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04/04/2012 12:13 CEST - Personaggi

Nostalgia di gesti bianchi

TENNIS - "E' un peccato non vedere più il serve and volley a Wimbledon" ha detto recentemente Pete Sampras. Ricordiamo i grandi intepreti di un tennis ormai scomparso dai campi. Claudio Maglieri

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E’ un peccato che a Wimbledon non si veda più il serve & volley”. Parole e musica di mr Pete Sampras, sette volte vincitore del torneo londinese: è di qualche giorno fa la dichiarazione nostalgica dell’ex numero uno al mondo, il quale rimpiange non poco i tempi in cui sui campi di Church Road facevano faville i tennisti con il gioco di volo nel sangue. Sono passati dieci anni dal ritiro di Sampras (mamma mia, sembra ieri: qui il racconto di Ubaldo Scanagatta dell'ultimo trionfo in uno Slam su La Nazione) ed in questo lasso di tempo il tennis si è evoluto drasticamente: grande potenza, grandi servizi, omologazione delle superfici. Inutile stare qui a ripetere ed analizzare le solite frasi, dal “rivogliamo i campi veloci” passando agli evergreen “le palline di oggi sono troppo grosse”. “l’erba è più lenta della terra” e “con le racchette di oggi tutti sono bravi a tirare forte”. Non in questo articolo. La dichiarazione di Sampras (che del serve & volley ha fatto una ragione di vita, tanto da praticarlo in modo suicida anche sui campi in terra rossa) ci dà lo spunto per ricordare alcuni dei più grandi “volleador” della storia: non è una classifica, piuttosto un modo sfizioso di citare alcuni dei più grandi interpreti del gioco di volo. Giusto per la cronaca, questo pezzo è ispirato dal solito Bleacher Report.

- RICHARD KRAJCEK
Al giorno d’oggi un tennista come Krajcek farebbe moltissima fatica a vincere con regolarità. L’olandese, campione di Wimbledon nel 1996, era dotato di un servizio formidabile, di un eccellente tocco sotto rete ma le altre parti del suo gioco erano, per così dire, deboli. Il rovescio ad una mano, giocato quasi sempre in back, non era granchè efficace ed anche il diritto, molto potente, difettava di precisione. Nella sua più che ottima carriera (numero 4 al mondo il suo best ranking) spicca comunque il trionfo a Wimbledon del 1996: quell’anno Krajcek giocò divinamente, polverizzò tutti gli avversari (tra cui un certo Sampras, sconfitto nei quarti di finale in tre set) ed in finale strapazzò Malivai Washington, reduce dalla rimontona in semifinale contro Todd Martin. In quell’anno di grazia l’olandese raggiunse anche la finale agli Internazionali d’Italia, ma nell’ultimo atto del torneo (giocato come sempre a rete, of course) fu dilaniato dal super Muster di quel periodo.

- BORIS BECKER
Il tedesco è stato con molta probabilità il primo vero interprete del power tennis, fatto di grande forza fisica. Le sue caratteristiche? Servizio bomba, ottimo posizionamento a rete, tuffi spettacolari senza la benché minima paura di farsi male. Le sue moltissime vittorie ce le ricordiamo ancora tutti, anche se è proprio sui campi di Wimbledon che Becker ha saputo dare il meglio di sé: tre vittorie, tre sconfitte in finale, una serie di successi indimenticabili e leggendari. La sconfitta contro Sampras nell’edizione del 1995 sancì un simbolico passaggio di consegne fra i due, anche se Becker riuscì comunque a vincere un altro Slam l’anno successivo. Non solo serve & volley comunque: nella semifinale di Wimbledon 1995 Boris mandò in tilt Andre Agassi giocando da fondo campo, dimostrando tutta la propria grandezza.

- TIM HENMAN
Quanto ci ha sperato, “Timbledon”, di vincere il torneo di casa: ci ha sperato per anni anche una Nazione intera, ma ogni volta l’inglese ha dovuto fare i conti con avversari più forti di lui (Sampras, Hewitt) e con la sfortuna (ricordate la semifinale del 2001 contro Ivanisevic?). Ma quel gioco di volo...Henman è stato uno degli ultimi “panda” del serve & volley, nei suoi anni migliori sapeva esprimere un livello di tennis spettacolare (chiedere a Federer, che nei primi anni di carriera ha subìto dall’inglese diverse lezioni: come non dimenticare la finale di Basilea 2001, in cui lo svizzero, finì in lacrime?). Con il trascorrere degli anni Henman ha dovuto confrontarsi con avversari più giovani e campi sempre più lenti: nel 2007, vederlo fare serve & volley per poi essere ogni volta infilzato dal passante metteva quasi tenerezza.

 

- PETE SAMPRAS
Cosa dire ancora su Pistol Pete? Di lui si è già scritto di tutto. Di certo è stato uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, anche se i detrattori sostengono che al giorno d’oggi avrebbe preso diverse scoppole da molti giocatori. Il tennis di Sampras aveva in effetti molte lacune (a cominciare dal rovescio, decisamente poco sicuro) ma nessuno si sognerebbe mai di escluderlo dalla lista degli immortali. Sull’erba l’americano era semplicemente ingiocabile: servizio tracimante, gioco di volo perfetto, forza fisica e mentale da supereroe. Non è stato certamente uno dei personaggi più carismatici, ma tantissimi tennisti farebbero dieci firme per avere almeno la metà del suo talento.

- PATRICK RAFTER
Oltre ad essere uno dei più apprezzati dall’universo femminile, Rafter è stato un grandissimo tennista d’attacco: gran servizio, forza fisica, discreti colpi da fondo, una splendida copertura della rete. Senza i problemi alla spalla, che l’hanno costretto al ritiro nel 2001 a nemmeno trent’anni, avrebbe probabilmente vinto di più: nella sua carriera brillano comunque due successi agli Us Open (1997 e 1998, battendo in quest’edizione Sampras in semifinale). Il suo più grande rammarico resta ovviamente la sconfitta in finale a Wimbledon 2001, contro un Ivanisevic agli ultimi fuochi.

- STEFAN EDBERG
L’angelo biondo (o tacchino freddo, riesumando una delle prime etichette affibbiategli da Giampiero Galeazzi) manca a tanti. Ritiratosi nel 1996 a soli trent’anni, Stefan è stato il tennista più elegante della storia: gesti poetici, movenze delicate, coordinazione da applausi. Edberg, pur avendo una notevole resistenza, non era dotato di una forza esplosiva, ma con il suo unico ed inimitabile gioco a rete ha saputo ritagliarsi il suo spazio nei libri di storia. A Wimbledon ha scritto alcune delle pagine più belle: i suoi duelli contro Ivan Lendl e Boris Becker sono impossibili da dimenticare. Ancora oggi, a 45 anni, Edberg è in ottima forma: ricordate l’esibizione contro Tsonga a Doha?

- JOHN McENROE
Antipatico, moccioso, maleducato, impertinente: quante ne sono state dette sul suo conto? Come per Edberg, McEnroe (a quasi 53 anni) è ancora in splendida forma, a conferma che il talento non si consuma con la vecchiaia: tralasciando il suo carattere focoso, John ha introdotto nel tennis un modo di giocare impossibile da replicare: servizio con i piedi paralleli alla linea di fondo, gioco di contro balzo come nel ping pong, colpi piatti tirati con una naturalezza disarmante. E poi quelle volée...se non è stato il più grande volleatore della storia, poco ci manca.

Andando ancora più indietro nel tempo, vale la pena ricordare altri grandissimi campioni del serve & volley: l’intramontabile Rod Laver (autore di ben due Grandi Slam), Jack Kramer, Ken Rosewall, Lew Hoad, Pancho Gonzalez, Vitas Gerulaitis. Ma anche il nostro Adriano Panatta, che nei giorni migliori aveva un gioco di volo capace di mandare ai pazzi chiunque (ne sa qualcosa un certo Borg).

E al giorno d’oggi? Ci sono Feliciano Lopez, Michael Llodra, Radek Stepanek, giusto per elencarne alcuni. Fino a poco tempo fa c’era anche Taylor Dent, ritiratosi per persistenti problemi alla schiena. Anche Roger Federer ha dimostrato a più riprese di saper giocare divinamente di volo, ma nel tennis dei giorni nostri è consigliabile non avventurarsi troppo a rete...

E voi cosa ne pensate?

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Claudio Maglieri

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