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03/12/2010 19:53 CEST - FINALE COPPA DAVIS

I bleus che
non ti aspetti

TENNIS - Prime impressioni dalla finale di Coppa Davis. In viaggio con i tifosi francesi da Fiumicino che per tutto il volo iniziano a fare un tifo scatenato. Poi, arrivati in città, l’albergo ufficiale  dell'ITF (simile a un 4 stelle degli anni 70...) e il ristorante di Nole in una capitale serba da videogioco con le gigantografie degli eroi serbi sparse un po' ovunque. Belgrade Arena piena già un'ora prima dell'inizio Da Belgrado,  Daniele Flavi

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Palazzo con gigantografia - foto di Paolo Rossi
Palazzo con gigantografia - foto di Paolo Rossi

Che la finale di Davis tra Serbia e Francia fosse particolarmente sentita anche dai Francesi già lo si sapeva, ed in effetti sono arrivati alla Belgrade Arena oltre 1500 tifosi blues. Ma che già da dall’aeroporto di Fiumicino potessero sentirsi i primi cori di incoraggiamento per “Le Monf” pensavamo fosse una cosa abbastanza improbabile.

IL VOLO  Invece, sul nostro volo che in mattinata ci ha portato nella capitale serba c’erano non meno di 30 tifosi transalpini, provenienti da un circolo a nord di Parigi che per tutto il viaggio hanno intonato cori forse anche per non pensare ai vuoti d’area che il nostro aereo stava attraversando. Arrivati a Belgrado ci si presenta un aeroporto molto pulito ed ordinato, un po’ piccolo ma con i bagagli che praticamente arrivano insieme a noi (che invidia…altro che le ore di attesa a Fiumicino) e con i controlli alla frontiere molto più tranquilli del previsto. La corsa in taxi fino all’hotel è al quanto movimentata grazie alla “guida sportiva” del tassista.

LA CITTA' Mentre entriamo nella città nella mente passano le immagini dei film di James Bond degli anni 80 per le nere foreste che la circondano e con la parte antica che svetta sulla collina con la grande chiesa a fare da baluardo. L’albergo ufficiale della ITF, il Continental è maestoso, molto spazioso ma le stanze sembrano quelle di un buon hotel di lusso 4 stelle degli anni 70 italiani, con la moquette per terra ed i rubinetti, nei bagni, con i pomelli pentagonali bianchi.

IL RISTORANTE DI NOLE Poi dall’albergo, incontrato il collega della Gazzetta Vincenzo Martucci (gli unici all’altri giornalisti italiani presenti qui, oltre a noi di Ubitennis, sono Giovanni Di Natale di Supertennis TV e Paolo Rossi del Corriere Nazionale) prendiamo il bus della transportation per raggiungere l’arena, ma il tragitto della lunghezza di pochi chilometri dura quasi mezz’ora tra il traffico infernale di Belgrado. Più ci avviciniamo all’arena e più ci sembra di essere in una sorta di video gioco con quartieri con palazzoni immensi sia a destra che a sinistra ma più l’atmosfera si surriscalda con le gigantografie degli eroi serbi piazzate sui palazzi più in vista e soprattutto su quello proprio del ristorante di Nole, dal nome simpaticissimo “Contiki”, posto in un quartiere molto moderno e giovanile che a detta di alcuni è quasi del tutto di proprietà della famiglia di Djokovic. Arrivati, finalmente allo stadio, un’ora prima dell’inizio delle partite gli spalti sono quasi completamente pieni e già si mette in evidenza il gruppo dei “caciaroni”. Tutti giovanissimi, tatuatissimi, emuli forse dell’oramai famoso Ivan l’invasore di Genova (ovviamente stiamo parlando dello stadio) ma molto più disciplinati e con diversi grossi tamburi, posti nell’angolo destro dietro l’arbitro, che portano il tempo all’intero stadio.
 

Daniele Flavi

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