vicenda, la chiude quando, dopo l’epilogo tragico facilmente immaginabile, vede - o meglio immagina, o sogna - i ragazzi protagonisti ancora giocare nel medesimo campo, accompagnati dal Kadish, una canzone ebraica per i morti.

Di tutt’altro registro tre pietre miliari del cinema comico italiano, tutte regalateci dal grande Paolo Villaggio, prima con l’indimenticabile collega Filini (Gigi Reder) in Fantozzi (1975, di Luciano Salce);

…poi, alias Paolo Coniglio, addirittura contro Bjorn Borg sul vecchio centrale del Foro Italico, in Sogni Mostruosamente Proibiti (1982, di Neri Parenti).

e infine contro l’ “avvocato” Frankenstein (Romano Puppo) in Fracchia contro Dracula (1985, ancora di Neri Parenti).

Cambia ancora lo stile ma restiamo nella commedia italiana, questa volta sexy, in W la Foca (1982, di Nando Cicero), prima vietato ai minori di 18 anni, poi sequestrato, ma infine restaurato nel 2004 e ripresentato niente meno che al Festival di Venezia, nel quale Lory del Santo e Bombolo si sfidano in una partitella che, volgare fin che vogliamo, strapperà una risata anche ai più musoni.

Negli Stati Uniti, invece, il tennis torna con il personaggio di Richie Tenenbaum (Luke Wilson) ne I Tenenbaum (2001, di Wes Anderson), nell’indimenticabile sequenza che lo vede prendere un triplo cappotto da tale “Gandhi”, distrutto dal matrimonio del suo amore inconfessato, la sorellastra Margot (Gwyneth Paltrow), con il professor Raleigh St. Clair (Bill Murray).

Di esempi ce ne sarebbero ancora tantissimi: dalla partitella in famiglia tra Jeff Daniels, Laura Linney e prole in Il Calamaro e la Balena di Noah Baumach (ve lo consiglio!), al dialogo tra padre e figlio dopo una sconfitta tennistica in La Stanza Del Figlio di Nanni Moretti, alla lunga partita in Delitto per Delitto di Alfred Hitchcock, in un campo molto simile (probabilmente è lo stesso) a quello dell’odierno torneo di Newport. Il tennis, anzi il corpo di due giovani studenti che giocano in un campo universitario negli anni ’70 sono la distrazione del professor George (Colin Firth) in A Single Man, di Tom Ford; il tennis su prato è il passatempo di una nobile famiglia inglese in Camera con Vista, di James Ivory; e a tennis gioca persino l’imperatore Pu-Yi tra le mura della Città Proibita ne L’ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci, giocano le Streghe di Eastwick (George Miller), si gioca in Lolita di Kubrick, Rebecca, la prima Moglie ancora di Hitchcock, e molti altri. L’anno prossimo, poi, sembra che a partire dal romanzo di Frank Deford Big Bill Tilden: The Triumphs and the Tragedy il nostro sport potrebbe tornare al cinema addirittura da protagonista.

Roberto Paterlini

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker