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Nel torneo delle incertezze può vincere l’esperienza (Bertolucci). Pennetta apre il Masters e chiude sul serio (Corriere dello Sport). Heldman, signora del tennis: ha inventato pro’ e Masters (Marianantoni)

Last updated: 25/10/2015 12:39
By Alessia Gentile Published 25/10/2015
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9 Min Read

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Nel torneo delle incertezze può vincere l’esperienza (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport).

Quello che si apre oggi è senza dubbio il Masters delle incertezze. Vista l’assenza di Serena Williams, vera dominatrice della stagione, il torneo è più che mai aperto. Paolo Bertolucci analizza, per La Gazzetta dello Sport, le otto contendenti e le loro possibilità di vittoria.

SIMONA HALEP 2O% – Tra le partecipanti è quella con la miglior classifica ma questo non basta a farne la favorita d’obbligo. Il suo gioco, pulito e lineare, spesso batte in testa a causa della scarsa propensione alle accelerazioni, della poca personalità e della mancanza di trofei importanti.

MARIA SHARAPOVA 20% – Assente da parecchio tempo dovrà trovare la miglior condizione durante il torneo. Edificherà le sue speranze sull’esperienza, sul pressing asfissiante da dietro. Le geometrie non subiranno variazioni sperando di capitalizzare al massimo l’assenza di Serena.

PETRA KVITOVA 20% – Regina incontrastata dell’incostanza, è caratterizzata da un rendimento a dir poco altalenante. Capace di battere qualunque avversaria (anche Serena), troppo spesso tende a non sfruttare il servizio mancino e il meraviglioso dritto finendo spesso per perdere anzitempo.

GARBINE MUGURUZA 15% – Proiettata, con la finale di Wimbledon, nell’olimpo del circuito, la spagnola ha faticato a confermarsi. La potenza dei colpi e la pesantezza di palla e la velocità del campo la indicano come una candidata di tutto rispetto sempre che il braccio non si irrigidisca.

FLAVIA PENNETTA 10% – Solidi colpi da fondocampo, servizio migliorato nei tagli e risposta sempre costante ad alti livelli. Ultimamente appare lucida anche sotto pressione. Speriamo che la sua non sia l’ultima esibizione.

LUCIE SAFAROVA 5% – Ha preso in corsa l’ultimo posto disponibile sfruttando al massimo i punti conquistati a Parigi. Le uscite della seconda parte della stagione hanno in parte spento gli ardori ma la ceca resta una giocatrice furba e scaltra nello sfruttare la velocità di palla delle avversarie.

AGA RADWANSKA 5% – Il suo modo di giocare, così delicato, appartiene al secolo scorso, ma la vivacità mentale, l’intelligenza tattica e le antenne sempre pronte a captare le altrui intenzioni la collocano di diritto tra le più divertenti. Non è al top della forma ma l’esperienza potrebbe aiutarla.

ANGELIQUE KERBER 5% – A parte la scarsa predisposizione alla corsa avrebbe tutti i numeri per emergere. Velocità e pesantezza di palla sono da giocatrice di livello assoluto ma la fragilità caratteriale e le difficoltà nel gestire le emozioni la conducono spesso a smarrire il piano tattico.

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Pennetta apre il Masters e chiude sul serio (Corriere dello Sport).

Prima e ultima volta di Flavia Pennetta. Apre il suo primo e ultimo Masters Wta, al quale è approdata a 33 anni abbondanti grazie al trionfo tanto inatteso quanto meritato agli ultimi US Open, andando per prima in campo oggi alle 8 italiane contro Simona Halep. E proprio a Singapore chiude la sua carriera, salvo ripensamenti che al momento non sembra considerare. Analizzando il presente al Masters, va detto che il sorteggio non è stato malevolo. La brindisina è finita nel Gruppo Rosso dove appunto debutta contro la romena, che è sotto addirittura 1-4 nei precedenti e che ha perso 3 partite su 6 giocate dopo gli US Open, ritirandosi a Pechino per un problema alla caviglia sinistra. Nel girone c’è poi Maria Sharapova, anche questa sotto per 2-3 nei precedenti, inattiva da inizio luglio per quasi due mesi dopo infortunio a una gamba, fino al match di Wuhan nel quale s’è ritirata per un dolore all’avambraccio sinistro. L’unica in forma pare essere Agnieszka Radwanska, che prima ha vinto a Tokyo e poi fatto semifinale a Pechino e che soprattutto guida 5-3 nei precedenti con Flavia. Alla vigilia del Masters la Pennetta ha invece parlato di passato e futuro. Del dopo US Open: «L’ho gestito bene, trascorrendo un tempo giusto con la mia famiglia a Brindisi, con Fabio a Milano, in modo normale e abituale, e dedicandomi il giusto a interviste e tutto il resto, prima di riprendere gli allenamenti per questi ultimi impegni». Di Serena Williams: «Continuava a squillarmi il telefono, era un numero che non conoscevo (se l’era fatto dare da Caroline Wozniacki) e così non rispondevo. Mi ha mandato un tweet dicendomi “Guarda che sono io, chiamami” e finalmente ci siamo sentite. Era felice per la mia vittoria e per la scelta di ritirarmi. Ora ci teniamo in contatto». Dell’immediato dopo Masters: «Avrò tante cose da fare, a novembre e dicembre». Del prossimo anno: «Certo che mi vedrete sul circuito: il mio fidanzato giocherà ancora, lo seguirò spesso». Del dopo tennis: «Non mi vedo come coach: troppi viaggi, impegni, stress. Mi piacerebbe allenare i bambini ma facendoli divertire. Sarebbe bello fare la capitana di Fed Cup, però penso che la Schiavone sarebbe più brava di me».

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Heldman, signora del tennis: ha inventato pro’ e Masters (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport).

L’idea di organizzare il Masters si deve a una energica signora di nome Gladys Heldman, che due anni prima aveva dato il via al primo circuito professionistico femminile mettendo sotto contratto, per la simbolica cifra di un dollaro, alcune delle più forti tenniste dell’epoca, tra cui la figlia Julie. Durante il Roland Garros del 1972, la Heldman, proprietaria della rivista World Tennis, si mise in contatto con la Federazione Internazionale e alcuni sponsor legati al tennis maschile, per lanciare il nuovo torneo da disputarsi sulla terra verde di Boca Raton, in Florida, con un montepremi di 60 mila dollari. Allan Heyman, presidente Itf, e Geoff Mullins per la Commercial Union, diedero parere negativo perché il montepremi complessivo avrebbe superato di 10 mila dollari quello dell’omonimo torneo maschile che si disputava a Barcellona. Dopo neanche 24 ore l’idea era già in mano ai vertici della Virginia Slims (noto marchio di sigarette di proprietà della Phillip Morris), i quali misero sul piatto 20 mila dollari in più, che uniti ai 20 mila messi di tasca propria dalla Heldman, portarono il montepremi a 100 mila dollari di cui 25 mila per la vincitrice. Una cifra ragguardevole, se pensiamo che l’Open degli Stati Uniti femminile di quell’anno aveva un montepremi di 43 mila dollari. Fu così che l’8 ottobre il Masters prese il via. La favorita era Billie Jean King che arrivò all’appuntamento forte di 57 vittorie nelle ultime 61 partite, ma soprattutto avendo in tasca i trofei di Parigi, Wimbledon e Forest Hills. In semifinale Billie Jean King ebbe 2 palle per salire 4-1, ma la 17enne Chris Evert, al suo ultimo torneo da dilettante, infilò 10 degli ultimi 11 game volando in finale con l’australiana Kerry Melville. La prima finale ebbe oltre 4 mila spettatori, la maggior parte sostenitori di Chris Evert che veniva dalla vicina Fort Lauderdale. L’australiana portò a casa i primi 3 game usando sempre la palla corta in ognuno dei primi 14 punti giocati. Il trucco resse fino al 5-2, poi la Evert trovò le contromisure riuscendo a recuperare un set praticamente perso e chiuse il secondo per 6-4. Chris vinse altri 3 Masters, l’ultimo al Madison Square Garden nel 1977, poi lo scettro passò nelle mani di Martina Navratilova che dominò fino al 1986 collezionando 8 successi (di cui 5 consecutivi). Le ultime 2 regine assolute sono state Steffi Graf e Serena Williams con cinque successi a testa.


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