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10/05/2012 18:31 CEST - quasi campioni

Dalla Russia
con clamore

TENNIS - Continuiamo la nostra carrellata sui "Quasi Campioni" che si sono fatti valere soprattutto sulla terra battuta: oggi parliamo di un russo, giocatore sfortunato e tormentato dagli infortuni, Andrei Medvedev. Francesca Sarzetto

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Ricordato soprattutto per essere stato battuto in finale al Roland Garros nel '99 da un Agassi che ha così completato il grande Slam di carriera, Andrei in quel momento aveva una classifica molto bassa, eppure negli anni precedenti aveva collezionato alcuni titoli importanti sulla terra.

CARRIERA - Ha cominciato a giocare a otto anni, sotto la guida della madre Svetlana, che ha allenato anche la sorella maggiore Natalia Medvedeva, buona giocatrice WTA con quattro titoli e il best ranking di n.23. Andrei si fa notare subito, vincendo il Roland Garros junior nel '91, e già nel '92 vince il primo titolo a Genova (a diciassette anni e dieci mesi), seguito un mese dopo da Stoccarda e poi Bordeaux, in cui ha battuto in finale il grande amico e rivale Bruguera. Nel '93, dopo una buona stagione con tre altri titoli, si qualifica per il Master, dove perde in semifinale da Sampras, e si unisce al ristrettissimo club di teenager che sono riusciti a passare il milione di dollari in una stagione: gli altri sono Becker e Wilander.
Nel '94 i primi guai, con un intervento al ginocchio a inizio anno, ma poi la terra gli regala grandi soddisfazioni, con le vittorie a Estoril, Monte Carlo e Amburgo, e il best ranking di 4 a maggio. Il successo nella città tedesca è poi ripetuto nel '95 (battendo Sampras e Ivanisevic in semi e finale) e '97, ma in quegli anni una frattura al polso sinistro prima e infortuni a schiena e spalla poi gli impediscono di cogliere altri grandi successi.
Arriva al '99 acciaccato, stavolta per un problema al polso destro, e non può giocare nelle quattro settimane prima di Parigi; poi però grazie anche al nuovo allenatore, l'amico d'infanzia Andrei Rybalko, fiorisce nello slam sulla terra, battendo Sampras al secondo turno e Kuerten ai quarti da n. 100 del mondo. In finale però si deve arrendere ad Agassi, nonostante un inizio spumeggiante che l'aveva portato al 6-1 6-2 subisce la rimonta dell'americano e perde 6-4 al quinto.
Purtroppo per lui, è il canto del cigno, l'ultima finale raggiunta in carriera, e dopo un'altra stagione funestata da altri infortuni nel 2000, si ritira l'anno successivo.

STILE DI GIOCO E PUNTI DI FORZA - Sapeva fare bene un po' tutto, ma niente di veramente eccelso. Era comunque un ottimo colpitore da fondo, con colpi potenti e penetranti, dati da un movimento rapido e compatto che non era facile interpretare.
Come stile era piuttosto Simile a Kafelnikov, che era più solido, ma Andrei però aveva anche colpi più fantasiosi.

COSA GLI E' MANCATO? - Giovane promettentissimo, si è fatto un po' travolgere dal successo, preferendo nottate brave agli allenamenti, in un'atmosfera di liberazione dell'ex-Unione Sovietica che ha pesato sul suo rendimento, insieme ovviamente ai numerosi infortuni. I maligni dicono anche che la rottura della relazione con la collega Anke Huber gli abbia definitivamente fatto perdere la tramontana.

Qui lo vediamo in azione al Roland Garros, nel '93 contro Edberg, e nella famosa finale del '99 contro Agassi

Puntate precedenti:
Rios
Corretja
Mecir
Leconte
 

Francesca Sarzetto

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