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16/12/2010 15:55 CEST - LE GRANDI PROMESSE

Generazioni di fenomeni?

TENNIS - Non ci sono più i baby campioni capaci di vincere uno Slam da ragazzini. L’ultimo è stato Rafa Nadal e prima di lui Michael Chang e Boris Becker, più di 20 anni fa. Pur faticando ad emergere, tra i nati negli anni ’90 si nascondono grandi talenti destinati a sbocciare. Chi sono e da dove vengono. Dal grande talento di Dimitrov alla solidità di Harrison, fino agli altry baby fenomeni (Bhambri, Tomic, Del Bonis, Krajinovic) Claudio Gilardelli

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Lo dicono tutti: tennisti capaci di vincere grandi tornei prima dei vent’anni non esistono più e l’evoluzione del tennis moderno sta selezionando giocatori con caratteristiche fisiche e di potenza che raramente si vedono in un teenager. Non a caso, fatta eccezione per il fenomeno di Manacor, l’ultimo capace di vincere uno Slam da adolescente è stato Michael Chang a 17 anni e 109 giorni. Assodato il fatto, esiste però una tribù di giovani giocatori che, seppur ancora acerbi, si possono tranquillamente candidare a recitare nei prossimi anni il ruolo di veri e propri campioni. Sono i ragazzi nati negli anni ’90: magari tra loro non si nasconde il prossimo Federer o Nadal, ma sicuramente qualche futuro vincitore di Slam.
Dunque chi sono questi campioncini in erba? E quali sono le nazioni che, in termini quantitativi o semplicemente qualitativi, saranno al top nei prossimi anni?
Per rispondere a queste domande abbiamo selezionato i tennisti nati dopo il 1° gennaio del 1990 tra i primi 600 giocatori del mondo nella classifica di lunedì 13 dicembre. Ecco a nostro avviso i più futuribili.

ARGENTINA: 8
L’Argentina conferma l’ottima tradizione ed è la nazione con più giovani, almeno nella top600: ben otto. Tra questi da tenere d’occhio c’è sicuramente Federico Del Bonis. Il ventenne di origini italiane è un mancino di 187 cm con un gioco solido supportato da un diritto e un rovescio a due mani buoni e da un servizio di qualità che gli permette di non disdegnare la rete quando necessario.
Nel 2009, dopo buoni risultati in tornei Futures, ha raccolto eccellenti risultati nel circuito challenger raggiungendo la finale a Milano e vincendo il torneo di Manerbio, partendo dalle qualificazioni in entrambi i casi.
Quest’ultima stagione, che pur si è aperta con una serie di risultati negativi, vede l’argentino raggiungere la finale al challenger di Napoli, dove riesce a sconfiggere strada anche il nostro Starace, idolo di casa. In finale però non riesce a confermarsi e perde da Machado. Nelle settimane successive al torneo napoletano vince addirittura il challenger Roma-2, dove mette in fila gente come Kollerer e Florian Mayer. Impreziosiscono la sua stagione la semifinale a Reggio Emilia ma soprattutto la finale a Rimini, sconfitto dal nostro Lorenzi, che permetterà a Del Bonis di agguantare sarà il suo best ranking (n.117).
Infine in autunno chiude il 2010 con due discreti risultati: supera le qualificazioni a Metz e arriva ancora nei quarti al challenger di Montevideo.
Accanto a Del Bonis, le speranze argentine sono affidate anche a Facundo Arguello, classe 1992. Nato a Tandil come Del Potro e Nalbandian, Arguello vince il Bonfiglio nel 2009 battendo l’italiano Gaio e è semifinalista a Wimbledon nel 2010 tra gli juniores, nonostante dica che sia la terra la sua superficie preferita. Come i suoi illustri concittadini esordisce molto giovane nel circuito che conta, e, così come accadde a Del Potro, conquista il suo primo punto ATP molto giovane nei Futures sudamericani, a 15 anni e otto mesi.
Quest’anno ha vinto tre Futures in Argentina, arrivando in finale in un quarto, e ha raggiunto anche la finale al challenger di Belo Horizonte-2.
Insomma un inizio di carriera molto simile a quello dei migliori giocatori del paese: sarà sulla strada giusta per arrivare tra i migliori?

FRANCIA: 6
Dei sei giovani francesi, Guillaume Rufin, classe 1990, è quello che per risultati si candida a un posto tra i grandi. Il francesino (si fa per dire visto la statura importante, 189 cm) possiede fisico ancora da costruire e, come quasi tutti i suoi coetanei di una certa altezza, è ancora un po’ lento negli spostamenti. Destrorso, è dotato di un ottimo rovescio bimane e di un eccellente servizio, mentre il diritto è il colpo meno incisivo.
Allenato da Emmanuel Planque, già tecnico di Llodra, nel 2008 si è aggiudicato il campionato europeo a Bad Gastein battendo in finale il finlandese Henri Kontinen.
Nel 2009 ha vinto il challenger di Florianopolis: questa impresa gli ha permeso un balzo di quasi 50 posti in classifica entrando per la prima volta nella top200.
Quest’anno comincia superando le qualificazioni all’Australian Open ma è sconfitto però al primo turno da Tomic. Raggiunge poi i quarti nel 250 di Marsiglia (best ranking n.139 dopo questo torneo) e nel challenger di Marburg. Agli US Open arriva al secondo turno, impresa già riuscitagli nel 2009 quando ebbe una wild card per il Roland Garros. Conquista le semifinali a Santiago-2 dopo aver battuto al primo turno l’idolo di casa e finalista nella passata edizione Massu. Una curiosità: tra una partita e un allenamento, Rufin è riuscito a diplomarsi al liceo classico e si è iscritto alla facoltà di legge.
Tra i nati nel ’92, Gianni Minà (recentemente intervistato da Teo Gallo al Futures di Madrid, vinto dal nostro Alessandro Giannessi) è quello che almeno a livello junior ha messo in mostra le qualità migliori: è stato n.1 e si è tolto le soddisfazione di arrivare nel 2009 in finale al Roland Garros e in semifinale agli US Open e nel 2010 in semifinale agli Australian Open. Nel 2009 ha vinto anche l’Orange Bowl, prestigioso torneo juniores che ha tra i vincitori numerosi giocatori che poi sono diventati numeri uno del mondo. Il passaggio al professionismo lo vede cogliere prestigiosi risultati fin da subito: a inizio anno vince il primo Futures in Turchia, nazione che sembra portargli bene visto che a conclusione del 2010 vince un altro Futures in terra ottomana.

STATI UNITI: 5
È Ryan Harrison la speranza americana, dopo la mezza delusione di Donald Young, di avere un giocatore tra i top players nei prossimi anni. Appena diciottenne (è nato il 7 maggio 1992), Harrison è quello meglio classificato tra tutti i giocatori della sua età: n.173.
Ryan possiede un ottimo servizio, soprattutto in kick, e colpi fondamentali di tutto rispetto: un diritto pesante, anche se ancora insicuro e un rovescio potente che gioca sia a una che a due mani. Ma soprattutto è dotato di un gioco di volo di livello che gli consente variazioni interessanti.
Da juniores ha conquistato una semifinale agli Australian Open nel 2008, mentre tra i professionisti vanta due Futures vinti nel 2009 e numerosi buoni risultati i questa stagione, suo primo vero anno da pro: alle uscite al primo turno agli Australian Open, e nelle qualificazioni sia al Roland Garros sia a Wimbledon, ha risposto con i quarti nell’ATP 250 di Newport, un secondo turno a Indian Wells, dove ha battuto Taylor Dent, e una finale al challenger di Tiburon. Ma è stato agli US Open che ha fatto (intra)vedere ciò di cui è capace. Superate le qualificazioni, ha sconfitto al primo turno con un gioco molto aggressivo Ivan Ljubicic per poi arrendersi a Stakhosky nella partita successiva ma non senza lottare: è arrivato ad avere tre match point nel tie-break del quinto prima di cedere al rivale più esperto. Non male per un ragazzino di 18 anni.
Harrison condivide con Nadal e Gasquet un primato: è il terzo più giovane giocatore dal 1990 a essere riuscito a vincere una partita ATP. È successo nell’aprile del 2008 nel torneo di Houston, a 15 anni, 11 mesi e 7 giorni, dove ha superato il primo turno battendo Cuevas.
Insomma tutti i presupposti ci sono, speriamo non si perda per strada.

AUSTRALIA: 3
Chi non ha mai sentito parlare di Bernard Tomic? È il più giovane vincitore di sempre di una prova dello Slam juniores, avendo conquistato nel 2008 a soli 15 anni e 3 mesi l’Australian Open. Vincitore anche di ben tre edizioni del prestigioso Orange Bowl (under 12 nel 2004, under 14 nel 2006 e under 16 nel 2007). Insomma il giovane australiano sembra davvero nato con le stimmate del campione e ci sperano tutti in Australia, da Cash fino a Stolle.
Il cognome tradisce origini croate, ma è nato a Stoccarda nel 1992. In Australia ci arriva a tre anni e mezzo e da lì riparte alla conquista del mondo (tennistico).
Alto 1 metro e 90, corporatura da migliorare, ma tecnicamente completo: buon diritto profondo, che però non è un colpo naturale in Tomic, servizio continuo e preciso, rovescio a due mani, giocato d’anticipo, è il colpo migliore con il quale può davvero fare quello che vuole e che è stato addirittura paragonato a quello di Mecir. Grande capacità di cambiare il ritmo, deve cercare di ricordarsi di essere a volte più aggressivo per fare il salto di qualità.
Gli italiani ricorderanno la sconfitta agli AUS Open 2009 di Starace per mano di Tomic per 76 16 76 76. In quel torneo l’australiano si fermò poi al turno successivo. Stessa cosa nel 2010 dove però impegno duramente Cilic (era avanti 2 set a uno) arrendendosi al 5° set al croato che poi arrivo fino alle semifinali.
Già vincitore di due tornei challenger, a Melbourne nel 2009 e quest’anno a Burnie, partendo dalle qualificazioni, nel 2010 è arrivato anche in semifinale a Cremona e nei quarti a Toyota.
Ha superato le qualificazioni anche a Wimbledon, arrendendosi però al primo turno a Fish.
Recentemente ha assunto un nuovo preparatore atletico: che sia finalmente pronto a fare un salto tra i grandi?

BULGARIA: 1
Grigor Dimitrov
è l’unico esponente del tennis bulgaro ma in quanto a talento non ha nulla da invidiare a nessuno. Non è un caso infatti che appena diciannovenne sia l’unico tra i giocatori nati nel ’91 ad avvicinarsi alla top100: è infatti n.106 del mondo con l’ambizione, nei prossimi anni, di “essere il numero uno mondiale”. Non per nulla la sua fonte di ispirazione tennistica è Roger Federer.
Dimitrov si distingue per essere uno dei pochissimi a giocare uno splendido rovescio a una mano che unito a un buon diritto e a un servizio di notevole potenza, lo rendono da fondo campo un giocatore molto solido e temibile. Il tallone d’Achille? Come per la maggior parte dei giovani di una certa altezza (lui è alto 188 cm), una lentezza negli spostamenti.
Lasciata la Bulgaria, va per un breve periodo in California alla Weil Tennis Academy per poi trasferirsi a Barcellona da Pato Alvarez. In quel periodo, da juniores, raggiunge la finale dell’Orange Bowl a Miami, perdendo da Berankis, e vince anche il prestigioso premio “Eddie Herr Rising Star” riservato ai giovani talenti davvero meritevoli.
Nel 2008 vince due Slam (Wimbledon e US Open, sulle sue superfici preferite ma su cui si allena di meno) diventando così n.1 del mondo.
In questo stesso anno comincia a cimentarsi nei tornei più importanti, riuscendo anche a vincere una partita contro Jiri Vanek nel tabellone di qualificazione per Basilea.
Il 2009 è l’anno del passaggio definitivo tra i pro: coglie alcuni buoni risultati nel circuito challenger e riesce a passare un turno nel tabellone principale del torneo del Queen’s, battendo Navarro e arrendendosi di misura (67 67) a Gilles Simon, allora n.7 del mondo.
Il 2010 lo ha visto impegnato ancora a livello di Futures e challenger, riuscendo a imporsi in Germania in Spagna, e a vincere i tornei di Ginevra e Bangko. Coglie di nuovo un buon risultato al Queen’s, dove perde al 2° turno da Lopez.
Attualmente si allena alla Tennis Academy di Mouratoglou, seguito da Peter McNamara proprio dal Queen’s di quest’anno.
Per molti è l’erede designato di Federer. Saprà essere all’altezza di questo onore/onere?

SERBIA: 2
“Grande colpitore da fondo, si muove bene e mi ricorda Agassi, ma André non era così a suo agio sotto rete”. È questa la descrizione di Filip Krajinovic da parte di Nick Bollettieri, suo scopritore all’Orange Bowl 2007.
Classe ’92, fisico da migliorare ma braccio notevole, possiede un diritto pesante e un rovescio bimane in top-spin che per ora gli ha dato più dolori che gioie. Con alle spalle un percorso di vita ben diverso da quello dei suoi concittadini di Belgrado, Djokovic e Ivanovic, che hanno iniziato a giocare sotto le bombe, a 15 anni lascia la Serbia per la Florida dove entra nella scuderia di Bollettieri.
Nel 2008 a livello juniores, raggiunge le semifinali a Wimbledon e sul cemento di Flushing Meadows, sua superficie prediletta. All’esordio in un torneo challenger arriva in seminale a Knoxville partendo dalle qualificazioni.
Quest’anno in maggio è arrivato alle semifinali dell’ATP 250 di Belgrado battendo gente come Zeballos e soprattuto l’idolo di casa Djokovic (seppur per ritiro). È stato fermato da Sam Querrey, ma Filip è diventato a 18 e 2 mesi il più giovane semifinalista in un torneo ATP nel 2010.
A giugno arriva anche la finale al challenger di Kosice, risultato che gli permette di raggiungere la 170° posizione mondiale.

LITUANIA: 2
Nato nel ’90, Ricardas Berankis ha avuto una grande carriera juniores, vincendo nel 2007 US Open e Orange Bowl e terminando l’anno come n.1 incontrastato. Ricardas, che però preferisce farsi chiamare Richard, ha iniziato la stagione al n.319 del ranking, terminandola al n.87, piazzamento mai raggiunto da un suo connazionale. Per questa ragione è stato premiato dall’ATP come uno dei “Newcomers of the years” 2010.
Unico della generazione del ’90 ad essere nei primi cento del mondo, si allena alla IMG Bollettieri Academy in Florida. E proprio Bollettieri dice di lui: "Diventerà un giocatore dannatamente bravo. Ha una grande disciplina nel lavoro ed è molto umile. Tutti gli aspetti del suo gioco sono moto solidi. Non ha una debolezza. Deve però cercare di essere più aggressivo: con la sua altezza di solo 175 cm vincere sempre giocando dalla linea di fondo diventa un’impresa ardua”.
Il suo più illustre ammiratore non è però Bollettieri ma un certo Roger Federer con il quale si allena a Dubai da tre anni.
Intanto però Richard comincia a togliersi qualche soddisfazione anche tra i pro: nel 2010 è arrivato nei quarti al 250 di San Josè e al secondo turno a Wimbledon e agli US Open, partendo dalle qualificazioni, a livello challenger ha collezionato due vittorie a Nottingham e Helsinki, una finale a Vancouver e una semifinale a Salinas.
Ha le armi per arrivare molto in alto: riuscirà a confermare nel 2011 i progressi di quest’anno e magari spingersi ancora più in su?

CANADA: 2
Di chiare origini slave, Milos Raonic arriva infatti dal Montenegro a Toronto all’età di tre anni. Inizia a giocare a tennis a otto superando numerose difficoltà: “Mi allenavo con una macchina lancia palline alle 6.30 di mattina e alle 9 di sera perché a quell’ora i campi erano più economici e ce lo potevamo permettere". Da allora il ragazzo è cresciuto, non solo in altezza (è quasi due metri): servizio molto potente, diritto devastante che però non conosce varietà di soluzioni, buon rovescio bimane usato prevalentemente come colpo di controllo o di transizione.
Il suo mito? Pete Sampras, del quale ammira il modo di stare in campo e di cui registrava ogni partita e “finivo col rivederle almeno un paio di volte”.
Secondo il suo allenatore, Frederic Niemeyer, Raonic è un diamante grezzo: “lo conobbi nel 2006 e appena lo vidi giocare mi resi subito conto dal suo talento smisurato, davvero incredibile e sfido chiunque ad affermare il contrario”.
Non ancora ventenne (li compirà il 27 dicembre), si rivela nel 2009 quando, oltre a due vincere due Futures in Canada e in Thailandia, supera le qualificazioni al Master 1000 di Montreal canadese battendo Gabashvili e Llodra e arrendendosi al primo turno a Fernando Gonzalez per 61 67 46 dopo aver avuto anche un match-point. “Non honessun rimpianto per l’occasione mancata: ho capito che sto lavorando bene e quali sono le mie possibilità per il futuro”.
Nel 2010, vince altri due Futures in Corea, e raggiunge la finale al challenger di Granby, i quarti a Kuala Lumpur (ATP 250) e il secondo turno nel 500 di Tokio, sconfitto da Nadal. Inoltre è riuscito ad arrivare per la prima volta nel tabellone principale di una Slam, l’US Open, superando nelle qualificazioni Zverev, Bogomolov jr e Guez e arrendendosi a Ball nel primo turno.
Le sue aspirazioni per il 2011? Entrare stabilente nei top50 con il sogno di arrivare un giorno tra i 10 migliori tennisti del mondo.

RUSSIA: 5
Precisiamo subito: Andrey Kuznetsov non è fratello di Svetlana. Anzi a giudicare dalle immagini che girano su internet sembra più il figlio di Davydenko.
Classe ’91, è un giocatore piuttosto completo, con un servizio potente, un buon gioco di volo che spesso utilizza, un diritto molto efficace e un rovescio (indovinate un po’?) a due mani che lo rendono particolarmente incisivo anche da fondocampo.
A livello juniores l’acuto lo fa nel 2009 quando si aggiudica il torneo di Wimbledon. L’erba è infatti la sua superficie preferite insieme alla…terra: insomma un giocatore a cui piacciono gli opposti e non ama le vie di mezzo. Il suo sogno è di potersi ripetere da professionista, magari mettendo a segno il match point con il suo colpo prediletto, quello tra le gambe alla Noah.
Nel frattempo, nel 2009 ha vinto tre Futures (Italy F4, Russia F4 e Kazakhstan F5), ed è arrivato in semifinale al challenger di Khanty-Mansiysk. Nel 2010 rivince un Futures in Kazakhstan, e arriva in finale e in semifinale nei challenger di Poznan e Saransk, risultati che lo portano fino al n.163 del mondo.
Un punto debole? Con 185 cm di altezza per 65 kg di peso sembra un po’ leggerino.

INDIA: 1
Seguitissimo in patria, Yuki Bhambri è nato a Nuova Delhi nel ‘92 e anche lui, come la maggior parte dei giovani di talento, si allena alla IMG Bollettieri Academy in Florida ed è già sotto contratto con la IMG, una delle più importanti agenzie di pubblicità per lo sport al mondo.
Fisico non esplosivo (183 cm per 77 kg di peso), il suo gioco è caratterizzato da una grande mobilità, con spostamenti rapidi che gli consentono di mettere a segno colpi anticipati da fondocampo e frequenti variazioni.
Nel 2009 è stato il primo indiano a vincere un Australian Open da junior (nonostante la superficie preferita sia la terra battuta) e il quarto a vincere, in generale, un titolo dello Slam. Nello stesso anno si aggiudica anche l’Orange Bowl e debutta nel circuito ATP al Masters 1000 di Miami, dove però perde subito da Diego Junqueira. Nel settembre 2009 ha esordito in Coppa Davis contro il Sudafrica,vincendo contro Izak Van der Merwe.
Partecipa dall’età di 15 anni ai tornei Futures e challenger: nel 2010 una semifinale al torneo India F4 e i quarti ai Futures India F3 e F5, Gran Bretagna F12 e Repubblica Dominicana F1 e F2. Risultati discreti ma non ancora all’altezza di quelli dei suoi coetanei più forti.
Speriamo che riesca nella prossima stagione a fare un piccolo salto di qualità e allontanare l’ombra di Paes, anche lui o n.1 juniores e vincitore a Wimbledon ma, da professionista, grande solo in doppio.

SPAGNA: 5
Forse bisogna credere a chi dice che la Spagna, dopo anni di dominio, sta andando incontro a un periodo di crisi di talenti se, tra i cinque giovani presenti nella top600 il più promettente lo abbiamo dovuto scovare al n.627. È Carlos Boluda-Purkiss, anche lui classe ’93, originario di Alicante. Si è fatto notare subito per aver vinto ben due volte (a 12 e 13 anni) il prestigioso torneo per under14 “Les Petits As” a Tarbes, che annovera nell’albo d’oro nomi del calibro di Ferrero, Gasquet e Nadal. Indicato come l’erede Nadal, è un gran lottatore, con un gioco d’anticipo molto aggressivo. E nonostante la piccola statura (sul metro e settanta) anche lo stesso Toni Nadal è pronto a scommettere sul suo futuro da campione: “Alla sua età, Rafa non giocava così bene”.
I suoi tennisti preferiti? Inaspettatamente non il maiorchino, né qualche altro spagnolo ma sono Agassi e Hinghis.
Nel 2010 si è cimentato nei tornei Futures, riuscendo a infilare due semifinali e una finale nei tornei Morocco F3, F4 e F5.

BRASILE: 4
Vincitore nel 2010 degli Australian Open, Tiago Fernandes è un ’93 capace di un tennis aggressivo grazie a un servizio incisivo, con il qule cerca di prendere in mano le sorti dello scambio, un diritto offensivo, sicuramente il suo miglior colpo, e un rovescio a due mani.
Per i brasiliani è l’erede di Kuerten, di cui Fernandes si professa grande ammiratore anche se “il mio giocatore preferito è Roger Federer”.
Dopo la vittoria a inizio stagione, Fernandes si è buttato nel circuito Future, dove ha colto qualche buon risultato nei tornei casalinghi (semifinali nei tornei Brazil F4 e F28 e quarti nel Brazil F7 e F27), mentre ha giocato le qualificazioni negli ATP 250 di Costa do Sauípe e di Houston.

TAIPEI: 1
Tsung-Hua Yang si è distinto per ora solo a livello giovanile con risultati di rilievo: nel 2008 ha vinto il Roland Garros, è arrivato in finale a Melbourne (sconfitto da Tomic ma battendo in semifinale Harrison) e in semifinale agli US Open (battuto da Dimitrov), diventando così il primo giocatore del suo paese a raggiungere il n.1 del ranking tra gli juniores.
Statura davvero bassa (173 cm) che potrebbe rappresentare un grosso problema per le sue velleità di futuro campione, gioca destrorso, con un buon rovescio a due mani.
Preferisce per ora disputare prevalentemente i tornei in terra asiatica, dove nel 2010 ha vinto un Futures in Malaysia ed è arrivato in semifinale e nei quarti nei challenger di Karshi e Samarcanda. Nei tornei di Pechino (500) e Shanghai (1000) è stato sconfitto al primo turno.
Benché si conosca ancora poco di lui, sulla base delle sue prestazioni sportive e per le qualità dimostrate in campo, la Longines lo ha scelto come ambasciatore di eleganza, accanto a Steffi Graf e André Agassi. Sarà il nuovo Chang?

E gli italiani? La situazione è un po’ desolante. Nei primi 600 giocatori abbiamo soltanto Stefano Travaglia (classe’91) e Alessandro Giannessi (nato nel ’90) e ci piazziamo a metà della graduatoria che considera esclusivamente il numero di giovani nell’intervallo di ranking considerato:

I nostri giocatori poi sono al 13° (Travaglia) e al 37° (Giannesi) posto tra i loro coetanei mentre non abbiamo nessun tennista nato nel ’92 e nel ’93 tra i primi 600 del mondo:

1990

1. Berankis Ricardas (LTU) n.87
2. Raonic Milos (CAN) n.156
3. Del Bonis Federico (ARG) n.160
4. Janowicz Jerzy (POL) n.161
5. Rufin Guillaume (FRA) n.204
6. Uladzimir Ignatik (BLR) n.223
7. Alexander Lobkov (RUS) n.255
8. Evgeny Donskoy (RUS) n.258
9. Facundo Bagnis (ARG) n.261
10. Henri Kontinen (FIN) n.272

37. Alessandro Giannessi (ITA) n.495

1991

1. Dimitrov Grigor (BUL) n.106
2. Kuznetsov Andrey (RUS) n.210
3. Tsung-Hua Yang (TPE) n.303
4. Yong-Kyu Lim (KOR) n.329
5. Pablo Carreno-Busta (ESP) n.241
6. Christian Lindell (SWE) n.385
7. Laurynas Grigelis (LTU) n.404
8. Di Wu (CHN) n.408
9. Steven Diez (CAN) n.466
10. Jose Pereira (BRA) n.503

13. Stefano Travaglia (ITA) n.526

1992

1. Harrison Ryan (USA) n.173
2. Bernard Tomic (AUS) n.208
3. Filip Krajinovic (SRB) n.215
4. Facundo Arguello (ARG) n.311
5. Javier Marti (ESP) n.333
6. Diego Sebastian Schwartzman (ARG) n.417
7. David Souto (VEN) n.453
8. Jordan Cox (USA) n.472
9. Denis Kudla (USA) n.493
10. Yuki Bhambri (IND) n.500

1993

1. Jason Kubler (AUS) n.534
2. Tiago Fernandes (BRA) n.576

Claudio Gilardelli

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker