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01/07/2012 08:02 CEST - Rassegna Nazionale

Schiavone guida un’Italia da record (Martucci, Marcotti, Azzolini, Clerici, Semeraro); Errani, un set perso 24 a 0 : “Shvedova pareva Dio in terra” (Mariantoni, Marcotti, Piccardi, Ferrero); E' già finita la favola di Rosol, Primato di Serena (Mariantoni)

01-07-2012

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A cura di Davide Uccella


Schiavone guida un’Italia da record (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 01-07-2012)


Un altro record. L'ennesimo. Addirittura il quinto di fila nella Cattedrale del tennis, a Wimbledon, il massimo di questo sport. Le nostre ragazze si inseguono, si raggiungono, e scattano ancora, esaltate e scoppiettanti come se scalassero lo Stelvio al Giro d'Italia. Dopo il doppio primato di venerdì della deliziosa Camila Giorgi — più giovane italiana agli ottavi, prima nello Slam partendo dalle qualificazioni e come numero 145 del mondo —, sabato, le veterane Francesca Schiavone e Roberta Vinci (inedita a piani così alti) raggiungono la ventenne di Macerata fra le migliori 16, schierando così per la prima volta tre maglie azzurre a questo livello nella seconda settimana del torneo ed esaltando per la prima volta l'Italia come la nazione più rappresentata sull'erba più famosa. Il che mitiga la delusione per la finalista a sorpresa del Roland Garros Sara Errani, che buca clamorosamente firmando anche lei un altro primato, ma in negativo.


 Qualità Perciò, trattandosi di una scalata, è giusto che sia la capitana, Francesca Schiavone, nostra signora dello Slam (al Roland Garros 2010), oggi numero 26 dal 4 — record di sempre azzurro— ad agguantare la Giorgi in fuga. La Leonessa, del resto, nel 2009, è arrivata anche ai quarti di Wimbledon. Forte dell'esperienza di 48 Slam di fila (12 qui), e della ritrovata cattiveria, spazza via bara Zakopalova in due set come faceva nel 2004 quando si chiama Koukalova (6-0 6-4 in 66 minuti). Meglio di allora, senza concedere palle-break e con appena 11 errori. «Prestazione fantastica, soprattutto nel primo set e alla fine del secondo. Questo è il match che ho cercato, volevo allungare i punti sulla qualità: ho raggiunto più continuità, molta di più. Prima avevo solo la volontà, adesso ho ritrovato anche le gambe: posso difendere, attaccare, tenere lo scambio più lungo o essere esplosiva su servizio e risposta». Che, contro la Kvitova sarà l'uno-due decisivo: «E' la campionessa, tutti voglio batterla, ha le caratteristiche per l'erba, in più è mancina, e abbastanza imprevedibile, anche al servizio, varia. Se voglio batterla devo fare una partita stupenda. Come? Lo vedrete».


Traino Il gruppo esalta la Leonessa: «Sono molto contenta, perché significa che non solo c'è la possibilità, ma che c'è anche molto stimolo, motivazioni, scambio di idee, confronto fra noi. Anche se alla fine sei solo: questo è uno sport individuale». Il gruppo riacquista la Vinci, protagonista l'anno scorso, quando ha fatto da chioccia alla gemella di doppio, Errani, ma un po' giù di corda in quest'inizio di stagione, però da sempre molto forte sul verde, con servizio, volée e rovescio slice da specialista. Doti troppo importanti per la rediviva Mirjana Lucic, oggi con occhiali e senza chili superflui, ma sempre picchiatrice. «Che o fa gran vincenti o tira fuori di metri. Serviva bene, era difficile farle il break», racconta la tarantina dopo i due tie-break da un'ora e 44 minuti grazie ai quali tocca, a 29 anni, i primi ottavi Slam della carriera (dopo 7 stop al terzo turno).


Positivo «Era il suo scoglio, l'ha superato, sono felice per lei», l'applaude Saretta Errani. «Abbiamo finalmente superato il terzo turno, le altre volte avevo sempre trovato gente molto forte, stavolta c'era un'avversaria abbordabile e ho sfruttato l'occasione», sintetizza Robertina. Al prossimo incrocio trova Tamira Paszek, che 12 mesi fa fermò la Schiavone 11-9 al terzo set e ha appena vinto Eastbourne: «Su questi campi gioca bene, ma guardiamo in positivo. non è Williams, Azarenka o Kvitova». E stavolta scatta lei: è la favorita delle tre azzurre al prossimo sprint. Ancora record?


Azzurre, meglio di tutte (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport, 01-07-2012)


Una giornata da incorniciare, con altre due azzurre che raggiungono Camila Giorgi nella seconda settimana dei Championships, il lunedì degli ottavi. Per una volta - almeno nel tabellone femminile - Wimbledon parla italiano, con tre rappresentanti nostrane. Un record che ha i volti della giovane Giorgi e di due "veterane", Francesca Schiavone e Roberta Vinci. Mai così bene a Wimbledon.


SCHIAVONE - Per Francesca Schiavone, che all'All England Club ha già raggiunto i quarti nel 2009, vittoria in poco più di un'ora contro la ceca Klara Zakopalova. «Sto trovando quella continuità che cercavo da dopo Roma - il commento di Francesca - Sono particolarmente felice del primo set perché ho giocato come non mi capitava da tanto tempo. Ma anche nel secondo ho sempre avuto la sensazione di essere in controllo del match. Sto bene fisicamente, e per il mio gioco è fondamentale essere al 100%. Sento di giocare sempre meglio, partita dopo partita». Negli ottavi troverà un'altra ceca, la finalista 2011 Petra Kvitova, che ha battuto in due set la statunitense Varvara Lepchenko.


«Al di là del risultato dello scorso anno, lei sull'erba si trova alla meraviglia. E poi è una mancina, dunque può contare su un vantaggio in più. Per batterla dovrò disputare la partita perfetta, ma sto bene e sono fiduciosa. Non c'è un altro posto al mondo dove vorrei essere in questo momento. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto staccare dal tennis, ma le sensazioni che vivo adesso mi ripagano di tutti gli sforzi».


Nonostante le due vittorie negli ultimi confronti in Fed Cup (ma c'è anche un precedente successo per Francesca), la sua avversaria confessa più di un'apprensione.


«Ci siamo già incontrare due volte quest'anno - ha dicharato la Kvitova, numero 4 del tabellone - sul cemento e sulla terra battuta: ci mancava l'erba. Sarò una partita difficile perché lei ha un ottimo rovescio in slice e cercherò di attaccarmi andando a rete. Ed è una giocatrice con una grande esperienza a questi livelli».


VINCI - Con un doppio tie-break passa il turno anche Roberta Vinci, che liquida la croata Mirjana Lucic, semifinalista qui nel 1999. «E' stata una partita decisamente ostica peché lei ha tutto e alterna vincenti ad errori grossolani. Ma non ti dà il ritmo. E poi ha battuto molto bene. Non riuscivo a trovare il break sul suo servizio ma sono stata brava a restarle attaccante nel punteggio». Per la prima volta in carriera Roberta infrange il tabù degli Slam: primo ottavo in carriera.


«Finalmente sono riuscita a passare il terzo turno. Non so per quale motivo non ci fossi mai riuscita prima, probabilmente anche i sorteggi non erano stati dei più benevoli. La Lucic era un'avversaria decisamente più abbordabile ma sono stata brava a sfruttare l'occasione che mi è capitata».


Negli ottavi la tarantina troverà l'austriaca Tamira Paszek, 21 anni e numero 37 del mondo, che ha anche vinto l'unico precedente tra le due. «La conosco bene e so che sull'erba è una giocatrice che può essere molto pericolosa. Ma voglio avere un approccio positivo perché potevano capitarmi anche avversarie più difficili. Penso quindi che sia una partita tutta da giocare, aperta. E scenderò in campo serena perché sono già ora molto soddisfatta del mio torneo».


GIORGI - Lunedì in campo anche Camila Giorgi, proveniente dalle qualificazioni e opposta alla polacca Agnieszka Radwanska, numero 3 del mondo. Anche per la 2lenne di Macerata si tratta del primo ottavo in carriera, dopo una striscia di sei successi consecutivi a Londra senza smarrire un solo set. «Non so se sentirò la pressione quando scenderò in campo - ha ammesso Camila, finalmente "scoperta" dalla Schiavone su YouTube - So di non avere nulla da perdere ma so anche che nel tennis bisogna sfruttare tutte le occasioni che capitano. Penso comunque di avere le mie possibilità» .


Vinci – la prima volta, è record per l’Italia (Daniele Azzolini, Tuttosport, 01-07-2012)


Erbivori del Sud, Dna verde maturato fra terre assetate d'acqua e strinate dal sole, gente di mare che ha trovato la spiaggia dei sogni su un prato liscio come uno scoglio ammorbidito dal muschio. Una razza speciale di tennisti, c'è chi dice erbivori per caso, dimenticando il lungo elenco di progenitori e di famigli che fa dell'erba un'estensione tennistica più democratica di quanto non si voglia credere. Dalla Grecia del-le origini, quelle di Sampras e di Philippoussis, ai manacoriti di Maiorca che hanno serrato l'Europa degli Slam in un conti-nuum di vittorie in rosso e in verde. Fino à Taranto. Qui è nata Roberta Vinci, che di erba se ne intende diremmo quasi per diritto di gioco, o per meriti tecnici, ma che poche volte era riuscita a dimostrarlo. Una vittoria sull'erba d'Olanda, nella quasi impronunciabile 's Hertogenbosch (2011) e niente altro, nemmeno in doppio, specialità che la vide diciottenne in due semifinali dello Slam (Parigi e Us Open) fianco a Sandrine Testud e approdare al primo Masters, impresa che quest'anno - in coppia con l'amica Errani - sembra di fatto già conquistata. Fino a oggi, allo scoccare del suo tredicesimo anno da professionista (fu il 1999 l'anno d'ingresso nel circuito), giorno che sarà ricordato come quello del suo primo approdo agli ottavi di uno Slam. Oggi, la nostra Roberta del Sud è fra le 16 più forti sull'erba dei Championships. Non è la sola, se vi va di peccare - per una volta - di ottimismo. L'altro ieri la Giorgi, la piccola Camila che pesta le palline come un'ossessa; ieri la Schiavone, che si sta ritrovando - spiega - dopo aver preso in mano la sua stagione dopo Roma, ed essere tornata .ad allenarmi con tutta me stessa, riportando in cima ai pensieri il bisogno di una preparazione fisica accurata". E tre ragazze negli ottavi valgono il nostro record a Wimbledon, che pareggia il 2001 di Parigi, precedente annodi grazia lontano nel tempo.


 PRIMATO NEGATIVO L'aggancio non è riuscito a Santa, per molti e validi motivi (Yaroslava Shvedova, la russa diventata kazaka due anni fa, è fra le più svelte e ben dotate su questa superficie), fra i quali un pessimo avvio di partita che è costato alla nostra finalista parigina un record che non le fa onore. Il primo set, di fatto, è volato via senza che Sara sia riuscita a ottenere un solo "quindici": 24 (!) punti a zero per la kazaka. Non era mai successo fra le ragazze (una sola fra gli uomini, Scanlon, Delray Beach; 1983) da che il tennis è Open, dunque dal 1969, seppure la Shvedova vi fosse andata vicina in un'altra occasione, quando realizzò 23 punti consecutivi, per poi perdere il match 1-6 6-0 6-0 (Memphis, 2006, contro la Frazier).


Roberta aveva il compito più duro: tenere a bada Mirjana Lacic, croata trentenne, semifinalista a Wimbledon a 17 anni, nel 1999, quando tutti pensavano che avrebbe dominato il tennis. Non fu così. Mirjana usci presto dalla scena, frenata da un padre padrone che le infranse la carriera. È tornata da qualche tempo nel circuito, e vive della sua imprevedibilità. Tira forte tutti i colpi, rischia su ogni angolo del campo, e dunque va sedata per non finire sommersi dai suoi ganci da kappaò. Roberta vi è riuscita giocando e battagliando, ma sempre lucida nell'organizzare le geometrie utili a indurre la croata in errore. Due tie break hanno risolto la sfida, e su quelli Roberta ha dominato. Domani il seguito. Lunedì vedrà in campo, come tradizione (e dopo la"siesta"domenicale), tutti gli ottavi, maschili e femminili. Camila contro la Radwanska, Schiavone contro la campionessa in carica, Petra Kvitova. E la Vinci contro l'austriaca Paszek, che sa ben giocare sull'erba, ma che fa meno paura delle altre. La Kvitova è il tennis sull'erba, dice la Schiavone, augurando- si di azzeccare .la partita perfetta". Alla Vinci, chissà, potrebbero bastare le sue volée da vera erbivora del Sud.


Schiavone e Vinci con Camila, l’erba felice delle sorelle d’Italia (Gianni Clerici, La Repubblica, 01-07-2012)


La libertà concessa a un vecchio scriba di scegliere l'argomento della sua colonnina non può che responsabilizzarlo, almeno quanto l'Asino di Buridano. Così, questa mattina, quasi certo della vittoria di Sara Errani, mi sono raccomandato alla professoressa Luisanna Fodde, una capa, per un posticino nella tribuna stampa del N. 3. Qui

giunto, mi sono stretto a colleghi titolati, quello del New York Times, quello del Times, nell'attesa di ammirare, l'un contro l'altro armati, Kohlschreiber e Rosol, i due recenti vincitori di Nadal, l'uno sull'erba di Halle, l'altro su quella di Wimbledon. Volevo capire sino a quanto le sconfitte del N. 1 del rosso fossero dovute al verde dell'erbetta, e quanto ai suoi avversari. Comincia il match, tra il boemo e il tedesco, passano un po' di games, e mi rendo conto che il terribile servizio di Rosol, che stroncò Nadal, sembra scivolato tra gli oggetti smarriti: tre soli aces, che non aiutano certo l'omone, a limitare i danni di un 6-2 per il tedesco, che gioca a tutto campo. Mi accade in quella di illustrare ai vicini come la nazione più rappresentata tra le donne il termine "servizio" sia rinascimentale, derivato dal fatto che il cosiddetto "mandarino" usava servire la palla al battitore, che la colpiva sottospalla. Intanto è iniziato il secondo set, e quel che è stato soprannominato aerosol da un collega spiritoso, retrocede a rosolio, tanto zuccherate divengono le sue battute. Kohlschreiber, intanto, dimostra non a caso di essere più che degno del suo N. 30, mentre il N. 100 Rosol è retrocesso a rozzo sparacchione in mediocre giornata. A un collega spagnolo assiso con noi domando se Rafa starà assistendo a questo scontro tra i suoi becchini. «Sarà andato a pescare», risponde, o forse a dormire, secondo il motto "Chi dorme non piglia pesci". Me ne vado mentre mi viene in mente l'affermazione di Andy Warhol, che ad ognuno toccano 15 minuti di fama, e mi sto domandando se io stesso abbia qualche chance, quando trovo uno dei colleghi italiani, di ritorno dal match della Errani. «Come è andata la Cichi?». «È passata alla storia». «Dunque ha vinto?». «No, ha perduto». «E allora?». «Ha battuto il record mondiale perdendo il primo set senza fare un punto, contro la russa, targata Kazakistan, Yaroslava Shvedova». «Ma com'è possibile? Era infortunata?». «Stava benissimo, e l'ha dimostrato nel secondo, in cui ha lottato. Invano». L'improvviso crollo della Cichi scatena subito una ricerca quale record mondiale negativo, e gli statistici scopriranno un precedente, nel match tra Bill Scanlon e Marcos Hocevar, giocato a Delray Beach nel 1983. Prendo nota, ma quando sento citare anche Suzanne Lenglen, sulla quale ho scritto soltanto tre biografie, di cui una in francese, mi reco a controllare al Museo, con il bibliotecario Alan Little. Emerge dunque, dalla memoria dei miei scritti, che Suzanne giocò 29 set vinti per 6-0 qui a Wimbledon, ma non se ne conoscono tutti gli scores, i punteggi. Pur dispiaciuto per Sara, non posso tuttavia dimenticare le altre Sorelle d'Italia, Schiavone, Vinci e la piccola Giorgi. E’ record, e questa volta non certo negativo.

 
Storiche azzurre, in tre agli ottavi a Wimbledon (Stefano Semeraro, La Stampa, 01-07-2012)


Fosse rugby, sarebbe una storica meta di mischia. Tre italiane che sfondano la barriera della seconda settimana qualificandosi per gli ottavi a Wimbledon non si erano mai viste, negli Slam l'unico precedente risaliva a più di dieci anni fa, nel 2001 al Roland Garros. Sulla terra (amica) di Parigi l'azione di gruppo riuscì a Francesca Schiavone, Silvia Farina e Rita Grande. Nella prima linea capace di violare la molto più indigesta (per noi) erba dei Championships resiste la Leonessa, che ha impedito letteralmente a Klara Zakopalova di entrare in partita, affiancata stavolta da Camila Giorgi, già qualificata venerdì, e Roberta Vinci, trionfatrice ieri della croata Lucic.
Grazie a loro l'Italia è la nazione più rappresentata nella seconda settimana dei Championships in rosa - mica male se si pensa allo strapotere dell'est europeo nel ranking femminile. L'unica «ova» capace di guastare la festa alle azzurre, impedendo il poker, è stata Yaroslava Shvedova, che ha tolto dal tabellone Sara Errani. A Saretta, in giornata no sulla sua peggior superficie, è peraltro riuscito un altro record, anche se in negativo. Nel primo set, perso 6-0 in un quarto d'ora contro la Shvedova. «Cichi» non è riuscita a vincere nemmeno un «quindici». Ventiquattro punti a zero: l'unico precedente nella storia bisex del tennis è quello di Bill Scanlon, vincitore per 6-2 6-0 su Hocevar nell'83 a Delray Beach. L'occasione più ghiotta di trasformare la meta in un trionfale quarto domani appartiene alla Vinci, opposta alla Paszek (n.37 Wta). La Giorgi, che trova la n.3 del mondo Agnieszka Radwanska, e la Schiavone, che ha la campionessa uscente (e n.4) Petra Kvitova, hanno compiti più duri. Mai sottovalutare il gruppo, però. «Il tennis resta uno sport individuale - ammonisce Francesca - ma allenarsi insieme, scambiandosi idee, serve a crescere meglio». Rosa di classe.


Errani, un set perso 24 a 0 : “Shvedova pareva Dio in terra” (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 01-07-2012)


«Davvero non era mai successo? Lo sto apprendendo adesso, non me l'aveva detto nessuno». Dopo la sbornia dello storico 6-0 in 15 minuti subito da Yaroslava Shvedova senza vincere un punto, con l'inquietante parziale di 24-0, Sara Errani è sconcertata: «Forse per gli altri è la notizia del giorno, ma per me è allucinante. Capivo, certo, che cosa stava succedendo, mi sono accorta che ho vinto il primo punto solo all'inizio del secondo set, ma uno non gioca per vincere almeno un "15", uno pensa a vincere game, set e match».


Potenza La finale del 9 giugno a Parigi sembra lontana anni luce, la distanza fra lei, numero 10 del mondo e la potente russa naturalizzata kazaka, 65, si è invertita, lo svantaggio di centimetri (164 a 180) si è moltiplicata. Saretta non sa: «Lei era ingiocabile. Non mi sento di aver fatto un disastro di partita, faceva lei vincenti da tutte le parti, senza errori. Ha servito fortissimo, forse ho risposto più a Mirnyi in misto che a lei. Ho guardato le statistiche: io ho messo il 75% di prime, lei m'ha fatto 35 vincenti con 10 errori, e io 7. Insomma, ha fatto un match forse perfetto. Ha servito come la Williams, a 119 miglia (191 chilometri l'ora), sembrava Dio in terra. Che rimproverarmi? Il mio coach diceva che ero ferma di gambe. E' incredibile, è pazzesco, ma è successo». Come lenire una ferita così? «Mi riguar0/0 derò la partita in tv per capire se davvero lei è stata incredibile o anche io ho collaborato. Cancellarla? No. Non è una bella cosa per me avere un record così negativo ma perdere 6-1 6-4 è lo stesso. Sapevo che era 1 un match duro, lei è forte, è stata ferma per infortunio, magari vince Wimbledon».


Errani fuori: “Qualcosa di allucinante” (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport, 01-07-2012)


L'unica nota stonata della giornata arriva da Sara Errani, reduce dalla finale di Parigi e testa di serie numero 10, sconfitta in due set da Yaroslava Shevdova. Addirittura disastroso il primo set della romagnola, smarrito in un quarto d'ora. Il tempo necessario alla kazaka di infilare 24 punti consecutivi (14 vincenti e 10 errori dell'italiana) che le assicurano un clamoroso "golden set".


“E' stato un match incredibile, qualcosa di allucinante - il commento di Sara, ieri eliminata anche nel doppio misto con Fabio Fognini - Non penso neppure di aver giocato cosi male, ma lei ha disputato una partita incredibile. Il primo set? Ovviamente non sono contenta, ma cerco di essere positiva e pensare che anche se avessi perso 6-1 o al tie-break il risultato non sarebbe cambiato”. Nell'era Open solo una volta era riuscito il set perfetto: allo statunitense Bill Scanlon contro il brasiliano Marcos Hocevar nel 1983 al torneo di Delray Beach (punteggio finale 6-2 6-0).


Il record al contrario di Sara : 24 punti a zero (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera, 01-07-2012)

Certe giornate nascono così, storte come i colpi che Sara Errani ha evidentemente dimenticato in albergo nel terzo turno con Yaroslava Shvedova (solo 6 winners contro i 35 della kazaka), e dal basso di 164 centimetri diventa impossibile raddrizzarle. Lady Puffetta, ridimensionata dall'erba dopo la strepitosa campagna parigina, saluta Wimbledon nel peggiore dei modi, sotterrata da un punteggio (6-o, 6-4) che non rende onore al suo talento per la fatica e per la lotta, perché zero punti conquistati nel primo set sono uno score troppo brutto per essere vero. Si scomodano paragoni vecchi di trent'anni (Scanlon su Hocevar nell'83) per la piccola galleria degli orrori di Sara in un match nel quale non è mai entrata, uscendone a tempo di record. Solo il 39 per cento di punti vinti sulla prima palla, la miseria di 27 in totale, Sara adesso può concentrarsi sul doppio ma la giornata per l'Italia resta storica: con tre azzurre negli ottavi di finale, siamo la nazione più rappresentata nel tabellone.


Vince Francesca Schiavone, infatti, ritrovando antiche sensazioni («Sto bene fisicamente, mi sento felice e sto riacquistando quella continuità che inseguo da Roma») con la ceca Zakopalova (6-o, 6-4) anche se sarà la prossima ceca, Petra Kvitova, regina di Wimbledon 2011, il vero Everest da scalare per questa leonessa in gran spolvero, decisa a far bene anche in coppia con la Pennetta in queste prove generali del torneo olimpico di Londra 2012. «La Kvitova sull'erba si trova a meraviglia. E poi è una mancina. Per batterla dovrò disputare la partita perfetta, ma sto bene e sono fiduciosa. Non c'è un altro posto al mondo dove vorrei essere in questo momento». Con un doppio tie-break passa il turno anche Roberta Vinci, che liquida la croata Mirjana Lucic, semifinalista sull'erba nel '99: lunedì negli ottavi la tarantina troverà l'austriaca Tamira Paszek, 21 anni e numero 37 del mondo, che ha anche vinto l'unico precedente tra le due. La terza stella del nostro attacco a tre punte è Camila Giorgi, proveniente dalle qualificazioni e attesa dalla polacca Agnieszka Radwanska: «Non ho nulla da perdere, ci proverò con tutta me stessa». Trema Serena Williams, trascinata al terzo (6-7, 6-2, 9-7) dalla cinese Zheng. Passa di puro muscolo, la specialità della casa.


Errani record, ma questa volta a rovescio (Federico Ferrero, L’Unità, 01-07-2012)


ALLA KENNETH RITCHIE LIBRARY DI WI MBLEDON, DOVE L'OCCHIALUTO MISTER LITTLE CONSERVA OGNI SORTA DI PUBBLICAZIONE SUL TENNIS, SI AVEVA NOTIZIA DI UN SOLO GOLDEN SET NEI 44 ANNI DELL’ ERA OPEN. Un parziale terminato 24 punti a zero nel 1983 in favore di Bill Scanlon su un brasiliano, Marcos Hocevar. Sede del crimine, un torneino della Florida tutt'ora in calendario, Delray Beach.


La penitenza più imbarazzante - perché subita sul sacro suolo di Wimbledon - è toccata a Sara Errani nel primo set contro Yaroslava Shvedova, moscovita assoldata dal Kazakistan del presidente e tennis-maniaco Nazarbayev. Difficile spiegare al non appassionato come la n.10 del mondo possa essere brutalizzata per sei giochi dalla 65a. E che Shvedova spara con pezzi da 90: come a Parigi, quando si presentò con un ranking indecente, passò le qualificazioni per stendere la regina Li Na e fermarsi solo nei quarti. E il servizio della Errani, se l'altra lo sa aggredire, è un piccolo supplizio. Le italiane perdono, insomma, al 3' turno la loro testa di serie più alta (10) ma aggiungono due ragazze a far compagnia nella seconda settimana alla strabiliante Camila Giorgi, chiamata a lottare contro maestrina Radwanska dopo la splendida performance contro Petrova. Sorpresa: nel trio c'è Francesca Schiavone. La Leonessa ha avuto in sorte la più leggera delle ceche, la mesta Klara Zakopalova; in compenso sarà destinata, lunedì, al carro armato Petra Kvitova, titolare in scadenza del Rosewater Dish in argento. Con quante possibilità? Scarse, in verità, ma non meno delle chance concesse a Francesca di superare la prima settimana di Wimbledon in un'annata tanto grama. A 32 anni Schiavone è un po' la zia del Tour ma conta su un privilegio raro, quello di saper fare tutto: anche attacchi e tagli, sempre che l'avversaria di turno gliene voglia concedere il tempo.
I privilegiati hanno diviso con Dustin Hoffman il pomeriggio di ansie di Serenona Williams. Scesa alquanto insicura sul Centre court, con la chioma mal governata da pinza e fascione, la numero uno in pectore si è vista costretta a sfiorare il record di ace tra le donne - un esagerato 23, uno in meno di una giornata da dea di Kanepi nel 2008 - per respingere a Chengdu gli anticipi pestiferi di Zheng Jie, micro-tennista affatto parvenu dei prati: fu la prima cinese semifinalista a Wimbledon e, come allora, solo una superSerena è riuscita a sopravviverle. In quel mentre, sul campo 18 Roberta Vinci si concedeva il primo ottavo di finale in un major gestendo con mano delicata le furie di Mirjana Lucic; un tabellone clemente le ha affidato, ora, Tamira Paszek. Lecito sperare in questa come unica partita giocabile nello Slam che agli italiani va più indigesto: armato del suo leggendario compendium, Alan Little conferma.


E' già finita la favola di Rosol, Primato di Serena: mette 23 ace (Luca Mariantoni, La Gazzetta dello Sport, 01-07-2012)

Dura appena 48 ore il momento di celebrità di Lukas Rosol, l'eroe che aveva estromesso in cinque set Rafael Nadal e che poi perde in tre set contro il tedesco Philipp Kohlschreiber. «Sapevo — dice — che sarebbe stato un match in salita. Il vento non mi ha aiutato e non ha avuto occasioni».


Piccolo Alì Lo spicchio di tabellone che apparteneva a Nadal sembra saldamente nella mani del francese Jo-Wilfred Tsonga che non ha problemi nel liquidare lo slovacco Lukas Lacko. Tsonga non si sbottona, fa il modesto, nonostante lo scout evidenzi statistiche impressionanti: «Le condizioni climatiche — dice il francese sosia di Ali — erano difficili, non mi sono piaciuto soprattutto dal fondo». La Spagna rimane viva grazie a David Ferrer che ridimensiona drasticamente Andy Roddick, abile a scappare nel primo set, ma ripreso sul più bello e domato in quattro. «E' tutto l'anno — dice Ferrer — che gioco bene e da tre settimane sto facendo grandi cose sull'erba. Roddick finito? Non mi sembra».


Delpo c’è Convince sempre di più Juan Martin Del Potro, facile vincitore in tre set del giapponese Kei Nishikori. «E' stata — dice Del Potro — una delle migliori partite mai giocate sull'erba. Sono stato aggressivo e ho sempre avuto il controllo della partita. Questo mi dà sicurezza e anche tranquillità». Servono invece 5 ore e mezza (la seconda partita più luna di sempre a Wimbledon) a Cilic per far fuori Sam Querrey 17-15 al quinto.


Wimbledon 2012 è anche il torneo del miracolato Brian Baker che torna nel circuito, dopo quasi 6 anni di assenza, centrando gli ottavi: «Tutti questi anni trascorsi lontano dal tennis — dice Baker — mi fanno sentire un principiante. Al tempo stesso però cerco di rimanere concentrato sul mio gioco, punto dopo punto». Tra le donne spicca Serena Williams che soffre fino 9-7 al terzo per superare la cinese Zheng, affossata da 23 ace (nuovo record per il torneo: «Senza tutti quei punti dal servizio, forse non sarei riuscita a tirarmi fuori dalla buca».
 

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