ATP Finals interviste, R. Federer: "Contro Djokovic non sarà la partita più importante per me"

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ATP Finals interviste, R. Federer: “Contro Djokovic non sarà la partita più importante per me”

ATP World Tour Finals, R. Federer b. T. Berdych 6-4 6-2. L’intervista postpartita e l’audio di Roger Federer in originale

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Il campo era scivoloso?
No, andava bene, era normale.

Nelle due risposte in avanzamento del secondo set, una eri a 70 cm dietro la linea di servizio e una a 1,2 m. È più facile quando è una mezza volé?
Sto ancora cercando di scoprirlo, alcune volte lo è, altre no. Il fatto è che non so quanto profondamente andranno a servire, anche se conosci le abitudini dell’avversario. Tendenzialmente però preferisco essere più vicino.

Lui ha iniziato bene ma tu sei riuscito a rigirare la situazione in maniera incredibilmente veloce, come riesci a farlo contro un top 10?
Decisamente non è stato un buon inizio, uno dei peggiori inizi da anni, nessuna prima e due doppi falli. Dunque è stata dura. La superficie qui è lenta e se vedi molte seconde puoi rientrare nel match, puoi costruirti le opportunità da fondo campo trovando il ritmo. Come il match andava avanti io giocavo meglio, credo che la cosa che ho sottovalutato sia il fatto che era un primo round. Mi ero fatto una idea precisa con Severin e Stefan su come giocare, ma quando sono entrato è come se mi fossi dimenticato. Devo stare più attento, credevo sarebbe stato più facile. È stata un’importante lezione.

Secondo round con Djokovic, sarà facile?
C’è una grande differenza di nervi tra un allenamento e un match. In allenamento non ti importa se sbagli un dritto, durante una partita essere sotto 0-30 all’inizio è destabilizzante. Dovrò cancellare questo per il prossimo match.

Col passare degli anni, ci sono cambiamenti nel come ti prepari per questo evento contro i migliori?
I cambiamenti dipendono da quanto hai giocato a Basilea e a Parigi. Ci sono stati un paio d’anni dove Parigi a Londra erano una dopo l’altra e lì la preparazione non c’è, o ce n’è pochissima. Ora che abbiamo una settimana per noi tennisti è molto, io credo di essere stato il primo con Kei ad arrivare a Londra. Mi sono dato più tempo dopo la sconfitta a Parigi ed è stato bello passare momenti con i miei bambini, mia moglie, passeggiare e rilassarmi prima di andare a Helsinki, una cosa diversa che non ho fatto rispetto agli altri anni. Poi sono venuto qui e mi sono allenato tutti i giorni da martedì, prima al Queen’s Club e poi qui.

Hai avuto una buona seconda parte di stagione giocando due finali Slam, come ti senti fisicamente?
Mi sento bene, mi porto un leggero dolore al braccio da Basilea ma niente che mi impedisce di giocare bene. Ora è passato e spero che non tornerà, ma anche se dovesse, provare dolore fa parte del gioco. Match rapidi come questo aiutano. E poi, dopo gli US Open sono andato in vacanza per 10 giorni e questo è stato grandioso per il mio corpo e per liberare la mia mente. La sconfitta a Shanghai mi ha dato più tempo per allenarmi e credo di averlo usato bene. Nonostante non veda l’ora di andare in vacanza, sono contento di essere qui e della mia condizione.

Hai detto che contro Berdych la superficie lenta ti ha aiutato, come vedi la cosa contro gli altri due contendenti?
Hmm? Beh, credo sia un buon campo per me, e anche per Novak. Contro Kei qui ho giocato molto bene in passato. Sembra che chi riesce a prendere il controllo da fondo campo alla fine vinca, perché è difficile riuscire a trovare una via per risalire a causa della della superficie. È per questo che vediamo punteggi molto netti, come oggi Novak contro Kei, o lo scorso anno Stan contro Berdych, o forse Cilic.

Novak ha dominato quest’anno, soprattutto la parte finale. Credi che il gap sia realmente così ampio come appare?
Dipende da chi guarda il gap.

Tu come lo vedi?
Io non credo di essere così lontano, però riparliamone tra due giorni. Ad essere onesto il match che ci sarà tra due giorni non è quello al quale mi interessa di più, è un incontro importante, ma non è “l’incontro”. Sarà interessante vedere come lo giocherò, sono curioso di scoprirlo.

Quasi sempre affronti Novak in finale o in semi, puoi parlarci delle diverse dinamiche che ci sono nell’affrontarlo così presto?
Ho giocato con lui qui al primo round due anni fa forse, tre set, credo fu l’anno dove Parigi e Londra erano uno dopo l’altro. Entrambi avevamo difficoltà nel ritmo, io adottai un approccio differente, cercavo di tenere la palla in campo. Abbiamo avuto scambi lunghi, ma entrambi stavamo giocando piuttosto male. È inusuale affrontarci subito in un torneo, ma ora non sembra una pazzia perché entrambi abbiamo giocato i nostri match e abbiamo già la sensazione di essere dentro al torneo.

Traduzione di Paolo Di Lorito

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