26/08/2012 16:31 CEST - US Open

Murray: all'US Open la prova del fuoco

TENNIS - Andy Murray adesso deve far vedere di che pasta è fatto. Avrà una probabile "bella" con Roger Federer. L'assenza di Rafa Nadal lascia un vuoto simile a quello dei Beatles quando i Fab Four si divisero. Da New York, Ubaldo Scanagatta

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Andy Murray (Getty Images, Clive Brunskill)
Andy Murray (Getty Images, Clive Brunskill)

NEW YORK _ Dopo quel che è successo al Wimbledon olimpico, dove a mio avviso la vittoria di Andy Murray è stata quantomeno parzialmente favorita dalla precaria condizione psicofisica di Federer per via del 19-17 al terzo nella semifinale con Del Potro, questo US Open potrebbe rispondere in particolare ad uno stimolante interrogativo: di quale pasta è fatto lo scozzese? Fu vera gloria quella olimpica, o lo stress di dover sempre risalire la corrente nel terzo set perché Del Potro lo cominciò al servizio, influì spaventosamente sulla prestazione di Federer?

All’US Open, come tutti sanno, non ci sarà Nadal, e credo che l’assenza dello spagnolo abbia comunque un peso sul torneo, tanto per i suoi tifosi che per i suoi detrattori.
Senza Nadal e con un Federer certo su di morale, perché ha rivinto il vero Wimbledon, perché è tornato n.1 del mondo ed ha dominato anche Djokovic a Cincinnati, c’è un Djokovic che lascia affiorare qualche perplessità sul proprio conto, dopo il 6-0 patito da Federer e non solo. Certo è che nel 2012 non abbiamo quasi mai visto il Djokovic formidabile, inarrestabile, del 2011.

L’attesa al momento del sorteggio era quindi tutta imperniata su…dove sarebbe capitato Murray, essendo scontata la posizione delle prime due teste di serie Federer e Djokovic. Dovunque fosse capitato sarebbe stato più facile il cammino verso la finale per chi non se lo fosse trovato davanti.
Con Andy capitato nella stessa metà di Roger è evidente infatti che Djokovic è uscito avvantaggiato dal sorteggio. Naturalmente la strada verso le semifinali, per Murray come per Federer, è lunga, ma se i due dovessero incontrarsi di nuovo dopo le due finali di Wimbledon, beh, se ci arrivano ad armi pari, in eguali condizioni di freschezza, si dovrebbe dire che il favorito resta Federer ma anche che Murray avrà tutto il diritto di poter credere anche in un proprio nuovo exploit.
La strada di Murray è irta di ostacoli seri, a cominciare da quel Bogomolov jr che in passato gli ha fatto un paio di sgambetti, mentre Feliciano Lopez al terzo turno è forse un match che più di Andy intrigherà probabilmente la sua insopportabile madre (che ha soprannominato Feliciano Deliciano nella sua attività sui social network così poco apprezzata dal saggio figliolo), ma poi eventualmente sulla sua strada si para Raonic, tipo da prendere con le molle.
Se Murray vincesse l’US Open, dopo che Djokovic ha vinto in Australia, Nadal in Francia e Federer in Inghilterra, avremmo avuto quest’anno quattro vincitori diversi nei quattro Slam, cosa mai più successa dal 2003.

Ma, appunto, Murray dovrebbe battere per la seconda volta di fila Federer che sta vivendo la sua seconda (o terza?) giovinezza, smentendo tanti uccellacci del malaugurio. Ricordo bene un articolo apparso sul Corriere della Sera un paio d’anni fa. Ricordo anche, per quel che mi riguarda, che mentre lo ritenevo in grado di vincere altri Slam, io stesso non pensavo che ce l’avrebbe fatta a tornare n.1 del mondo, stante sia la presenza di un Nadal praticamente imbattibile sulla terra rossa sia gli enormi progressi manifestati dal formidabile Djokovic lo scorso anno.
Non immaginavo che Nadal sarebbe incappato in tutti quegli infortuni, né che Djokovic si sarebbe inconsciamente sentito più appagato del previsto dall’irripetibile 2011. Può anche essere che proprio il fatto che non solo io, ma la maggior parte dei critici di tennis, ritenesse improbabile il ritorno di Federer sul trono del tennis, ne abbia_ più che stimolato la voglia di riprovarci _ allentato la pressione di dover essere sempre e comunque il n.1. Potrebbe, ma è soltanto una tesi opinabilissima, aver giocato più libero di testa. E un Federer libero da eccessive tensioni, con la classe smisurata che si ritrova, diventa ancora più fenomenale.
Federer non perderà certo da Donald Young, l’ex speranza americana che in tutto l’anno ha vinto solo 3 partite. Degli avversari che potrebbe trovare nei quarti (Berdych sesto del seeding, Simon 16, Fish 23 e Querrey 27) è chiaramente Berdych che gli può creare più problemi. Anche se il Berdych di quest’anno è stato tutt’altro che convincente. Però il ceco è uno che i mezzi tecnici e il potenziale per battere chiunque li ha, eccome. Gli altri tre direi di no.
Certo tornando a Murray, che deve sconfiggere lo spauracchio degli Slam mai conquistati _ degli ultimi 30 Slam, 29 sono finiti nelle bacheche di Federer, Nadal e Djokovic _ questa sembra poter essere la prova del fuoco, altro che la prova del nove tanto cara a Rino Tommasi.

Mentre l’unico “imbucato” fra i vincitori degli ultimi 30 Slam, Juan Martin Del Potro, è capitato dalle parti di Djokovic, cui ha strappato recentemente la medaglia di bronzo e, a sentire Divac, procurandogli talmente tanto dolore che Nole avrebbe straziato le sue racchette con un temperino. E’ stato scritto, per una traduzione probabilmente approssimativa dal serbo, che per la rabbia lo avesse fatto con una sega, ma dubito che negli spogliatoi di Wimbledon circolino liberamente attrezzi di quel tipo. (Stavo per scrivere seghe, ma si prestava a dubbie interpretazioni da parte dei soliti malpensanti). Che sia stato Roger Federer, di passaggio negli spogliatoi e da buon svizzero provvisto di un coltellino, a prestargli lo strumento per tagliuzzare le corde (più che le racchette no?)? Vabbè, scherzo. Ma a New York questa storia delle racchette o delle corde tagliate voglio appurarla. Magari chiedendola al suo fido p.r. Dodo Artaldi che di Nole sa sempre tutto, anche se al Wimbledon olimpico non c’era.

Nel frattempo, comunque, Djokovic a Cincinnati si è vendicato di Del Potro. Anche fra loro, insomma, potremmo assistere, dopo due duelli ravvicinati, alla “bella”. E per quanto mi riguarda, sia nel loro caso sia nel caso di un’eventuale terza sfida fra Federer e Murray, io non tifo per nessuno, lo giuro, ma ho una sola speranza: che siano belle davvero. Perché, ed ecco qui la provocazione che farà felici tanti miei critici che mi attribuiscono simpatie esagerate per Rafa Nadal, che lo vogliate o no, l’assenza di Nadal a questo US Open si farà sentire. Avete presente i Fab Four? Quando i Beatles si divisero, e ancor più quando John Lennon morì, tutti gli appassionati di musica, inclusi i fans più sfegatati dei Rolling Stones, ci rimasero male, si disperarono. Altrettanto dovrebbero fare gli aficionados di tennis quando, in qualunque torneo, mancasse uno dei Fab Four della racchetta, comunque si chiamasse. Io, ad esempio, non voglio pensare al giorno in cui Roger Federer dirà basta e appenderà la racchetta al chiodo. Sarà un giorno tristissimo. E penso che dovrebbe esserlo anche per i fans di Nadal, oltre che per quelli più tranquilli di Murray e Djokovic.

Ubaldo Scanagatta

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