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27/04/2012 11:19 CEST - INTERVISTA

Federer: "Il n.1 è ancora possibile"

TENNIS - In un intervista esclusiva a Reneè Stauffer, Federer parla di come si sta preparando per il periodo estivo, della terra blu e di Nadal.  "Il n.1 è ancora possibile ma dovrò giocare molto bene". Sara Cecamore

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Lontano dalle scene tennistiche da poco più di un mese, Roger Federer torna a parlare di passato ma soprattutto di futuro, della tanto discussa terra blu e sulla delicata preparazione per un’estate senza precedenti. Si presenta da solo, senza manager per una sessione mattutina con una mezza dozzina di giornalisti svizzeri in un lussuoso hotel immerso nel verde. E’ Reneè Stauffer, suo biografo ufficiale, ad avere l’onore di una lunga intervista col campione svizzero in cui si percepisce l’attenzione alla preparazione di una delle fasi più importanti della sua carriera.

Sono passate 6 settimane dall’ultimo torneo giocato. Prende la rincorsa per prepararsi a questa speciale estate tennistica, con l’aggiunta delle Olimpiadi a Wimbledon?
L’aver perso a Miami così presto e non aver giocato in Davis è stata sicuramente una fortuna nella sfortuna. Ho avuto più tempo per prepararmi meglio. Ma c’è da dire che mi ero lasciato comunque aperte diverse possibilità. Se avessimo battuto gli Stati Uniti in Davis, avrei probabilmente saltato Indian Wells e Miami. Tra Madrid e Wimbledon ho solo una settimana di pausa, quindi un po’ di riposo in più era necessario.
A Madrid si giocherà sulla terra blu. Cosa ne pensa di questa innovazione rivoluzionaria?
Non ho idea di come andrà. Noi eravamo contrari, Nadal soprattutto e io l’ho sostenuto. Temeva che abbandonando la tradizione si potesse dare agli organizzatori la libertà di decidere se giocare sul rosso, sul verde o sul grigio. Anche io sono per la tradizione, anche se capisco che bisogna provare nuove cose. La terra però a Madrid dovrà essere perfetta altrimenti sarà un disastro per il torneo.
E lei non è arrabiato?
Io sono contrario perchè Nadal è contrario e perchè avevamo altre possibilità. Ma Ion Tiriac ha insistito al punto che non ce l’abbiamo fatta più. Alla fine abbiamo detto: fa tante buone cose per il tennis, lasciamoglielo fare. Ma non va bene che abbia il controllo di queste cose.
Da Miami è andato in vacanza ai Caraibi. Quando riprende ad allenarsi?
Già verso la fine delle vacanze ho ripreso ad allenarmi, avevo come sparring Jesse Levine. A metà aprile, quando sono tornato in Svizzera, ho ripreso l’allenamento a pieno regime. Non ho nemmeno avuto problemi con il tempo perché all’inizio ho lavorato con Paganini sulla condizione fisica. Ma ho giocato anche un po’ a tennis. Insieme a Annacone e Lüthi c’era anche Michael Berrer.
Come vive le sfide di questa estate?
Abbiamo davanti a noi una fase con molti picchi, la motivazione non è un problema. Noi tennisti siamo privilegiati ad avere così tante occasioni importanti. Divido i prossimi mesi in due blocchi: prima la fase con French Open e Wimbledon, poi tre settimane di pausa prima delle Olimpiadi per poi cominciare la stagione americana sul duro.
Se dovesse scegliere, quali tornei vorrebbe vincere in questo 2012: Parigi, Wimbledon, le Olimpiadi o gli US Open?

Per me Wimbledon è sempre stato il nonplusultra e resta speciale. La possibilità di poterci giocare di nuovo in occasione delle Olimpiadi è una grandissima fortuna per la nostra generazione. Il bello è avere innanzitutto la possibilità di farlo. Poi spero di vincere un paio dei tornei menzionati.
Preferirebbe vincere Wimbledon o le Olimpiadi?
Non ho davvero preferenze.Entrambi sono importanti per me anche se le Olimpiadi hanno un valore diverso per via della loro cadenza quadriennale. Molti pensano che una vittoria olimpica significherebbe di più per la Svizzera, ma io non la vedo così. Quello che mi piace è che arriviamo a Wimbledon con una grande generazione di tennisti, Djokovic, Nadal, Murray e io. Questo dovrebbe bastare a far parlare tutti del torneo e dovrebbe essere un’ottima pubblicità per il tennis alle Olimpiadi.
Sente la pressione che questi potrebbero essere i suoi ultimi giochi olimpici?
Francamente non mi sembra impossibile giocare anche a Rio. La pressione c’è sempre. Quello che rende il torneo olimpico pericoloso è che all’inizio si gioca al meglio dei 3 set e possono bastare 10 minuti non al massimo per giocarsi la partita. E’ un altro sport rispetto agli Slam.
La difesa del titolo in doppio con Wawrinka è un obiettivo importante? Avete giocato poco insieme, e siete al n.1271.
Si si, il doppio è un obiettivo importante. Ma per me è difficile giocare anche quello. Gioco così tanti tornei e ho avuto anche piccoli problemi fisici. Ho sentito fastidio al piede per tutto il tempo a Rotterdam, in Davis, a Dubai e anche un po’ ad Indian Wells. L’unica cosa che funziona in quei casi è il riposo. Non sarebbe saggio giocare anche il doppio. Ma spero di poter giocare il doppio con Wawrinka prima delle Olimpiadi.
La maggior parte dei suoi fan si fa queste due domande: tornerà ad essere il n.1 e vincerà il 17esimo Slam?
Nemmeno io lo so.Ma da qui si capisce quante cose incredibili pensano che io sia ancora capace di raggiungere. Questo è uno dei motivi per i quali mi alleno così duramente e do il massimo. Il n.1 quest’anno è ancora possibile ma devo giocare molto bene. Djokovic potrebbe vincere il suo quarto slam di fila a Parigi e se ci riesce sarà molto difficile per me tornare ad essere il n.1. Ma non ha ancora vinto a Parigi. E se io continuo a giocare bene, quanto meno mi metterei in una buona posizione per vincere uno Slam.
Sarebbe il coronamento?
Sì, tornare al n. 1 sarebbe davvero un coronamento. Mi preparo e gioco tornei per quello.
Perchè ha rinunciato all’offerta di giocare contro Nadal allo stadio Bernabeu il 14 luglio?
La data – il primo sabato dopo Wimbledon – non mi andava affatto bene. In quel periodo sono in vacanza. La settimana dopo l’avrei potuto anche, ma non era possibile. Sarebbe stato bello partecipare ma spero che avrà successo con Djokovic.
Il suo rapporto con Nadal è cambiato nei mesi scorsi per via di divergenze di opinioni? Ha anche lasciato la carica di vicepresidente del Players Council..
Ci siamo sicurametne visti meno.Lui non era a Rotterdam e a Dubai, io non ero a Shangai, lui non era a Bercy. Ci siamo visti a lOndra, Melbourne e poi per poco a Indian Wells. Al momento c’è più distanza tra di noi rispetto a quando ci vedevamo tutti i giorni. Per questo sono nati dei problemi di poca comunicazioni. Ma questa non è una scusante. Dall’altro lato credo sia del tutto normale avere opinioni differenti. Io non ho nessun problema con Nadal, qualunque cosa pensi. L’importante è che continui ad interessarsi ai processi politici del circuito e a come cambiare in meglio le cose.
Come Presidente del Players Council non ha molto da vincere, si è anche preso spesso le critiche di giocatori come Nadal, Stachovsky o Davydenko. Ha mai pensato una volta di lasciar perdere tutto?
Certo, se dovessi reagire spontaneamente probabilmente avrei già dato le dimissioni. Ma non mi sono mai sentito attaccato personalmente. Spesso i giocatori esagerano ma poi non succede mai nulla. Alcuni vogliono essere più aggressivi con gli Slam perché pensano che non ci interessa. Il Roland Garros e Wimbledon hanno reagito e hanno dato una risposta e ora sono tutti più contenti.
Ai French Open oltre a Djokovic può scrivere la storia anche Nadal, dovesse vincere il suo settimo titolo. Lei si vede favorito?
No, ma è incredibile pensare che Djokovic sia nella condizione di poter vincere il suo quarto Slam di fila. Ho avuto anche io quella possibilità, due volte, Nadal una volta nel 2011. Non è ancora successo nella storia del tennis che tre giocatori avessero questa chance in così poco tempo. Credo sia fantastico che i migliori giochino tutti così bene. Se non vinco io un torneo, lo vince quasi sempre un top 4.
Fino a pochi mesi fa era Lei il giocatore più in forma. Ora invece è di nuovo nell’ombra di Nadal e Djokovic. Le dà fastidio?
Questo dipende dal fatto che non ho giocato a Montecarlo, Djokovic ha vinto Miami e Nadal a Monaco. Bisogna pur andare in vacanza, altrimenti sarebbe tutto diverso. Ma a me piace staccare completamente per un po’, non parlare con nessuno, perché il resto del tempo sono onnipresente nel tennis, in Svizzera.
Pensa spesso alla sua vita dopo il tennis? Le sue bimbe crescono, compiranno presto tre anni.
Al momento riflettiamo sul dove vogliamo vivere, dove vogliamo mandarle a scuola. Non è ancora una cosa definitiva. Sono piccole cose che lentamente dovranno essere decise. Ovvio che penso più spesso a cosa farò quando smetterò, se vorrò fare il coach…
. . . o giocare nel Senior Tour…
Esatto.Per ora non lo so. Dipenderà dalla mia condizione fisica, da quanto ancora avrò voglia di viaggiare e quanto sarà impegnato con la mia fondazione. Tutto è possibile. Ma una cosa è certa: sono un tennista. Questo è quello che faccio al meglio e che voglio essere. Il resto può aspettare.
Vuole altri figli?
Per ora ci godiamo le piccooline che ci tengono già abbastanza impegnati. E’ una cosa che discuteremo il prossimo anno credo. Per ora non se ne parla.

 

Sara Cecamore

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