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12/07/2010 12:20 CEST - Rassegna Stampa del 12 Luglio 2010

II servizio-volée di Francia umilia la Spagna bi-campione (Martucci), Una vita da Panatta. "I miei primi sessant'anni" (Marino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi


II servizio-volée di Francia umilia la Spagna bi-campione

Vincenzo Martucci, la Gazzetta dello Sport del 11.07.10


Due anni fa, senza Nadal, in Argentina, avevano vinto una storica coppa Davis contro pronostico. Adesso, i mancini spagnoli di riserva, Feliciano Lopez e Fernando Verdasco, ancora insieme al pie veloce David Ferrer, perdono uno storico quarto di finale, perché gli iberici si erano arresi solo una volta alla Francia in 6 confronti e soltanto nel 1923. Dai Moschettieri, Cochet, Borotra, Lacoste e Brugnon, il tennis di gesti bianchi e delle racchette di legno. Sorprese Due anni fa, a Buenos Aires, Lopez sorprendeva Del Potrò, Verdasco rimontava da due set a uno sotto contro Acasuso e il doppio dei Galacticos (belli, fighetti, tifosi del Real Madrid, compagni anche in vacanza, l'ultima a Fermenterà), strappava l'importantissimo punto del 2-1. Stavolta, è Monfils a resistere in 5 set a Ferrer, è Llodra a battere a sorpresa Verdasco, e il doppio spagnolo cede 6-1 6-2 6-7 (6) 7-6 (5) a Benneteau-Llodra il punto del clamoroso 3-0. Che condanna già dopo due giornate i campioni di coppa Davis degli ultimi due anni (e anche del 2000 e 2004). Sprint A dispetto delle rinunce di Tsonga e Gasquet (infortunati), capitan Guy Forget ha cominciato a vincere quando ha scelto la superficie velocissima dello stadio di Clermont-Ferrand, che esalta gli attaccanti classici Llodra e Benneteau, e diminuisce quelle di Ferrer. Importantissime sono poi state le banderillas che la Francia ha piantato venerdì nel toro di Spagna: mai gli ospiti avevano rimontato da 0-2, figurarsi senza Rafa Nadal e contro avversati determinati a vendicare la semifinale del 2004. L'ultima dei Blues. Decisiva è la partenza a razzo dei francesi in doppio. Gli spagnoli strappano poi un tie-break, si guadagnano la speranza di un secondo tie-break che riapra la partita e magari tutto il confronto, cancellano 3 ma tch-point (2 con i disperati salvataggi di Verdasco), ma sul quarto s'inchinano all'ennesima volée di «Mika». Esempio Llodra è il simbolo della Francia tutta sorrisi e coraggio: «Avevo 11 anni quando vidi Guy (Forget) ed Henri (Leconte) che battevano gli Stati Uniti nella finale del 1991. Emularli è sempre stato il mio sogno. Abbiamo battuto i campioni ed è fantastico». Allungo II 17-19 settembre, comunque in casa, la Francia affronta Russia o Argentina, il cui esito è ancora in bilico perché il doppio da l'importantissimo 2-1 in trasferta a Serbia e Argentina. Oggi, a Spalato, Djokovic può firmare il decisivo 3-1 nella sfida dei numeri 1 contro Cilic, che ha battuto 4 volte su 4. A Mosca, Davydenko dovrebbe portare il 2-2 e lasciare l'esito del confronto al duello fra i numeri 2, Youzhny-Nalbandian: il russo ha vinto i primi 2 confronti sul cemento, ma nel 2004, ed ha perso il terzo, quest'anno, ma sulla terra. Cechi già vittoriosi in Cile, con più facilità del previsto. II doppio di Benneteau e Llodra firma il 3-0 contro gli orfani di Nadal E' il primo successo dal 1923

Una vita da Panatta. "I miei primi sessant'anni"

Giovanni Marino, la repubblica.it del 10.07.10


Alle otto del mattino Adriano Panatta è pronto per la sua giornata di impegni, in perfetta forma. "Come i vecchietti, che s'alzano presto ma vanno anche a dormire prestissimo, no?". E' di buonumore e usa l'arma dell'ironia per disinnescare ogni celebrazione: "Sì, ho sessant'anni ma non sento questo traguardo. Sto bene, qualcuno dice che sono un uomo migliore rispetto a prima, io non lo so, lo spero. Niente festeggiamenti: qualche amico mi ha pure insultato quando gli ho detto che volevo solo andare a cena con la mia famiglia. Le autocelebrazioni mi fanno orrore e i compleanni rientrano, per me, in questa categoria". Dici Panatta e dici storia del tennis italiano. E mondiale. Con quelle imprese così straordinariamente sofferte e quelle sconfitte inattese e, anche loro, lottatissime. Adriano si racconta, partendo dalle racchette. Ma non solo. La politica, che ha conosciuto in due esperienze. I legami personali. La sua Italia. L'amatissima Roma.

CON I BAMBINI - Oggi Panatta è lontano dal grande tennis. E dalla Federazione. "Su 60 anni ho giocato da professionista per 15. Ho vinto Parigi, Roma e Davis. Altro ancora. Sono stato capitano azzurro. Stop. Con quella roba lì, ma attenzione: essere lontani dalla Federazione e dal tour non significa essere fuori dal tennis. Ora non mi occupo più dell'agonismo ma faccio cose per i bambini. Che, credetemi, mi inorgogliscono come la vittoria al Roland Garros su Harold Solomon. O quella al Foro Italico sull'amico Guillermo Vilas". Dimenticate
quel Panatta degli anni d'oro che semnbrava inavvicinabile e scontroso, questo neo sessantenne è un uomo consapevole e aperto, che ha saputo imparare dalla vita e scoprire valori differenti dal successo e dai denari. "Proprio in questi giorni, ad esempio, con l'Inpdap stiamo organizzando i centri estivi per i ragazzini. Con me ci saranno Fioravanti, Lucchetta e Graziani. Dovreste vederli quei bimbi di Rossano Calabro: il loro entusiasmo mi commuove. Facciamo sport, ma anche educazione alimentare, affrontiamo temi delicati come il bullismo. Sempre con Lucchetta e Graziani, ma anche con Chechi, poi, portiamo in giro la manifestazione "Un campione per amico". Dico: abbiamo spinto 250 mila bambini a giocare nelle piazze italiane... questo è il mio tennis oggi e mi piace da matti".

I GENITORI E GLI AMICI - E di quegli anni ruggenti, i Settanta firmati con un Grande Slam e match memorabili, cosa è rimasto? "Le coppe no, quelle le ho perse. Come la famosa maglietta rossa indossata contro il regime di Pinochet in Cile. Non sono importanti. Come invece i ricordi delle vittorie e delle sconfitte. E i rapporti umani. Sul campo, con Paolo Bertolucci. Con il matto calmo, come chiamo Bjorn Borg. Con quell'irresistibile guascone di Ilie Nastase. Che ragazzo eterno Ilie, l'altro giorno è venuto qui e assieme siamo stati protagonisti di un evento per beneficenza: abbiamo scherzato tanto, mi sembrava di essere tornato a 35 anni fa. Poi mi ha detto: "Adriano, ma perché non vieni mai ai tornei con noi vecchietti?". E io: "Ilie, non mi va, non ho voglia, mi piace guardare avanti. Ora mi occupo di comunicazione, faccio consulenze. Non sono per i grandi ritorni". E lui: "Peccato, ci si diverte ancora". Dei campi e di quel mondo mi mancano moltissimo anche alcune persone che non ci sono più: penso spesso a Bitti Bergamo, fu capitano di Davis, forse il mio più caro amico, ironico e acuto; a Chiarino Cimurri, a Franco Bartoni, quante litigate con lui ma anche quanto affetto. E se guardo dietro dico che le assenze incolmabili per me, restano quelle dei miei genitori, che ho perso, entrambi, piuttosto recentemente. Lo confesso, sono sempre stati un punto di riferimento e un porto sicuro. Dovete capire come sono fatto: anche andare a prendere un caffè da loro, nei momenti bui, senza far capire cosa stavo attraversando, era vitale. Irrinunciabile. Sarò banale: mi mancano mamma e papà".

LE CALUNNIE - Nostalgie. Inevitabili quando si fa un bilancio. "Sì, potevo conquistare qualche trofeo in più. Certo, errori se ne fanno tanti nella vita. Ma io non accetto gli stupidi che di me hanno sempre detto che non mi allenavo e che ero un pariolino con la puzza sotto al naso. Quelli non capiscono niente di tennis. Ho dato quello che potevo, quello che era nelle mie corde, altrimenti non avrei giocato in quel modo e non sarei stato io. E della mia carriera sono contento: ho vinto quello che volevo. Non è da tutti".

I MIEI TOP TEN - Adriano ha attraversato varie generazioni di campioni. Uno come lui ha l'autorevolezza per stilare la classifica dei migliori di tutti i tempi. "Diciamo i primi cinque, ok? Ecco allora al numero uno metto l'australiano Rod Laver; e poi Borg, Pete Sampras e nella top five ci vanno di diritto anche gli attualissimi Roger Federer e Rafael Nadal". Roger e Rafa, un bel tributo al tennis del Duemila. "Contano le vittorie, dal 70 a oggi conquistare gli Slam è sempre stato terribilmente complicato e quei due signori lì ne hanno già fatto il pieno, dunque... Però è difficile tenere fuori dalla mia classifica tipi come John McEnroe, Jimmy Connors, Boris Becker e poi ci sarebbero anche Stefan Edberg e Andrè Agassi". E quasi senza accorgersene l'ex re di Parigi e Roma ha appena stilato la hit dei primi dieci di ogni tempo.

LA FAMIGLIA - Squilla il telefono. Si scusa, risponde brevemente. "Era uno dei miei figli". Già, la famiglia, che nonostante la fama di sciupafemmine che gli hanno attribuito durante la carriera, è ancora unita e salda. Nell'Italia del boom di separazioni e divorzi quasi una rarità. E' stato difficile, Adriano? "No, anche perché quella del playboy impenitente è un'altra favola che mi hanno cucito sopra. E poi mia moglie, Rosaria, è una donna di una intelligenza straordinaria, ed è più merito suo che mio se abbiamo tirato su una bella famiglia. Con i nostri alti e bassi, come tutti, ma senza mai mettere in discussione il rapporto. Con Rosaria rido ancora e discuto ancora come quando la conobbi. E con i miei tre figli, Niccolò, 35 anni, maestro di tennis nell'Accademia gestita da mio fratello Claudio; Alessandro, 31, impegnato nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi e Rubina, 30 anni, pittrice, posso dire di avere uno splendido rapporto. Mi sono venuti fuori tutti e tre molto equilibrati e perbene. Ne sono felice".

ROMA - Adriano abita a Trastevere, nel cuore di Roma che ama perdutamente. "Per me è bella tutta, un godimento continuo, ogni giorno ti accorgi di tante cose che non avevi scoperto prima". E poi c'è la passione per i colori giallorossi: "Sicurissimo, seguo Francesco Totti e compagni ma anche qui sono tifoso, non malato, è differente".

IO, D'ALEMA E BERLUSCONI - Panatta sfoglia i giornali. Legge bavaglio e crisi economica mondiale campeggiano come ogni giorno. "Viviamo in un mondo difficile - commenta ad alta voce scorrendo i titoli - mi preoccupano soprattutto le tematiche sociali. Penso agli operai di Pomigliano d'Arco. Ha ragione la Fiom a dire che siamo quasi al ricatto ma è anche vero che c'è il rischio grosso che la Panda si faccia in Polonia. Insomma, la priorità oggi è il lavoro e non è come una volta quando Agnelli e Lama si mettevano d'accordo. Lo scenario è complesso, le parti in causa molte e occorre grande buonsenso da parte di chi affronta questi temi". Che fa, Adriano, parla da politico? Le manca quell'esperienza vissuta sia al Comune che alla Provincia di Roma? "E' un capitolo chiuso ma devo dire che ho imparato tantissimo e sono cresciuto molto, in special modo in quei tre anni trascorsi nella giunta Gasbarra, dove si era costruita una squadra affiatata e coesa". Ne ha conosciuti di big della politica, proviamo a fare una classifica del migliore? "No, questa non me la sento però posso dire che il più rapido, il più svelto di testa, una persona che mi ha colpito, è senza dubbio Giuliano Amato. E aggiungo che Massimo D'Alema, grande intelligenza, al di fuori dell'ufficialità è davvero molto simpatico. Con molti ho giocato anche a tennis, ma questo l'ho già raccontato". Ha conosciuto anche Silvio Berlusconi? "Fugacemente, del tipo solo buongiorno e buonasera, nient'altro". Lei, che con quella maglietta rossa è passato per essere stato un comunista convinto. "E invece sono sempre stato socialista. Anche perché, da juniores, ho visto cos'era il regime comunista in Polonia, Romania e Cecoslovacchia e i miei giovani colleghi cercavano di diventare forti non per amore del tennis, ma solo per fuggire da quei luoghi opprimenti".

QUEI GRANDI ATTORI - Ha conosciuto anche, e bene, molti mostri sacri dello spettacolo. "E qui al numero uno metto Paolo Villaggio, assieme la persona più divertente, cara e mostruosamente colta che abbia mai conosciuto. E ancora: ho avuto il privilegio di essere amico di Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, che dire? Straordinari". Si è fatto tardi, Adriano deve correre nel suo ufficio per impegni. Ultima domanda: ma possibile che tanto talento tennistico vada perso? "Dipende dai miei figli. Se si sbrigano a farmi un nipotino giuro che stavolta mi impegno per mettergli una racchetta in mano e insegnargli come si gioca a tennis e come si vince a tennis, chissà...".

Allora, un milione di auguri, Adriano. "Eh no, l'ho detto: niente celebrazioni meglio così: ciao Adrià".
 

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Accadde oggi...

11 Luglio 1982

John McEnroe e Mats Wilander giocano la partita all’epoca più lunga nella storia del tennis – 6 ore e 22 minuti – McEnroe vince 9-7, 15-17, 3-6, 8-6 e dà all’America il decisivo 3-2 nei quarti di finale della Coppa Davis contro la Svezia.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker