03/06/2013 09:13 CEST - Roland Garros

Nadal, come nasce un campione

TENNIS - Rafa Nadal compie 27 anni. E' un'occasione per ricordare, attraverso gli articoli di Ubitennis, i primi passi che l'hanno reso il campione che è diventato. I primi anni col calcio, i valori della famiglia, il rapporto zio Toni e zio Miguel Angel. Il debutto nel circuito nel 2001, le sfide contro Federer, i trionfi negli Slam, le partite indimenticabili.

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Rafael Nadal con il trofeo "Petis As" (2000)
Rafael Nadal con il trofeo "Petis As" (2000)

Gli inizi

Tutto ebbe inizio il giorno in cui lancio’per gioco la pallina al suo nipotino di quattro anni , e se la vide ritornare con sorprendente prontezza . In quel momento ,Toni Nadal comincio’ a maturare la convinzione di avere un fenomeno in famiglia.

Disciplina ed educazione sono valori che la famiglia ha cercato di inculcare al ragazzo sin da piccolo, da quando Rafa era solito a trascorrere i suoi pomeriggi sui campi impolverati di Manacor. Il fondamento principale su cui si basava la “cura Toni “era il rispetto, come ci tiene a spiegare lui stesso. “ Ho sempre ripetuto a Rafa: “ Se ti vedo una sola volta rompere una racchetta, per me e’ finita”. “Io trovo inacettabile il fatto che si possa sfasciare una racchetta, soprattutto quando sei poco piu’ che un bambino. Sono molto costose e molti ragazzi della sua eta’ non avrebbero potuto permettersela.

Per me e’ sempre stato fondamentale e con lui sono stato molto intransigente su questo aspetto, ma lui l’ha capito in fretta, ed e’ anche per questo motivo che le sue manifestazioni di rabbia sul campo da gioco sono limitate al minimo. “ Rafa ha sempre avuto un temperamento focoso , ma erano due le cose che ho cercato di insegnargli sin da subito. La prima era la disciplina, in ogni sua sfaccettatura. La seconda, era di mantenere sempre un volto sorridente, qualunque cosa accadesse. E’ molto piu’ semplice apprendere quando sei di buon umore. Talvolta si lamentava della pallina troppo sgonfia , o della racchetta non incordata come voleva lui, ma l’ho sempre invitato a lamentarsi il meno possibile e ad arrangiarsi con cio’ che aveva a disposizione. Sin dagli inizi, ci ho sempre tenuto a fargli assumere le proprie responsabilità, ma allo stesso tempo, ad accettare la sconfitta con serenita’ e obiettivita’. “Quando perdi, non dare mai la colpa alle racchette, alle palline, al vento o…a me. L’unico responsabile delle tue sconfitte sei tu. Non accampare improbabili scuse, quelle lasciale ai..perdenti, ma non abbatterti troppo e pensa immediatamente a capire cosa non ha funzionato e a rifarti la prossima volta ”. (Labadini)

Il debutto nel circuito

Il 17 settembre 2001 Israel Matos Gil, oscuro 19enne spagnolo numero 751 del mondo, non sapeva che una sconfitta l’avrebbe fatto entrare nella storia del tennis. Al primo turno della Copa Sevilla, che allora faceva parte di un circuito satellite ed è oggi inserita nel calendario del Challenger Tour, il quindicenne Rafa Nadal vince 6-4 6-4 e conquista i suoi primi punti ATP, cinque. (...)

Un anno prima la Federazione spagnola aveva contattato quel ragazzo tanto promettente chiedendogli di abbandonare casa sua e andarsi ad allenare a Barcellona. Ma la famiglia si oppone. Il padre Sebastian,  da anni proprietario assieme allo zio Toni del 50% della Vidres Mallorca, una ditta che costruisce finestre con svariati milioni di euro di attivo, è preoccupato che la sua educazione scolastica possa soffrire troppo. Anche zio Toni non è d’accordo: “Non serve andare in America o da qualche altra parte per essere un buon atleta. Ci si può riuscire anche a casa propria”.

Finirà la sua prima stagione nel circuito alla posizione numero 818 con 11 punti. Eppure Rafa ha rischiato di non arrivare mai a diventare un campione della racchetta. “Giocavo abbastanza bene a calcio” ha ricordato Nadal. E non è il solo a dirlo: ne era convinto anche zio Miguel Angel, otto anni passati a guidare la difesa del Barcellona prima di chiudere la sua carriera nel Mallorca, con tre Mondiali alle spalle da giocatore e un palmarès che conta tra gli altri cinque scudetti e una Coppa Campioni.

A otto anni Rafa è un promettente attaccante della locale squadra di calcio, ma sul campo da tennis vince i campionati regionali Under-12. Il maiorchino mostra già la “mentalità ganadora” che lo porterà al Career Grand Slam. Tomeu Artigues, il suo migliore amico, ha ricordato a Lorenzo Cazzaniga, in un reportage del 2003, gli inizi del piccolo Rafa: “Nei corsi estivi vedevo sempre questo ragazzino di 6-7 anni che picchiava la pallina quasi volesse farle male. Si vedeva che sarebbe diventato qualcuno. Aveva troppa fame di successo”.

Dopo il titolo under-12 “tutti iniziavano a dirmi che avrei potuto fare grandi cose nel tennis” ha raccontato al Times nel 2006. Inizia così a lavorare più intensamente con zio Toni, che diventa il suo allenatore, scrivendo una nuova pagina nella storia delle “questioni di famiglia” nel mondo della racchetta.

“Toni è stato duro con me fin dall’inizio”, scrive Nadal nei brani della sua biografia scritta con John Carlin, autore del libro da cui è stato tratto Invictus. “Molto più duro che con gli altri ragazzini del gruppo che allenava. Mi chiedeva molto, mi metteva pressione, usava un linguaggio duro, mi urlava dietro fino a spaventarmi, specie quando ci ritrovavamo da soli. Il mio amico Miguel Angel Munar si ricorda di come a volte mi tirasse una pallina contro, senza colpirmi, quando si accorgeva che ero distratto e voleva spaventarmi per farmi ritrovare la concentrazione”.

Zio Toni lo fa allenare con palline vecchie, per imparare che la vittoria e la sconfitta non dipendono dalle condizioni esterne. Quando Rafa ha 7-8 anni lo porta al club di Manacor per partecipare a una gara a squadre e lo rassicura, scrive Nadal nella sua biografia, dicendogli che possedere il potere di far piovere. Era inverno e quando la partita inizia ad andare male, effettivamente la pioggia arriva. “Fermati!” gli grida Rafa, “va tutto bene. Non far piovere, vincerò io”.

Toni ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione tecnica di Nadal. È lui spinge Rafa a giocare con la sinistra. “Ha notato che tiravo il dritto a due mani e mi ha chiesto di provare a giocarlo con una mano sola. Usavo già il piede sinistro a calcio, perciò ho pensato che avrei potuto farlo. Direi che ha funzionato” ha spiegato. A 12 anni è campione di Spagna e d’Europa under-12 e continua a dividersi tra racchette e scarpette chiodate. Papà Sebastian gli chiede di scegliere tra tennis e calcio, per non penalizzare troppo lo studio.

Nadal “tradisce” zio Miguel per il fratello Toni: riserva il calcio solo alle partite con gli amici e alla Playstation, a Pro Evolution Soccer, e dirotta le sue simpatie sul il Real Madrid invece del Barcellona. (Mastroluca)

"My story"

“My Story”, la biografia scritta da Rafael Nadal col giornalista inglese John Carlin, firma di El Pais, è un libro che lascia con un po’ di amaro in bocca l’appassionato verace. Quando ci si avvicina ad un’opera riguardante un campione dello sport, infatti, ciò che solitamente un lettore brama sono episodi mai sentiti, giudizi (meglio se pepati) sugli altri giocatori, opinioni forti, decise, nette. La storia dell’attuale numero 2 del mondo, invece, ha intrapreso decisamente un’altra strada. Quella del politically correct, dei pareri misurati, del non volersi esporre mai troppo.

La triade con la quale siamo trasportati nella vita del campione spagnolo è la seguente: lavoro, famiglia, Manacor. Nel libro si susseguono, col rischio (e qualcosa in più) di risultare ripetitivi, esempi relativi all’importanza del lavoro, della fatica, della resistenza mentale, fisica, psicologica; del fondamentale ruolo giocato dalla sua famiglia, sempre con lui, sempre pronta a sostenerlo, aiutarlo; della gioia di ogni ritorno a casa, a Manacor, dove Nadal può finalmente essere se stesso, senza che nessuno gli chieda autografi o lo guardi dal basso verso l’alto. (Mantoani)

I GRANDI MATCH

Tutti i duelli Federer-Nadal

 

I TRIONFI NEGLI SLAM

Wimbledon 2008

Nadal è il nuovo re di Wimbledon (Scanagatta)

Nadal con merito, ma che finale (Tommasi)

Epifania di un campione (Mastroluca)

 

Us Open 2010

Nadal nella storia: primo Us Open e Career Slam (Scanagatta)

Le prime nove meraviglie di Rafa (Piva)

 

Roland Garros 2012

Il settimo trionfo: Nadal il più forte di sempre e di Borg (Scanagatta)

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