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09/03/2011 00:52 CEST - MASTERS 1000 INDIAN WELLS

Raonic e Del Potro le mine vaganti

TENNIS - Dopo il Febbraio di passaggio si torna a fare sul serio ad Indian Wells, con il primo dei due Masters sul duro americano. Tutti i big sono al via, e Djokovic sembra l’inevitabile favorito. Dubbi e interrogativi soprattutto riguardo a Nadal e Murray… Raonic e Del Potro da evitare ai primi turni. Stasera verrà sorteggiato il tabellone maschile Roberto Paterlini

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Il calendario del circuito insegue da sempre i grandi appuntamenti - soprattutto gli Slam e il Masters di fine anno - ma vi sono dei mesi di mezzo, come quello di Luglio, subito dopo Wimbledon, e Febbraio, durante i quali si gioca senza una meta fissa, tra Europa, Emirati Arabi e Americhe, terra battuta, tappeti indor, erba e cemento, e con la Coppa Davis a complicare ulteriormente la situazione. Anche i primi Masters 1000 di Marzo rappresentano per certi versi una stranezza, perché pur essendo il Roland Garros il prossimo Slam, si giocano sul cemento e negli Stati Uniti; tuttavia, l’importanza dei montepremi e la tradizione che questi due tornei hanno saputo costruirsi negli anni - complici anche la settimana e mezza su cui si disputano, distinguendoli così da tutti gli altri appuntamenti ATP e WTA, e il fatto che fin da subito (quasi per Indian Wells) abbiano messo in campo contemporaneamente sia uomini che donne - hanno fatto di Indian Wells e Miami due date impedibili, alle quali tutti i migliori giocatori del mondo, che spesso disertano le tappe minori di Febbraio, certo non vogliono mancare.
La situazione del circuito maschile si presenta quest’anno più che mai oscura e complessa, e rende difficile un pronostico nel giorno in cui verrà estratto il tabellone (alle 22 italiane).
Le uniche indicazioni veramente positive che si possono ricavare da queste prime 8 settimane di 2011 sono venute da Novak Djokovic e Robin Soderling. Il serbo ha naturalmente vinto il suo secondo Slam della carriera all’Australian Open, concedendo in sette partite appena un set al croato Dodig (in un match poi dominato) e senza lasciare speranze a Federer e Murray in semifinale e finale. Risceso in campo a Dubai e pur parso in condizioni meno brillanti, Novak è comunque riuscito a vincere il titolo degli Emirati per il terzo anno consecutivo, riservando ancora a Federer in finale la sua miglior prestazione della settimana. Ad Indian Wells - torneo da lui già vinto nel 2008 e perso in finale (contro Nadal) nel 2007 - Nole avrà la possibilità di superare in classifica proprio lo svizzero e tornare n°2 dopo la parentesi dell’estate 2010. Per farlo gli servirà vincere il torneo, ma potrebbero bastare anche la finale (purché non perda contro Federer), o la semi (a patto che Roger esca prima dei quarti). Classifica a parte, è difficile non considerare il serbo favorito per la vittoria finale, vista la qualità che ha saputo esprimere quest’anno soprattutto contro i top players e il suo palmares di tutto rispetto nei tornei Masters 1000 su suolo americano (non dimentichiamo i titoli a Miami e in Canada nel 2007, oltre alle innumerevoli finali).

L’allievo di Claudio Pistolesi è sembrato per lunghi tratti una macchina schiacciasassi ed è in testa alla classifica parziale dei titoli vinti per questo primo scorcio d’anno, con i successi a Brisbane, all’ATP 500 di Rotterdam e a Marsiglia. Vincitore anche dell’ultimo Masters 1000 del 2010 a Bercy, Robin ha però fallito l’appuntamento più importante della stagione sino a questo punto, perdendo a sorpresa dall’ucraino Dolgopolov agli ottavi di finale dell’Australian Open. Visti i suoi (scarsi) record nei confronti dei giocatori che gli stanno avanti in classifica, è difficile pensare che Soderling possa batterli tutti o più di uno per vincere il torneo californiano, ma i suoi risultati da inizio anno, sommati all’incertezza riguardo alla forma dei più stretti rivali, sostengono in questa occasione la sua candidatura. La mina più vagante tra le prime 5 teste di serie del torneo è senza dubbio Andy Murray, e per due motivi: innanzitutto Andy, che sarà n°5 del seeding, si troverà accoppiato con uno dei primi 4 giocatori già a partire dei quarti di finale, sbilanciando necessariamente quella fetta del tabellone; poi, inutile sottolineare come la sua attuale forma paia quanto mai incerta e imprevedibile. Dopo la stesa subita da Djokovic nella finale dell’Australian Open - con relativa, inevitabile gogna mediatica da parte della stampa britannica (e questa volta anche internazionale) - lo scozzese è infatti sceso in campo solo a Rotterdam, ma per prendere un’altra sberla da Marcos Baghdatis. Anche Andy ha un curriculum di tutto rispetto nei tornei su cemento (oltre alle 3 finali Slam ricordiamo il titolo a Miami nel 2009, gli ultimi 2 Open del Canada, l’ultima edizione di Shanghai, nonché la finale ad Indian Wells ancora nel 2009), ma quest’anno la sua speranze di vittoria del torneo sembrano legate a un lumicino.

Passando ai primi due della classe, la situazione si complica ulteriormente. Roger Federer ha a tratti mostrato il tennis stellare che a fine 2010 gli aveva consentito di vincere il Masters di Londra senza perdere nemmeno un incontro (e un solo set), si è accaparrato il titolo a Doha e raggiunto piazzamenti importanti a Melbourne e a Dubai, dove solo Djokovic è riuscito a fermarlo, ma proprio durante quelle partite ha manifestato ancora una volta dopo gli episodi del 2010 la tendenza a prendersi pause spesso decisive e di soffrire in particolare modo quei giocatori in grado di fargli giocare un numero molto alto di palle, e così - complice l’ormai standard lentezza delle superfici - farlo incappare in ripetuti errori non forzati. In un qualsiasi torneo, e soprattutto sulla breve distanza, lo svizzero è ancora da considerare tra i favoriti d’obbligo, ma gli ultimi appuntamenti sembrano aver fatto emergere definitivamente la sua nuova bestia nera - naturalmente Djokovic - ed è legittimo chiedersi se sarà in grado questa volta di batterla.  Quanto a Nadal, senza sciogliere del tutto la prognosi riguardo alle sue condizioni fisiche, si può dire che per certi versi quello di Indian Wells (titolo che Rafa ha già vinto nel 2007 e nel 2009… per chi crede alla cabala il 2011 dovrebbe portargli fortuna) è il suo primo appuntamento stagionale. Influenzato a Doha e “strappato” in Australia, il maiorchino non ha offerto sufficienti criteri di valutazione - come direbbe un insegnante nei confronti di un alunno con troppe assenze e nessuna verifica all’attivo - e di certo non possono essere considerate a questo scopo le due partite dello scorso week-end di Davis, che il numero 1 del mondo ha vinto senza perdere un set ma contro avversari che non potrebbero mai essere utilizzati come barometro della sua condizione. Il torneo “lungo” gli permetterà forse di trovare la forma per strada, ma ormai sappiamo che Rafa ha bisogno di giocare diversi incontri prima di trovare il suo miglior tennis, per cui anche le sue possibilità di vittorie sembrano questa volta esigue.

Questa pare la situazione dei primi cinque giocatori della classifica, ma se i due mesi che ci siamo lasciati alle spalle ci hanno detto poco riguardo ad alcuni di loro, hanno al contrario (ri)portato alla ribalta altri tennisti, visi nuovi, vecchi, o appena tornati. Primo tra tutti nomino Andy Roddick, che l’anno scorso fece finale a Indian Wells e vinse per la seconda volta a Miami, che ha naturalmente un feeling importante con qualsiasi torneo si giochi negli Stati Uniti (li ha vinti almeno una volta tutti, con eccezione proprio di Indian Wells), ha confermato il titolo del 2010 a Memphis e trascinato ancora una volta la squadra americana di Coppa Davis ad una vittoria sul difficile campo del Cile (e sulla terra battuta). Dopo di lui, Juan Martin del Potro, che sta velocemente recuperando in classifica la posizione di inizio 2010 e più lentamente il suo tennis del 2009, ma che potrebbe essere una mina vagante - e terrorizzare, a dir poco - i primi della classe, speranzosi di non trovarselo di fronte già ai primissimi turni. Poi, la grande novità di questo inizio di 2011, il canadese di origini montenegrine Milos Raonic, al quale gli organizzatori del torneo hanno assegnato una wild card (non aveva la classifica per partecipare al torneo quando si sono chiuse le iscrizioni), che potrebbe ancor di più seppellire di ace e bordate chiunque gli capitasse a tiro, approfittando ulteriormente del fatto che tutti i migliori non l’hanno ancora affrontato. Infine, credo sia doveroso citare il croato Cilic, paso in netta ripresa dopo il buio del 2010, che ha raggiunto la finale a Marsiglia ed ha cercato per quando possibile di salvare il suo paese (ha vinto entrambi i suoi singolari) dalla sconfitta contro la Germania in Davis.
 

Roberto Paterlini

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