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06/06/2012 08:10 CEST - Rassegna Nazionale

Errani show - Sara, guarda cos'hai fatto! Testa, gambe e fiducia La Errani in semifinale (Martucci); La piccola Errani fa l’impresa: è in semifinale (Tommasi); La Errani vola in semifinale.Il sogno di Sara continua (Clerici)

06-06-2012

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A cura di Davide Uccella

Errani show - Sara, guarda cos'hai fatto! Testa, gambe e fiducia La Errani in semifinale (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 06-06-2012)


Sara Errani è diversa. Come Francesca Schiavone, che ha giocato le ultime due finali, qui sulla sacra terra rossa del Roland Garros (vincendo nel 2010). Come Sam Stosur, che affronterà domani nella sua prima semifinale dello Slam — quinta italiana di sempre—dopo i primi quarti a gennaio agli Australian Open. Saretta batte in due set la numero 10 del mondo, Angelique Kerber, dopo 28 bocciature contro le «top ten., perché è diversa dal «corri e tira» dei «superatleti che fanno tennis, non che giocano a tennis» (acuta definizione di mastro Luca Bottazzi).
 

Capolavoro Saretta usa «testa, velocità, resistenza», come spiega facendo brillare quegli incredibili occhi celesti. «Cerco di fare altre cose perché la potenza non sia più così importante. Perciò devo pensare di più. Ma mi piace mettere il match su quel piano: è proprio lì che voglio arrivare». Forte di gambe allenatissime, con l'aiutino della racchetta più lunga e della fiducia dei tre tornei sul rosso vinti quest'anno, ha la freschezza di chi è curioso della nuova frontiera. Così gli spogliatoi tutti sanno che Nanà «fa giocare male le avversarie», e lei, da neo 14 del mondo (da 24), ne prende finalmente coscienza, smontando, qui a Porte d'Auteuil, le macchinose Ivanovic e Kuznetsova (ex regine di Parigi), e la potente Kerber, confezionando un altro capolavoro tattico. Con una testa da tennis che Barbara Rossi, ex pro, coach e telecronista premia, «oltre che con il 10, anche con un 20».
 

Tattica Contro un mancino si gioca al contrario. Contro chi ad agosto scorso era ancora 107 del mondo bisogna cercare le cuciture, le toppe, le smagliature, perché non puoi schizzare così in fretta al numero 10 senza lasciar tracce. E Sara si mette li, dalla prima palla sul Suzanne Lenglen, con l'accuratezza di una cucitrice: le pizzica il rovescio con traiettorie solo alte che lo svuotano di potenza, le preme il dritto ballerino con tiri sempre profondi ed angolati (il più possibile in contropiede), le punzecchia la mobilità chiamandola spesso e volentieri a rete con la smorzata, le stuzzica il servizio con risposte coraggiose e costanti. E poi, appena può, appena ha una palla da attaccare, non aspetta, sparacchia di dritto e rovescio, di qua e di là, sempre nel posto e nel modo giusto. Sminuzzando, colpo dietro colpo, i nervi della tedesca. Che, già dopo due ga mes, allarga le braccia sconsolata e frustrata, verso la sua tribuna: «Che fare?».


Superiorità Il primo set non esiste. Sara si distrae solo per una chiamata sbagliata del giudice di linea, altrimenti lo chiuderebbe ancor prima del 6-3. All'inizio del secondo, accusa un umanissimo calo di fisico e di attenzione, ma restituisce break dopo break, eccitando i 10mila dello stadio bomboniera. Sempre più schierati con la piccola italiana mai doma e sempre capace di uscire dallo schiacciasassi tedesco con un tocco in più, un'idea. E, quando si arriva al 6-6, dopo due set noint salvati con Nani sempre a dettare il ritmo, è lampante che è lei la favorita. Sara non arriva, irrompe, nella semifinale di domani contro l'australiana muscolata Sam Stosur dal servizio in kick e dal gran dritto, che Francesca Schiavone disinnescò nella finale di due anni fa e che Sara non riesce a neutralizzare, dopo 5 scottatura su 5 test (l'ultimo 3 settimane fa a Roma). Ma anche prima di battere Ivanovic era in svantaggio (0-2), come con Kuznetsova (0-5) e Kerber (1-0). Eppoi, oggi si allena nella semifinale di doppio con l'amica Roberta Vinci. Dopo l'ultima cena, a «Pompei»: ristorante-rifugio o santuario?


Impresa che fa scuola - Errani, un'impresa che fa scuola per come è stata costruita (Gianni Valenti, La Gazzetta dello Sport, 06-06-2012)


La partita della vita, nel giorno più importante della sua vita. Sara Errani compie il capolavoro e atterra in semifinale al Roland Garros, il campionato del mondo della terra battuta. E' la quinta italiana nella storia del tennis a centrare questo risultato.
 

La piccola outsider azzurra, arrivata a Parigi con la carica di tre tornei vinti quest'anno e una valigia di belle speranze, regala allo sport italiano, già concentrato su Europeo di calcio e Olimpiade, un'impresa che fa scuola per come è stata costruita. Il segreto della venticinquenne emiliana si cela dietro due parole semplici quanto a volte scomode: umiltà e fatica, tanta fatica. Solo a prezzo di silenzioso e duro allenamento la ragazza ha saputo crescere in modo vertiginoso nella scala del tennis mondiale sotto lo sguardo severo del suo allenatore, Pablo Lozano.
La spiegazione più chiara arriva dai numeri che in questo sport hanno la loro importanza: l'aver raggiunto (per ora) la semifinale di Parigi le varrà nella prossima classifica della Wta il posto numero 14 del ranking. Ciò significa che dal gennaio scorso ha guadagnato qualcosa come 31 posizioni.


Credeteci: ieri pomeriggio sul «Suzanne Lenglen», il secondo stadio del Roland Garros, zeppo di italiani, l'ammirazione si è mischiata allo stupore nel vedere lo scricciolo azzurro mettere alle corde ripetutamente la tedesca Kerber, numero dieci del mondo, una di quelle avversarie che non si vorrebbero mai incontrare per quanto sono rognose nel gioco e nell'atteggiamento. Lei, Sara, stretta in quel completino viola fluorescente, le ha danzato intorno per tutto il match evitando per quanto possibile il dritto mancino e sparando le sue rotazioni profonde che fanno male a qualsiasi avversaria del circuito. Se oggi il tennis della Errani è competitivo a tutti i livelli (certo, il servizio deve ancora migliorare), la sagacia tattica nell'architettare il gioco punto dopo punto va addirittura oltre.
E poi quel suo urletto ripetuto (Eh, eh, eh..) che accompagna lo sforzo per recuperare una smorzata o un pallonetto è diventata la sigla di un'atleta che prima di mollare sa dare molto di più del cento per cento. Grintosa in campo e delicata nei pensieri al di fuori come quando in sede di commento ha dedicato la vittoria ai terremotati della sua regione. Insomma, abbiamo una vera campioncina. Che domani cercherà contro l'australiana Stosur di aprire un'altra porta verso la gloria. Il Roland Garros negli ultimi anni ci porta bene. Francesca Schiavone ha raggiunto per due volte l'ultima tappa di questo Slam vincendo nel 2010. Ora tocca alla piccola grande Sara: comunque vada firmerà un successo. Anche se sabato pomeriggio ci piacerebbe tanto vederla entrare sul campo centrale per la finale con quel suo piglio sbarazzino e il completino viola fluorescente.
 

La piccola Errani fa l’impresa: è in semifinale (Rino Tommasi, Il Fatto Quotidiano, 06-06-2012)

Abbiamo appena finito di ringraziare Francesca Schiavone (ma speriamo di poterlo fare ancora) che nel libro del tennis italiano si apre un capitolo la cui importanza è pari alla sorpresa anche perché l'impresa di Sara Errani assicura continuità a un movimento che in attesa che il settore maschile produca qualcosa di più e di meglio dei timidi progressi offerti da Andreas Seppi e da Fabio Fognini in questo torneo era anche ora di non continuare a lasciare nelle mani delle ragazze la navicella del nostro tennis.
 

Il risultato della Errani, pronosticato con coraggio ma con la consapevolezza giustificata dai risultati di tutta la stagione, è di grande rilievo sul piano storico perché in tutta la sua storia il nostro tennis ha portato in semifinale al Roland Garros due sole giocatrici, Silvana Lazzarino nel lontano 1954 e la Schiavone con la splendida accoppiata realizzata nel 2011 e nel 2012. Questi ultimi risultati, ai quali si aggiunge l'impresa della Errani, sono tanto più importanti perché realizzati in un periodo in cui la superiorità atletica delle tenniste dell'Est europeo sta lasciando sempre meno spazio sul piano atletico e di organizzazione generale ai paesi di più antica tradizione sportiva (Francia, Germania, Gran Bretagna).
 

Sara Errani, bolognese di 25 anni, all'inizio della stagione era la numero 45 nella classifica mondiale e la quarta in Italia, alle spalle di Schiavone, Pennetta e Vinci, una delle varianti più importanti mai verifitacatesi nelle gerarchie del nostro tennis.
 

Con la semifinale raggiunta ieri Sara diventerà la prima tennista italiana, mentre il computer la promuoverà al numero 14, senza considerare l'opportunità di una partita, quella con l'australiana Samanta Stosur nella quale la Errani non è certamente favorita (5 a 0 per la Stosur i precedenti, l'ultima sfida due settimane fa al Foro Italico).
A questo proposito, senza volerne fare una regola, è opportuno ricordare che la Errani aveva nettamente perduto (6-1 e 6-2) qualche settimana fa contro la tedesca Kerber da lei sconfitta ieri. La cabala non c'entra, ma questo vuol dire che la Errani è capace di imparare dalle sconfitte come dimostrano i progressi, in classifica e in autostima, compiuti nella stagione.
 

Da qualche anno la Errani si allena in Spagna, con Pablo Lozano, uno degli allenatori che senza un gran passato tennistico si sono messi in proprio per sfruttare l'ondata di benessere e le favorevoli condizioni ambientali e climatiche che stanno aiutando il tennis spagnolo.
 

La Errani era già stata la migliore degli italiani nello scorso gennaio nell’Australian Open raggiungendo i quarti di finale, poi aveva vinto tre tornei del circuito WTA (Acapulco, Barcellona e Bucarest) diventando la quarta giocatrice italiana alle spalle di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Roberta Vinci.


La Errani ha scelto l'occasione migliore per ottenere la prima vittoria della sua carriera nei confronti di una giocatrice classificata tra le prime dieci. Anzi il bilancio complessivo della Errani contro le top ten era di 28 sconfitte e di nessuna vittoria. Alta 1,65 la Errani di distingue per una grande mobilità, ma soprattutto per un'eccezionale intelligenza tattica, confermata anche ieri in una partita nella quale ha usato con grande tempestività il colpo migliore del suo repertorio, la palla corta.
 

La Errani ha giocato ieri un primo set ai limiti della perfezione, nel senso che non ha commesso errori gratuiti prendendo i giusti rischi quando il punteggio lo richiedeva.
 

La partita è diventata più difficile all'inizio del secondo set quando la Kerber, una tedesca mancina che in questo torneo aveva battuto la nostra Pennetta, ha attaccato con maggiore continuità togliendo tre volte il servizio alla Errani che però è stata bravissima nel tie-break quando ha preso un vantaggio di 3 a 0 per chiudere per 7 a 2.
La giornata è stata deludente per il pubblico francese perché il loro migliore giocatore, Jo Wilfried Tsonga ha sciupato quattro match point contro Novak Djokovic, la prima testa di serie che ha poi finito per vincere facilmente il quinto.
 

La Errani vola in semifinale. Il tennis italiano sempre più rosa - Il sogno di Sara continua (Gianni Clerici, La Repubblica, 06-06-2012)

Chissà se la Signora Angela Merkel ha trovato il tempo per assistere alla vicenda che ha coinvolto la sua omonima Angelica Kerber, opposta a una piccolissima italiana. Chissà se simile match le ha suggerito qualcosa che andava mormorando la mia vicina francese, memore di La Fontaine: Dopo aver troppo cantato / la cicala dissipata / si trovò senz amoneta / fu costretta a dura dieta. Forse la Signora Merkel, più che al suo capo allenatore Schiluble, dovrebbe rivolgersi ad un altro sciagurato mediterraneo quale Lozano, l'assistente della nostra formichina, il cui successo sulla tedescona è dovuta, oltre che alla sagacia, al senso del risparmio. Infatti, nel corn-pulsare il taccuino in cui ho più volte infitto, per il nervosismo, il mio pennino di scriba vecchio stile, trovò una incredibile annotazione: la dissipazione ha spinto la tedesca di Kiel a 55 errori, mentre la formichina di Bologna ne ha sofferti solo 36. In queste due cifrette è racchiusa una delle spiegazioni della vittoria di Formichina Sara, mentre altri aspetti possono ritrovarsi nell'abilità tattica ad adeguare gli schemi al mancinismo dell'avversaria, che privava quasi completamente Sara della possibilità di aprirsi il campo col suo strettissimo rovescio cross, aprendo cosi il lato destro avverso alla successiva penetrazione di diritto.
 

Altra ragione del successo, la stessa Sara ha indicato nella sua nuova racchetta prolungata, quella Babolat che, già a fine Settecento, produceva corde in budello «simili a quelle della citera» e cioè di una cetra. La Babolat che formichina pare aver acquistato sciogliendo un precedente contratto con una penale di 30.000 dollari. Ma, oltre a tutto ciò, è stato il grande cuore a concedere alla Erravi il recupero di ben tre breaks nel secondo, sino ad issarsi a dominare il decisivo tiebreak per 7 punti a due. È presto per far progetti che si spingano oltre la semi con Samantha Stosur, ma sembra che, nella scia della Leonessa, la Formichina possa aiutarci, una volta di più, nel passaggio da comparse a protagonisti del Roland Garros.
 

Due cinque set dei quarti maschili sono poi giunti a ricordarci che il grande tennis—titolo usurpato di un mio vecchio libro — è giusto il best of five. Ha iniziato col lasciare tutti perplessi il Federer di questo torneo, simile ad un'imitazione gestuale ma non esaltante del mattatore che da anni ci incanta, quasi il campo divenisse, sotto i suoi piedi, un enorme palcoscenico. Pur sostenuto da una sorta di ginocchio artificiale, Del Potro pareva ritornato il ragazzo ancora intatto del 2009, quello che passò come un uragano sopra Flushing Meadows. E tuttavia, col passare del tempo, quella sorta di controfigura di Roger andava sempre più a fuoco, sempre più riassumeva le sublimi connotazione del vero Federer. Sinché la partita smoriva, al punto di non lasciarmi sospetto alcuno, mentre mi trasferivo sul Centrale.
 

Venivo qui sommerso dai cori che inneggiavano a Tsonga Tsonga, quasi si trattasse di Dupont, il Brambilla francese. Ma almeno i giudici non erano sciovinisti quanto i fanatici, e un Noie Djokovic simile a quello sofferto — dai serbi — contro Seppi riusciva a togliersi dalle trappole di quattro match point, e a sopravvivere. È quindi terminata in gloria la vicenda di due grandi campioni in mediocre forma. Ma proprio le grandi distanze ci hanno insegnato che, a volte, la condizione si trova alla fine del Tour.
 

Volée di rovescio - Maestra della smorzata E' stato il colpo decisivo (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport, 06-06-2012)

Attualmente, salvo rare eccezioni,il tennis di vertice è formato da atleti muscolari che tirano e si muovono a specchio, cercando la profondità per tenersi lontani l'uno dall'altro. Il tennis in gonnella ha seguito gli uomini su questa strada ed essere campionesse significa principalmente avere forza fisica e possedere una grande tenuta mentale. E' dimostrato che più le giocatrici si allontanano dalla riga di fondo, più il gioco si impoverisce e la sola intensità non basta ad eccitare gli animi degli spettatori. Priva della potenza necessaria per competere con le rivali, Sara Errani,come dimostrato ieri nella splendida vittoria parigina, ha sposato la via della smorzata, trovando la chiave giusta per scardinare la resistenza della Kerber. Questo colpo le ha permesso di variare il ritmo, interrompere lo scambio e portare la tedesca in zone del campo inusuali. Condizione indispensabile per la buona riuscita, oltre alla sensibilità, è la posizione che deve essere interna alle righe del campo e la finta necessaria per mascherare il colpo. Non bisogna abusarne, ma deve essere centellinata e usata con parsimonia. Sara , nella ricerca di soluzioni alternative,ha trovato nella smorzata un prezioso alleato che raramente l'ha tradita e che sarà al suo fianco anche nel futuro.
 

Ora Sarà può sognare (Federico Ferrero, L’Unità, 06-06-2012)

Sara Errani aveva due anni quando Michael Chang osò servire dal basso al Roland Garros e rese nudo il Re di Parigi, Ivan Lendl. Oggi il bambino che additò il sovrano è sposato con una falsa promessa del tennis. Amber Liu; Ivan il Terribile è tornato dall'esilio del post ritiro e siede nel box del perfido Murray, in tuta e occhiali da ipermetrope. Sara, in tutto questo tempo, è diventata una campionessa. Eppure il grande libro del tennis ci raccontava una brutta storia: per 28 volte la nuova numero uno d'Italia aveva affrontato una top ten, altrettante era uscita dal rettangolo a testa china. Perché, allora, credere nel miracolo al Roland Garros? Forse confidando nell'incantesimo delle donne del tennis degli ultimi quattro anni: scopri una Pennetta che, prima tra tutte nel Paese, entra nel club delle dieci; celebri una campionessa Slam, la Schiavone, e le sue due finali nel bosco di Boulogne. La stai per salutare e arriva Errani, con la sua grinta spianata, a riempire il vuoto lasciato da Francesca. Un'altra dose di speranza risiedeva nel nome della top ten di turno: Angelique Kerber. Un bulldog dal nome dolce, troppo abbondante per aspirare al tradizionale servizio sui bikini delle tenniste di Sports Illustrated ma capace di scavare solchi col dritto sul Suzanne Lenglen, il più lento e infido dei campi del Roland Garros. Ama il ritmo, la tedesca, non le piace essere messa sulla difensiva sul rovescio bimane. Con i suoi cross e le smorzate Salita, che serve piano ma sul rosso è diventata una maestra di spostamenti e strategie, ha trovato il modo di sbatterle la porta in faccia per un set e mezzo, ha salvato due set point nel secondo parziale e legittimato il successo con un tie-break da senatrice, come se ogni settimana dovesse sbrigare una pratica-Slam.
 

E la tremarella dei tennisti italiani? Lavata via con l'esperienza a Bradenton, chez Bollettieri. Scacciata per sempre insieme alla scelta di respirare. lavorare e vivere con gli spagnoli, su tutti Pablo Lozano e il preparatore David Andres. Ma è italiana nell'anima. Sara, ed è alla sua Emilia che ha voluto dedicare il giorno più bello, come alla memoria del povero Morosini aveva affidato il titolo vinto a Barcellona settimane or sono.
 

Semifinale in uno Slam. Anzi, due con quella del doppio divisa con l'amica di una vita di racchette, Roberta Vinci. Significa essere atterrata in una nuova dimensione. Una realtà in cui tutta la pressione, giovedì, verrà fatalmente poggiata sulle spalle nerborute di Samantha Stosur: la prossima prova riservata a Sara. Stosur ha un servizio da circuito Atp e un dritto velenoso come un cobra. A Roma, giorni fa, i muscoli dell'australiana avevano avuto la meglio sulle gambe, il cervello vispo e tutto l'assortimento di vamos della Errani. Questa volta sarà sempre terra, sempre tennis: ma chi ci può assicurare che il mental training dell'occhialuta Sam le impedirà di patire la responsabilità di non poter perdere, o li ricordo della finale perduta nel 2010 di fronte a una Leonessa scatenata? Serena, la più forte, è tornata a casa col primo volo. Azarenka, la numero uno del computer, si è dissolta nei suoi nervi. La campionessa uscente, Li, ha passato una giornata a litigare con marito, il vento e i colpi supersonici di una qualificata, Shvedova. Le donne sono in cerca d'autore e noi, zitti zitti, si fa festa.
 

Volano in semifinale, non senza fatica, anche Novak Djokovic e Roger Federer, costretti entrambi al quinto set da Tsonga e Del Potro. Impresa durissima quella del numero I al mondo che, dopo aver vinto il primo parziale, è andato sotto 2-1 contro Tsonga ed è stato costretto ad annullare al francese quattro match point prima di chiudere al tie break il quarto set. Una mazzata per Tsonga che nell'ultimo parziale si è arreso 6-1 senza più riuscire a rientrare in partita. In semifinale il serbo leader della classifica Atp ritroverà, come dodici mesi fa, Roger Federer. Anche lo svizzero ieri è stato costretto alla rimonta dopo essere andato sotto di due set contro l'argentino Del Potro (3-6, 6-7). Oltre alla crescita di Federer, sul risultato finale del match pesano i problemi ad un ginocchio che hanno limitato Del Potro, liquidato a quel punto 6-2, 6-0, 6-3 nei successivi tre set. Lo scorso anno la semifinale Djokovic-Federer fu uno dei match più belli della stagione e premiò lo svizzero, poi sconfitto in finale da Nadal.
 

Parla Sara Errani : «Tutto adesso è nuovo, ma voglio restare me stessa» (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 06-06-2012)

Sorride Sara, perché sa di averla fatta grossa, sa che ora Parigi è alla sua portata: «La partita è stata durissima, però quando sei in un quarto di finale di uno Slam la fatica non si fa sentire; ho avuto un piccolo passaggio a vuoto all'inizio del secondo set; ci sono stati tanti break, erano game strani e il servizio non contava più nulla. Ho perso due game che dentro di me credevo di meritare».
 

La romagnola usa la testa dal primo all'ultimo punto, senza mai perdere di vista le caratteristiche dell'avversaria: «Quando avevo l'opportunità ho spinto per andare avanti e metterle pressione. Sono stata aggressiva anche nei primi punti del tie break. Li ho giocato molto bene, spingendo, ero carica, mi sentivo molto concentrata. Con i mancini non è facile, bisogna alzare le traiettorie e a lei invece piace se le giochi piatto».
 

Cambiamento La trasformazione è avvenuta durante gli ultimi mesi. Sara aveva chiuso il 2011 al n 45, poi i quarti in Australia e ora la semifinale a Parigi che vale il 14 posto virtuale: «Non so esattamente cosa è cambiato nel mio tennis e nella mia testa dallo scorso anno ad oggi. Un grande cambiamento è stata la nuova racchetta che mi fa sentire meglio in campo, mi da più potenza. Fisicamente ho lavorato bene durante l'inverno, ma anche negli altri inverni la preparazione era sempre molto accurata. Lavoro ogni giorno sia sul fisico sia sul tennis». La prossima avversaria è Samantha Stosur, n 5 del mondo, finalista qui nel 2010. «La Stosur è una giocatrice molto potente, una delle più forti. Ci ho giocato cinque volte, anche a Roma poche set-rimane fa, e ho sempre perso. Vedremo con il mio allenatore come impostarla; entrerò in campo come ho fatto in questi giorni e come ho fatto sempre nella mia carriera. Dovrò essere brava con la risposta, non sarà facile, ha un servizio molto potente. La palla corta potrebbe essere una soluzione: mi piace usarla, nelle donne può dare fastidio, mi puoi aiutare a uscire dallo scambio».
Nella storia Una semifinale che cambia la storia di Sara, nuova n 1 d'Italia: «Io non mi sento cambiata, cerco di fare le solite cose, e tenermi strette le persone fidate. Questa è una situazione nuova per me, sotto questi riflettori. Sono cose che ti possono distrarre, però cercherò di rimanere me stessa. Saranno le persone che mi stanno vicine a mettermi in riga». Due anni fa ha vinto Francesca Schiavone, Sara ci pensa? «Si certo, lei ha vinto qui. Ma non penso a quello che ha fatto. Penso a me, a quello che sto facendo. Voglio vedere dove posso arrivare». Una vittoria indimenticabile, la prima contro una top 10 dopo 28 sconfitte consecutive, vale un pensiero particolare per qualcuno: «Sicuramente una dedica per i terremotati, stanno vivendo un momento molto difficile. Noi siamo qui e loro sono lì in quel 1 dramma. Roberta Vinci? L'ho vista fuori dal campo, mi ha detto che era molto felice per me, E' bello che sia ancora qui, abbiamo il doppio, mi aiuta molto a stare tranquilla».
 

E' nata una stella, Grande Errani si prende tutto (Giulio Viggiani, Il Corriere dello Sport, 06-06-2012)

Sempre meglio, sempre più avanti. Al Roland Garros la piccola, grandissima Sara Errani batte anche la tedesca Angelique Kerber nei quarti e in un colpo solo con il primo successo su una Top Ten (dopo 28 sconfitte di fila!) centra la prima semifinale in uno Slam (dopo i quarti raggiunti sempre quest'anno agli Australian Open) e diventa la nuova numero 1 azzurra (comunque vada, da 14 in classifica Con II successo di Ieri nei quarti, la Errani lunedì sarà n. 14 del mondo. Se vincesse anche in semifinale, salirebbe al n. 10. 26 vittorie Nel 2012 rendimento altissimo per la Errani sulla terra: ha Infatti vinto ben 26 partite sulle 30 disputate In singolare (86,6%). lunedì sarà almeno numero 14 sorpassando anche Flavia Pennetta). E proprio perché non finisce qui, domani affronterà l'australiana Samantha Stosur, qui finalista nel 2010 contro Francesca Schiavo-ne: battesse anche lei, andrebbe dritta tra le prime dieci del mondo, terza italiana Top Ten nell'era Open dopo "Fla" e "Fra".
 

LA PARTITA - Da sballo il primo set di "Sarita", per la quale in tribuna oltre al consueto tifo del fratello Davide c'era anche quello di un altro fratello, quello del suo coach spagnolo Pablo Lozano, Pedro, pure lui maestro di tennis. I tiri mancini, nel senso però di quelli tradizionali, trappoloni spesso senza chance di venirne fuori, è stata la Errani a spararli da ogni angolo del campo. Non certo la povera "Angie", travolta tatticamente con  colpi di qualunque genere, piazzati diabolicamente in ogni angolo del campo: corti, lunghi, smorzati, pesanti, di tutto un po'. Anche con quei "topponi" che tanto piacciono alla Schiavone. Sara è stata brava a guadagnarsi subito il break nel gioco di apertura e conservarlo per tutto il tempo, con la Kerber che ha faticato tantissimo nel settimo game (durato 16 punti!) per restare attaccata nel punteggio ma alla fine sopraffatta nei due conclusivi, quando ha commesso una serie di errori che hanno consegnato il set alla Errani per 6-3.
 

Nel set successivo la tedesca ha capito che doveva fare qualcosa di diverso, dando più peso e profondità al suo gioco, e soprattutto ha sfruttato un passaggio incerto di Sara nella partita, quando la 25enne romagnola ha smesso di variare i colpi con la frequenza che le aveva consegnato di autorità il primo set. Nonostante tutto, la Kerber non è stata capace di approfittarne e così ne è venuto fuori il classico set al femminile, con break e controbreak: alla fine ben quattro per parte e inevitabile conclusione al tie-break. Nel quale la numero 10 del mondo, praticamente rimasta su uno scambio del game precedente (nel quale aveva fatto la pallina da flipper per il campo, finendo per accasciarsi senza fiato appoggiata al seggiolone dell'arbitro), ha smarrito ogni forma di lucidità e si è arresa alla Errani, che ha chiuso il tie-break per 7-2.
 

Game, set & match, dopo 1h39': giusto il tempo di lanciare in aria la racchetta, per Sara, poi un urlo di gioia, uno sguardo di ringraziamento al suo angolo e il tradizionale autografo di saluto sulla telecamera di Eurosport. Con tanto di nome e cognome ("Sara Errani"), finalmente leggibile per buona pace di tutti, e un "Vamos!" che davvero non poteva mancare, grido di battaglia ma in questo caso omaggio che da piccola l'ha fatta diventare grande.
 

LE SUE PAROLE – “Ma quanto sei forte?!?”, le ha urlato Corrado Barazzutti, capitano azzurro di lungo corso, appena ha incontrato Sara dopo la partita. E lei, con quegli occhi tanto azzurri quanto furbetti, ha avuto la battuta pronta:  “Ora ti batto...”, ha replicato, ben ricordando che il miglior risultato di "Barazza" in uno Slam è stata una semifinale proprio al Roland Garros nel 1978. Poi "Petite Erranì", come la chiamano i giornali francesi, ha parlato della partita e di tutte le sue sensazioni di un momento d'oro che è ormai molto di più. «Con la Kerber è stata durissima, ma quando sei nei quarti di uno Slam la fatica non la senti, non la puoi sentire (il giorno prima aveva giocato in doppio nei quarti per 2h51'! - ndr). Ottimo il primo set, ho avuto un piccolo calo nel secondo, anche per merito della mia avversaria, ma sentivo di avere la situazione sotto controllo». Ora la semifinale, la possibilità di entrare tra le Top Ten. «Non ci penso, devo essere brava a restare carica e concentrata, che è quello che mi chiede sempre il mio allenatore: ci pensa lui a rimettermi in riga, nonostante tutte queste interviste, queste attenzioni, alle quali non sono tanto abituata. Il torneo non è finito, anche se già così sono molto contenta, e quindi è importante conservare la solita routine e presentarsi al meglio al prossimo impegno-. Ovvero la semifinale di doppio, prevista per oggi. -Certo, anche perché Roberta (Vinci - ndr) se non gioco al meglio mi ammazza... Una dedica, prima di andare a festeggiare. “Questa vittoria è per gli emiliani colpiti dal terremoto, con le altre giocatrici metteremo all'asta qualcosa di nostro per raccogliere fondi”
 

Parla Mamma Fulvia: «Il portafortuna è suo fratello» (Gian Luca Bosi, Il Corriere dello Sport, 06-06-2012)


Quasi  11.000 abitanti, un paesino ai confini fra la Romagna e l'Emilia. Qui, a Massa Lombarda in provincia di Ravenna, 25 anni fa nacque Sara Errani e sempre qui abitano i suoi più acerrimi sostenitori. Un'intera cittadina che guarda con interesse e gioia alle vittorie della propria beniamina, sperando magari di festeggiarla a breve.
La tennista, fresca dell'approdo in semifinale al Roland Garros, è ovviamente ben conosciuta da tutti i suoi compaesani, anche se in Romagna la si vede davvero poco. “E' sempre a Valencia ad allenarsi e non è facile - commenta la mamma Fulvia - ma appena può viene a trovarci o andiamo noi a vederla giocare. La partita di oggi (ieri, ndr) mi ha molto emozionata. Mia figlia ha giocato con grande grinta, è stata fantastica e io sono felicissima. Non so se andremo a Parigi, probabilmente la guarderò in televisione. La c'è già mio figlio Davide: doveva tornare, ma Sara glielo ha impedito, lo vuole vicino a sé fino alla fine”. Più controllato papa Giorgio: ”Non è stata la sua partita più bella, ma quanto pathos! La posta in gioco era alta e lei è stata bravissima”.
 

IN PIAZZA - Chi si aspetta una Massa Lombarda piena di striscioni, foto giganti e maxi-schermi modello calcio, però, resta deluso. Questo paesino ravennate pare vivere i primi caldi con la tranquillità della provincia, senza squilli, nemmeno per la sua celebre compaesana: “In paese ci conoscono tutti e si complimentano - chiosa Giorgio Errani - ma mia figlia gioca a tennis”.
 

Festoni colorati non ce ne sono, ma nella piazza centrale del paese, grazie a Sara, non si parla solo di politica e calcio. Seduti su due panchine ombreggiate per meglio sopportare i primi accenni di afa, troviamo un gruppo di persone che Errani la seguono con attenzione. «La ia za fet neca trop (ha già fatto anche troppo; ndr) - afferma Saverio Dovadola - è stata bravissima.. «Le manca il servizio - si lancia in disquisizioni tecniche Giancarlo Ghiselli - ma è come avesse già vinto. Nelle sue vene scorre vero sangue romagnolo». "E' stata fantastica - commentano Luciano Tontini e Domenico Alberici - Tecnicamente è forte, ora speriamo.. Più in là, seduto ai tavoli di un bar ecco un altro "tifoso" della tennista. “Siamo molto contenti di come si sta comportando in Francia - commenta Paolo Vespignani - è stata molto combattiva”.
 

AL CIRCOLO - Usciti dal centro storico di Massa Lombarda, tappa obbligata è il circolo tennis, il "covo" dei supporter di Sara. “Di solito torna a Natale e per le feste comandate - afferma Elisabetta Pasi - ma appena può passa a trovarci. E ci mancherebbe anche: la mia "gigetta" non può non venire a trovare la sua tifosa numero uno. L'anno scorso a Natale sapevamo che sarebbe venuta e quindi abbiamo chiamato tutti i bambini della scuola tennis che non vedevano l'ora di incontrarla. Non appena li ha visti è diventata tutta rossa in viso”.


Il bar e i campi del circolo sono uno dei ritrovi principali per i fan di Sara Errani. Nessuno si perde un suo match e per la semifinale .'l'appuntamento è qui, ci saremo tutti” sottolinea Edoardo Rivola. E' su questi campi, rigorosamente in terra rossa, che la tennista romagnola ha mosso i primi passi nel mondo della racchetta, due anni di "approccio", prima di andare a Faenza e poi prendere il volo verso i palcoscenici più importanti, ma gli aneddoti non mancano.
 

“Un giorno la ritrovai a giocare a pallone con mio figlio - svela Elisabetta - Sembrava si fosse stancata del tennis, ma fu una crisi passeggera. L'ultima volta che ci siamo sentite? Quando ha vinto a Roma e mi ha anche "sgridato" perché non ero andata a vederla. L'anno prossimo, però, la mia "gigetta" non me la perdo”. Ma per chi non si perde un dritto di Sara, c'è anche chi è felice nel saperla vincente, ma non la segue con assiduità. «Ohi, l'am pis (mi piace; ndr) - sottolinea Giuseppe Guerra - l'è forta (è forte; ndr). Ha vinto bene”. La Romagna è anche questa, pronta a festeggiare i suoi figli per una vittoria o a consolarli in caso di sconfitta, ma tenendo sempre i piedi ben saldi per terra. Rossa in questo caso.
 

Il trionfo di Pollicino, “Per battere i muscoli uso l’intelligenza” (Stefano Semeraro, La Stampa, 06-06-2012)

Dopo la Leonessa, Pollicino. O se preferite la Formica Atomica, Nana, Chiqui. Comunque lei: Sara Errani, la seconda vie en rose italiana in tre anni al Roland Garros dopo Francesca Schiavone, e sono strade che si assomigliano dannatamente. Fosforo contro muscoli, bottega d'arte contro catena di montaggio. Donnine apparentemente sottili infilate in un mondo di gigantesse, ma con un'anima di ferro e un pensiero forte, una grinta innata che le sostiene anche quando fuori tutto trema.


Dopo il bis magico della Schiavone quest'anno tocca a Sara, 164 cm e 60 chili, raccogliere meraviglie nel nostro torneo dei miracoli: la prima semifinale Slam della sua carriera, ottenuta decostruendo in due set (6-3 7-6) la numero 10 del mondo Angelique Kerber, tedesca con sangue polacco che nei quarti aveva eliminato Flavia Pennetta. Dolce vendetta, generata da quel nido di campionesse che è la nostra squadra di Fed Cup.
«Questa vittoria la dedico ai terremotati in Emilia», dice Sara, nata a Bologna, cresciuta a Massa Lombarda, emigrata bambina in Florida e maturata al sole laborioso di Valencia, che in questi giorni con gli altri azzurri a Parigi sta raccogliendo materiale per un'asta di beneficenza. «La la ro è una situazione difficile, per noi non è semplice mettersi nella loro pelle. Ma bisogna essere forti, ripartire». Sara è la terza italiana ad arrivare nelle semifinali del Roland Garros, dopo Silvana Lazzarino (1954) e la «Schiavo» (2010 e 2011), con la vittoria di ieri è già sicura di diventare la quinta azzurra di sempre per posizione nel ranking mondiale (n.14) dopo Schiavone (4), Pennetta (10), Farina (11) e Reggi (13), vincendo il torneo (ma forse le basterebbe la finale) entrerà fra le top-10.


In carriera contro le top-10 aveva sempre perso, 28 volte di fila, anche se qui nei turni precedenti aveva imbozzolato due ex regine di Parigi, Ivanovic e Kuznetsova.
 

Contro la Kerber, picchiatrice mancina con spalle larghe quanto un lander tedesco, che avanza e spara il dritto ruotando il busto come un'autoblindo, Sara ha giocato un primo set perfetto. Come una piccola Kasparov ha mosso la sua avversaria sulla schacchiera rossa del Suzanne Lenglen, variando le mosse, alzandole parabole soft sul rovescio per poi ferirla sul dritto, manovrando i drop-shop come fossero cavalli. Ha rifiatato all'inizio del secondo set, è andata sotto (4-2), ma non ha mai mollato, finendo per stroncare la Kerber, dopo una lunga teoria di break, con un tie-break meraviglioso (7-2). Scacco matto.
 

Il trionfo della mente, del genio tattico di Sara. «Io non sono alta o potente come le altre - spiega Sara - quindi devo usare altre cose: l'intelligenza, la velocità, per rendere la forza meno importante. Devo pensare di più, e mi piace farlo. Ad esempio usando la palla corta: non tutte le ragazze corrono bene o hanno una buona mano, è un'arma in più per uscire dallo scambio. Cosa è cambiato dall'anno scorso? Non lo so neanch'io, la nuova racchetta mi ha dato più potenza. Adesso so che posso fare più male anche alle più forti, e mi piace un sacco». Ispirata, ma non troppo, dalla Schiavone («la sua vittoria me la ricordo, però penso soprattutto a me stessa»), domani in semifinale le tocca proprio Sam Stosur, l'australiana vitaminizzata che la Schiavone superò in finale nel 2010. E contro la quale la Errani ha perso 5 volte su 5, l'ultima volta a Roma. «Sara vince perché, come la Pennetta, è bravissima a difendersi e a trasformare la difesa in attacco», analizza Corrado Barazzutti. «Contro la Stosur ha chance, ma l'australiana è una che con il dritto e il servizio fa danni. Sarà un match duro». Per il coach di Sara, lo spagnolo Pablo Lozano, «Sara ha capito la lezione di Roma, deve battere Sam da dietro, servizio e risposta saranno fondamentali. Ora sa che non deve avere paura di nessuna». Per Roberta Vinci - confidente, amica, quasi sorella maggiore - che con la Errani oggi giocherà la semifinale di doppio, «Sara è in fiducia: con la Stosur la vedo bene ». Ieri sera cena scaramantica alla pizzeria Pompei, sugli Champs Elysées, oggi il doppio con l'amica del cuore. «Perché il doppio per me è importante quanto il singolare. A "sciogliere" non ci penso nemmeno. E poi Roberta mi ammazzerebbe...». Le piccole donne non si fermano mai.
 

Errani, la spagnola d’Italia (Daniele Azzolini, Tuttosport, 06-06-2012)

Errani Due si chiama Davide. E preciso a Errani Uno, che poi sarebbe Sara. Stessi occhi, il naso arrotondato, solo poco più alto, poco più magro. Buon calciatore, dicono. Ma Sara era meglio di lui. Poi una volta provò con il tennis, e lei, la piccola di casa, subito dietro, anche in quello convinta di poter fare di più, come lo sono tutte le sorelline testarde. Oggi le parti si sono ribaltate. E lui, Errane Due, ad accompagnare Sara e finalmente ha trovato qualcosa in cui lei non possa fare irruzione: le fa da manager. Nel mestiere Davide ha tre capisaldi: il diletto, l'affetto, e ora anche un giubbetto, sotto forma di felpa. L'ha messo la prima volta alla fine del primo set con Ana Ivanovic, terzo turno, «ed è andato tutto meglio«, dice ridacchiando, intimidito dalla sua stessa facezia. E stato quello l'ultimo set perso da Sara, da li in poi non ha sbagliato più niente. Due set con la Kuznetsova, e due anche con Angelique Kerber, che valgono una semifinale che mette allegria solo a pensarci. Sull'ultima palla, Sara ha cercato con gli occhi Davide e l'ha trovato lì, braccia alzate nello stesso gesto di lei. In una stringeva la felpa della buona sorte, come uno stendardo.


Sara non lo sa, o meglio, lo sa ma non ci bada. Il pensiero Magico volteggia sullo sport, da sempre, e trova appigli insospettabili per diventarne parte essenziale. Fa niente. Lei è una seguace del Pensiero Pratico. Testa bassa e pedalare, piedi per terra e niente svolazzi, non essere mai diversa da quello che è sempre stata. Le sue regole sono queste, certificate, ripetute dozzine di volte in questi giorni e dall'inizio dell'anno, quando d'improvviso i secondi o terzi turni negli Slam sono diventati quarti di finale, Australia, e addirittura semifinali, qui a Parigi. Sara è l'immagine della pazienza e della perseveranza. Non è facile spiegare come faccia, ma c'è un aneddoto che la dipinge meglio di tante parole. Provate a darle una palla, ma anche una pallina, è lo stesso, e chiedetele di farvi vedere che cosa sa fare. Lei metterà da parte la racchetta e comincerà a palleggiare con i suoi piedini numero 37. Cento, duecento palleggi. Ne volete di più? Lei continua, senza mai far cadere la palla. Con pazienza e perseveranza, appunto. Al momento il record conta poco più di duecento palleggi. Poi le hanno tolto la palla perché non ne potevano più di starla a guardare.
 

“La mia calciatrice preferita è una tennista”, dice babbo Giorgio, a capo di una ditta nel settore ortofrutticolo. Proprio lui, che ha accettato di buon grado la privazione più grande, quella di spedire una bambina piccola co-si a porre le basi per la sua carriera. Prima in America, a 12 anni, poi a Barcellona, e dopo a Valencia, dove Sara è approdata otto anni fa, appena diciassettenne. Dagli Stati Uniti Sara gli faceva telefonate incoraggianti: va tutto bene, sono contenta. D resto della giornata lo passava ad asciugarsi le lacrime. Ancora oggi si vedono poco. II cruccio più grande di Sara viene dalle rare vacanze in Romagna. Pochi giorni, spesso rubacchiati a un calendario tennistico implacabile. E ora che è la numero uno del nostro tennis, ora che c'è da giocare una semifinale dello Slam, e la finale è a portata di racchetta, ve ne saranno anche meno.
 

Ma lei, Sara, la sua Italia se l'è ricostruita li, a Valencia. Ha comprato casa, un appartamentino per avere un riparo fra un torneo e un allenamento. Carino, dice. Piccolo, però. Ma l'idea di avere quattro mura intorno a lei, che le facciano da coperta, le fa sembrare meno dura la vita da emigrante. Un po' di pasta la sera, qualche piatto più ardito. Sara ci sa fare ai fornelli, anche ll pazienta e persevera, e tira su la miglior carbonara di Valencia e dintorni. Quando compra uova e pancetta avverte anche gli altri dell'Accademia. Viva? E loro corrono, David Ferrer in testa, che è come il santo patrono del tennis valenciano. David è la guida riconosciuta del gruppo, il quinto dei Favolosi che guidano la classifica, fra i pochi spagnoli che abbia battuto Nadal in uno Slam, agli Us Open. Un ragazzo normale, nel fisico e nei pensieri. Al quale Sara si ispira. Lei, in tutto e per tutto normale come lui.


Ma nel segreto mondo della Errani vi sono anche le muraglie insormontabili, quelle che un giorno dovranno essere scalate. E badate, non sono tennistiche. Chi mette piede in una semifinale dello Slam, qualunque essa sia (ma a Parigi è spesso la più difficile), può puntare solo in alto, gli ostacoli se li è già messi alle spalle. Guidare, invece, è un grosso problema, un casino inimmaginabile per dirlo con le parole di Santa. Ha venticinque anni, e non ha ancora la patente. Ci ha provato, non aveva tempo, ci ha provato ancora, ma non si ritrova nei suoi cenci. Ci proverà da capo, promette, ma la macchina ancora non la compra, le sembra uno spreco, un "doppio" instabile, poco amichevole. Forse ne ha paura. Mentre Sara ha bisogno di amicizia intorno a sé. Per questo gioca con Roberta, che è la confidente, quella del primo sins da leggere dopo un'impresa, l'amica che quando ti volti c'è sempre. Una con cui costruire l'altra parte di questa formidabile stagione. Sin da oggi, giorno della prima semifinale. Si va a caccia del titolo del doppio. Poi la semi di giovedì, contro la Stosur. Il carnet della settimana è pieno di impegni. Piedi per terra, Sara, come sempre. E in alto la felpa a quadrettini di Errani Due. Può servire anche quella.

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Errani è fantastica, ora sogna (Alberto Giorni, Il Giorno Sport, 06-06-2012)

IL 5 GIUGNO 2010, Francesca Schiavone fu incoronata regina di Parigi dopo il trionfo su Samantha Stosur. Due anni dopo, il 5 giugno è il giorno di un'altra storica impresa: Sara Errani approda in semifinale al Roland Garros e proprio la Stosur, domani, è il duro ostacolo (0-5 i precedenti) tra lei e una finale da favola. Ne ha fatta di strada quella ragazzina romagnola che a 12 anni non ebbe paura di staccarsi dalla famiglia e di trasferirsi negli Stati Uniti, all'Accademia di Nick Bollettieri, per provare a diventare una professionista.
 

E la seconda tappa è stata Valencia, dove si allena tuttora con il coach spagnolo Pablo Lozano, il primo a esultare sul campo "Lenglen" (insieme al fratello Davide) per il 6-3 7-6 con cui "Santa" ha superato la tedesca Angelique Kerber, prima top ten battuta in carriera dopo 28 k.o.
 

Da bordocampo, si ammira ancora meglio l'intelligenza tattica dell'azzurra, che ha sfiancato l'avversaria a suon di palle corte, annullando con coraggio due setpoint sul 5-6 del secondo set. Il suo 2012 è sempre più eccezionale: in classifica è già sicura di salire al n '14 divenendo la miglior italiana. «Grande Sarita!», ha twittato subito Flavia Pennetta.
 

«NEL SECONDO set ero un po' stanca — rivela raggiante la Errani nella sala conferenze più prestigiosa —, ma ho continuato a lottare. Ciò che mi fa più felice è che sto giocando bene. E' una situazione nuova per me, anche le tante interviste possono un po' distrarre: devo restare concentrata».
 

Oggi la aspetta la semifinale nel doppio insieme all'inseparabile Roberta Vinci contro le spagnole Martinez Sanchez/Llagostera Vives. C'è una dedica speciale («per i terremotati della mia regione»), poi arriva l'abbraccio del capitano azzurro Corrado Barazzutti, che le sussurra: «Ma quanto sei forte!». Il sogno continua: Sara non ha alcuna intenzione di svegliarsi. E noi con lei.
 

INTANTO tra gli uomini la prima semifinale sarà Djokovic-Federer. Il serbo ha annullato 4 matchpoint a Tsonga prima di batterlo 6-1 5-7 5-7 7-6 6-1, lo svizzero ha rimontato due set a Del Potro: 3-6 6-7 6-0 6-2 6-3. Oggi ultimi quarti (diretta Rai Sport 1 ed Eurosport dalle 14): Sharapova-Kanepi, Kvitova-Shvedova, Nadal-Almagro, Murray-Ferrer.
 

Novak e Roger, quanti brividi prima di ritrovarsi (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 06-06-2012)

«Ho dato tutto, ci sono andato così vicino... Avrei adorato vincere, sono dispiaciuto pero non ce l'ho fatta, spero che tornerò ancor più forte, l'anno prossimo». Alle 8 della sera, la voce tremolante di pianto di Jo, l'amatissimo Jo Wilfried Tsonga, il moro di Francia erede di Noah, emerge dall'asciugamani calato a lungo sulla testa, in panchina, e riscalda il raffreddatissimo Roland Garros, dopo una giornata piena di emozioni. «Desolé, sono troppo stanco per parlare in francese», quasi si scusa per la vittoria subito dopo Novak Djokovic, a caccia del primo urrah al Roland Garros e del «Djoker Slam» (vincere cioé i 4 Majors consecutivi non nell'anno solare). «Sfortunatamente ci deve essere un vincitore, Jo è stato il migliore per gran parte del match, io sono stato fortunato a vincere questa partita incredibile. Spero che vi siate divertiti. Per un set e mezzo, ho giocato molto bene, poi, spinto dal pubblico fantastico, Tsonga è diventato più aggressivo, se avesse vinto avrebbe meritato».
 

Programma Sì, il numero 1 del mondo salva 4 match point alla Djokovic, due sul 4-5 (volée di dritto e dritto vincente) e due sul 5-6 del quarto set (dritto in rete del francese e smash del serbo). E strappa coi denti un'altra partita al quinto set, dopo quella di 4 ore e 18' rimontando due set a Seppi, questa con Tsonga in 4 ore e 7 minuti. «Ora il mio programma è solo tv, niente tennis, poi avrò un'altra sfida contro un grande campione come Roger e spero di ripetere la spettacolare semifinale dell'anno scorso». Federer che si salva anche lui, e da due set a zero sotto — per la settima volta in carriera — domando infine Del Potro, col ginocchio sinistro scricchiolante. Che è quello sul quale spinge al servizio.
 

Record Roger il Magnifico eguaglia, a quota 31 semifinali Slam, l'ennesimo record, di Connors, ma sa bene che il destino gli ha dato una mano contro l'argentino, unico a interrompere l'egemonia Federer-Nadal-Djokovic, prima dell'operazione al polso: «Conosco bene Juan Martin, mi ha battuto in una finale degli Us Open e ricordo la semifinale qui a Parigi del 2009, quando vinsi ancora in 5 set. Penso che ha avuto un piccolo problema al ginocchio e questo mi ha aiutato, comunque sono stato bravo tatticamente e anche mentalmente perché non avevo più tanto margine». Delpo nega, ma è evidente che il match gira sullo 0-2 del terzo, quando chiede aiuto al fisioterapista per farsi sistemare la fasciatura: «Io ho giocato molto bene all'inizio e lui ha giocato meglio poi. Contro un altro magari potevo rientrare, ma Federer è Federer). E Djokovic è Djokovic.
 

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