28/09/2012 11:28 CEST - COPPA DAVIS

Gli eroi della Davis ecco la Top10

TENNIS – Bleacher Report ha stilato una classifica delle migliori 10 prestazioni in Davis. Il loro parere, i notri commenti (1° parte). Da Fred Perry a Ivan Ljubicic, da Neale Fraser a Nicolas Escude. Stefano Tarantino

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Vittoria croata in Davis
Vittoria croata in Davis

Si sono da poco effettuate le semifinali della Coppa Davis 2012 che hanno eletto come finaliste dell’anno la Repubblica Ceca (che avrà il vantaggio del fattore campo) e la Spagna.

Bleacher Report ne ha approfittato per stilare quella che secondo il sito americano è la Top10 dei tennisti che si sono messi in luce in una singola edizione e che hanno praticamente trascinato il loro paese alla vittoria della prestigiosa insalatiera.

David McPherson, autore dell'articolo, ha tenuto a precisare che sono stati presi in considerazione innanzitutto coloro che hanno consentito alla propria nazione di vincere la Davis e senza il cui apporto probabilmente non sarebbe stato possibile raggiungere il traguardo.
Altri criteri discriminanti per redigere la classifica sono stati la qualità degli avversari affrontati (e di conseguenza battuti) e la capacità di ottenere alcuni successi su superfici ostiche per quel determinato tennista. Tutti fattori questi che hanno reso per ogni singolo caso ancor più grande l'impresa realizzata.

Il sito specifica anche che sono state prese in considerazione tutte le edizioni della Davis, dalla nascita sino ad oggi, ma che è stata data una preferenza a coloro che si sono messi in luce dall'abolizione del Challenge Round in poi (1972), in quanto una cosa è secondo il giornalista di Bleacher Report aver partecipato alla sola finale ed aver vinto la coppa come capitava per l'appunto ai detentori del trofeo ed una cosa è giocare 4/5 o più sfide durante l'anno e riuscire poi a vincere la manifestazione.
Del resto (e questo è un dato di fatto) è vero che oggi qualche giocatore di primo livello diserta la Davis mentre in passato la partecipazione alla stessa era considerata una priorità, ma è anche vero che se il numero dei paesi vincitori si è allargato in maniera a dir poco esponenziale dall'abolizione del Challenge Round vuol dire probabilmente che ci sono ancora tanti tennisti in circolazione per i quali la mitica insalatiera resta uno dei trofei da mettere in bacheca.

Noi vi elencheremo di seguito la classifica di Bleacher Report partendo dalla posizione nr.10 sino alla nr. 1, ma al termine della stessa ci permetteremo di citare alcune nostre scelte che crediamo siano state colpevolmente esclusa da questa graduatoria.

Bleacher Report inizia addirittura con una menzione speciale sulla quale noi siamo pienamente d'accordo e cioé David Ferrer per l’edizione 2011.
Il “motorino” spagnolo non può essere inserito (secondo l'autore dell'articolo) nella classifica ordinaria innanzitutto perché non gioca il doppio e poi perché David è l'altra metà del diabolico duo di tennisti spagnoli che sulla terra non concedono praticamente nulla condividendo questo ruolo con Rafa Nadal, la cui presenza viene giudicata più decisiva rispetto a quella di Ferrer.

Ma nel corso del 2011 Ferrer è stato il grande eroe per gli iberici soprattutto nei quarti di finale disputati contro gli Usa in trasferta.
In terra americana (ad Austin) l'attuale nr. 5 del mondo è stato in grado di battere in due epiche battaglie sia Andy Roddick (che oltretutto giocava a pochi metri dai luoghi dove era cresciuto) e Mardy Fish, due grandi battitori che sul cemento si fanno rispettare.
Sulla superficie velocissima adottata dagli americani (e oggetto di molte critiche da parte spagnola) la grandissima solidità di David ha avuto la meglio nella prima giornata su A-Rod (7-6(9) 7-5 6-3, una partita ai limiti della perfezione) e in quella conclusiva su un indomito Fish (battuto 7-5 7-6(3) 5-7 7-6(5), stroncato sulla distanza) per il 3-1 definitivo.
Grandissima solidità (dote oramai universalmente riconosciuta), efficacia nella risposta e capacità di reggere scambi durissimi da fondo campo le caratteristiche essenziali che hanno portato lo spagnolo a due successi contro pronostico.

Senza dimenticare il contributo altrettanto decisivo di Ferrer nella finale vinta con l’Argentina (seppur in casa, sulla terra battuta e con al fianco il rientrante Nadal) grazie alla vittoria nel secondo singolare della prima giornata in 5 combattutissimi set su Juan Martin Del Potro (6-2 6-7(3) 3-6 6-4 6-3), per il 2-0 che ha dato praticamente il là alla conquista della quinta Davis da parte degli spagnoli dal 2000 in poi.

Passiamo ora alla Top10 di Bleacher Report:

Nr. 10: Ivan Ljubicic (2005)

Il grandissimo eroe della prima e sin qui unica vittoria croata in Davis.
Ljubicic è arrivato nell’edizione 2005 a sfiorare il record di John McEnroe, che poi vedremo capace nel 1982 vincitore di tutti i singolari e di tutti i doppi disputati in una singola edizione.

Il segnale che si sarebbe trattata di una edizione speciale per i croati la si ebbe al primo turno, quando Ljubicic e compagni andarono a vincere in terra americana.
In quell’anno Ljubo fu coadiuvato alla grandissima da Mario Ancic, soprattutto in doppio, ma a Los Angeles in quell’occasione il nr. 1 croato si superò.

Ljubicic sconfisse nel primo singolare un Andre Agassi che in quell’occasione rientrava in Davis dopo lunga assenza.
Ma in questa manifestazione non si improvvisa niente e così Ljubicic si impose facilmente su uno spaesato avversario (6-3 7-6(0) 6-3) per l’1-0 croato, poi con Ancic andò ad infliggere la prima sconfitta ai Bryan in Davis al termine di un match giocato ai limiti della perfezione (3-6 7-6(8) 6-4 6-4).
Basti pensare che i gemelli americani hanno perso ad oggi solo 2 match in Davis sui 22 disputati, il dato la dice tutta sull’impresa realizzata in quella edizione dal doppio croato.

Infine Ljubicic completò il capolavoro battendo Andy Roddick nella giornata conclusiva per il definitivo 3-1 con un’altra partita spettacolare e densa di emozioni come solo la Davis sa fornire (4-6 6-3 7-6(11) 6-7(7) 6-2).

Liquidati i rumeni in casa con un comodo 4-1 nei quarti (vittorie per Ivan su Hanescu e Pavel in tre set), in semifinale arrivò a Spalato la Russia di Youzhny e Davydenko, entrambi quasi al top della loro carriera.
Sullo 0-1 (vittoria di Davydenko su Ancic) Ljubicic riuscì a venire a capo di Youzhny dopo 5 set molto equilibrati (3-6 6-3 6-4 4-6 6-4).
La scena si ripetè il giorno dopo in doppio dove Ljubicic e Ancic ci misero altri 5 set per sconfiggere Andreev e Tursunov (6-2 4-6 7-6(5) 3-6 6-4).
Per nulla stanco Ljubo ottenne il giorno dopo il punto del 3-1 battendo senza alcun problema Davydenko nel primo singolare dell’ultima giornata (6-3 7-6(6) 6-4).

Eccoci allora all’atto conclusivo, la finale di Bratislava contro la sorpresa Slovacchia.
Per entrambe le nazioni sarebbe stato il primo successo in Davis.
Ancora una volta si rivelò decisivo il doppio (ed anche l’indisponibilità tra le fila dei padroni di casa di Karol Beck non schierato perché sospettato di doping) dopo che Ljubicic nella prima giornata aveva avuto ragione facilmente di Kucera (6-3 6-4 6-3) prima del pareggio di Hrbaty che ebbe la meglio su Ancic.

La formazione croata Ljubicic/Ancic non ebbe alcun problema contro l’improvvisata coppia Hrbaty/Mertinak (nei turni precedenti era stato proprio Beck ad affiancare quest'ultimo), superata con un comodo 7-6(5) 6-3 7-6(5).

A questo punto a Ljubicic mancava l’ultimo tassello per una stagione di Davis perfetta, la vittoria contro Hrbaty nel primo singolare dell’ultima giornata per completare un percorso netto incredibile ed al contempo regalare la storica vittoria al suo paese.
Ed invece sul più bello Ivan si dovette arrendere ad un determinatissimo Hrbaty che ebbe la meglio in 5 set, 4-6 6-3 6-4 3-6 6-4.
Ma per una volta ci pensò Ancic a chiudere i conti, tre set a zero su Mertinak e via alla festa dei tifosi croati sugli spalti con bengala e champagne.

Nonostante la sconfitta nell’ultimo singolare, l’impresa croata però non può non identificarsi con il nome di Ivan Ljubicic.

Nr. 9: Nicolas Escude (2001)

La Davis alle volte dà la possibilità a giocatori che durante la stagione non si mettono particolarmente in luce di assurgere a veri e propri eroi nazionali.

Una storia simile può essere quella di Nicolas Escude, nel 2001 nr. 34 del ranking.
Dopo aver saltato il primo turno (vittoria transalpina comoda in Belgio, 5-0), Escude viene convocato per la difficile trasferta in terra svizzera dove ci sono Rosset ed un emergente Federer che fanno paura.

Ma è l’anno magico dei francesi, Clement batte Rosset, Escude supera a sorpresa il futuro GOAT Federer in 4 set (6-4 6-7(1) 6-3 6-4).
Gli svizzeri risalgono dallo 0-2 ma nel singolare decisivo Escude vince una battaglia infinita con Bastl che prende il posto di un esausto Rosset. Lo svizzero è sconfitto dopo 5 set incredibili (1-6 7-5 6-7(3) 6-4 8-6), la Francia va in semifinale dove è attesa dalla trasferta in terra olandese.

Forget convoca di nuovo Escude che non tradisce, Clement batte Sluiter costretto al ritiro nel primo singolare, Nicolas vince un’altra sfida epica al quinto contro Schalken (6-7(3) 7-6(4) 4-6 7-6(4) 8-6).
Stavolta i francesi chiudono subito il conto, Pioline e Santoro vincono il doppio e la Francia vola in finale.

L’ultimo atto sembra proprio insuperabile, altra trasferta, addirittura in terra australiana e per di più sull’erba.
Ma se hai Escude in squadra nulla è proibito, così il tennista francese nel primo singolare realizza l’ennesima impresa di quella Davis, vittoria in 5 set su Lleyton Hewitt che in quel momento era il nr. 1 del mondo nonché recente vincitore degli US Open.
Il francese si impone 4-6 6-3 3-6 6-3 6-4, si arriverà poi al 2 pari ed Escude sarà chiamato all’ultima impresa.
Di fronte non avrà Rafter, in condizioni fisiche non ottimali dopo il doppio, bensì Wayne Arthurs.
L’australiano non è pronto a giocare match del genere, contro l’Escude di quel periodo può ben poco, il francese si impone 7-6(3) 6-7(5) 6-3 6-3, la Francia vince incredibilmente la Davis sull’erba australiana ed è il primo paese a vincere l’insalatiera avendo giocato tutti i match fuori casa.
Ma è soprattutto la Davis di Escude, eroe quasi per caso.

Nr. 8: Fred Perry (1933)

Quante volte abbiamo sentito nominare negli ultimi anni Fred Perry, ultimo vincitore britannico di uno slam prima della tanto agognata vittoria di Murray negli US Open di poche settimane fa.

Ma Fred Perry si è saputo ritagliare un suo spazio importante anche nella storia della Davis.

Tra il 1927 ed il 1932 i famosi 4 moschettieri francesi infilano 6 successi consecutivi nella manifestazione, di cui gli ultimi 5 nei challenge Round disputati nell’amato stadio con la terra rossa del Roland Garros costruito appositamente per loro.

Nell’edizione del 1933 arriva in finale la Gran Breatgna di Banny Austin e per l’appunto Fred Perry.
I britannici nel raggruppamento europeo superano senza problemi la Spagna, la Finlandia, l’Italia (il nostro De Stefani è l’unico che riuscirà in quell’edizione a battere Perry), e la Cecoslovacchia.
Poi sull’erba inglese arriva l’Australia, battuta 3-2 e così si arriva al concentramento finale a Parigi.
Gli inglesi accedono alla finale battendo gli Stati Uniti.

Tra i francesi non c’è più Lacoste, che ora è capitano non giocatore, mentre sono al loro posto gli altrettanto mitici Brugnon, Cochet e Borotra, completa il team transalpino il giovane Andre Merlin.

Austin batte Merlin, Perry vince un’epica battaglia contro Cochet (8-10 6-4 8-6 3-6 6-1) per il sorprendente 2-0 britannico sulla terra parigina.
I francesi reagiscono da par loro, si arriva all’ultimo singolare sul 2 pari.
Decide il match tra Andre Merlin e Fred Perry.
Il francese vince il primo set ed ha 2 set point nel secondo, Perry è bravissimo, li annulla, vince il secondo set, il terzo e nonostante sprechi un 5-1 nel quarto riesce alla fine a vincere il match 4-6 8-6 6-2 7-5 ed a portare la coppa nella perfida Albione interrompendo l’egemonia francese ed entrando così nella storia.

Per i britannici sarà l’inizio di una lunga serie, ne vinceranno altre 3 consecutive prima di perdere nel 1937.
Basti pensare che da allora la Gran Bretagna ne ha giocata sola un’altra di finale, nel 1978, e che negli ultimi anni i britannici hanno addirittura rischiato al retrocessione nella quarta serie.


Nr. 7: Neale Fraser (1959)

Gli australiani dominano la Davis negli anni ’50, ma nel 1958 subiscono una sconfitta casalinga in finale contro gli Usa che sembra interrompere il loro predominio.

Ci pensa allora l’anno dopo Neale Fraser a riportare la coppa in terra australiana.
Fraser trascina letteralmente al successo i compagni Rod Laver (che si dimostrerà poi uno dei più grandi di tutti i tempi) e Roy Emerson (che con Fraser formerà una delle più forti coppie di doppio di sempre), il capitano del team australiano è il mitico Harry Hopman.

L’Australia supera agevolmente Messico, Canada e Cuba, poi a Forest Hills nel challenge Round batte l’Italia 4-1 e si guadagna l’accesso alla finale contro i campioni in carica sconfiggendo l’India sempre per 4-1.

In finale ci sono per l’appunto i “defending champions” americani, capeggiati da Barry MacKay e Alex Olmedo (che gioca il doppio in coppia con Buchholz).
Fraser batte Olmedo nel primo singolare
(8-6 6-8 6-4 8-6), ma MacKay rimedia con il giovane Laver.
Fraser allora in coppia con Emerson porta il punto del 2-1 (vittoria agevole in doppio 7-5 7-5 6-4), ma Olmedo batte Laver e si arriva al singolare decisivo.
Da una parte Fraser, dall’altra MacKay. L’australiano completa una Davis perfetta che non lo vede mai sconfitto né in singolare né in doppio e vince 8-6 3-6 6-2 6-4, la coppa torna nell’emisfero australe e ci rimarrà fino al 1962.

Fraser sarà uno dei tennisti che costituiranno l’epoca d’oro del tennis australiano e sarà poi anche capitano della squadra di Davis per molti anni.

Se pensiamo che oggi l’Australia fa fatica a tornare nel World Group (dove manca dal 2007) ci rendiamo conto di come sia cambiata la geografia del tennis mondiale.


Nr. 6: Don Budge (1937)

Sarà il primo tennista a realizzare il grande Slam, ma Donald Budge nell'anno precedente la grande impresa sarà il protagonista del ritorno della Coppa Davis in America.

Gli Usa non riescono a vincere la manifestazione dal 1926, sono tornati ben 4 volte in finale da allora ma non c'è stato niente da fare, ora la Francia ora la Gran Bretagna ne hanno sbarrato il cammino.

Nel 1937 gli americani ci riprovano capeggiati da Donald Budge, affiancato in doppio da Gene Mako mentre come secondo singolarista in quell'edizione si alternano Frank Parker e Bryan Grant.

Gli Stati Uniti battono senza problemi Giappone e Australia e vanno a giocarsi l'accesso alla finale contro i britannici campioni in carica contro la Germania sull'erba inglese.

I teutonici schierano tra le loro fila il mitico barone Von Cramm mentre il secondo singolarista è Henkel.
Budge vince il primo singolare contro Henkel (6-2 6-1 6-3), Von Cramm batte Grant, Budge e Mako vincono il doppio contro i due singolaristi tedeschi (4-6 8-5 7-6 6-4).
Ma nell'ultima giornata Henkel sorprende Grant e così diventa decisivo l'ultimo singolare, quello tra Budge e Von Cramm.
Sarà uno dei match più belli della storia del tennis, Budge rimonta due set di svantaggio ed un gap di 1-4 nel quinto set, alla fine l'americano vincerà 6-8 5-7 6-4 6-2 8-6 sfruttando il sesto match point a disposizione.
Secondo Bill Tilden (in quell'occasione capitano del team tedesco) la più grande partita mai giocata da Donald Budge.

La finale fu quasi una formalità per Budge & Co., Austin vinse il primo singolare contro Parker ma Budge completò la sua performance di quell'edizione battendo il nr. 2 britannico Hare (15-13 6-1 6-2), vincendo un ostico doppio (6-3 7-5 7-9 12-10) contro la coppia Tuckey e Wilde mentre una volta tanto fu Parker a dare il 3-1 decisivo contro Hare.
A punteggio acquisito Budge non lasciò scampo neanche ad Austin battuto in 4 set.

Come abbiamo detto all'inizio dopo la Davis arrivò la consacrazione dell'anno dopo con il Grande Slam.

(1-continua)


 

Stefano Tarantino

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