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23/09/2010 14:52 CEST - Rassegna stampa del 23-9-2010

Barazzutti: “Dopo l’Olimpiade lascio” (Torromeo). Bollettieri, guru del corri e tira (Martucci)

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Rubrica a cura di Alberto Giorni

Barazzutti: “Dopo l’Olimpiade lascio” (Dario Torromeo, Il Corriere dello Sport del 23-9-2010)

Corrado Barazzutti è tornato a casa. E’ il nuovo responsabile della scuola tennis del TC Eur a Roma. In quel circolo era entrato per la prima volta quando aveva 16 anni, lì è cresciuto per poi andare a girare il mondo. Diventato grande, riempita la bacheca di trofei e la mente di bei ricordi, Barazzutti si lancia in una nuova avventura: creare una nuova metodologia di allenamento per i piccoli tennisti. « E’ una sfida che mi diverte, mi stimola » .
La porterà avanti con la sua “Officina del tennis”, otto circoli riuniti sotto un unico criterio di preparazione. Tanto lavoro per inseguire un obiettivo ambizioso: « Voglio far capire ai ragazzini ed ai genitori che ci si può divertire imparando a giocare bene a tennis » .
Tra il verde del circolo, Corrado si lascia andare. E confessa un progetto che finora aveva tenuto segreto: « Dopo l’Olimpiade di Londra 2012, chiudo con l’attività di capitano. Niente più Coppa Davis e Federation Cup, niente più viaggi. Ma soprattutto niente più tensioni. Io sono uno che vive intensamente, dal punto di vista emotivo, queste situazioni. Mi logoro fisicamente e psicologicamente. Mi distruggo. Ogni partita lascio sul campo qualcosa della mia vita. Ai Giochi di Londra andrò verso i 60 anni. L’età giusta per dedicarmi totalmente al mio progetto » .
Alla Federtennis resterà legato, si trova bene. E’ capitano da dieci anni, ma non rinnoverà il mandato. A quel punto ci si chiede chi potrebbe essere il suo sostituto. « Io dico Francesca Schiavone. A 32 anni, quanti lei ne avrà durante l’Olimpiade, sarà tempo di pensare a cosa fare dopo. Magari chiudendo con qualcosa di importante, qualcosa di clamoroso » .
Sul tema abbiamo sentito anche Angelo Binaghi, il presidente della Federtennis. «Spero che Corrado ci ripensi, vogliamo che resti con noi. E della Schiavone abbiamo bisogno per almeno altri quattro anni. Detto questo, sono convinto anch’io che Francesca possa essere il nuovo capitano. Anche di Coppa Davis. Ha grinta, talento e carisma per diventarlo. Ha dimostrato sul campo il suo valore, ma anche la sua personalità. E’ un’idea che sta tranquillamente in piedi».
Oggi Corrado è ancora il coach della Schiavone. Ora la seguirà a Pechino, poi a Tokyo, quindi al Masters (« Spero proprio che si qualifichi ») e infine nella finale di Federation Cup a San Diego contro gli Stati Uniti. Quando gli chiediamo se pensi di trovarsi davanti le due Williams, Barazzutti scuote la testa.
« Ho una scommessa in atto con Sergio (Palmieri, direttore degli Internazionali d’Italia, ndr). Io sono convinto che non ci saranno. Serena non ha giocato di proposito di US Open di quest’anno. Non l’ha fatto per come l’avevano trattata nel 2009. Un comportamento razzista, non fosse stata nera non le sarebbero stati così addosso. Connors, e io ne so qualcosa, e McEnroe a New York hanno sempre fatto quello che volevano. Lei invece è stata subito bacchettata. Non credo che vorrà fare un favore alla Federazione americana. E Venus, non dovesse esserci Serena, dubito che si presenterà a San Diego » (…)


Bollettieri, guru del corri e tira (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 23-9-2010)

Imbattibile motivatore, formidabile innovatore o geniale uomo di pubbliche relazioni? Con quella faccia segnata dalle rughe dell’esperienza e dalle tante ore passate sotto il sole, il grande Nick (Bollettieri) sbandiera subito, come risposta, il celebre sorriso «Cheese» a 32 denti, brillanti come i suoi successi. E si fa beffe dei grandi denigratori: John McEnroe («Nick non sa niente di tennis») e il più famoso allievo, Andre Agassi («Se avessi incontrato a 18 anni Brad Gilbert sarei diventato numero 1 del mondo a 18 anni»). Gara continua Ma Nick è il tennis moderno. Ha inventato il «corri e tira», ha codificato la predominanza nello scambio del dritto sul rovescio, ha esaltato i colpi più forti del repertorio personale, ha impiantato la prima scuola (La Nick Bollettieri Academy di Bradenton, Florida) per giovanissimi di tutto il mondo, ha esasperato la competitività degli esuli bambini mettendoli continuamente in competizione, lasciandoli liberi di esprimere la propria personalità sui 14 campi in cemento della sua scuola militare.
Arthur Ashe, il primo nero vincente del tennis, suggerì a papà Williams: «Se vuoi che Venus e Serena diventino grandi tenniste, portali da Nick». L’ex bambina-prodigio, Tracy Austin, puntualizza: «Il tratto comune degli allievi di Nick è la fiducia, perché è questo il fattore principale per vincere nel tennis pro. E Nick sa come fare perché tutti credano in se stessi». Nick dolce e paziente, Nick dedicato e stakanovista, Nick Bollettieri ha avuto soprattutto la grande intuizione che il tennis diventava sempre più fisico e determinazione, ed ha lavorato sui soggetti più plasmabili. Cioè i più giovani, magari senza genitori al seguito (come papà Agassi) o primi sponsor (come quelli di Seles e Sharapova), votati allo sport come riscatto sociale.
Ma Nick Bollettieri è stato molto di più. «Non ho mai visto tanti allenamenti specifici sulla volée come da lui. Lì ho assistito alle prime video analisi di colpi e match. Sa di tennis e così ha rilanciato Boris Becker. E chi può batterlo, come gestione dei giocatori e immagine?», spiega Umberto Rianna, guida da anni di Potito Starace alla Blue Team di Arezzo, transitato come allenatore a Bradenton per 10 anni. Insieme a tecnici validissimi, come José Lambert e Mike De Palmer senior, che ha fondato la prima Academy con Bollettieri, sempre in Florida, ma a Sarasota. Quando i finanziamenti venivano da amici-sponsor, e la multinazionale Img non aveva acquistato il giocattolo. Chi c’è stato e, fra gli italiani, come Raffaela Reggi, il povero Federico Luzzi e, ultimamente, la grande speranza, Gianluigi Quinzi, è rimasto impressionato soprattutto dalla vitalità del guru (instancabile, anche oggi, a 79 anni, e capace di fare 3/4 cose insieme), e dalle regole della scuola (…)

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker