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27/11/2010 12:26 CEST - Rassegna stampa del 27-11-2010

Nadal domina ma si infuria con l’arbitro (Poli). Rafa e Roger: “Ci vediamo in finale” (Valesio). Nadal avanza di prepotenza (Marcotti). L’agonia del doppio e un’idea per salvarlo (Clerici)

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Rubrica a cura di Alberto Giorni

Nadal domina Bedych, ma si infuria con l’arbitro (Marisa Poli, La Gazzetta dello Sport del 27-11-2010)

Il potere logora anche chi ce l’ha. A Rafa Nadal non basta essere numero 1 del mondo, né aver appena vinto per la prima volta il premio fair play con i voti degli altri giocatori. Non basta se il chiodo fisso è quel benedetto Masters mai vinto che ormai è l’ultima perla mancante alla collezione. Si può perdere la testa lo stesso, urlare al giudice di sedia che sta dicendo una follia, chiamare in causa il supervisor, minacciare: «Così non gioco più». Non vince un torneo indoor da cinque anni Nadal, ma non c’era avversario più adatto per continuare la rincorsa al diploma da maestro (e, insieme a Federer al jackpot da 1.230.000 euro per il giocatore che non perde match nei round robin): per superare i gironi sarebbe bastato vincere un set con Tomas Berdych. Dal 2007 in poi, in sette match non ha strappato nemmeno un set allo spagnolo, finale di Wimbledon compresa. Forse è stata la resistenza del ceco. Forse la tensione di perdersi sul più bello dopo aver «giocato i migliori match indoor degli ultimi anni». Forse l’importanza di quel quindici: Nadal era sotto 5-6 e 15 pari sul suo servizio, la palla colpita da Berdych è caduta vicino alla linea di fondo, Rafa alza il braccio, come a fermare il gioco («Ma non l’ho fatto e non ho chiesto il challenge, se ho condizionato la scelta dell’arbitro il problema è suo»). Il giudice di sedia, Carlos Bernardes, chiama out la palla. E quando l’occhio di falco dà ragione a Berdych, non fa rigiocare il punto ma lo assegna al ceco: scattano i tre minuti di follia che scatenano pure qualche fischio dalle tribune dell’Arena O2. «Io sto in campo quanto mi pare a discutere quando so di avere ragione: il punto doveva essere rigiocato. E comunque non era importante, perché ho vinto quello dopo e poi anche la partita» racconterà più tardi Nadal nella conferenza stampa, con i giornalisti spagnoli a chiedergli conto delle proteste e il video già in circolo sui siti di tutto il mondo. La versione di Berdych, crollato sotto un filotto di 10 punti a 3 dopo la pausa: «Nadal ha fermato il gioco, non è giusto star fermi tre minuti a discutere, anche se non ho perso per quello, ma l’arbitro ha dimostrato di aver paura di lui. Se dovessi rivotare per il premio fair play, sceglierei di nuovo Rafa, se lo merita. Più di Federer, quando l’ho battuto a Wimbledon ha detto che era infortunato». Mancano due esami al titolo di maestro, quello di oggi pomeriggio è di scozzese. «Murray ha detto che sono il favorito ma tutti sanno che non è vero— parte all’attacco Nadal, avanti 8-4 nei precedenti —, Comunque vada, io sono già soddisfatto: vincere tre partite sulla superficie più difficile per me, l’anno scorso le avevo perse tutte». Guarda tutti dall’alto del numero 1 sempre più saldo, forte di un anno ricco di 3 Slam (ha mancato solo l’Australian Open), altri tre Masters 1000, più Tokyo. «Sarà difficile fare meglio di questa stagione fantastica». Basta non perdere la testa.


Rafa e Roger: “Ci vediamo in finale” (Piero Valesio, Tuttosport del 27-11-2010)

Non si poteva sperare nulla di meglio dal Masters che si sta giocando a Londra. In semifinale ci sono arrivati i primi quattro talenti del mondo: Roger Federer affronterà Nole Djokovic e Rafa Nadal se la vedrà con Andy Murray (che pure è 5 Atp in quanto sorpassato da Soderling). Spettacolo purissimo che consacrerà una stagione decisamente lunga come i protagonisti sostengono; specie si ci si riferisce ad uno sport come il tennis dove il dispendio fisico è tanto. Ma anche una stagione che proprio in forza della sua lunghezza porta con sé una sensazione di epico. Anche perché a questo punto, serbi e inglesi a parte (forse: la natura di scozzese di Andy non è poi così bene accetta da tutti i sudditi di Sua Maestà) tutti sognano “la” finale: quella che per l'appunto sancirebbe in via definitiva la natura epica di questa stagione. Federer-Nadal, ovviamente. Il confronto migliore che un qualunque sport del pianeta può proporre in questo momento. Il confronto che ha contraddistinto quella che ormai può essere definita un'era tennistica e che manca da Madrid della primavera scorsa quando vinse Rafa. Ma in questa stagione è mancato il confronto vero fra i due superbig, quello che in qualche modo portasse avanti la tradizione della mitica (aggettivo una volta tanto adoperato a ragion veduta) di Wimbledon 2008. Il tennis offre la possibilità che proprio all'ultimo atto, a fine novembre dopo 11 mesi di tornei, si verifichi il confronto più atteso, una cosa da highlander. Come se il primo dicesse all'avversario: dopo ne resterà soltanto uno. Per arrivare a quel match tuttavia ci sono ancora due semifinali da giocare e forse quello messo peggio dei due potenziali finalisti è Nadal. Non certo sotto il profilo della condizione fisica, dato che Rafa a onta di tutti quelli che ritenevano il suo stato non al meglio, specie dopo l'annuncio della non partecipazione a Bercy. E sotto il profilo psicologico Rafa è parso stare ancora meglio visto che ieri nel match contro il non amato Berdych (quello che osò fargli segno col dito di stare zitto proprio a Madrid) si è pure concesso il lusso di trascinare una polemica (lui che alle polemiche proprio non è avvezzo) per una presunta richiesta di falco. E' carico al punto giusto lo spagnolo. lui che quest'anno ha vinto tre Slam e che comunque, se dovesse vincere Il Master potrebbe fregiarsi del titolo puramente empirico ma significativo, di vincitore di un quasi Slam. Nadal dovrà battere soprattutto i numeri, quelli che sostengono con ragione che prima o poi Murray dovrà vincere qualcosa di grosso. Federer avrà contro Djokovic che notoriamente lo patisce e che ieri si è presentato in campo prima del match contro Roddick con una benda sull'occhio per scherzare sui fastidi oculari occorsigli nell'incontro precedente.


Nadal avanza di prepotenza (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport del 27-11-2010)

Come Federer, anche Nadal chiude il girone del Masters di Londra con tre vittorie in altrettanti incontri. Al maiorchino bastano due set per archiviare la pratica Berdych, anche se a dispetto della durata del match (1h54') è il punteggio che evidenzia meglio come ci sia stato vero equilibrio solo nella prima frazione, quando il ceco ha avuto subito due palle break salvate da Rafa. Nel quinto game tocca a Nadal la doppia chance del break. Comandano i servizi. Fino al 5-6 15-15 servizio Nadal, quando l'incontro si interrompe per diversi minuti. Il giudice di sedia, il brasiliano Carlos Bernardes, chiama fuori un rovescio di Berdych, forse anche condizionato dallo stesso Nadal che aveva dato la sensazione di fermarsi (alzando un dito in segno di richiamo). Il ceco chiede la verifica del "falco" che gli dà ragione. Furioso come poche volte lo si è visto, Nadal prima protesta animatamente con il giudice di sedia, quindi con il supervisor. E di fronte alla fermezza dei due quasi minaccia di ritirarsi. Lunghi attimi di tensione. Ma il nervosismo del momento danneggia solo il ceco perché alla ripresa del gioco il n. 1 del mondo è irresistibile: tiene il servizio e domina il tie-break. Da li in poi il match scivola verso Nadal verso l'inevitabile epilogo. A fine match Berdych rinuncia alla diplomazia, anche se non cerca scuse. «Quel punto non ha cambiato il match, ma dimostra la sudditanza dell'arbitro verso Rafa - le parole di Berdych - . ProbabiImente anche io mi sarei comportato come Nadal, non ce l'ho con lui. Ma il giudice non ha applicato il regolamento che è chiaro. Non dovevamo fermarci per così tanto tempo, invece Rafa ha potuto fare tutto quello che voleva». Non è la prima volta che tra i due volano scintille. Già nel 2006, quarti di finale di Madrid, il ceco, dopo aver battuto Nadal è uscito dal campo invitando i tifosi spagnoli al silenzio con un eloquente dito alla bocca. Il padrone di casa non l'aveva presa bene e tra i due c'era stato un acceso chiarimento. Ieri una nuova puntata. Che Rafa ha però voluto minimizzare: «Stavo giocando bene anche prima, non credo che quel punto abbia cambiato nulla. Io continuo a pensare che il giudice abbia sbagliato perché non avevo interrotto il gioco e la mia risposta era rimasta in campo. Ho cercato di spiegarlo anche al supervisor ma lui mi ha detto che l'ultima parola spettava al giudice». Oggi lo attende in semifinale Murray: 12 i confronti diretti, con lo spagnolo che conduce 8-4. Per suggellare la migliore stagione della sua carriera a Nadal manca solo il Masters, unico scalpo tra i tornei più importanti che ancora gli manca. Non solo i bookmaker, ma lo stesso Murray lo danno favorito. «Andy fa pretattica, qualsiasi esperto sa che questa superficie lo avvantaggia. Potremmo parlare per due giorni, ma alla fine quello che conta è solo il campo».


L’agonia del doppio e un’idea per salvarlo (Gianni Clerici, La Repubblica del 27-11-2010)

Nadal ha appena finito di battere Berdych 7-6, 6-1 e si è qualificato per le semifinali di un torneo nel quale, l'anno passato, riuscì nella prodezza di perdere tre consecutive partite. «E' stata la mia migliore stagione» afferma, prima di andarsene e, poiché non aggiunge certo «in singolare», non mi par vero di chiedere «E in doppio?». «Cos'è il doppio?». Rafa mi viene sottratto da nugoli di cameramen, e sono quindi costretto a rispondere. Il doppio già esisteva nel Rinascimento, e addirittura lo giocava a Praga Rodolfo II , il Re di Boemia, e cioè del paese dell'avversario di Nadal di oggi. Con la re-invenzione del tennis da parte degli inglesi nel 1870, il gioco a quattro divenne praticatissimo, anche con le signore, preliminare di idilli campestri. Sino agli Anni '90 la specialità venne praticata da grandi campioni non solo specializzati nel singolo, tanto che, due vincitori di Wimbledon, McEnroe e Stich si associarono per riportarne il titolo nel '92. Da quei giorni l'involuzione del gioco ha fatto sì che il doppio divenisse una caratteristica del tennis di Club, sia perché dotato di maggior socialità, sia per evitare la ressa sui campi. I campioni evitano accuratamente di parteciparvi, e le gare a quattro rappresentano ormai una sorta di rifugio di singolaristi falliti, o troppo anziani per competere in singolare, con rarissime incredibili eccezioni, quali l'austriaco Melzer, tanto coraggioso da affrontare le duplici fatiche e vantare l'undicesima posizione in singolo. Il doppio viene tenuto in vita per due sole ragioni. La Coppa Davis organizzata dalla Federazione Internazionale, e gli spazi vuoti dei Tornei Internazionali, addirittura degli Slam. Di doppio la Atp redige una regolare classifica a punti e distribuisce un par di milioni di dollari di premi. Esiste quindi, anche per il doppio, un Master, con otto coppie di attori semisconosciuti, tra i quali raggiungono una minima notorietà i gemelli Bryan, uno dei quali, Mike, assurse addirittura al n.116 —dico centosedici — nella classifica del singolare, prima di dedicarsi al doppio. Con il fratello Bob, I due hanno vinto qualcosa come otto titoli del Grand Slam, e guadagnato, sempre insieme, più di quattordici milioni e mezzo di dollari. Ci si domanda, a questo punto, se sia dignitoso tenere in vita un tale fossile vivente, abolirlo, o adottare, come suggerisce il membro del Board Atp Giorgio Di Palermo una classifica in cui vengano computati entrambi i punti, del singolo e del doppio. Forse, per raggiungere il primo posto, vedremmo in campo anche Nadal e Federer.

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker