01/10/2012 23:13 CEST - LA RIFLESSIONE

Il più forte del 2012? Per me è...Andy Murray!

LA RIFLESSIONE - Non è obbligatorio dar sempre ragione al computer dell'Atp che vede n.1 Roger Federer. Quest'anno ci sono stati 5 Major e Murray è l'unico ad averne vinti due. Ubaldo Scanagatta

| | condividi
Andy Murray (Photo by Chris Trotman/Getty Images)
Andy Murray (Photo by Chris Trotman/Getty Images)

Chi è il n.1 del 2012? Il solo porre questo interrogativo, prima ancora che io dia la mia risposta, farà saltare sulla sedia gli innumerevoli tifosi di Roger Federer, n.1 del computer con distacco su Nole Djokovic.
Il computer dell’Atp ha sostituito dall’agosto 1973, applicando le regole che qualche umano dell’Atp ha deciso via via di inserire nel suo software (sono cambiate tante volte…), i giudizi soggettivi dei giornalisti più autorevoli che seguivano il tennis tutto l’anno e ne conoscevano vita, morte, miracoli e risultati. Il computer della Wta ha invece cominciato ad operare nel 1975.

Fino a che Rino Tommasi nel 1972 non aveva cominciato a stilare le classifiche dei primi 100 del mondo sulla sua rivista Tennis Club, si facevano in pratica soltanto le classifiche dei primi dieci. Tommasi, dagli amici presto ribattezzato “Compute-Rino” si sarebbe spinto molto più in là, arrivando a stilare classifiche rigidamente matematiche basate su un suo personalissimo metodo che attribuiva tot punti per ogni torneo, fino a diverse centinaia di giocatori, in pratica tutti quelli che partecipavano ad un minimo di attività internazionale. Fu così che a fine 1973, tanto per darci un esempio, chi scrive si ritrovò classificato n.302 del mondo. Beh, non granchè, ma meglio che niente!

Prima della classifiche allargate di Rino Tommasi alcuni “santoni” del giornalismo tennistico furono considerati più autorevoli e credibili di altri, quasi sempre perché investiti dalla missione di compilare le classifiche mondiali dalla Federazione Internazionale: così Wallis Myers ne fu l’autore dal 1914 al 1938, Sir Gordon Lowe lo fu per il 1939, per gli anni della guerra ci fu l’impasse, il francese Pierre Gillou ne stilò di sue nel 1946 e nel 1951, mentre l’inglese John Olliff le fece dal 947 al 1950. Poi iniziò l’era di Lance Tingay, che ho conosciuto, serissimo Brit, sempre appoggiato ad un elegante bastone, che ne divenne l’autore ufficiale dal 1952 al 1967. Ma sempre ai top-ten si limitava. E infatti se andaste a leggere su tutti i libri di tennis, troverete le classifiche dei migliori giocatori del mondo, dilettanti naturalmente (Amateurs), soltanto limitatamente ai primi dieci.

Nel 1968 ci fu la svolta, dettata da Wimbledon: il passaggio al tennis open, dilettanti e professionisti insieme, anche se per diversi anni - fino all’agosto 1972 - regnò una gran confusione perché alcuni tornei rimasero solo per dilettanti, altri per professionisti, altri misti e valutare i risultati degli uni e degli altri era un’operazione complessa. Insomma non era semplice neppure fare le classifiche per i per i primi dieci. Va detto, per amor di verità, che soprattutto i “compilatori” inglesi finivano per dare un peso spesso sproporzionato ai loro Championships: era rarissimo, insomma, che il vincitore di Wimbledon non venisse anche considerato il n.1 del mondo. E l’open d’Australia era certamente la “gamba zoppa” degli Slam - credo che la definizione “limping leg” sia stata proprio di Tommasi - motivo per cui erano gli altri tre a dettar legge.

Dal ’72 in poi, come accennavo, il computer dell’Atp avrebbe tagliato la testa al toro, anche se nel computer i dati immessi non sono mai stati gli stessi e ad esempio Guillermo Vilas ha ferocemente contestato quelli introdotti nel 1977 quando i suoi risultati furono decisamente migliori di quelli di Jimmy Connors che però restò sempre n.1 per l’Atp, provocando nell’argentino una rabbia mai sopita per la presunta ingiustizia sofferta.

Esaurito un preambolo storico che avrebbe potuto essere più ampio se avessi scritto qui anche tutte le modifiche che via via sono state apportate al sistema di classificazione Atp dal 1973 a oggi - ma se foste interessati a saperle chiedetemelo e ne scriverò un articolo - torno a bomba sull’interrogativo con cui ho cominciato quest’articolo: chi è il n.1 del 2012?

Proviamo a dimenticare - e i federeriani mi perdonino - l’esistenza del computer, e torniamo agli antichi sistemi di classificazione…logica.
L’anno non è finito, mancano soprattutto 2 Masters 1000 (Shanghai e Parigi-il Bercy) e più ancora di quelli la Masters Cup (che io fatico a chiamare Atp World Tour Finals) il cui esito non di rado ha finito per risultare decisivo nei casi più controversi.

Motivo per cui la risposta su chi sia stato il miglior giocatore del 2012 può sembrare - e forse lo è - prematura.

Mi limito allora a dire chi secondo me è stato il migliore tennista del 2012…fino ad oggi. Beh, io credo che si possa dire che sia stato Andy Murray, e ciò anche se a leggere le classifiche della Race lo scozzese è addirittura quarto: prima di Pechino primo è Djokovic con 9910 punti, secondo e vicinissimo è Federer con 9820, terzo è Nadal nonostante la sua desaparicion da giugno a oggi con 6840 e soltanto quarto è Murray con 6730 e quindi a un tiro di schioppo dal maiorchino ma assai lontano dai due capofila.

Questo è il primo anno dal 2003 in cui i 4 Slam hanno avuto quattro vincitori diversi, Djokovic in Australia su Nadal, Nadal in Francia su Djokovic, Federer su Murray a Wimbledon, Murray su Djokovic all’US Open. Un anno particolare questo perché non c’è dubbio che il Wimbledon olimpico, vinto da Murray su Federer, meriti di affiancarsi agli Slam - e più dei Masters 1000 - come torneo di super-prestigio, forse anche per via della location, ma non solo. Salvo Nadal, appiedato da un infortunio, vi hanno partecipato tutti i migliori e tutti con la serissima intenzione di conquistare una medaglia d’oro che forse non ha mai brillato come questa volta.
Una volta, come vi dicevo, le classifiche si stilavano soltanto sulla base degli Slam, di soli tre Slam con la netta prevalenza del torneo di Wimbledon. E gli ultimi tornei della stagione finivano per avere maggior peso, per influenzare maggiormente i vari estensori delle classifiche.

Murray è il solo ad avere vinto 2 tornei, dei cinque che ho preso in considerazione, e che sono poi - salvo che per gli addetti ai lavori - quelli che l’opinione pubblica ricorda meglio e dà maggior peso.
Non solo: Murray è stato finalista nel torneo che di solito viene considerato di più, quello di Wimbledon. Nelle cinque finali sopracitate Djokovic e Murray compaiono in tre finali, Nadal e Federer invece in due.
Murray ha avuto il vantaggio, rispetto agli altri, di aver vinto due tornei nei quali Nadal non c’era, il torneo olimpico e New York, e non è un vantaggio da poco, visto e considerato che il gap fra i primi 4 - i Fab Four - e gli altri, nonostante i progressi e l’abnegazione di Ferrer e Del Potro, è rimasto significativo.

E’ chiaro che la Race e il computer, premiano la continuità, il rendimento di 9 mesi più che degli ultimi 4 o 5, e questo spiega il divario di punti che ci sono fra il binomio di testa, Djokovic e Federer, e quello di coda, Nadal e Murray.

Ma il giocatore dell’anno, anche per aver smentito coloro che lo ritenevano il …Ringo Starr dei Fab Four, quello un gradino sotto, il grande perdente dopo 4 finali di Slam ciccate, l’eterno incompiuto, il figlio di mamma, lo scozzese complessato, il malato immaginario…e chi più ne ha più ne metta, secondo me è proprio Andy Murray. E ovviamente ancor più lo sarebbe se riuscisse nella sua Londra ad imporsi anche nelle finali Atp di Londra.

Amedeo Nazzari, grande attore degli anni Cinquanta, avrebbe concluso dicendo: “E chi non è d’accordo con me peste lo colga!”. Io, che sono più democratico, vi dico invece di dire la vostra, il dibattito è aperto.

Ubaldo Scanagatta

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti