17/12/2012 12:09 CEST - APPROFONDIMENTO

Murray: "Finalmente posso camminare a testa alta"

TENNIS - Neil Harman del Times racconta l'allenamento per il 2013 di Andy Murray e le riflessioni dello scozzese sugli effetti della vittoria alle Olimpiadi e, soprattutto, a New York. Traduzione di Karim Nafea

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Andy Murray abbraccia la fidanzata Kim Sears dopo la conquista dell'oro olimpico (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Andy Murray abbraccia la fidanzata Kim Sears dopo la conquista dell'oro olimpico (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

La spiaggia è deserta nonostante i 26 gradi. Un delfino solitario si avventura fino a 20 metri dalla costa ed un giocatore solitario sta entrando nel pieno del programma di incredibile intensità che dovrebbe ampliare le conquiste che hanno caratterizzato la seconda parte della migliore stagione che un britannico (ancora in vita) abbia realizzato.

Andy Murray non perde neanche un momento nell’ottimizzare ogni stilla di talento - che diventa ancora più rimarchevole quando vedi chi è e cosa fa - per la carica che, all’inizio del 2013, potrebbe prendere tutti, anche Federer e Djokovic, di sorpresa.

La visita di un piccolo gruppo di giornalisti britannici non è un’opportunità per rallentare. Al contrario, il lavoro si intensifica e quel poco che possiamo vedere (un sessione di corsa sulla spiaggia, Bikram yoga ed una serie sul Versaclimber, un bestiale attrezzo da palestra che piace molto ai cage fighters (artisti marziali ndT) non è niente in confronto alla routine quotidiana diretta, in campo, da Ivan Lendl e, fuori, da Jez Green (suo preparatore fisico da lungo tempo).

L’esercizio più duro e quello per la resistenza alla velocità che include la replica di situazioni di gioco, sostenute da alcune statistiche di match passati - la semifinale con Djokovic all’Australian Open al momento – dove corre per 24 secondi, si riposa per 25 secondi, corre per altri 40 e ripete il tutto finchè non “completa” un set 6-3 senza colpire neanche una pallina.

La media game in quel match fu di sette punti, per cui faccio sette punti di corsa con un minuto di riposo tra i game” afferma Murray. Riusciva a malapena a camminare dopo la sessione di ieri. Alla fine la missione di Andy Ireland, il fisioterapista, è rimetterlo in piedi per il giorno dopo.

Sono passati i tempi in cui il tennis era un passatempo. In un match di cinque set Murray corre 5 miglia (9 km), quasi completamente di scatti ed accelerazioni: fermarsi, girarsi e ripartire. La volontà che ci mette è brutale eppure lo fa senza esitare. Viene da pensare che qualcuno di quelli che ancora lo deridono -  perlopiù per il suo accento e per il suo modo di apparire – potrebbero durare dieci minuti.

Eppure, solo ora, con l’oro olimpico ed il titolo vinto allo Us Open in saccoccia, il venticinquenne scozzese si sente in grado di camminare a testa alta per le strade. “E’ stato molto più facile uscire ed andare semplicemente in giro” ha detto.
Mi sento meglio, forse, come persona, a camminare a testa alta mentre prima ero un po’… (incassa la testa tra le spalle). Volevo che nessuno mi rivolgesse la parola”.

In tutta onestà non mi piace essere al centro dell’attenzione. Mi sento ancora a disagio con queste cose, ma dopo un po’ ti ci abitui. Mi sento meglio con me stesso”.

“L’aver perso tante partite combattute e tante finali mi ha fatto sentire come se avessi deluso le persone, mi veniva ricordato che non avevamo vinto nulla di veramente importante ogni giorno negli ultimi ciqnue anni. C’era una parte di me che sentiva una grossa responsabilità al riguardo”.

“Per cui è bello, finalmente, non doversi più preoccupare di quel discorso. Posso andare fuori, giocare e vedere cosa posso ottenere”.

La gente di Dunblane gli ha offerto un attestato del supporto che potrebbe valergli di Personalità Sportiva dell’Anno (premio BBC). Quando è tornato dopo la vittoria a New York si sono tutti riversati per le strade della città dove è nato per amare questo gioco.

Murray ha dovuto anche convivere con i fatto di essere il fiore all’occhiello di una città che verrà legata per sempre con la strage del marzo 1996, quando un uomo armato assaltò la scuola che Andy, che aveva otto anni, ed il fratello Jamie frequentavano uccidendo 16 bambini ed un adulto. Vedere una città che ha visto tanta tristezza esprimere quella felicità è stato meraviglioso.
Ho ri-incontrato molti compagni di scuola ed è stato bello perché è stato difficile rimanere in contatto con molti di loro. Ho visto anche alcuni dei miei insegnanti ed è stato strano camminare per le strade perché c’è voluto così tanto. Quand’ero piccolo sembrava tutto enorme mentre adesso mi è apparso minuscolo”.

Sono andato a casa dei miei nonni ed è stata la stessa cosa. Mi ricordo che correvo nel soggiorno e adesso dopo due passi finisce la stanza”
“Molti dicono che sono stato d’aiuto nel promuovere l’immagine della città. Metà della mia famiglia vive qui da quando ero un bambino. I miei nonni fanno molto per la comunità – avevano dei negozi, mio zio ha un negozio di ottica, è una piccola città ed è stato bello fare qualcosa per loro. Non è qualcosa a cui penso mentre gioco, ma quando torno molti me lo dicono ed è bello perché quello che è successo è stato terribile”.

Sono giorni duri nel tennis maschile, vincere titoli del Grande Slam è più difficile che mai, e lui si è mostrato all’altezza della situazione. Molti l’hanno aiutato nel tempo e, come ha detto lui stesso, quando arriva una vittoria così tutte le piccole informazioni raccolte nel tempo acquistano importanza.

Ci sono stati match quest’anno in cui ho trovato il modo di vincere anche senza giocare bene, e non stavo solo giocando male, ma ero anche in una situazione difficile eppure sono riuscito a girare le partite in quei momenti.

In particolare ricorda la rimonta con Baghdatis alle Olimpiadi e quella da un set e 5-1 sotto con Cilic all’US Open. Magari a fare la differenza è stata proprio al preparazione fisica.

“Il mio vecchio coach, Brad Gilbert, parlava molto del vincere giocando male, ci ha costruito una carriera; durante tutto il periodo post-US Open, quando le acque si sono calmate, mi sono ricordato di tutte le cose che mi sono state dette nel tempo”.

“Magari non ascoltavo e non ti rendi conto di quanto siano importanti quelle cose solo quando vinci qualcosa d’importante. Molte persone mi hanno aiutato, dicendo certe cose al momento giusto, e puoi trarre qualcosa da qualsiasi relazione tu abbia intrattenuto”.

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