ATP Antalya: è Yuichi Sugita il nuovo titolato del tour

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ATP Antalya: è Yuichi Sugita il nuovo titolato del tour

Il ventottenne giapponese si complica la vita contro Adrian Mannarino, poi emerge vittorioso dalla finale del nuovo 250 turco

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Y. Sugita b. A. Mannarino 6-1 7-6(4)

A due giorni da Wimbledon è dura trascinare interesse su due misconosciuti top 60, in campo per vincere un torneo privo di storia organizzato in un luogo in cui l’erba, quella vera, non si pensava potesse neppure esistere. Antalya, Adalia in italiano, è una città costiera nel sud della Turchia che sorge alla stessa latitudine di Sparta, Siracusa, Tunisi, Algeri e Gibilterra: immaginare in un posto del genere gli stessi campi verde smeraldo dell’Europa centro-settentrionale, e crederci quando li si vede con i propri occhi, non è troppo facile. L’esperienza dei giardinieri dell’All England Lawn Tennis Club ha invece contribuito a trasformare, in undici mesi, una sorta di savana mediterranea nella sede adatta a un torneo professionistico su erba.

Il clima però è immutabile, e tra le preoccupazioni che conducono all’incontro c’è anche quella che entrambi i finalisti riescano a portarlo a termine: il povero Marcos Baghdatis, il giorno precedente, è stato portato via in barella a metà del terzo set a causa di un colpo di calore. Yuichi Sugita non è un “giovane” – ha ventotto anni, ne compirà ventinove a settembre – né ha una storia personale particolarmente travagliata, a meno di non voler considerare un calvario nove titoli Challenger vinti (8 in Asia, uno a Surbiton qualche settimana fa). Quei trofei minori sono il miglior risultato tennistico nella sua carriera, nel momento in cui scende in campo per la finale di Antalya contro Adrian Mannarino, zero titoli ATP anche lui nonostante il paio di finali giocate su cementi lontani. Alle cinque e quaranta di pomeriggio dell’ultimo giorno, per la prima volta nel torneo, l’affluenza di spettatori sugli spalti bianchissimi del Kaya Palazzo Resort supera in abbondanza le dieci unità. L’appeal generale è poco, ma in palio per un giapponese, un francese e un torneo turco c’è la vitale chance di dire: “esisto”.

All’apparenza nervoso di fronte all’occasione nuova e insperata, Sugita concede subito tre palle break nel game inaugurale. Se la cava con le prime accelerazioni di dritto verso gli angoli e passa il turno all’avversario, il quale si dimostra incline più di lui a tuffarsi nei guai: un doppio fallo sul 30 pari porta a uno scambio condotto perfettamente dal giapponese, che chiude con uno smash in salto. Il 2-0 porta già in sé alcuni degli elementi chiave del match, come ad esempio una resa non particolarmente buona con la seconda, la maggiore abilità nel palleggio lungo da parte di Mannarino, la profondità dell’ingresso in campo di Sugita per chiudere i punti, la giocata in risposta di entrambi, spesso portatrice di improvvise complicazioni per il giocatore in battuta. Il tennista di Sendai inoltre è alto appena 1,73, e nessuno dei suoi turni di servizio scivola via liscio, ma la sua gestione dei momenti di difficoltà continua ad essere perfetta e nessuno dei suoi 0-30 e 15-30 diventa più una palla break. Lo stesso non si può dire del francese, che con un altro doppio fallo gli dona il doppio break di vantaggio e il 6-1 a fine set.

Altro set? Stessa storia, Mannarino continua a disastrarsi il match. Con un dritto in piena rete da dentro il rettangolo del servizio, di quelli da chiudere a occhi chiusi, il mancino di Soizy si auto-sottrae il servizio anche all’inizio del secondo parziale: a Sugita adesso basta continuare a fare il suo dovere minimo, ovvero tenere i propri game di battuta come fa dal termine degli ottavi di finale, e il match sarà suo. Peccato per lui però che la tremarella torni, rammollendogli il braccio nell’occasione dello smash fuori misura che consegna il contro-break e annebbiandogli la mente poco più tardi, quando 30 pari e servizio ferma il gioco per chiamare un challenge su una palla che si rivela abbondantemente sulla riga. Sul punto successivo Sugita commette addirittura doppio fallo e, in un attimo, il preciso origami intrecciato fino a quel momento sembra essersi stracciato. Basta ricordare cosa è successo dall’inizio del match però, per capire che nessuna rimonta è iniziata: dopo essersi visto tolto l’ace del 5-2 da una nuova verifica Hawk-Eye, Mannarino fa un’entrata in campo imprecisa e sbagliacchia di rovescio sulla quarta palla break da annullare.

Il secondo set prosegue senza altri timori evidenti fino al tie-break. Come spesso capita, lì si rinnovano tutti i modelli trovati nell’incontro fino a quel momento. Mannarino apre con un doppio fallo, Sugita non trova il 3-0 giocando un punto a rete pieno di terrore, va sotto di un mini-break per una risposta vincente dell’avversario che può chiuderla ma impatta male due palle e si fa recuperare. Avanti 5-4 e palline in tasca, Yuichi da Sendai dice basta: prima vincente, altra prima vincente e può sdraiarsi da vincitore sul prato inventato da zero di un resort di lusso tirato su dal nulla. Il suo nuovo best ranking e il suo nome in un albo d’oro vuoto non sposteranno l’asse terrestre, ma da oggi il suo mondo cambia completamente. Anche se la famosa maturità non fosse altro che una sciocchezza, e il risultato di oggi non dovesse mai ripetersi.

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