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#AskUbitennis: giocatori e giornalisti, le regole

Con #AskUbitennis i lettori interrogano i nostri esperti. Karim Licciardi ci chiede che tipo di contatto hanno i giornalisti con giocatori e allenatori. Risponde Vanni Gibertini

Ultimo aggiornamento: 20/03/2019 17:15
Di Vanni Gibertini Pubblicato il 26/07/2017
5 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Eugenie Bouchard intervistata da Mats Wilander (foto di ART SEITZ)

I giornalisti che seguono i tornei di tennis che tipo di contatto hanno con giocatori ed allenatori? Si può parlare liberamente con tutti oppure ci sono delle regole da rispettare? (Karim Licciardi)

La risposta alla domanda è abbastanza complessa perché varia in maniera sostanziale da torneo a torneo. Come regola generale, più il torneo è piccolo, maggiore è la commistione tra giocatori e altri addetti ai lavori. Negli ATP 250 oppure ai WTA International solitamente la sede del torneo non dispone di grandissimi spazi e tutte le strutture di supporto (media room, players lounge, ristorante, uffici amministrativi) spesso e volentieri sono in costruzioni temporanee (tende o prefabbricati) oppure vengono “ricavate” da zone che sono normalmente dedicate ad altro, come per esempio le sale comuni di un tennis club oppure coperture permanenti per campi indoor. In queste situazioni, è molto semplice incrociare giocatori ed addetti ai lavori in situazioni informali e scambiare qualche battuta.

Nei tornei maggiori, invece, la separazione tende ad essere più netta e i contatti vengono nella maggior parte dei casi mediati dai rappresentanti dei vari tour: l’ATP per i tornei maschili, la WTA per quelli femminili, gli organizzatori locali per gli Slam e per gli incontri di Davis e Fed Cup. All’inizio della giornata, se un giornalista vuole parlare con un giocatore (che durante quella giornata è impegnato in campo, altrimenti non esiste per lui o lei l’obbligo di concedersi alla stampa) deve fare domanda scritta al rappresentante del Tour, il quale al termine dell’incontro comunicherà al giocatore le richieste ricevute e riceverà la risposta. I giocatori possono scegliere quando parlare con la stampa, e se hanno perso e sono stati richiesti da solamente un membro dei media, possono anche rifiutarsi di parlare. L’ATP da qualche anno ha introdotto la pratica della “mixed-zone” in alternativa alla tradizionale conferenza stampa nella sala interviste: si tratta di un incontro tra il giocatore ed i giornalisti che avviene in un area solitamente posizionata tra il campo e gli spogliatoi, dove l’atleta si ferma immediatamente dopo il match, spesso ancora tutto sudato e con la borsa sulle spalle, per rispondere alle domande di giornalisti che si accalcano davanti a lui in una mischia simil-rugby.

Anche nei tornei maggiori, soprattutto negli Stati Uniti, esistono però delle occasioni di incontro informale con i protagonisti del circuito: agli US Open, per esempio, la stampa ha accesso alla player’s lounge “al solo scopo di incontrare giocatori ed allenatori”. In sostanza, un reporter può andare a cercare una persona con la quale magari si era già preso un appuntamento per un’intervista, ma può rimanere solamente per il tempo necessario a svolgere il proprio compito, quindi senza mettersi a guardare la TV sui divanetti oppure giocare a ping pong. Ciò avviene perché nelle leghe professionistiche americane è assolutamente normale che i reporter abbiano accesso agli spogliatoi, cosa che invece non accade nel tennis, quindi quello che per noi europei viene visto come un incredibile privilegio, per gli americani è invece un contentino dato per far ingoiare una notevole restrizione. Ad Indian Wells, fino al 2016 la mensa giornalisti era la stessa dei giocatori e questo facilitava non poco gli incontri e le conversazioni informali e non. Ora questa possibilità è stata molto ristretta, ma non mancano comunque zone comuni, come il campo di calcetto dietro ai campi di allenamento, dove ci si può imbattere in tutti quanti mentre vanno e vengono dalle loro sessioni di training.

In conclusione, la situazione migliore, da questo punto di vista, è rappresentata da un torneo di piccole dimensioni (o che comunque si gioca in un impianto non troppo grande) con un campo di partecipazione di grande prestigio. In questo modo è possibile trovarsi gomito a gomito con i top player e vedere da vicino come gestiscono la loro vita nei tornei. Classico esempio sono i tornei in Medio Oriente come Doha e Dubai, che vedono sempre un elevato numero di Top 10 impegnati e si svolgono in impianti molto raccolti.


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