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28/08/2011 04:32 CEST - US Open

Cinque speranze a stelle e strisce

TENNIS – L'ultimo americano a conquistare uno Slam è stato Roddick nel 2003. Ma in vista di Flushing Meadows i tifosi statunitensi possono guardare con ottimismo all'esperienza di Fish, alla potenza di Isner e alla sfacciataggine di Harrison. Tra le donne, Williams a parte, qualche soddisfazione può arrivare dall'acerba McHale e dall'imprevedibile Mattek. Alberto Giorni

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Quando Andy Roddick a ventuno anni appena compiuti conquistò gli US Open, sembrava che gli Stati Uniti avessero trovato un grande campione e in molti pronosticavano che quel successo sarebbe stato il primo di una lunga serie. Invece quel trionfo è stata l’ultima firma americana in uno Slam: lo stesso Roddick è andato vicino a ripetersi ma si è fermato sempre in finale: tre volte a Wimbledon e in un’altra occasione a New York. Il 2011 per lui si è rivelato un annus horribilis e si presenterà a Flushing Meadows fuori dai top 20 per la prima volta nell’ultimo decennio. I tifosi di casa che affolleranno le tribune del National Tennis Center potranno però fare il tifo per diversi outsider, che possono mettere i bastoni tra le ruote ai favoriti.

Il primo è sicuramente Mardy Fish, l’uomo dell’estate. A trent’anni (li compirà il 9 dicembre), Fish sta giocando il miglior tennis della carriera ed è l’erede di Roddick come portabandiera. Il cemento americano per lui non ha segreti: ha conquistato le US Open Series infilando il titolo di Atlanta e le finali a Los Angeles e Montreal, dove ha strappato un set a Djokovic in finale. La vittoria su Nadal in due set rimarrà una delle più importanti della sua vita e a Flushing Meadows vuole arrivare lontano, almeno ai quarti di finale dove presumibilmente incrocerà la racchetta con Roger Federer.

Un altro elemento da tenere d’occhio è John Isner, che negli Stati Uniti l’anno scorso ha fatto un bagno di popolarità dopo il match più lungo della storia del tennis vinto a Wimbledon contro Mahut. Interviste e inviti ai talk show si sono sprecati per questo ragazzone che non ricorderà il 2011 come il suo miglior anno, anche se sulla superficie da lui meno amata, la terra battuta, stava per giocare uno scherzetto a Nadal al primo turno del Roland Garros prima di cedere in cinque set. Nessuno vorrebbe trovarselo davanti: per informazioni, chiedere a un povero spettatore quest’estate a Washington, centrato in pieno da un servizio bomba.

Se Fish è il presente del tennis americano, il futuro è rappresentato da Ryan Harrison. Il diciannovenne è apparso sul circuito con le stimmate del predestinato proprio agli Us Open dell’anno scorso, quando superò le qualificazioni e arrivò a un passo dal terzo turno dopo aver sorpreso Ljubicic: è stato il primo teenager americano a eliminare una delle prime 20 teste di serie in uno Slam dai tempi di Roddick nel 2001. Quest’estate si è segnalato per due semifinali consecutive in cui ha perso da Fish e per comportamenti non impeccabili sul campo e fuori (come quando ha dato consigli a Federer senza essere interpellato). Ma la sua personalità non è in discussione e la buona frequentazione della rete testimonia un talento ancora grezzo ma destinato a esplodere.

Tra le donne, escludendo le certezze Williams, sono due le giocatrici nei confronti delle quali gli americani possono nutrire speranze. Una è Christina McHale, che si è concessa il lusso di fare fuori la Wozniacki a Cincinnati, provocando il licenziamento del padre che faceva da coach alla numero uno del mondo. Si può obiettare che la danese in questo periodo ha regalato un quarto d’ora di celebrità a diverse avversarie (prima di vendicarsi della McHale a New Haven), ma non tutte riescono a cogliere l’occasione senza tremare. La McHale in questo senso ha fatto un passo avanti, ma le mancano altri gradini: troppe volte in passato ha buttato via match già vinti per mancanza di freddezza nei momenti decisivi.

Non è più giovanissima, ma anche Bethanie Mattek, quando è in giornata, è una brutta cliente per chiunque. La Lady Gaga del tennis guadagna spesso titoli e foto sui giornali più per i suoi look stravaganti che per i risultati sul campo, ma non è da sottovalutare soprattutto nel torneo di casa. Negli ultimi tempi è stata condizionata da un fastidioso problema alla spalla, tuttavia se riuscirà a riprendersi potrà spaventare avversarie più titolate, e non solo con completi stravaganti o con le strisce nere sotto gli occhi come nel football americano. Lo sa bene anche Francesca Schiavone, che a Madrid lo scorso maggio ci ha lasciato le penne.

Alberto Giorni

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