14/02/2014 00:13 CEST - Tennis interviste

Doping: più test e passaporto biologico, la ricetta di Miller

TENNIS INTERVISTE - Proponiamo la prima parte dell’intervista rilasciata a "The Tennis Space" da Stuart Miller, capo del programma anti-doping, che assicura l’aumento di test del sangue nel circuito per il 2014 e la messa a punto del progetto del passaporto biologico. Traduzione di Francesco Ciaccia

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Anti-doping
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L’ITF ha presentato mercoledì i risultati del programma anti-doping nel 2013 che mostrano un significativo incremento del numero di test del sangue, durante e non un torneo, mentre il numero dei test delle urine è leggermente diminuito rispetto al 2012. Il Dott. Stuart Miller, capo del programma anti-doping, dice che il numero di test del sangue aumenterà nel 2014 e continuerà il processo d’implementazione del passaporto biologico. Intervistato dal sito “The Tennis Space” alla fine degli Australian Open, ha risposto a diverse delicate domande. Riportiamo ai lettori la prima parte dell’intervista.

Congelate i campioni e li ritestate? Se sì, per quanto tempo li conservate?
Non accade per ogni campione. Mi lasci riformulare la frase. Non accade spesso ma in diverse circostanze può dipendere dal tipo di campione. Noi preleviamo il campione A e B nella maggior parte dei casi e una volta che il campione A è stato analizzato, conserviamo il B. Deve essere per forza così nel caso il campione B deve essere analizzato se l’A è risultato positivo o se l’organizzazione anti-doping chiede un’ulteriore controllo per qualche particolare motivo. Poi ci sono prelievi che sono destinati a essere conservati, in funzione della natura del campione dipende la qualità dell’analisi, per un periodo in un anno. Certamente non conserviamo tutti i campioni per un tempo illimitato.

Ed è caro?
In parte sì. Dall’altro lato stiamo cercando di raggiungere il giusto equilibrio tra la  tempestiva scoperta di chi bara considerando quanto è economicamente dispendioso la conservazione dei campioni  e la non scoperta dei truffatori lasciandoli giocare. Bisogna fare un bilancio.

So che durante i grandi slam controllate i giocatori nei loro giorni di pausa. Da quanto avete incominciato?
E’ lecito in accordo al regolamento, se ricordo bene. Non posso parlare di quando non ero in carica ma credo che sia stata un’opzione per molti anni.

Solo di recente è stato intensificato?
Per quanto riguarda il programma anti-doping, facciamo controlli non solo in un singolo evento; raccogliamo i campioni dei giocatori anche quando non stanno gareggiando.

E’ WADA a fissare i parametri per il passaporto biologico? Chi analizza i dati e come viene fatto?
Le analisi biologiche per il passaporto, e per analisi intendo dire la determinazione di qualcosa di sospetto se c’è una sufficiente probabilità di doping, sulla base di un sofisticato modello statistico e sulla tipologia dei dati, i discostamenti dei parametri possono ricondurre non solo al doping. Non significa che una differenza è doping ma solo che potrebbe essere uno dei motivi. E’ la grande forza di questo programma perché in condizioni normali si hanno parametri costanti nel sangue, così si può scoprire la possibilità di doping in funzione delle variazioni di pochi valori stabili. Non dico però che non ci possano essere altre spiegazioni. Ad esempio l’allenamento in altitudine, che stimola la produzione di globuli rossi, come per una donazione di sangue, o altre varie patologie. Una volta che il passaporto viene definito, è possibile escludere queste alternative. Durante i prelievi di sangue ai giocatori vengono poste domande tipo “ti sei allenato recentemente in montagna? Ti sei allenato nelle ultime due ore o hai donato il sangue poco tempo fa?” Anche se alcune non sono strettamente connesse al passaporto biologico sono indicative per instradare al meglio il processo in generale. Agli atleti è data sempre la possibilità di spiegare ogni questione. Ogni dato che passa da normale ad anormale parte automaticamente una indagine e automaticamente è segnalato dal sistema. A oggi non siamo arrivati a questo punto (e fatto indagini ).

Chi fa i test?
C’è un gruppo di esperti. Tra cui in ematologia. Ci sono ematologi, medici sportivi o fisiologi. Gli ematologi sono esperti sui parametri del sangue e sugli effetti che possono apportare. Ci sono poi gruppi di lavoro che collaborano con le federazioni internazionali, solo alcune, e che lavorano presso laboratori accreditati Wada. In effetti c’è una lista di collaboratori di alto profilo che contattiamo per i pareri più delicati e altri collaboratori per giudicare e confrontare i casi sospetti.

Come nasce un caso?
Non hai necessariamente bisogno di molti campioni di sangue quando hai identificato la possibilità di doping perché l’idea del passaporto è che con le informazioni che hai  a disposizione indicano già se sei in un caso di doping. Cosa ha veramente bisogno è come motivare le spiegazioni. La prima parte è fugare le alternative. Quando hai un nome evidenziato nel sistema, contatti un esperto che s’incarica d’incontrarlo per verificare se l’atleta non ha fatto un allenamento nel due ore prima, non ha avuto delle trasfusioni di sangue e se non abbia svolto allenamenti in altitudine per eliminare le prime casistiche più comuni. Se permane il dubbio del doping, hai bisogno a questo punto di ricevere spiegazioni dal tennista e farle controllare e validare dall’esperto. Questo dicono le linee guida e per superare l’ostacolo, spediamo la documentazione al comitato revisore, un comitato indipendente che vaglia se ci sono stati delle incongruenze nella raccolta dei prelievi, trasporto ai laboratori, analisi e interpretazioni dei dati. Questo non lo prevedono le procedure ma è un modo per salvaguardare gli atleti e noi. Se la risposta è che se non si evincono anomalie, mandiamo la documentazione a tre esperti, invitiamo nuovamente i tennisti a esporre le loro motivazioni per un’ulteriore verifica del caso. Se a unanimità confermano il doping, si procede con un’udienza. Dal mio punto di vista non basta solo questo; non è solo del sangue in una bottiglia ma è l’insieme delle motivazioni di cosa è accaduto e allo stesso modo la spiegazione del perché c’è la violazione con una sostanza proibita e del perché è lì nella bottiglia. Perché devi perseguire un uomo per doping. Non puoi soltanto dire “abbiamo escluso ogni fattore”, non è abbastanza. Devi dire del perché di questo, questo e quello. Ed è molto difficile.

Sembra dalle sue parole che per un’udienza ci voglia molto tempo?
Non ci siamo ancora arrivati e non ho idea di quanto tempo ci voglia. Ma ognuno ha lo spazio sufficiente per fare il proprio compito nel tempo necessario.  Non riesco a immaginare che sia meno di tre mesi. Abbiamo redatto le linee guida sulla base della nostra esperienza.

Si aspetta ricorsi o azioni legali?
Ci sono due risposte a questa domanda. La prima è sulla possibilità di ricorso degli atleti contro le sanzioni di primo grado. E’ comune che l’appello venga fatto per proteggere la propria reputazione ma il primo impedimento per richiedere l’intervento del tribunale sportivo di arbitraggio sono mille franchi svizzeri che nel complesso sono effettivamente poca cosa. In relazione ai casi riguardanti il passaporto, il concetto “non ho fallito il test” non è corretto perché è non la questione del risultato di un test ma sulla violazione delle regole e allo stesso tempo l’uso di sostanze proibite. L’evidenza dei fatti non è cosi determinante perché la sostanza incriminata nel campione non preclude che io abbia fatto qualcosa, non mi hai visto farlo, non mi hai colto in flagrante, motivazioni che possono influenzare un numero di ricorsi. Dobbiamo aspettare e vedere cosa succede. Ci sono molti ricorsi al CAS ( ndt. Court of Arbitration for Sport ) in altri sport che ci possono dare l’idea di cosa può accadere nel tennis.    

Se si ricontrolla un campione e si trova una sostanza che prima non era proibita e ora sì, è un caso di doping?
No. Non puoi cambiare le regole retroattivamente. Che cosa succede se scopri un test migliore che riesce a trovare sostanze proibite che prima non erano analizzabili? Un ormone della crescita può essere da esempio. Con mezzi più accurati si possono rilevare sostanze prima non rilevabili. Questi sono i benefici e le ragioni sul ricontrollare i prelievi.

 

Traduzione di Francesco Ciaccia

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