HOMEPAGE > > Errani è il tuo giorno (Martucci); Lucidità e sicurezza, Io dico Sara (Tommasi); Esperienza e personalità. lo voto Maria (Bertolucci); L'Italia delle donne fa già l'impresa e Sara ora può sognare l'incredibile (Clerici) Sara insegue la doppietta (Grassia).

09/06/2012 11:49 CEST - Rassegna Nazionale

Errani è il tuo giorno (Martucci); Lucidità e sicurezza, Io dico Sara (Tommasi); Esperienza e personalità. lo voto Maria (Bertolucci); L'Italia delle donne fa già l'impresa e Sara ora può sognare l'incredibile (Clerici) Sara insegue la doppietta (Grassia)

06-06-2012

| | condividi

A cura di Davide Uccella

Errani è il tuo giorno (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)


Non è vero che un doppio donne tutto italiano non abbia mai firmato uno Slam: al Roland Garros, due ragazze classiche di casa nostra, piccoline ma piene di pepe, Sara Errani e Roberta Vinci (alte 1.64 e 1.63), hanno migliorato la loro finale degli Australian Open di gennaio, rompendo l'ennesimo tabù, validando la sicura partecipazione al Masters di fine anno e proponendosi per il podio olimpico di Wimbledon (pur con l'interrogativo erba). Non è vero che Sara Errani e Maria Sharapova, venticinquenni lontane FINALE DONNE Sul campo Centrale del Roland Garros si affrontano Sara Errani e Maria Sharapova: tra le due non ci sono precedenti RAIDUE, RAISPORT, EUROSPORT appena 10 giorni, si affronteranno per la prima volta su un campo da tennis oggi alle 15, nella finale di singolare alla Scala della terra rossa. La divina Masha non se lo ricorda, ma Saretta sì: «Da Bollettieri, a Bradenton, lei aveva l'apparecchio ai denti, era piccolina quasi quanto me, vinse 6-0 6-1, non se lo ricorda perché m'ha fatto fare un game... Giusto, così. Aveva il contratto Img, era già molto forte». Mai avrebbero immaginato di ritrovarsi 12 anni dopo sotto il traguardo del Roland Garros. Da quel trampolino, la russa spiccò il volo per vincere Wimbledon, a 17 anni, l'italiana girò pagina («E' stata un'esperienza dura, m'ha insegnato a soffrire»), vagò intorno alla sua Massalombarda fino a trovarsi, a Valencia, in Spagna, con Pablo Lozano, proprio a 17 anni. «Resto italiana al 100%: la Spagna mi tratta bene, ci sto bene, mi ci alleno, mi ha aiutato a cercare di avere un atteggiamento migliore, in campo, lì se ne fregano un po' di più dell'aspetto estetico, guardano all'efficacia dei colpi».
 

Stanchezza Sara s'è costruita anche giocando più di tutte, o quasi, nelle ultime stagioni. Qui al Roland Garros, è l'unica che ha fatto almeno un match al giorno, tranne lunedì 28, ed è stanca. In doppio, si nota all'inizio («Eravamo tutt'e e due tese, nervose, spaventate, ci siamo fatte aggredire»), per la presenza del dottor-laser Pierfrancesco Parra (tornato dall'Italia), per il cerottone all'adduttore destro («Per precauzione») e perché rischia di aizzare i tifosi di Kirilenko e Petrova: «C'è tensione, qualche volta mi faccio un po' prendere, m'è scappato, ma non si fa. Non si fa». Poi, dopo il break del secondo set e lo stop di un'oretta per pioggia si scioglie e scatena la compagna e la tribù di genitori e amici in tribuna nel 6-4 6-2 finale in due ore per la storia. «Per noi, la medaglia olimpica vale tantissimo e vincere uno Slam aiuta la fiducia e ci dimostra che stiamo facendo le cose per bene. Ci proveremo, sull'erba può essere più difficile, ma potremo allenarci a Wimbledon e al torneo prima», puntualizza Sara. Con l'applauso di Robi: «Ci teneva in modo particolare, è stata brava e concentrata tutti i giorni, anche se è andata così avanti in singolare. Poteva avere un calo e fregarsene del doppio, invece è stata meravigliosa: ci tiene anche a me, e questo fa piacere».


Servizio Il doppio è stato «un buon allenamento, anche se un po' lungo». Un antipasto (zakuska) di caviale russo per oggi, in mondovisione e sotto gli occhi anche dei vertici Coni (Gianni Petrucci e Lello Pagnozzi): «E' stato il modo migliore per non pensare fino a mattina al singolare, è una finale Slam, ma resta comunque una partita. La devo affrontare senza farmi idee in testa, cercando di viverla più serenamente possibile per divertirmi e giocare al meglio. Senza troppa tensione». Tanto la tattica di Pollicina è sempre la stessa, come da diktat-Vinci: «Sharapova è molto forte, serve bene e tira tutte mazzate, Sara è una piccola Ferrer, dev'essere solida, contenerla e farla muovere col dritto. Soprattutto, deve stare tranquilla perché non ha niente da perdere». Il pericolo è il servizio, Saretta: «Mi preoccupa più della risposta, dovrò mettere tante prime e non farmi prendere terreno». Del resto, la Sharapova è meglio trovarla qui che sul veloce, e con la fresca esperienza contro la sosia, Ivanovic. E che bello sarebbe dire: non è vero che una sola italiana ha vinto uno Slam, Francesca Schiavo-ne, due anni fa, sempre qui a Parigi.

La partita più difficile per Sara: lei, sfavorita, è la prima a crederci (Gianni Valenti, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)


Sara Errani verrà accompagnata oggi pomeriggio sul centrale del Roland Garros, dove giocherà la finale contro Maria Sharapova, dalla passione e il tifo di tutti noi. L'entusiasmante cavalcata parigina ha permesso in sole due settimane a questa ragazza emiliana di 25 anni di uscire dal recinto del tennis e farsi apprezzare come una nuova bandiera dello sport italiano. La sua storia piace perché è stata costruita in famiglia con la fatica e la determinazione di chi vuole arrivare anche a dispetto di un fisico minuto. Il suo essere personaggio colpisce chi ha l'occasione di avvicinarla perché è umile al punto giusto, dimostra personalità e quando apre bocca non è mai banale. I numeri che è riuscita a mettere insieme dall'inizio dell'anno servono più di qualsiasi aggettivo a fotografare la sua progressione. Riassumiamo: partita il primo gennaio come tennista n 45 del mondo, lunedì, comunque vada, si ritroverà al decimo posto, lassù tra le magnifiche. Tre tornei vinti, un quarto di finale agli Australian Open, i gradi di leader italiana, il trionfo in doppio con l'amica Roberta Vinci ieri al Roland Garros (che bissa quello agli Internazionali di Roma) e oggi la finalissima del singolare femminile. A questo appuntamento con la storia del tennis, Sara arriva con le credenziali giuste, accreditata dai successi sulla russa Kuznetsova, la tedesca Kerber e l'australiana Stosur.
Sorpresa delle sorprese, perché (prima) nessuno ci avrebbe scommesso un euro. Oggi splendida realtà capace di tenere in vita un pronostico che razionalmente la vedrebbe nettamente sfavorita. L'ultimo ostacolo è infatti la più bella e forte del reame, Maria Sharapova. Così distante da Sara nel fisico (solamente in altezza la sovrasta di 24 centimetri), ma così vicina nello spirito, battagliero e mai domo. Questa ragazza siberiana, anch'essa 25enne, regina assoluta a più riprese tra il 2005 e il 2008 è stata martoriata dagli infortuni. Pettorali, braccio, polpaccio, spalla, caviglia: non si è fatta mancare nulla. Invece di arrendersi e godersi una vita che sarebbe stata comunque da prima donna, s'è rialzata e ha lavorato duro tornando caparbiamente sul trono. Il Roland Garros è l'unico Slam che le manca e, non bastasse questo, dalla sua ha anche le ricorrenze numeriche visto che Wimbledon, Us Open e Australian Open li ha conquistati in anni pari. Verrebbe da dire, Sara contro tutto. Come piace a lei, la nostra Saretta nazionale che è la prima a crederci.
 

Errani-Vinci: la prima coppia italiana a vincere un Major (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)


La vittoria di Sara Errani e Roberta Vinci al Roland Garros ha una portata storica molto ampia, sebbene il doppio non sia più la specialità di un tempo quando interessava gran parte dei singolaristi di vertice.


La romagnola e la pugliese sono la prima coppia italiana di sempre a vincere il doppio femminile in un torneo dello Slam, la seconda se si considera l'impresa di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola al Roland Garros nel 1959.
Altre due italiane avevano alzato al cielo un Major, ma con partner straniere; nel 2007 Mara Santangelo aveva vinto Parigi in coppia con l'australiana Alicia Molik, nel 2011 Flavia Pennetta aveva vinto l'Open d'Australia con l'argentina Gisela Dulko. In misto poi Nicola Pietrangeli aveva vinto Parigi nel 1958 con la britannica Shirley Bloomer e Raffaella Reggi l'Open degli Stati Uniti nel 1986 con lo spagnolo Sergio Casal.
 

Impresa Questa volta l'impresa è doppiamente azzurra: le regine di Parigi tornano a casa con un assegno di 340.000 , lunedì Errani sarà numero 3 del mondo in doppio e Vinci numero 4. Nella «race», la classifica che tiene conto dei punti ottenuti nel 2012, consolidano la leadership (7091 punti) aumentando il divario che le separa dalle inseguitrici, le statunitensi Liezel Huber e Lisa Raymond, bocciate al primo turno a Parigi e ferme a 4270 punti. Questo significa che le azzurre hanno in tasca la qualificazione al Masters di fine anno e la concreta possibilità di chiudere il 2012 al primo posto.
 

Williams Tutto questo nell'anno dell'Olimpiade. Ma il discorso qui si potrebbe complicare un po'; Wimbledon e l'erba non solo la terra, poi ci saranno le Williams in difesa del doppio oro di Sydney 2000 e Pechino 2008 e che nel tempio londinese hanno giocato otto volte vincendo quattro titoli. Sara Errani e Roberta Vinci potrebbero sentirsi appagate dai 6 successi stagionali (Monterrey, Acapulco, Barcellona, Madrid, Roma e Parigi) e soffrire il diverso andamento in singolare; con Roberta costretta a tenere duro per rimanere attaccata alle prime 20 e Sara Errani, che tenta di imitare Mary Pierce regina a Parigi in singolare e doppio nel 2000, destinata alle top ten.
 

Parla Pablo Lozano – “Dormigliona e agonista, questa è la mia Sara” (Pablo Lozano, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)

Seguo Sara da otto anni e all'inizio qualcuno mi diceva che mi ero assunto una causa persa. ma io non ho mai avuto dubbi, ho subito visto delle grandi qualità, anche se ci è voluto un po' di tempo per esprimerle al meglio. La nostra giornata a Valencia comincia presto, alle 8, quando passo a prenderla in macchina per portarla in Accademia. Sara è una dormigliona, al mattino è quasi intrattabile, io accendo la radio, mi piacerebbe parlare di ciò che accade nel mondo e lei invece vorrebbe solo isolarsi con la musica. Arriviamo al campo alle nove meno un quarto e alle nove lei è già competitiva al massimo. E' il suo segno particolare: se non vince, si arrabbia, come quella volta che la battei ai videogame. E ve la raccomando quando gioca a burraco. Io penso che questa sia una qualità positiva, se riesci a incanalarla. Certo, se la frequenti nella quotidianità, ti sembra un'altra persona: non le piace correre rischi, in campo sta sempre attenta a non fare gesti inutili che le possano costare infortuni e quando in auto aumento un po' la velocità lei si inalbera immediatamente. Alcuni mi hanno chiesto quanto ci sia di spagnolo nei freschi successi di Sara e la risposta è molto semplice: niente. Lei è completamente italiana, nel cuore e nel sangue, perché ha una generosità che non si può descrivere. Alla fine però la sua grandezza è tutta nella testa: mi ricordo agli inizi, quando perse nelle qualificazioni a Roma e dopo aver pianto mi disse «coach, se fossi una maga vorrei rigiocare la partita tra un minuto». Ecco, Sara è tutta qui: nessuna disperazione ma tanta voglia di spaccare subito il mondo.
 

Sulla ribalta - Lucidità e sicurezza, Io dico Sara (Rino Tommasi, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)

Avendo accompagnato Sara Errani durante tutto il torneo attraverso pronostici nei quali il tifo si confondeva con la speranza, non me la sento di abbandonarla solo perché trova in finale un'avversaria dalla quale la dividono solo dieci giorni nella data di nascita ma ben 24 centimetri in altezza e tre titoli dello Slam. Naturalmente nel misurare la difficoltà quasi proibitiva del compito che attende la nostra giocatrice ci sono altri elementi da considerare, non ultimo il fatto che l'incontro odierno rappresenta per la Errani la prima finale in un torneo di questa magnitudine, mentre la Sharapova ne ha già giocate 6 con un bilancio di 3 vittorie ed altrettante sconfitte. Ebbene credo che proprio da questo dato statistico si possa partire per concedere alla Errani una ragionevole quota di probabilità. Due delle tre finali che la Sharapova ha perduto le ha affrontate a favore di pronostico e contro avversarie che, come la nostra Errani, non avevano avuto esperienze di quel tipo. Era favorita contro la Kvitova l'anno scorso a Wimbledon ed ha perduto, era ancora più favorita quest'anno in Australia contro la Azarenka. Individuati i punti deboli della Sharapova credo sia giusto esaminare anche le armi che la Errani può mettere in campo. Le più importanti sono la lucidità e la sicurezza che la nostra ragazza ha dimostrato in tutte le sei partite. Forse non è abbastanza per cancellare i tre titoli dello Slam che la Sharapova può esibire ma c'è materiale per una possibile sorpresa.
 

Volée di rovescio - Esperienza e personalità lo voto Maria (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)

Avevo scelto testa, è uscita croce, e allora è tempo di migrare e di prendere posizione. La convinzione e non la convenzione porta al pronostico secco: Maria Sharapova. È una finale di Slam, match dove l'esperienza e la personalità portano in dote diversi quindici. Prima dell'infortunio balbettava sulla terra, ma adesso ha capito che il rosso, concedendole il tempo per le devastanti accelerazioni, è un prezioso alleato. Quando alza il volume del gioco, non solo quello della voce, rende impossibili i tentativi di variare lo schema alle avversarie e può fare la differenza con la potenza e la pesantezza di palla. L'aggressività nella risposta, una posizione sul terreno più avanzata, per disinnescare le smorzate, evitando le gare di sola corsa, sono la chiave per condurre in porto positivamente la partita. Anche il servizio, per solito ballerino come testimoniava l'alto numero di doppi falli, con il recupero dagli infortuni e ritorno alle vittorie ha acquisito solidità: e questa fiducia alla battuta consente a Maria di ottenere punti importanti, e soprattutto, gratis, anche con quest'arma. La russa non è la più simpatica del circuito, ma in quanto a grinta, determinazione e volontà non è seconda a nessuna e nei momenti bui pesca a piene mani da queste qualità per rimanere a galla. Facile puntare sulla n.1 del mondo, direte voi. Vero, ma la speranza e il cuore mi dicono «Forza Sara» e a volte i sogni si avverano!
 

L'Italia delle donne fa già l'impresa e Sara ora può sognare l'incredibile (Gianni Clerici, La Repubblica, 09-06-2012)


Le ho sempre amate, le donne, e, dopo il ginnasio, le ho amate tenniste, mentre viaggiavamo insieme in quello che ancora non si chiamava circuito, perché gli aeroplani andavano a elica. H o amato, tra loro, le componenti del nostro primo grande doppio, Minnie Lazzarino e Karen Blixen Pericoli, l'oriunda di Nairobi. Cinque finali a Roma, le regine del pallonetto, hanno disputato. Purtroppo, senza vincerne mai. In seguito, dopo un bel po' d'anni, ho ammirato Grande e Farina, e poco tempo dopo, mi sono sentito tenero zio di Mara Santangelo e Flavia Pennetta, slammer in doppio entrambe, ma con bandiere a metà condivise. Ora è giunta la grande occasione per l'ormai nonno Clerici, addirittura capace, ed è un record, di abbandonare l'inizio del match del prediletto, e a mezzo connazionale, Roger Federer, e occupare un seggiolino bagnato nel Suzanne Lengle n, guarda caso lo stadio intitolato a un'altra amata, quella Lenglen che ho sottratta al -l'oblio con ben due biografie. In quello stadio, disertato dal grande pubblico, si agitavano le eredi di Lazzarino-Pericoli, impegnatissime nel realizzare qualcosa di sto-rico: la prima vittoria di due italiane in un Grand Slam. Impresa non facile. anche perché il doppio donne, a differenza di quello maschile, vede ancora in campo più di una delle First Ten, come Radwanska (3), Kerber (10), Stosur (6).Aver prevalso su un campo che comprendeva tipe simili fa davvero onore alle nostre due eroine, al sommo di un anno che è, per entrambe, il migliore della carriera, e che tale rimane, qualunque sia il risultato della finale di oggi per Sara. II risultato di ieri l'ha vista, una volta di più, protagonista, anche se non mi sembra corretto attribuirle il merito principale. È storia vecchia che il doppio si gioca in due, ed è difficile attribuire, nel raffronto statistico, un merito superiore a chi, ad esempio, dopo un servizio profondo, vede la partner entrare e chiudere a rete una facile volée. Proprio per questo le statistiche offerteci dall'organizzazione non sono nominali, ma sommano colpi vincenti ed errori, sempre suggellati, sul campo, da quel nuovo vezzo, peraltro comprensibile anche se troppo insistito, della sorta di stretta di mano chiamata five. Il match si è decisamente inclinato in nostro favore quando, nel terzo, Robertina Vinci non è stata più frenata dall'emozione, e ha ripreso a muoversi come sa nei dintorni della rete. Mentre quel fenomeno di Sara non ha mai sofferto un passaggio a vuoto in due ore di partita. Questo mi pare un viatico sicuro per una finale che appare, sulla carta, non meno impervia di quanto, all'inizio, sembrasse il torneo, prima delle impronosticabili vittorie su lvanovic, Kuznetsova, Kerber e Stosur. Anche se non so dare torto ai bookmaker che offrono la russa a 1,20 contro la nostra formichina a 4,20.
 

Bisognerà vedere sino a che punto Sara riuscirà a variare le sue parabole e, insieme, a tenere a volte bassa la palla. Il pericolo maggiore non sarà, fortunatamente, la battuta scesa dal metro e 88 di Masha, che, dopo il restauro della spalla, è meno violenta e aggressiva. La nostra piccolina sarà quindi, quantomeno, in grado di iniziare i suoi preferiti palleggi e, mi auguro, il suo diritto anomalo, da sinistra a destra, pur ricordando che il possibile lungo linea bimane della russa è piuttosto temibile. Nell'augurarmi che la realtà continui a superare l'immaginazione, rimane ferma l'impresa sin qui compiuta da Sara A conferma che nel povero paese, le quote rosa dovrebbero, per il bene comune, superare quelle dei machos. Mi scuso per limitare a poco più del risultato il match tra il diletto Federer e Djoko. Non è stato, ed essere non poteva, la riedizione di quello sublime dello scorso anno, vinto da Roger: oggi rivestito di un grigio opaco, simile al suo gioco, solo a volte scintillante quale la gialla fascia frontale. Quanto a Nadal, continua ad allenarsi, e a non perdere set. Ci penserà la finale, resta da stabilirne il numero.
 

Errani, doppio antipasto a Parigi (Stefano Semeraro, La Stampa, 09-06-2012)

La prima è andata. Sara Errani e Roberta Vinci hanno vinto il doppio femminile contro le due cosacche Kirilenko e Petrova (4-6 6-4 6-2), e per l'Italia è un trofeo inedito. Pietrangeli qui a Parigi trionfò in doppio misto nel '58 (con la Bloomer), nel maschile con Silvia nel '59 - l'anno del suo primo centro in singolare -, Raffi Reggi nel-l'86 agli Us Open in misto (con Casal), Mara Santangelo nel 2007 nel femminile (con la Molik), infine Flavia Pennetta nel 2001 in Australia (con la Dulko). Sara e Roberta sono il primo team rosa all-italian ad alzare la coppa ma con la Russia il match è appena a metà strada. Già ieri tra la Errani e la torcida rusky sugli spalti c'è stato uno scambio di vedute («non si fa, ma mi è scappata...»), oggi alle 15 sul centrale si presenta Maria Sharapova. Siberia contro Romagna, Volpe contro Formi-china. La Shara contro la Sara, e non è questione solo di esse diversamente sonore. Maria è nata appena 10 giorni prima della Errani, eppure per titoli vinti, vita vissuta e complessione fisica sembra (minimo) sua zia. 3 titoli dello Slam a 0 -le manca solo Parigi - e 7 finali contro una di Sara, 26 tornei contro 5. E poi 24 centimetri (1,88 contro 1,64), 8 chili e 17 milioni di dollari in più intascati in carriera. Eppure sono partite insieme da Bollettieri, emigranti 12enni della racchetta in cerca di fama e in astinenza da mamma. «Lei non se lo ricorda - racconta Sara - ma ci siamo incontrate in un torneino da Bollettieri, mi diede 6-0 6-1. Era piccolina, alta come me, ma io non ero nessuno e lei aveva già un contratto con la Img». Vite parallele, carriere divergenti. Fino a oggi. La Shara è alta, bionda, la n.1 del mondo, e un filo arrogante come certi suoi connazionali che arrivano in Romagna con rotoli di euro da scialare in vestiti e Champagne. Sara è cresciuta soprattutto dentro. Oggi vedremo se a sufficienza per comprarsi almeno una favola. Domani Nadal-Djokovic la finale maschile Oggi alle 15 (diretta Rai 2/ Eurosport) la Errani sfida in finale la Sharapova che può diventare la 10 donna a vincere tutti gli Slam. Domani la finale Nadal-Djokovic . Rafa cerca il 7' centro a Parigi (record), No-le il Grande Slam non solare.


Un doppio da antipasto Errani, è il giorno per la storia (Federico Ferrero, L’Unità, 09-06-2012)

«IL DISCORSO LO FARÀ DOMANI». Sara Errani ha tanti sorrisi e poco da raccontare al pubblico del Suzanne Lenglen, un manipolo di affezionati privi del ticket per assistere, sul centrale, all'esecuzione di Ferrer per mano di un alieno Nadal e alla vendetta di Djokovic su Federer, che ci ha regalato la prima sfida tra Rafa e Novak in finale al Roland Garros.
 

Senza parole, Sara, anche perché il suo piccolo Slam lo ha già vinto: con una finale nel singolare, la terza consecutiva per un'italiana a Parigi, e il trionfo in doppio, in comproprietà con miss volée Roberta Vinci. Errani e Vinci è la coppia numero uno del mondo per risultati nella stagione: tra la finale australiana, persa contro le russe Kuznetsova e Zvonareva, e questa a Parigi, dominata nel terzo set a spese della bambola russa Kirilenko e della sodale matrona Petrova, contiamo i titoli di Acapulco, Monterrey, Madrid, Barcellona e Roma. Mica male. Nessuna coppia italiana aveva mai conquistato uno dei quattro major: il titolo di Mara Santangelo, qui, nel 2007 era arrivato con il contributo della aussie Alicia Molik, quello di Pennetta ai penultimi Australian Open con Gisela Dulko da Buenos Aires. Bisogna tornare al tennis del legno per trovare l'unico Slam a due di matrice autarchica: è la corsa vincente di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola in questo stesso torneo. Eravamo nell'anno 1959.
 

Il doppio è una specialità bistrattata dai campioni e da parte del pubblico. Tra gli uomini resistono sacche di talento - i Bryan, Nestor, Mirnyi, Paes - che gli intenditori sanno scovare sui campi secondari in mezzo a una mandria di singolaristi falliti e professionisti agli sgoccioli. II doppio femminile non è più l'arte di Margaret Smith, Billie Jean King o Evonne Cawley: abbandonata disgraziatamente la volée, si giocano non di rado due mezzi singolari e lo spettacolo è spesso povero. In questo stato di cose, in una stagione in cui le coppie più forti hanno dovuto patteggiare un divorzio temporaneo in vista delle Olimpiadi (ai giochi di Londra, va da sé, si gioca per nazione) le migliori ragazze del circuito sono Sara e Roberta, che - giusto ricordarlo - farebbero coppia anche senza il vincolo dei Giochi. Sarita, col suo servizietto ai centoventi all'ora, riesce - chissà come - a non farsi investire dalla risposta: macina punti col dritto, passa su ambo i lati con l'agio della terraiola spagnola e, se chiamata a toccare la palla, mostra di saperci fare. Roberta, un panda del gioco di attacco, a rimbalzo è leggera, ma ha un ottimo lob. Servizio e volée, poi, rappresentano la miglior combinazione del circuito. L'adorabile Kirilenko è una splendida incompiuta. Petrova col suo piglio severo, da capofamiglia contadino della Russia sovietica, ha sbagliato risposte e volée in assortimento. Le piccole italiane le hanno mandate gambe all'aria. Per Vinci è il sogno di una carriera. La eroica micro-Errani ha un altro destino: Sharapova ha le lame già affilate per la finale vera, quella di oggi. Ma Sara si è tenuta le battute migliori, per raccontarle nel pomeriggio che vale una vita.


Sara, una coppa tira l’altra (Alberto Giorni, Nazione-Carlino-Giorno Sport, 09-06-2012)

«L'INVITATA a sorpresa», strilla L'Equipe. «L'italiana che non ti aspetti», il titolo di Le Figaro. «Viene dalla stessa regione di Pantani», sottolinea Le Parisien. A Parigi sono tutti pazzi per Sara Er-rani, l" italienne" che ha sovvertito tutti i pronostici e medita lo sgambetto anche a Maria Sharapova, favorita nella finale di oggi al Roland Garros (ore 15, diretta Rai 2 ed Eurosport) dove inseguirà l'unico Slam che le manca. Ma Italia-Russia parte da 1-0. Perché la romagnola, con Roberta Vinci, ieri si è laureata regina del doppio battendo 4-6 6-4 6-2 Petrova/Kirilenko.


UN SUCCESSO storico (il loro sesto del 2012, sono ancora imbattute): mai una coppia al femminile L'ultima fatica tutta italiana aveva vinto uno Slam in doppio, un buon viatico in vista delle Olimpiadi. Ora Sara cercherà di imitare Nicola Pie-trangeli (oggi in tribuna insieme al presidente del Coni Petrucci e a quello della Fit, Binaghi) che vinse singolo e doppio proprio qui nel 1959.
 

Così vicine, così lontane. Errani e Sharapova sono nate a dieci giorni di distanza (il 19 aprile 1987 la siberiana, il 29 la ravennate), ma la russa è in vantaggio in parecchie categorie. Altezza (le separano 24 centimetri), tornei vinti (26, compresi tre Slam, contro 5), esperienza e glamour. "Masha" è tra le sportive più ricche e ammirate del pianeta: 20 milioni di dollari di soli premi in bacheca, più altrettanti all'anno in contratti pubblicitari. Si sono sfidate una sola volta, a 12 anni, all'Accademia di Bollettieri in Florida che ha forgiato entrambe. «Era piccolina quasi quanto me — sorride Sara —, e portava l'apparecchio. Mi spazzò via 6-0 6-1, non ci ho mai parlato. Fu traumatico separarmi così presto dalla mia famiglia, però ho imparato a soffrire».
 

LA RUSSA disputerà la finale da n.1 del mondo in pectore (lo sarà da lunedì, 4 anni dopo l'ultima volta), mentre Sara si assesterà al n 10 comunque vada. «E' comunque una partita di tennis — aggiunge l'azzurra —, me la giocherò pensando anche a divertirmi». La Sharapova ha un lancio di palla molto alto e potrebbe essere infastidita dal vento: «Allora speriamo arrivi un uragano!», strizza l'occhio Sara. Intanto la finale maschile di domani sarà Nadal-Djokovic: lo spagnolo ha annientato Ferrer 6-2 6-2 6-1, il serbo ha dominato Federer 6-4 7-5 6-3.


Forza Errani, provaci ancora (Mario Viggiani, Il Corriere dello Sport, 09-06-2012)

Ci siamo. Stavolta tocca a lei, alla piccola grande Sara Errani. Dopo le due finali di Francesca Schiavone, una vinta e una persa, oggi al Roland Garros per il terzo anno consecutivo ci sarà un'italiana In campo, sul "Philippe Chatrier", per aggiudicarsi lo Slam parigino, quello che è il Mondiale sulla terra rossa. E Sara è attesa dall'ennesima sfida per questo torneo che per lei è già tutto un record.


Prima dl questa finale, la Errani è stata capace di eliminare due vincitrici del Roland Garros, Ana Ivanovic e Svetlana Kuznetsova. Non aveva mai battuto una Top Ten, una delle migliori dieci giocatrici del mondo, e invece ha messo in fila prima Angelique Kerber e poi Samantha Stosur, diventando lei stessa numero 10. E ieri, per non farsi mancare nulla, con Roberta Vinci ha trionfato nel doppio, prima coppia tutta italiana a riuscirci in uno Slam.
Oggi la Errani avrà dl fronte Maria Sharapova, con questo risultato tornata numero 1 in classifica dopo esserlo sempre stata per tutto il resto. Un metro e sessantaquattro di tecnica e intelligenza tattica contro uno e ottantotto di grinta e potenza: la divina Maria è favorita, non si discute, ma la piccola grande Sara sa bene come' i ribaltano i pronostici.
 

“Davvero siamo state nello stesso periodo a Bradenton? Non me la ricordo proprio”.. E sì che me la ricordo. Non era alta mica come adesso, portava l'apparecchio ai denti: però una volta ci ho giocato contro e ci ho perso facile».
Be, troppo facile: non chiediamo neanche di indovinare se, alla vigilia della finale femminile del Roland Garros, abbia parlato per prima Maria Sharapova oppure Sara Errani. Anche senza il riferimento fisico, quello dell'altezza, la risposta sarebbe stata scontata. Tre le due giocatrici passano dieci giorni e ventiquattro centimetri di differenza. Sono nate entrambe nell'aprile 1987 (Maria il 19, Sara il 29) e quando avevano dodici anni si ritrovarono appunto entrambe nell'Academy del guru Nick Bollettieri, in Florida. La Sharapova appena riunitasi anche con mamma Yelena, dopo essere fuggita con il padre Yuri dalla Siberia ma soprattutto da Chernobyl, la Errani invece tutta sola e senza spiccicare una parola dl inglese, magari in lacrime ma decisa ad andare avanti.
 

Maria ha affinato il talento, a Bradenton, ed è subito diventata una stella del circuito, vincendo gli Australian Open quando non era neppure 17enne. Sara invece proprio nel 2004 scelse la Spagna, in particolare Valencia e il coach Pablo Lozano, e solo due anni dopo iniziò a giocare i tornei Wta.
 

Da allora la Sharapova è diventata numero 1, ha vinto altri due Slam, se re vista brutta con la spalla tra il 2008 e il 2009, ma adesso è tornata più divina che mai, oltre numero 1, e vorrebbe tanto conquistare anche lo Slam che ancora le manca.
 

La Errani, mascotte di un gruppo fantastico che comprende Schiavone, Pennetta e Vinci, quest'anno si è trasformata in una top player, in anticipo rispetto alle altre azzurre: arrivata a Parigi dopo aver vinto tre tornei in singolare e cinque in doppio, ieri ha trionfato in coppia con l'amica Robi e chissà che oggi...
 

Sara, non svegliarci! (Piero Valesio, Tuttosport, 09-06-2012)

Proviamo a vederla dal punto di vista della Sharapova. Buongiorno, sono Maria e devo giocare la finale di Roland Garros contro un'italiana, una certa Sara Errani. Mi hanno detto che sulla terra è una delle migliori e sarà pure così visto che quest'anno ha già vinto tre tornei. Roba medio piccola, però li ha vinti. Mi hanno pure detto che era con me a Bradenton quando avevamo 12 anni e io avevo l'apparecchio per mettere a posto i denti, che mio padre mi aveva fatto una testa così per obbligarmi e io non volevo. Non ricordo nulla di lei. In pratica non l'ho mai vista giocare. E questo mi spaventa. Non sarà mica arrivata in finale per caso, no? E se si inventa qualcosa che mi può dare fastidio? Mi hanno detto che tira una seconda che rispetta i limiti di velocità di un vicolo di Saint-Germaindes-Prés, ma se non è vero? E se non riesco a farle male con la risposta? E se c'è il vento e non riesco nemmeno a farle male con il servizio? E se viene a rete e mi costringe a correre in avanti che a me viene mal di schiena e poi mi si formano le rughe sotto gli occhi? Al diavolo la Erravi, non avrei potuto trovarmi di fronte una Williams qualsiasi?


REGOLARITA' Dura la vita di una numero 1 al mondo, tale tornata a essere dopo un infortunio alla spalla che secondo molti avrebbe potuto costringerla ad attività casalinghe piuttosto che ad affrontare problemi tennistici. Perché nulla più dell'inatteso può turbare chi è abituato a muoversi (e pure a colpire la palla) sui binari della regolarità assoluta. Pensateci: é come se improvvisamente si palesasse ai nostri occhi un monaco cistercense del medioevo. Abituato magari a copiare incunaboli e a nascondere il quinto libro della poetica di Aristotele, quello in cui si sostiene che Gesù rideva. E pensate se si trovasse di fronte un genio di informatica abituato a elaborare software per i computer più potenti di pianeta: costui potrebbe anche intuire che l'uomo col saio che ha di fronte è in possesso di una sapienza enorme a lui sconosciuta. Ma come parlargli? Come provare a comunicare con lui senza fare la figura dell'imbecille?


SAPIENZA Oggi Sara Errani dovrà utilizzare la sua sapienza senza farsi capire dalla spaventata biondona siberian-floridiana. Lei, la piccola stratega, contro quella alta, grande e potente anche se Lucio Dalla come terzo aggettivo ne ha adoperato un altro, ai tempi suoi. Sara è oggi il simbolo di un modo di essere tenniste che sta agli antipodi rispetto a quello di Maria. Sarà un caso se il fratello manager si chiama Davide, giusto come colui che abbattè Golia con un colpo di fionda? Il suo essere Sara Errani e basta, frammisto al modo d'essere di Roberta Vinci, ha ieri fruttato ad entrambe il titolo di doppio di Roland Garros, prima coppia azzurra a conquistare un titolo di Slam. In una finale, fra l'altro, che potrebbe benissimo riandare in scena alle Olimpiadi di Londra, altro palcoscenico dove la sapienza antica di Sara e Roberta (terza coppia mondiale, da oggi) potrebbe cogliere frutti gustosissimi visto che dall'altra parte della rete c'erano le russe Petrova-Kirilenko. Come hanno vinto (4-6 6-4 6-2) le nostre? Reggendo le botte sparate delle due sparacchione e poi via con pallonetti al volo, demivolèe, palle corte, attacchi in controtempo. E una parolacciona scagliata da Sara all'indirizzo di un tifoso russo un po' troppo intraprendente. Hai capito la piccola che grinte; .quando ci vuole ci vuole.


FALLA MUOVERE Una piccola che serve adagio ma che ti guarda in faccia e ti sfida. L'altra alta, ricca e potente che serve siluri e risponde con missili. Come potrà uscirne viva oggi Saretta? I saggi tra loro si aiutano ed ecco che al suo fianco scende un'altra piccolina creativa, Roberta Vinci. Che con la Sharapova ha giocato due volte e ha portato a casa in tutto quattro games. 'Lei è una sparatutto tremenda, se le lasci campo ti domina, ti fa impazzire. Sara deve usare soprattutto la testa. Deve cercare gli angoli, spostarla di continuo di qui e di là, appena possibile farla correre in avanti. E poi speriamo che ci sia il vento. La Sharapova si tira la palla talmente alta sopra la testa che quando c'è vento infila un doppo fallo dopo l'altro. Io sarò al suo fianco: l'avrei fatto comunque ma Sara me l'ha chiesto. Mi ha detto: cambia i tuoi voli, resta qui. E io resto, ci mancherebbe altro. Invidia? Ma quale invidia. Se una come Sara che non serve forte, è alta come me e cioè non un metro e novanta, che si è sempre fatta un mazzo così per allenarsi e imparare qualcosa, se lei che è una piccola David Ferrer arriva in una finale dello Slam allora possiamo riuscirci tutte. Anch'io”.


SOLO E adesso chiediamo a Sara come la vede lei la partita di oggi. 'Non ci ho pensato, per niente. Non sono stanca: e poi da Bollettieri ho imparato a soffrire, non mi spaventa nulla. Con Maria ho giocato, è vero, lo ricordo benissimo. Non ci siamo parlate in quella occasione e manco dopo per la verità. Mi aveva concesso un game giusto per non rifilarmi un doppio 6-0. Ma non vuole dire niente, sono serena coma una pasqua. In fondo ragazzi è solo una partita di tennis. In fondo è solo una partita di tennis. Giusto. Ma una di quelle che potrebbe cambiarti la vita. Il dubbio se vogliamo più stucchevole che accompagna queste ore è il seguente: ma la Errani che vive e si allena a Valencia è davvero italiana o si sente ormai spagnola? Che voglia di piangere, quanto siamo provinciali, a volte. In un mondo dove i confini sono una cosa cancellabile con un clic o anche meno, discutiamo se una giovine figliola che si allena per sua scelta in un altro paese sia sempre italiana oppure no. Strano: non ci poniamo lo stesso problema quando pregevoli scienziati italici sono costretti a lavorare ad Harvard perché dalle nostre parti non sapevamo che farcene. Due pesi e due misure. Lascia stare Sara: tu pensa solo al peso di palla della biondona. E falle sentire come anche i piccoli buoni come te possono essere efficaci quando vogliono. Condensati. Letali.


ll trionfo di Roberta e Sara - Così diverse, così uguali, e Sara insegue il sogno (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera, 09-06-2012)


I don't remember, non ricordo, sibila gelida e laconica la multinazionale Sharapova mentre l'insostenibile leggerezza di Sara si prende il torneo di doppio insieme a Roberta Vinci (4-6 6-4 6-2 alle russe Kirilenko-Petrova), prima coppia al 100 per cento azzurra dai tempi di Sirola e Pietrangeli (Parigi'59).
 

L'italienne ci ha preso gusto e si è invitata a sorpresa alla festa di Maria, che vorrebbe nobilitare la riconquista del numero i (da lunedì, quando l'azzurra diventerà numero io del ranking) chiudendo il Grande Slam della carriera: dopo Wimbledon (2004), Us Open (2006) e Australian Open (2008), il Roland Garros, oggi, spazzando via Puffetta.
Non ricorda, Maria, che ci fu un tempo in cui quei 24 cm di differenza in altezza che Sara è chiamata a scalare in solitaria (nel mondo del tennis pari alla distanza dalla terra alla luna) non esistevano, correva l'anno 1999 e in Florida, all'Accademia di Nick Bollettieri, si allenavano su campi limitrofi le due finaliste di Parigi, entrambe classe '87, allora i2enni e aspiranti stregone.
 

Sara, a differenza di Maria, ricorda come fosse ieri: «La Sharapova era piccolina come me, aveva l'apparecchio per i denti, era già sotto contratto, non dava confidenza a nessuno e mi batté 6-o 6-i in un torneino tra noi bambini della scuola». Perché è vero che gli opposti si attraggono, e Sharapova-Errani è l'ossimoro più clamoroso che il tennis femminile moderno potesse produrre, però tra la russa e l'azzurra ci sono più punti in comune di quanti si possa immaginare. Casa e famiglia lasciate prestissimo: Nyagan (Siberia) e Massa Lombarda (Romagna), per inseguire un sogno. «I conoscenti mi davano del visionario e Sara negli Usa non si trovò affatto bene — racconta papà Giorgio —, telefonava piangendo tutte le sere, diceva che le mancavano le lasagne e i passatelli della mamma». Quella della Sharapova, Yelena, rimase in Russia per problemi di visto. Quando Maria la rivide, non la riconobbe («La scambiai per un'altra persona di famiglia...»): erano passati due anni. Quel tennis che dice di amare è in realtà la causa del dolore più lancinante mai provato dalla russa, che la ferocia che riversa nei colpi forse aiuta ad alleviare, di certo non a cancellare.
 

La Sharapova vuole Il titolo di Parigi, l'ultimo dello Slam che le manca, più di ogni altra cosa al mondo («E qualcosa che sogno da anni, un momento davvero speciale») e la sua strada si incrocia un'altra volta con quella piccoletta italiana che oggi dice di non ricordare, andata nel frattempo a ripetizione in Fed Cup da Francesca Schiavone (campionessa 2010) e Flavia Pennetta (prima top-10 italiana).
 

E la sfida del made in Italy, l'artigianato romagnolo d'esportazione, alla company che ha rinnovato il suo contratto con Nike per 70 milioni di dollari in otto anni, l'atleta più pagata nella storia, la donna-copertina inseguita dagli sponsor mentre Sara per cambiare racchetta (si è innamorata della Babolat più lunga di un cm per avere più potenza) ha pagato una penale di 30 mila dollari.
 

Sarebbe una finale dal risultato strachiuso se in campo non ci fosse Saretta, la Sharapova al contrario de noantri, la rivoluzionaria che conta nel vento per far deragliare il servizio (con lancio di palla altissimo) della russa, in se stessa («Non ho niente da perdere, desidero giocare serena per divertirmi, in fondo è solo una partita di tennis. Da Bollettieri ho imparato a soffrire, la Spagna mi ha dato la mentalità vincente ma io mi sento completamente italiana») e nelle congiunture astrali che le hanno già permesso di battere due ex regine (Ivanovic e Kuznetsova) e due top-io (Kerber e Stosur).
 

Martina Navratilova è stata tranchant nel suo pronostico: «Non vedo come Maria possa perdere: sarà il miglior colpo della Sharapova, la risposta, contro il peggior colpo della Errani, il servizio». Però se Sharapova «non tira le sue mazzate e fa qualche cavolata», come si augura la sorella d'Italia Roberta Vinci, la migliore amica di Sara, se non esistono più le mezze stagioni (meteo pessimo anche oggi) e l'altezza non è tutto, il Roland Garros delle sorprese potrebbe regalarne un'altra. L'ultima, la più straordinaria. Poi, promesso, non chiediamo più niente.
 

Roberta & Sara Doppio prodigio (Daniele Azzolini, Avvenire, 09-06-2012)

La coppa dell'amicizia non è più grande di una tazza da consommé, ma non importa. È più comoda. La si può baciare, la si può mettere in testa come un buffo cappellino, e aggiungervi sotto una smorfia, così, giusto per ridere. Oppure la si può posare sulla terra rossa e ballarci intorno. E alzarla con una mano per mostrarla agli amici, ai manager, ai babbi e alle mamme. E urlare: «Visto? Questa è mia. Ce l'ho fatta». Ce l'hanno fatta, Sara e Roberta, e ora saltano e ridono, e si dicono le cose nell'orecchio, e qualsiasi cosa sia, finiscono con il ridere di più, e abbracciarsi ancora, e scuotersi in un fuoco di felicità. La Coppa dell'amicizia val bene una danza che sia propiziatoria di tutte quelle buone cose che le vere amicizie portano in dote: la confidenza, l'affiatamento, la stima reciproca. Sara e Roberta l'hanno costruito insieme questo doppio che funziona a meraviglia, l'hanno ideato, forgiato, messo a punto nei minimi particolari, e continuano a farlo, perché nelle amicizie vere nulla va dato per scontato, ma occorre rinnovarle, qualche volta resettarle.
 

È stato così che la storia di un'amicizia, di pensieri comuni e di affetti solidali, è diventata anche una storia di tennis. Un tennis da Grande Slam, il primo che Sara Errani e Roberta Vinci hanno costruito assieme. Eppure, tutto lascia pensare che due così sarebbero state amiche comunque. C'è intesa negli sguardi, complicità nei gesti. Il tennis le ha solo consegnate l'una all'altra, obbligandole a misurare la loro alleanza fra le righe di un campo.
 

E questa, fra tutte, è la prova più difficile. Il doppio è una curiosa disciplina, se è vero che molte pagine della sua storia ancora grondano dei velenosi epiteti che i compagni più affiatati e di lunga ventura erano soliti scambiarsi nel corso dei match. Vi erano coppie che evitavano accuratamente di parlarsi fuori dal campo, tanto era l'astio che le divideva. Furono celebri Hewitt e McMillan, in questa rappresentazione del vincere moltissimo odiandosi a più non posso. Lew Hoad invece scatenò risse da pub per difendere l'amico Ken Rosewall, quando gli davano del "piccoletto".


Sara e Roberta appartengono a questo secondo ordine di coppie, sono amiche e doppiste. Ed è stata proprio l'amicizia a salvarle ieri, nel momento più delicato della loro finale. 116-4 del primo set era giunto sin troppo facilmente per le russe, e il 2 pari del secondo set indicava che non c'era alcuna voglia di mollare da parte della Petrova e della Kirilenko. È stato 1ì, invece, che Sara e Roberta hanno forzato i tempi, grazie all'abitudine al dialogo, allo scambio continuo di pareri. «Loro erano partite sin troppo bene. Ci siamo dette che era il momento di mettere su, anche noi, il nostro sguardo cattivo». Lì è girata la finale e ha preso forma la prima vittoria di Sara e di Roberta in uno Slam. Da lunedì saranno al numero tre della classifica di specialità. Da podio olimpico già lo sono. Meglio, lo sono diventate ieri.
 

Ora Sara ha mezza giornata per preparare l'altra finale, quella tutta sua. Roberta la incita. «Della Sharapova si sa tutto, mentre di Sara si sa molto poco. E cresciuta talmente da non essere più la giocatrice di prima. Io punto su di lei». Parole accolte da grandi sorrisi. Due piccolette, a vederle così. Forse è proprio l'amicizia a farle sembrare più grandi.

Nadal-Djokovic, solita sfida gigante (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 09-06-2012)

E anche Parigi, come l'Australia, Wimbledon e Flushing Meadows, avrà la finale tra Novak Djokovic e Rafael Nadal. Se le chance di David Ferrer parevano al lumicino al cospetto dello strapotere di Rafa, ha sorpreso la facilità con cui Nole si è sbarazzato in tre set di Roger Federer: «Non so quello che è successo — ha dichiarato lo svizzero — le condizioni erano difficili e non sono stato in grado di tenere il ritmo». All'ex numero uno è mancata la continuità, ma anche la freddezza necessaria per infilarsi nelle fughe buone.
 

Consolazione Come quando si è fatto riprendere nel primo set da 3-1 a 3-3 o come quando si è messo a sbagliare sul 4-5. Il secondo set va ancora a strappi: 3-0 per lo svizzero che poi perde la battuta a zero, 4-2 Federer che poi manca 3 palle per salire 5-2 e infine tre break consecutivi che lanciano Djokovic avanti due set a zero: «Non ci sono scuse — continua Roger —perché le occasioni le ho avute, ma non ha funzionato». Nel  terzo la partita non ha più senso, lo svizzero si scolla, regge fino al 3-2, poi affonda in 2 ore e 5 minuti: «Ad essere onesti, non ero al massimo della forma. Però ho sempre raggiunto le semifinali, che per un giocatore di tennis sono un buon risultato».


Occasione Novak Djokovic invece è raggiante, sognava una partita del genere per cancellare la semifinale dello scorso anno e l'ha avuta: «E' sempre uno sforzo rimanere concentrati per dare il massimo quando vuoi vincere contro uno dei tuoi rivali più grandi». Il pallottoliere di Nole ha sfornato numeri impressionanti — 68% di prime, 6 ace, 17 errori, 27 vincenti, 73% di punti sulla prima e 7 palle break sfruttate su 10 — ma la tenuta complessiva è da rivedere, considerando l'avversario battuto e quello da affrontare: «Sono stato sulle montagne russe soprattutto all'inizio del secondo set, ho perso due volte il servizio e questo contro Rafa non sarà accettabile».


Impressionante Lo spagnolo invece non si discosta dal suo cliché: «Certo, considero questa una delle mie migliori partite di sempre a Parigi. C'era un sacco di vento, ma ho fatto sempre la cosa giusta, il servizio ha funzionato e di rovescio era tanto tempo che non giocavo così. Ma non credo nella perfezione; non mi piace parlare di perfezione, si può sempre migliorare». Meglio di così appare impossibile visto che il maiorchino approda alla settima finale avendo perso un solo turno di battuta, nel secondo set della sfida di primo turno contro il nostro Simone Bolelli. E sebbene sia un gran ribattitore, questa cosa non fa certo piacere a Djokovic.
 

«Rafa — continua Nole — gioca bene su tutte le superfici, ma sapere che qui dà sempre il massimo mi costringe a dover giocare ancora meglio di come ho fatto contro Roger. La partita contro di lui è la preparazione migliore per la finale. Quando è stato importante ho alzato il ritmo, questo mi dà fiducia». Domani si preannuncia un'altra battaglia sullo stile della finale dell'Open d'Australia. Lo spagnolo è pronto per il settimo sigillo, Nole per lo Slam realizzato nell'arco di due stagioni.
 

Djokovic e Nadal di slancio in finale (Claudia Faggioni, Il Corriere dello Sport, 09-06-2012)

Una finale inedita per il Roland Garros, ma non per gli Slam. Numeri 1 e 2 del mondo, Novak Djokovic e Rafael Nadal, si contenderanno domani il titolo di un major per la quarta volta consecutiva: un record. Entrambi scenderanno in campo più riposati del previsto, dopo le passeggiate di salute nelle due semifinali di ieri.
Il campione in carica Nadal ha letteralmente spazzato via il connazionale David Ferrer con il punteggio di 6-2 6-2 6-1. “E' stata una delle mie partite più belle su questo campo”, ha detto il maiorchino, che vanta dei numeri da brividi: 40a semifinale consecutiva vinta sulla terra, 168a finale di un torneo dello Slam (come già Borg e Rosewall), 58a finale consecutiva, sempre in un major (meglio di lui, nell'era Open, solo Federer con 10), 518 vittoria in 52 partite disputate al Roland Garros e solo 35 game persi quest'anno nel cammino, con l'unico break concesso al nostro Simone Bolelli.
 

Dalla seconda semifinale, quella tra Federer e Djokovic, ci si aspettava qualcosa di più, soprattutto ricordando la splendida sfida dello scorso anno. E' finita, invece, in tre miseri set (6-4 7-5 6-3) in cui lo svizzero, nervoso e incostante, non è mai riuscito a tenere le redini del gioco. “Una semifinale qui resta comunque un buon risultato per ogni giocatore, e lo stesso vale per me” - il salomonico commento di Roger – “In ogni caso, un buon presupposto per la stagione sull'erba”. E un sogno, ha commentato il serbo, che insegue il quarto Slam di fila (realizzerebbe il "Djokovic Slam"; ovvero i quattro tornei principali consecutivamente ma in anni diversi, come riuscito a Donald Budge nel 1938 e Rod Laver nel 1962 e nel 1969) ma che a Parigi non ha mai vinto. Nadal invece cerca il settimo sigillo. In ogni caso sarà storia. 

------------------------   

Sara insegue la doppietta (Filippo Grassia, Il Giornale)

Nella finale contro le russe Kirilenko e Petrova, Errani e Vinci si sono affermate in tre set (4-6 6-4 6-2) dopo aver corso qualche rischio nella seconda frazione quando si sono fatte rimontare da 4-2 a 4-4. Poi hanno preso il largo chiudendo la partita al secondo match-ball dopo aver annullato una palla-break. Quanto serviva per vendicare la sconfitta degli Australian Open ad opera di altre due russe, Kuznetsova e Zvonareva. Una coppia da favola giunta al sesto successo nel 2012 (Madrid, Monterrey, Acapulco, Barcellona e Roma in precedenza) con 18 centri consecutivi sulla terra rossa in altrettanti incontri. L’Olimpiade non è più un sogno.
Per Sara Errani è l’apoteosi. Al Roland Garros la nostra eroina ha vinto 12 match, e fra poche ore punta al tredicesimo. Come fece la Pierce nel 2000. Ma per arrivare a tanto, ha disputato 29 set contro i 13 della Sharapova che ne ha perso uno soltanto con la Zakopalova. E’ come se dovesse scalare il Mortirolo. I numeri sono a favore dell’avversaria che ha vinto tutti gli slam meno quello parigino e che nel 2005 era già in cima al ranking mondiale. Ma sulla bellissima russa, trasferitasi da tempo negli Stati Uniti, incombe la maledizione da numero 1 perché dal 2010 la migliore in classifica non vince un major: l’ultima a riuscirci fu Serena Williams a Melbourne e Wimbledon. E Maria è ritornata numero 1 superando con facilità in semifinale la Kvitova.
Nell’ultima intervista la Sharapova, di appena 10 giorni meno giovane della Errani, ha dichiarato di rispettare l’avversaria: “Non la conosco, non ci ho mai giocato. Ma deve essere forte se è arrivata in finale e ha vinto il doppio. E poi ti costringe a fare più volte il punto perché arriva su tutte le palle. Un po’ di fatica dovrebbe accusarla dopo tante partite”. E Sara? Per i bookmaker non ha chance (3.90 contro 1,25 le quote), ma la ragazza dai fenomenali occhi celesti farà di tutto per rovesciare il pronostico: “Sono così felice e stordita che non avverto la fatica. Se riuscissi a fare tutto quello che mi ha consigliato il mio coach, potrei togliermi ancora qualche soddisfazione”. E Lozano, il suo allenatore-confidente, le ha chiesto soprattutto un’attenzione maniacale al servizio, di almeno 30 kmh più lento della rivale, per impedire alla Sharapova di rispondere a tutto braccio. Dalla Pennetta, ultima italiana a batterla negli Us Open, sono arrivati consigli preziosi. E la Schiavone non prova invidia. L’Italtennis è una famiglia.

comments powered by Disqus
Fotogallery (nostre e vostre)

Scatti in giro per il mondo

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Partnership

 

Ubi TV

I sei mesi da paura di Roger Federer

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis