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24/08/2011 11:29 CEST - SPECIALE

Dilemma: quale Ranking WTA?

TENNIS - L'attuale sistema del ranking WTA consente a una giocatrice che non ha mai vinto uno Slam di comandare, nettamente, la classifica. I metodi del passato avrebbero consentito una classifica più attinente ai reali valori in campo? Oppure basterebbe apportare qualche modifica per avere un ranking più “onesto”? Siamo andati a vedere se queste affermazioni corrispondono a verità. Claudio Gilardelli

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A giudicare dai commenti che arrivano giorno dopo giorno, l'attuale sistema del ranking WTA non piace granchè. C’è chi storce il naso all’idea di una leader che non abbia mai vinto uno Slam e vorrebbe che ai vertici ci fossero altre giocatrici, più titolate. C’è chi è sicuro che con metodi di calcolo differenti, magari quelli di qualche anno fa, la classifica sarebbe totalmente diversa. Ci sono altri, invece, convinti che i problemi dell’attuale sistema siano i punteggi troppo alti assegnati ai Premier rispetto agli Slam e che abbassandoli (o alzando i punteggi nelle prove dello Slam) si tornerebbe a una situazione di equilibrio, più vicina alla reale gerarchia di valori. Per rispondere a questi dubbi, armato di calcolatrice e (tanta) pazienza, mi sono messo a ricalcolare la classifica sia avvalendomi dei sistemi del passato sia proponendone di alternativi rispetto a quelli fino ad oggi utilizzati: in questo articolo esporrò i risultati di questo mio esercizio.
Facciamo però un piccolo passo indietro e consideriamo prima il corrente WTA ranking system: la classifica attualmente in vigore si basa sui sedici risultati migliori nell’arco delle ultime 52 settimane, tra i quali è obbligatori che ci siano gli Slam, i tornei Premier Mandatory (Indian Wells, Miami, Madrid, Beijing), i WTA Championships e, per le top20, i due migliori risultati nei tornei Premier 5 (Dubai, Roma, Cincinnati, Montreal/Toronto, Tokio). Seguendo queste regole il ranking, aggiornato al 1° agosto 2011, è:

Ma il ranking WTA non si è sempre calcolato in questo modo. Anzi si è arrivati a questo sistema dopo numerosi cambiamenti e aggiustamenti, anche in corso d’opera. Tuttavia, sono stati sicuramente tre i punti di svolta: nel dicembre del 1996, quando la WTA decise di passare dal calcolo della media dei punti per torneo (con un minimo divisore di 14 tornei), in cui avevano un peso anche le sconfitte ai primi turni, alla semplice somma dei punteggi, incentivando così la partecipazioni a più tornei possibili a scapito della qualità dei risultati; nel 2006, abolendo i “quality points”, ovvero punti addizionali assegnati a ogni vittoria sulla base della classifica dell’avversaria sconfitta, e considerando ai fini della classifica solo i 17 risultati migliori; nel 2009, quando furono aumentati i punteggi assegnati ai tornei e fu abbassato a 16 il numero dei risultati migliori da conteggiare, introducendo anche l’obbligo per le top players di giocare determinati eventi. Andiamo a vedere come cambia la situazione caso per caso.

Il Ranking fino al 1996

Prima del dicembre 1996 la classifica si stilava sulla media ottenuta dividendo i punti totali conquistati per i tornei ai quali ogni tennista aveva preso parte. Il numero minimo dei tornei giocati doveva essere 14: ciò significa che, ad esempio, se Steffi Graf avesse partecipato a 13 tornei, la sua media si sarebbe calcolata comunque su 14 eventi. I punti totali, invece, si ottenevano sommando a quelli guadagnati nei tornei i quality points, così quantificati:

Il primo grosso problema nel passare da un periodo storico a un altro è uniformare la classificazione dei tornei, in base alla quale poi si ricalcoleranno tutti i punteggi relativi ai risultati sul campo. L’attuale classificazione divide i tornei in Slam, Premier Mandatory, Premier 5, Premier, International, mentre in passato erano divisi in Slam, Tier I, Tier II, Tier III, e così via. Se per i tornei dello Slam, com’è ovvio, non c’è alcuna difficolta, per la maggior parte degli altri tornei ci sono problemi di omogeneità nell’arco degli anni: il torneo di Eastbourne, per fare un esempio, è oggi un Premier, ma fino al 1988 fu un Tier III e dal 1989 al 2009 un Tier II. Come fare allora? La soluzione ottimale si è trovata considerando il valore attuale di un torneo, in termini di punti e montepremi assegnati, cercando poi collocarlo nella categoria che fosse più appropriata per la sua caratura. Così facendo, i Premier Mandatory e i Premier 5 sono stati assimilati ai Tier I, i Premier ai Tier II, gli International ai Tier III. Ecco la classifica finale ottenuta con il sistema in vigore fino a dicembre ’96:

Ci sono interessanti cambiamenti. Innanzitutto Kim Clijsters è la nuova n.1, mentre Wozniacki, pur cedendo la leadership, è comunque al n.2. Sale inoltre al n.3, Maria Sharapova, in virtù degli ottimi risultati al Roland Garros e a Wimbledon. Resta invariata la posizione di Kvitova mentre sono penalizzate Azarenka, che perde due posizioni, Schiavone, retrocessa al n.9 e Stosur, che esce addirittura dalla top ten. Si rivede invece tra le migliori dieci Svetlana Kuznestova. Per quanto riguarda la top20, vi rientrano prepotentemente Flavia Pennetta al n.18 e Daniela Hantuchova al n.19. Migliora la propria situazione anche Peng (n.14), mentre crollano Jankovic (n.21), Wicmayer (n.22) e Peer (n.25). Per la cronaca, la classifica a fine 1996 era

Sia Clijsters che Wozniacki si sarebbero trovate al 3° posto nel ranking di 15 anni fa. Interessante poi è analizzare la classifica basata sulla media qualiy points / tornei giocati:

Notiamo subito che Schiavone crolla al n.14: in effetti, in questa particolare classifica dove contano i successi contro le migliori, Francesca paga le poche vittorie sulle top ten players. Nelle primi quindici, infatti, tutte le giocatrici vantano numerosi risultati favorevoli contro le migliori dieci, mentre Schiavone ha una vittoria contro la n.9 (Dementieva, ai Championship) e una contro la n.10 (Jankovic, Roland Garros). Peggio di lei proprio la serba che registra una sola vittoria contro la n.5 (Stosur, a Dubai) e precipita in ultima posizione (n.25). Tra le sorprese in positivo Petkovic nella top10 (vittoriosa, tra le altre, sulla n.1, n.5, n.7, n.8), Pennetta (ha sconfitto la n.2, la n.5. la n.9 e la n.10) e Lisicki (battute la n.4, la n.6, la n.9 e la n.10) nella top20.

Il Ranking dal 1997

A partire dal 1997, come abbiamo già accennato, la WTA decide di abolire la media punti/torneo a favore della somma nuda e cruda dei punteggi ottenuti. Con questo nuovo sistema, i risultati più deludenti sono messi in secondo piano e, in linea teorica, basterebbe giocare molti tornei senza mai eccellere veramente o, paradossalmente, ottenere qualche exploit nel corso della stagione per trarne dei vantaggi in termini di classifica. Con questo sistema, la classifica attuale viene così modificata:

Se le posizioni di vertice sono sostanzialmente immutate, salta subito all’occhio come il numero di tornei giocati può essere una variabile che fa la differenza. Si spiega anche in questo modo, oltre ai buoni risultati sul campo, ovviamente, il 5° posto di Bartoli (27 tornei), il 13° di Hantucova (27 tornei), il 18° di Vinci (27 tornei) o, per contro, il 7° posto di Sharapova (14 tornei) e Radwanska fanalino di coda della top20 (18 tornei). Discorso diverso per Jankovic, che paga i pochi quality points racimolati rispetto alle altre. Anche in questo caso vediamo la classifica dell’epoca.

Il Ranking dal 2006

Il 2006 è l’anno del secondo cambiamento sostanziale: abolizione dei quality points e introduzione del “best 17”, vale a dire che ai fini della classifica contano solo i migliori 17 risultati ottenuti nelle 52 settimane. Con l’eliminazione dei quality points si sancisce ufficialmente che aver vinto un torneo importante, come uno Slam, senza incontrare una giocatrice di vertice ha lo stesso peso per la classifica del medesimo risultato ottenuto però battendo le “prime della classe”. Con questo metodo il ranking attuale cambia così:

Non si modificano le posizioni di vertice, occupate sempre da Wozniacki, Clijsters, Zvonareva e Azarenka. Si vede al 5° posto Kvitova, mentre nella top20, in virtù dei quattro successi ottenuti nel corso dell’ultimo anno, sale fino al n.13 la nostra Vinci. Infatti, con questo sistema, la somma dei punteggi guadagnati nei quattro tornei vinti da Roberta, assimilabili a Tier III, sono di poco superiori a quelli che avrebbe ottenuto vincendo due Tier I o addirittura uno Slam. Le avversarie incontrate da Vinci sono state però di medio livello e l’abolizione dei quality points non ha permesso di considerare anche questa variabile, che avrebbe permesso di normalizzare e riequilibrare i valori. Infine, guadagna posizioni anche Hantuchova (n.16), mentre ne perde Cibulkova (n.22). Ecco la classifica di fine 2006:

Quali Alternative?

Senza andare a pensare a soluzioni complicate, il sistema di calcolo della classifica in vigore potrebbe essere modificato apportando qualche piccolo perfezionamento così da avere un ranking che sia espressione del valore reale delle giocatrici. Ad esempio aumentando i punteggi delle prove dello Slam rispetto agli altri tornei, soprattutto ai Premier Mandatory che assegnano per la vittoria 1000 punti, esattamente la metà di quelli che si otterrebbe trionfando agli Autralian Open, al Roland Garros, a Wimbledon o a Flushing Meadows. Ecco come sarebbe la situazione se i punti degli Slam valessero doppio:

Clijsters torna in testa di pochissimo, Li è al n.4 e Azarenka precipita al n.7: in sostanza non ci son cambiamenti clamorosi nella top10. La semifinale a Wimbledon appena conquistata permetterebbe però, con questo metodo, l’ingresso nella top20 a Lisicki. Se invece si reintroducessero i quality points, quadruplicandoli, considerato che i punteggi dei tornei hanno subito una variazione analoga da quando sono stati aboliti questi bonus:

La classifica è praticamente invariata nelle posizioni che contano. Entra nella top20 Hantuchova (n.17), ne esce Jankovic (n.22). Se si combinano le due variazioni, cioè raddoppio dei punti Slam e reinserimento dei quality points:

Anche se Wozniacki torna nettamente in testa, la situazione generale non differisce di molto da quella analizzata raddoppiando solamente i punti assegnati negli Slam. Anche in questo caso fanno il loro ingresso nella top20 Hantuchova e Lisicki. In conclusione, pur cambiando metodi di calcolo o inserendo modifiche al sistema in vigore oggi, non si ottengono, almeno nelle posizione di vertice, cambiamenti eclatanti. Che sia allora il sistema attuale tutto sommato idoneo a stabilire le gerarchie del tennis femminile, contrariamente a quanto pensa la maggior parte degli appassionati? Voi cosa proponete?

Claudio Gilardelli

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