Italiano English Français
HOMEPAGE > > Williams: vita, morte (finta) e miracoli di Serena (Semeraro), il sogno Parigi è storia: “E’ difficile essere numero 1 dello sport italiano che ha tante qualità” (Martucci), Francesca è la Regina del 2010 (Lombardo)

31/12/2010 09:35 CEST - Rassegna Stampa del 31 Dicembre 2010

Williams: vita, morte (finta) e miracoli di Serena (Semeraro), il sogno Parigi è storia: “E’ difficile essere numero 1 dello sport italiano che ha tante qualità” (Martucci), Francesca è la Regina del 2010 (Lombardo)

.............

| | condividi

Rubrica a cura di Daniele Flavi

Williams: vita, morte (finta) e miracoli di Serena

Stefano Semeraro, la stampa del 31.12.2010


Forse Serena Williams è davvero una grande attrice, sicuramente è un fenomeno nell'interpretare se stessa. Smaterializzatasi dal circuito lo scorso luglio (e ammetterete che con quel fisico non è facile) dopo aver asportato da Londra il suo quarto Wimbledon,- l'ex-numero 1 del mondo in realtà da sei mesi sta intrattenendo il vasto pubblico del tennis con «recite» di grande qualità. Prima il «giallo» sull'infortunio al piede che a quanto pare la terrà lontana dai campi fino a primavera; poi il «noir» della finta morte corredata di foto da finta salma, molto glamour peraltro, con tanto di rose sul velluto candido della bara, per aiutare una campagna contro l'Aids (Keeps a children alive, anche Alicia Keys si è virtualmente tumulata per la causa). Fino a quando le donazioni non raggiungeranno il milione di dollari, aveva fitto sapere, non si sarebbe più manifestata via Twitter o Facebook. Tre giorni fa però il suo polposo ectoplasma è riapparso attraverso un paio di foto che ne ritraggono il ritorno agli allenamenti: pantacalze e tutina aderente, Serena sracchetta felice su un campo da tennis, probabilmente in Florida, ma appollaiata su un curioso trespolo a quattro ruote che le consente di tenere a riposo la gamba ferita, la destra, inguainata in un tutor sberluccicante di Swarowaki. La trovata ricorda quella di Thomas Muster, l'austriaco ex numero 1 del mondo rientrato recentemente alle gare, che nell'89 - dopo un devastante infortunio al ginocchio - riprese ad allenarsi ancora ingessato e seduto su una panca. Lo stile però è decisamente da Panterona. Del resto la Williams junior, ufficiosamente fidanzata al rapper Common, non ha mai nascosto una passionaccia per la recitazione (è apparsa anche in ER e Law & Order), forse il suo hobby più impegnativo dopo la moda, le chiacchiere al telefono e su Twitter, il presenzialismo sui red carpet di mezzo mondo, il football americano (con la sorella Venus è coproprietaria dei Miami Dolphins) e, ovviamente, il tennis. Il lungo periodo di autoesilio dai campi, in particolare la telenovela legata al misterioso infortunio al piede ancora tutto da chiarire, aveva fatto temere che la quasi trentenne Serena fosse pronta per il ritiro dall'agonismo. La ferita, una lacerazione al tendine dell'alluce de-stiro, la Williams ha infatti sostenuto di essersela procurata camminando su un vetro rotto in un ristorante tedesco (peraltro mai citato per danni), appena dopo aver umiliato la Zvonareva a Wimbledon e prima di in.' contrarre Kim Clijsters in una esibizione in Belgio. Serena prima ha lasciato intendere che avrebbe tentato di rientrare agli Us Open, poi si è rimangiata la parola, rivelando di essersi dovuta sottoporre a un intervento al piede («rischiavo di non poter più portare i tacchi alti!»), infine recentemente ha annunciato di essere stata costretta a rimandare ancora il rientro perché la bua non è ancora guarita e insomma, cari fan, arrivederci a marzo. In estate però il suo agente si era lisciato scappare che «Serena non ha mai camminato sul vetro, da dove viene questa voce?», e in seguito sia sua sorella Venus («Serena dice quello che vuole») sia suo padre Richard («Sono un suo dipendente, se commento mi licenzia») sull'argomento erano stati a dir poco sibillini. I retroscenisti più lesti hanno ipotizzato che l'infortunio fosse la copertura di un intervento estetico al naso, o di una squalifica «segreta» impostale per gli insulti rifilati nel 2009 a una giudice degli Us Open, ma il giallo permane. L'unica certezza è che con le tante comparse che oggi affollano i vertici del tennis femminile, di una primadonna sempre capace di stupire come Serena si avverte la mancanza. In campo, non sul palcoscenico.


Il sogno Parigi è storia: “E’ difficile essere numero 1 dello sport italiano che ha tante qualità”

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 31.12.2010


Per la Gazzetta dello Sport, Francesca Schiavone, è l'atleta italiana migliore dl tutti gli sport: che cosa prova? «E' un premio che mi emoziona come quando riesco ad esprimermi nel tennis. Non è facile essere prima in un'Italia che esprime tantissime qualità in tante discipline». Lei chi avrebbe scelto? «Donne, Vezzali o Pellegrini; uomini, Manassero» II nostro premio ha un super albo d'oro. Ora anche lei è fra le immortali del nostro sport? «Penso di aver messo qualche pietra importante nella mia storia di tennista e nella storia dello sport italiano». E' anche un premio ad uno sport sempre più globale, e quindi più difficile. «Il tennis è molto migliorato, soprattutto dal punto di vista atletico; la tecnica invece gode della migliorata qualità degli attrezzi. Così il gioco è diventato nettamente più veloce. Basta guardare un filmato degli anni '90 per capirlo». Quale sarta la prossima evoluzione del tennis? «Ci saranno sempre più variazioni di gioco. Quello che oggi definiamo tennis anomalo». Lei quindi è all'avanguardia, lo da dimostrato proprio al Roland Garros. Ma come ha fatto, per due settimane e a così alto livello? «Ho lavorato anni per ottenere questo risultato. A Parigi, ho vissuto un momento magico. Ogni pezzetto si è incastrato perfettamente l'uno nell'altro. La chiave è stata riuscire a capovolgere le situazioni di difesa in attacco. Che poi è anche la chiave del mio gioco». E, come essere umano, qual è stata la soddisfazione maggiore? «Ho realizzato il mio grande sogno, ho visto le lacrime di gioia delle persone che mi vogliono bene e che da anni in modi diversi mi sono stati vicine ed hanno creduto in me». Che significa vincere a 30 anni? «Il lavoro svolto in maniera intelligente anno dopo anno paga: acquisisci cose nuove sia dal tuo corpo che dagli insegnamenti degli altri». Chiuda gli occhi: riviva la magia del trionfo a Parigi. «Sono tantissime le immagini che mi tornano alla mente... Dal mio desiderio di stare sola prima del match, al tempo che volava ed insieme non passava mai, all'entrata in campo, al tifo che ho iniziato a sentire dopo un po'... Alle mie mani che alzavano al cielo la coppa che avevo sognato da sempre, ai visi del mio team, della mia famiglia, degli amici, chi urlava, chi piangeva, chi alzava le braccia al cielo... Bellissimi ricordi che porterò con me per sempre». Se fosse II presidente della Fit, che farebbe? «Attualmente "studio" ancora da tennista, poi magari "studierò" da coach e da dirigente». Che cosa rappresenta per lei il nostro quotidiano, la Gazzetta dello sport? Le piacerebbe scriversi una storia su di lei? «Non credo che il vostro sia un mestiere facile. Io, quando sbaglio un dritto, me lo ricordo per qualche minuto e prima lo cancello e meglio è. Quando voi scrivete una cosa che poi risulta non bellissima, rimane scritta. E non dev'essere affatto facile».. Quali sono le fondamentali qualità di un campione? «Primo, genitori forti e, quindi, un buon Dna; secondo, disciplina; terzo, costanza». Che cosa chiede al futuro tennistico? «Ho qualche altro sogno nel cassetto e qualche altro mattoncino da mettere». Ha dichiarato che vorrebbe vincere Roma. «Il Foro Italico mi emoziona sempre tantissimo, ogni volta che ci torno. E' eccitazione, adrenalina pura. Ma certo non baratterei il Roland Garros per Roma: perché non vincerli tutti e due?». E come donna, che progetti ha? «Qui la strada è ancora lunga. Ho avuto una famiglia stupenda e spero di averne un giorno una tutta mia».


È una tennista la regina del 2010 Francesca, la «pizza capricciosa» che ha conquistato il Roland Garros

Marco Lombardo, il giornale del 31.12.2010

«L'importante è alzarsi al mattino e avere dentro la voglia di migliorarsi allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Oggi sono una donna felice, che non pensa di arrivare tra le prime dieci del mondo, ma di giocare sapendo di poter sempre dare il massimo. Poi, per carità, si può vincere e perdere, ma cosciente del fatto di aver dato tutta me stessa e di essere felice di averlo fatto nel migliore dei modi. Oggi la Schiavone è una donna contenta di se stessa e di quello che fa: il resto non conta». Sentitela: era l'ottobre di un anno fa e Francesca Schiavone si raccontava così, in terza persona come sempre. Allora Francesca era l'eroina di Fed Cup, la Davis in gonnella che le azzurre stavano per vincere per la seconda volta in quattro anni, e se la giocava con Flavia Pennetta per la leadership italiana, quella tennistica s'intende. Perché Flavia, sul lato glamour, non aveva rivali. Insomma la Schiavone era una donna felice, eppure qualcosa mancava, se ne rendeva conto, non era la favorita del reame tennis, nonostante tutto e nonostante che poi non fosse così male. Certo, per molti il sex-appeal era un'altra cosa, eppure era lei ed essere stata beccata da Striscia la notizia in un colloquio a luci rosse con il suo allenatore durante un cambio di campo. «Dopo lo facciamo?», con seguito originale da visionare ancora adesso su YouTube perché siamo in fascia protetta. Questa era Francesca un anno fa, ma la vita poi riserva sempre delle sorprese e allora, quattordici mesi dopo, l'immagine della Schiavone è quella di una ragazza divertita che guarda il mondo e ride: «Ma che faccia avete?». Era il 5 giugno, una data storica per il tennis, e che importa se i soliti disfattisti sminuiscono. Già magari il tennis femminile è un po' giù, certo Samantha Stosur non è la CHEF DI SE STESSA «Sono molto saporita... un'atleta che si ama o si odia senza mezze misure» rivale che tutti sognano per una finale, di sicuro se avesse vinto un maschio l'orgoglio italico sarebbe ancora adesso alle stelle. Ma ragazzi, non scherziamo: Francesca Schiavone ha vinto il Roland Garros 2010. Leggete e ripassatelo: ormai è storia. Ecco dunque la Schiavone adesso: atleta dell'anno, almeno secondo le intenzioni di voto di Sports Illustrated - la Bibbia americana dello sport -, più popolare di Valentino Rossi secondo gli ultimi sondaggi, capace di fare i colpi sotto le gambe come quelli che riescono di solito a Sua Maestà Roger Federer. E poi: è apparsa nuda e sexy su Chi ed è titolare perfino di un sito internet unico nel suo genere. Perché si chiama schiavonefrancesca.com, proprio così, prima il cognome e poi il nome come le ragazze di una volta. Francesca Schiavone dunque è una donna felice e una tennista realizzata, tra l'altro, nel frattempo, con la terza Fed Cup in bacheca. Ecco, Francesca, e allora: che faccia abbiamo? Beh, adesso noi che abbiamo il tennis nel cuore abbiamo la faccia di quelli che hanno visto un miracolo e che sanno che rivivere un anno così sarà quasi impossibile. IL SOGNO DI UN BIS Gli esperti dicono che sarà impossibile possa ripetersi. Ma con lei mai dire mai. E infatti... Quasi però, perché con la Schiavone di mezzo c'è sempre da stare all'erta, fidatevi. Lo ha detto lei stessa nell'ultimo match giocato, quello sulla Stampa di qualche giorno fa, con l'ottimo collega Stefano Semeraro dall'altra parte della rete. E in quell'ultima partita dell'anno, in quegli scambi diventati la summa giornalistica dell'anno, c'eraproprio tutta Francesca, che ha capito che la sua vita sarebbe cambiata dopo un passante in corsa nei quarti di finale di Parigi, che l'anno scorso si era definita una pizza capricciosa ma che adesso diventerà una salsiccia e brie, una «molto saporita che si ama o si odia senza mezze misure». E che giudica il regalo più bello del suo 2010 «i due giorni con il telefono spento e l'anima libera». Questa è Francesca Schiavone, la ragazza che dopo aver mangiato la terra rossa di Parigi per la gioia, ha investito il premio di 1.120.000 euro e il regalo aggiuntivo di 400.000 euro della federazione in un paio di jeans. «Perché quando vinco faccio sempre così. E non mi serve altro». Così come, cara Francesca, dopo un 2010 così non serve altro neppure a noi.


 

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi

Fotogallery a cura di Giacomo Fazio

Ubi TV

Pennetta pizzaiola

Quote del giorno

"Non ci si dovrebbe mai lamentare di un infortunio. Se giochi, significa che non sei infortunato. Punto.".

Roy Emerson

Accadde oggi...

    26 Dicembre 1972

Il numero uno del mondo Ken Rosewall perde al primo turno dell'Australian Open, cedendo a Karl Meyer della Germania dell'Ovest 6-2 6-3 6-2. Dice Rosewall dopo il match: “Non ho mai sentito parlare di Meiler. Non sono nemmeno certo di quale sia il suo nome”.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker