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21/02/2011 16:17 CEST - MONDO CHALLENGER

Lugano Addio: parla il direttore

TENNIS - Appresa la notizia della cancellazione del torneo di Lugano, abbiamo contattato e intervistato in esclusiva il direttore Giorgio Tarantola (ex arbitro ATP e direttore di altri tornei) facendoci spiegare i retroscena del torneo e del mondo challenger, con un interessante aneddoto su McEnroe! L'uscita di scena di "Publigood" ha cancellato i sogni di gloria del torneo ticinese. Francesco Pagani

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La notizia, che Ubitennis aveva pubblicato qualche giorno fa nelle brevi, è ora ufficiale. Il torneo di Lugano quest'anno non si giocherà. Si tratta di una grossa perdita del circuito challenger, forse della più grande perdita che il circuito poteva subire. Ecco dunque un'intervista esclusiva al direttore del torneo di Lugano, Giorgio Tarantola, ex arbitro internazionale ATP (ha arbitrato tutti gli Slam e la coppa Davis), e ora direttore di parecchi tornei challenger (Monza, Alessandria). Abbiamo cercato di percorrere le tappe di organizzazione di un torneo challenger e i retroscena di un circuito spesso sottovalutato ma fondamentale per la costruzione di campioni.

Allora direttore, la notizia è ufficiale?
Sì, la notizia è ufficiale.

Quali sono i motivi di questa clamorosa rinuncia?
Beh, i motivi sono parecchi. Quello principale è che, come molto spesso accade, le cose hanno un inizio e una fine e qui, dopo undici anni di alto livello, si era probabilmente chiuso un ciclo.

Si dice che dietro a tutto ciò ci sia la rinuncia del partner organizzativo del TC Lido, la società Publigood.
Sì, come dicevo, un altro motivo che ha portato la cancellazione del torneo è anche quello. L'edizione 2011 era in programma regolarmente (Il TC Lido e la società Publigood la stavano già organizzando) ma poi verso fine gennaio la società ha comunicato di voler rinunciare.

Quindi c'è stato poco preavviso. Non siete riusciti a trovare un'alternativa?
Il discorso è piuttosto complesso. Il Tc Lido era riuscito autonomamente a procurarsi 600mila franchi svizzeri (423mila €, ndr) grazie alla conferma dello sponsor principale, la banca BSI, ma senza l'aiuto di un partner organizzativo adeguato l'evento sarebbe stato di un livello molto più basso.

E il club evidentemente non voleva diminuire la qualità del prodotto...
Sì, uno dei presupposti di ogni anno era quello: è fondamentale, se non alzare il livello del prodotto, mantenerlo uguale all'anno precedente. Quando gli sponsor investono parecchio denaro su un evento si aspettano che il prodotto sia valido e ben confezionato e sarebbe stato poco professionale abbassare il livello dopo anni in cui si era rimasti su un certo standard.

Sta di fatto che eravate il miglior torneo challenger del mondo, o sicuramente uno dei migliori, ricordando il premio del 2004.
Sì, nel 2004 il torneo aveva ricevuto il premio come miglior challenger al mondo. Poi anche gli anni successivi il Club ha sempre ricevuto lettere di complimenti dall'Atp per come era organizzato l'evento. Uno dei presupposti era mantenere un'alta qualità: ad esempio i giocatori alloggiavano in un albergo a cinque stelle vista lago, avevano pranzi e cene di alto livello e avevano a disposizione spettacoli...negli ultimi anni sono passati da Lugano personalità come Ezio Greggio, Michelle Hunzicher, Antonio Ornano, Alexia.

Se c'era disponibilità economica perché non si è passati al gradino successivo, all'Atp 250?
Da anni il Club l'ha sempre avuto come obiettivo e in effetti era piuttosto realizzabile. Il problema è stato che il nostro partner organizzativo ci ha comunicato la sua assenza all'ultimo e a quel punto era troppo tardi per prendere qualsiasi decisione alternativa.

Una domanda interessante per i lettori: cosa significa organizzare un torneo challenger? Molte persone pensano che il prezzo da pagare sia solo quello di un montepremi.
Organizzare un torneo significa cercare gli sponsor fino a raggiungere una somma di denaro pari a tre volte il valore del montepremi. Significa inoltre riunire centinaia di persone e, per quanto riguarda il torneo di Lugano, dopo undici anni forse gli stimoli non erano più gli stessi. Queste persone, in assenza del partner organizzativo, avrebbero dovuto lavorare per quattro mesi il doppio del tempo. Evidentemente il torneo aveva raggiunto un punto di non ritorno, un punto in cui non si sarebbe potuto più crescere.

Ora le volevo fare qualche domanda riguardo al mondo dei challenger, alla loro organizzazione e al mondo del tennis in generale. Si guadagna con l'organizzazione di un torneo challenger?
Beh, la risposta dipende dalla capacità degli organizzatori. Il torneo di Lugano ha sempre portato utili al T.C. Lido, che ovviamente poi erano reinvestiti nella manutenzione dei campi, nel settore giovanile, nella propaganda. Alcuni tornei invece falliscono, altri ne escono in pari. Dipende, come dicevo prima, dagli sponsor e dagli organizzatori.

Organizzando un challenger come il vostro il ritorno di immagine era molto, soprattutto negli ultimi due anni con la presenza del numero due di svizzera e 14 al mondo Stanislas Wawrinka.
Sì, organizzare un challenger significa anche questo. Significa avere ritorno di immagine: i ragazzini vengono spinti alla disciplina del tennis e ad iscriversi al tennis club dove hanno visto giocare i loro campioni. Significa maggior frequentazione. Poi ovviamente per la popolazione svizzera era il massimo vedere trionfare il proprio giocatore e anche a livello mediatico questo conta molto.

Una domanda di più ampio respiro: come vede il tennis nel 2011, a due anni dalla crisi che ha scosso il pianeta?
Beh, la risposta è piuttosto complessa. Tutti sono più attenti alle spese. Dunque gli eventi che vivono sugli sponsor, come ad esempio i tornei di tennis, sono più in difficoltà, c'è da trovare uno sponsor solido che possa aiutare a portare avanti negli anni il progetto che si ha in mente.

Costa parecchio un giocatore come Stanislas?
Nei tornei challenger per regolamento non si può pagare un giocatore per la sua partecipazione, mentre nei tornei Atp sì. I giocatori importanti a volte vengono a un torneo meno quotato perché hanno uno sponsor in comune col torneo stesso...
 

Ricordandomi poi ciò che mi era stato detto a inizio intervista, gli chiedo se mi può raccontare qualche aneddoto interessante sulla sua vita in mezzo ai campi da tennis, da arbitro di sedia. Dopo un primo momento di esitazione schiarisce la voce e, sicuro, mi racconta di quando era giudice di linea a Wimbledon e McEnroe, dopo una palla chiamata fuori, se l'era presa con il ciclope dicendo: “Lo riconosco, è lo stesso di Parigi!”

Francesco Pagani

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