Nei dintorni di Djokovic: la nuova vita di Coric. “Spero di andare a Rio. E alla Davis non rinuncio”

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: la nuova vita di Coric. “Spero di andare a Rio. E alla Davis non rinuncio”

La grande promessa del tennis croato Borna Coric è stato intervistato da un quotidiano di Spalato, la città croata dove si è allenato la settimana prima del torneo dell’Estoril. Il 19enne talento di Zagabria ha parlato del suo legame con la città dalmata, della sua vita fuori dal campo da gioco, della sua stagione sinora e del desiderio di rappresentare la Croazia alle Olimpiadi e in Coppa Davis. Anche a costo di rinunciare al torneo che lo ha lanciato, quello di Umago

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Borna Coric è nato e vive a Zagabria, ma c’è un’altra città croata a cui è molto legato. E per uno che è la grande promessa del tennis croato la città in questione non poteva che quella che ha regalato il maggior numero di fuoriclasse nello sport dei “gesti bianchi” alla nazione balcanica: Spalato. Nella capoluogo della Dalmazia sono infatti nati – nell’ordine – giocatori come Niki Pilic, Zeljko Franulovic, Goran Ivanisevic e Mario Ancic.

Il legame di Coric con Spalato nasce diversi anni fa: ci giocò per la prima volta a livello under 12 ed un anno è stato addirittura tesserato per quello che è il più vecchio (è stato fondato nel 1950) e prestigioso club cittadino, il Tenis Klub Split. Un legame rafforzato da qualche tempo in virtù del rapporto sentimentale con la spalatina Valentina Miletic.
Il 19enne tennista croato è stato in Dalmazia di recente: tra il torneo di Montecarlo e quello dell’Estoril, dove è stato sconfitto nei quarti di finale da Nick Kyrgios, Borna si è allenato per una settimana a Spalato – proprio sui campi del TK Split – con Mate Delic, n. 482 del mondo e membro della squadra di Davis croata, ed il fratello di quest’ultimo, Duje, anche lui giocatore professionista (n. 1445 ATP attualmente). Al termine della sua permanenza nella città dalmata il n. 40 del mondo ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano locale, Slobodna Dalmacija, di cui riportiamo un’ampia sintesi.

Come è andato questo periodo di mini-preparazione a Spalato?
I primi due giorni mi sono riposato, sono andato a Hvar (Lesina in italiano, la più lunga delle isole della Dalmazia, n.d.r), poi da sabato ho iniziato ad allenarmi ed è andata veramente bene. Mi sono allenato molto, giovedì pomeriggio ho riposato e poi venerdì son partito per l’Estoril.

È andata così bene anche perché Mate Delic è un’ottimo sparring partner?
Sì, sia lui che Duje. Abbiamo fatto un grande lavoro. Spero che Mate tragga beneficio da questa collaborazione. Gli avrò detto un centinaio di volte che anche lui ha le qualità per stare tra i primi 100 del mondo (il best ranking di Delic è stato n. 150 a inizio 2015, ndr). È un buon amico e un bravo ragazzo, spero che ce la faccia presto.

In molti, da fuori, non si rendono conto di quanto questo traguardo sia difficile da raggiungere.
Le persone su questo hanno spesso una visione irrealistica. Non tutti ne sanno di tennis, non hanno frequentato il circuito e credono che entrare nei 100 sia una cosa semplice come ordinare il pranzo. Non è per niente così. Devi avere qualità, devi avere fortuna, devi avere un team attorno a te e deve scattare quel qualcosa, quel clic. A Mate succederà, prima o dopo.
Quando però non ti succede, quando sei stanco, lavori e dopo un paio d’anni ancora non arriva questo clic – che può essere il raggiungere una semifinale, che ti permette poi di essere testa di serie nei Challenger – puoi cadere nello sconforto. Non è solo una questione di qualità del proprio tennis, ma anche di una serie di altri fattori. Però chi ha le qualità prima o dopo lo raggiunge questo traguardo.

Quest’anno hai giocato due finali ATP, a Chennai e a Marrakech. Quanto sei soddisfatto dei primi 100 giorni della stagione?
Poteva andare meglio e poteva andare peggio. Non sono insoddisfatto, ma neanche entusiasta. Il periodo dopo Chennai è stato brutto, mi sono cercato un po’. Ma è normale, la cosa non mi ha fatto andare nel panico, nemmeno lontanamente. So quanto valgo, ho già fatto molto. Anche se un anno non riuscissi a raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato, semplicemente so che, lavorando come sto facendo e con le qualità che ho, prima o dopo lo raggiungerò.

Spalato è diventata un base sempre più importante nel tuo percorso.
Qui faccio una vita veramente sana. E non mi riferisco al fatto che mangio bene, ma che ho un buon equilibrio tra il lavoro e tutto il resto. Il clima è buono, il mare è a due passi… Mi piace stare qui in estate.

Non è un segreto, già da tempo, che un motivo importante per cui sei di frequente a Spalato sia la tua ragazza Valentina.
Beh, naturale, qui c’è Valentina. Sto da lei, a lei piace stare nella sua città, e io non ho nessun problema a prendere l’auto e da Zagabria venire qui. C’è una fondamentale differenza tra Spalato e Zagabria: a Zagabria ho molti impegni, sono troppo occupato nel lavoro e non riesco a fermarmi e a godermi un po’ quello che ho fatto sinora.

È l’anno dei Giochi Olimpici. E qualcuno ha già rinunciato: a Rio non giocheranno l’americano John Isner e neanche il giovane austriaco Dominic Thiem. Il tennis e le Olimpiadi spesso non vanno d’accordo, come vedi la tua partecipazione in Brasile?
Sinceramente, non ho mai partecipato. Dovrebbe essere un grande onore parteciparvi, o almeno io la penso così. Dall’altra parte, non è che combaci bene con la mia programmazione. Come non combaciava per Thiem, che nello stesso periodo lo scorso anno ha guadagnato tanti punti ATP (circa 600, nel periodo tra Wimbledon e New York, ndr): se andasse a Rio in pratica rinuncerebbe a difendere tutti quei punti. Perciò capisco perché qualcuno non voglia andare alle Olimpiadi. La programmazione della prossima estate è impegnativa, si tratta di andare in un altro continente, dipende da come uno guarda a questo evento rispetto alla classifica, deve decidere per una delle due cose… Io sento che prima o dopo arriverò lì dove voglio arrivare, e che accada un paio di mesi dopo non significa molto per me. Significa molto invece per me rappresentare la mia nazione ai Giochi Olimpici, anche a scapito dei punti. Perciò io spero di andarci.

Come procede la collaborazione con Miles Maclagan?
Molto bene. Io ho avuto sicuramente degli alti e bassi: ho giocato bene a Marrakech, in modo disastroso a Montpellier, bene a Chennai. Ho bisogno di continuità, ma sono conscio del fatto che deve passare anche un po’ di tempo per arrivare ad avere quella sicurezza dentro di me di sapere che, se mi preparo bene, posso vincere un torneo ATP.

Cosa ne pensi della questione dei livello del montepremi? Anche se forse tu senti magari meno questo problema perché adesso guadagni a sufficienza, cosa che i giocatori che frequentano Future e Challenger non posso dire.
I montepremi non sono sufficienti per molti giocatori. Io qualche volta gioco una finale ATP e finisco il torneo in passivo. Non è facile, nei Future e nei Challenger devi avere uno sponsor che ti sostiene perché tu possa parteciparvi con qualità e non andandoci in treno, magari facendo sei cambi… Io investo molto su di me e prima o dopo avrò un ritorno. Qualche volta gioco un ottimo torneo ma alla fine non guadagno molto, anche se il montepremi è ottimo. La gente spesso non vede questo, in realtà alla fine i soldi che ti rimangono sono molti di meno.

Facci qualche esempio.
Solo le racchette che faccio incordare in un torneo sono una cinquantina ed il costo è di circa 30 euro a racchetta. Ma in questo io non vedo un costo, ma un investimento in me stesso.  E poi se hai le possibilità e vuoi vivere bene, è giusto divertirsi un po’. Mi piace mangiare bene, andare a cena fuori. Diciamo che non sono il tipo che vuole arrivare alla fine dei suoi giorni portando con sé tutti i soldi che ha guadagnato duramente.

Quindi oggi significa che oggi spendi e guadagnerai dopo, quando farai l’allenatore?
No, no. Non penso che farò l’allenatore. Per quanto riguarda lo spendere, semplicemente non sono il tipo che guarda al centesimo, lavoro veramente duro per sei ore al giorno e quindi ho bisogno – e credo di meritarmelo – di staccare e divertirmi un po’. Ciò mi consente anche di essere più rilassato in campo.

Fai attenzione alla alimentazione?
Cerco di fare attenzione, ma poi dopo vengo a Spalato, Mate mi porta a cena tre volte e va tutto all’aria (ride). Ma tengo la cosa sotto controllo.

Quest’estate ti attende la Coppa Davis, la trasferta negli USA per la sfida in semifinale. La Croazia non sembra essere la favorita.
Io ogni volta non vedo l’ora di giocare la Coppa Davis. Anche se spesso non combacia con la mia programmazione. Stavolta invece si “incastra” bene: andiamo negli Stati Uniti, così dopo possiamo rimanere lì per gli US Open e i tornei che li precedono. Loro sono leggermente favoriti. Non so chi sceglieranno, ma hanno una formazione forte, con i Bryan nel doppio e verosimilmente  Isner e Sock in singolare. Sono realmente leggermente favoriti, ma possiamo sorprenderli.

Che superficie sceglieranno?
Credo il cemento, non lo so. Ma se Marin ed io siamo in forma, da Marin possiamo attenderci due punti e spero qualcosa anche da me, forse il doppio… La cosa importante è che tutta la squadra sia in buona salute.

Anche il torneo di Umago spesso non rientra nella tua programmazione. Giocherai quest’anno?
Ci stiamo ancora pensando, stiamo valutando le varie opzioni. Cercheremo di farcela, vedremo…

In realtà, con la risposta alla domanda precedente Coric aveva già rivelato le sue intenzioni: Umago si svolge la settimana dopo la Coppa Davis e quindi pare difficile vederlo rientrare in Europa per giocare sulla terra rossa dell’unico torneo ATP che si svolge in Croazia e poi tornare nuovamente negli Stati Uniti. Dopo 3 partecipazioni consecutive (vi esordì nel 2013, sedicenne, perdendo al primo turno da Zeballos), Coric salterà quindi molto probabilmente il torneo che lo rivelò al grande pubblico degli appassionati nel 2014, quando seppe sfruttare meravigliosamente la wild card concessagli e raggiunse i quarti di finale, dove fu sconfitto da Fabio Fognini dopo una dura battaglia conclusasi al terzo set.
Ma i tifosi croati lo perdoneranno sicuramente, soprattutto se pochi giorni prima avrà dato il suo contribuito nel riportare la nazionale di Davis in semifinale dopo ben 7 anni (l’ultima volta accadde nel 2009).
E a proposito di Coppa Davis, una curiosità: l’ultima volta che la Croazia giocò in trasferta contro gli Stati Uniti fu nel 2005, l’anno in cui la nazione balcanica vinse la sua unica insalatiera. E in squadra c’erano due spalatini, Ancic e Ivanisevic, guidati in panchina da un terzo, Pilic.
Che questa sia la volta buona grazie ad uno spalatino “acquisito”?

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