Kasatkina-Konta è stata una guerra. E l'ha vinta (il coach di) Dasha

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Kasatkina-Konta è stata una guerra. E l’ha vinta (il coach di) Dasha

182 minuti di battaglia senza esclusione di colpi, due match point annullati, l’impronta decisiva di un condottiero. Il match della settimana a Dubai

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A fine 2017 Daria Kasatkina ha scelto di separare la sua strada da quella di coach Vladimir Patenik, dopo un percorso durato tre anni. L’annuncio del suo sostituto – il belga Philippe Dehaes – è arrivato praticamente subito, e per la ragazza di Mosca si trattava di una vecchia conoscenza: con Dehaes c’era già stato un breve periodo di collaborazione, quando lei aveva appena diciassette anni e un futuro tutto da scrivere. Dopo la sofferta vittoria al termine dei 182 minuti di gioco contro Johanna Konta, agli ottavi di finale del Premier di Dubai, c’è già una conferma: il rapporto tra ‘Dasha’ e Philippe funziona, eccome se funziona.

La russa si sente pressata dai ritmi del match, impossibilitata a riprendere fiato. È sotto di un set e di un break contro la britannica. “Non devi dire questo, non sappiamo come andrà a finire. Sei così vicina, devi stare tranquilla ed essere pronta per la prossima opportunità. Ti do un consiglio: ad ogni break point rispondi troppo lontana dal campo, la prossima volta avvicinati al campo e provaci. Se non ci riesci, riprovaci ancora e vediamo cosa succede: sei d’accordo con me? È questa l’unica strada. Sei vicina, sei vicinissima, non perdere la concentrazione: vuoi tutto questo, vuoi continuare a lottare?Daria annuisce, ndrè bello qui, no? Il clima è piacevole, è pieno di gente, perché non rimani qui un altro paio d’ore? Ok? Se credi in te stessa, può succedere. Vai campionessa“.

A questo siparietto quasi hollywoodiano segue la rimonta di Daria, che porta il secondo set al tie-break, annulla due match point alla sua avversaria e prende il comando dell’incontro nel terzo set. Dopo oltre tre ore di grande intensità, non prive di gesti di stizza da parte della tennista russa, Kasatkina è ai quarti di finale“Mi sento un po’… strana. Però ce l’ho fatta: sono felice di essere ‘sopravvissuta’. Non ero in grado di controllare le mie emozioni, ho giocato d’istinto perché la mia mente aveva praticamente smesso di aiutarmi”. Un episodio rende bene l’idea, uno dei set point del secondo parziale: “Oh, mio Dio, quel punto. Ho deciso di chiamare il challenge all’ultimo momento. Guardando dall’esterno lo avresti chiamato immediatamente in quell’occasione, io ero ferma lì a pensarci. Avevo quattro challenge a disposizione e ci stavo anche riflettendo. Puoi immaginare cosa c’era nella mia testa? Quando giochi non realizzi davvero tutta la pressione, magari è un match point ma ti sembra un punto come gli altri“.

Il torneo continua per Dasha, probabilmente con grandi meriti del suo allenatore che ha toccato le corde giuste nel momento di maggior bisogno. Adesso il derby con Elena Vesnina – “My tennis mama“, come l’ha definita in conferenza – per il quale sarà cruciale aver recuperato più energie possibili. “Per fortuna sono giovane!“, ha chiosato Dasha. Niente di più vero.

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