Djokovic: "Partita perfetta, fondamentale cominciare bene"

Australian Open

Djokovic: “Partita perfetta, fondamentale cominciare bene”

Il serbo commenta la straordinaria prestazione che gli vale il settimo titolo a Melbourne e il terzo slam consecutivo: “Impensabile 12 mesi fa”

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(foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)


Mats Wilander ha detto che la tua performance è stata la perfezione assoluta. Come la classifichi tu tra tutte le tue finali Slam?
È la prima della lista, date le circostanze: giocare contro Nadal in una partita così importante. È incredibile aver giocato consecutivamente semifinale e finale in cui penso di aver fatto 15 errori non forzati in totale, sorprende piacevolmente anche me, anche se ho sempre pensato di poter giocare a questi livelli, mi sono immaginato me stesso giocare in questa maniera, ma a questo livello e date le circostanze, è stata veramente una partita perfetta.

Sia te che Rafa avete commentato come questo sia il miglior torneo del mondo. Puoi spiegarcelo meglio?
Come ha detto Rafa sul campo, probabilmente non c’è altro torneo al mondo che fa di tutto per migliorare strutture e servizi per i giocatori, per i fan e per i media – spero che anche voi siate d’accordo su questo. È sicuramente un torneo alza molto l’asticella anche per gli altri slam e gli altri tornei. Sono d’accordo con Nadal, senza dubbio, questo è lo slam migliore, almeno per i giocatori.

Non hai solo superato Roy Emerson, hai superato Pete per il numero totale di Slam vinti. Cosa significa per te superare il tuo idolo d’infanzia? Quando hai giocato in doppio con lui nel 2013 alla UCLA, ti saresti mai immaginato una simile scenario?
L’ho detto molte volte che nutrivo per lui grande ammirazione. Una delle prime immagini che si sono rimaste impresse quando ho iniziato a giocare a tennis è quella di Sampras che vince il suo primo titolo a Wimbledon che risale al ‘92, credo. Ero un ragazzino a Kopaonik, un resort di montagna nel sud della Serbia. Nessuno aveva mai preso in mano una racchetta da tennis prima di me, non avevo una tradizione tennistica nella mia famiglia, ma avevo una tradizione sportiva. È stato sicuramente un segno del destino iniziare a giocare a tennis, aspirare a essere bravo come Pete. Per il fatto di averlo superato come titoli di Slam, non so cosa dire… Non ho avuto troppo tempo per fermarmi a guardare tutto quello che è successo, ma lo farò.

Hai vinto gli ultimi tre Slam. Il tuo stato di forma in questo momento è forse il migliore della tua carriera. Molti giocatori dicono che potresti eguagliare il record di Roger, e anche superarlo. Come convivi con queste aspettative?
Come ci convivo (risate)?

Sì.
Benissimo (sorride). Sono consapevole che è molto speciale fare la storia dello sport che amo con tutto il cuore. Mi dà grande motivazione. La mia priorità massima in questa stagione e nelle prossime è giocare gli Slam e i maggiori tornei ATP. Quante stagioni ci saranno ancora? Non lo so. Non sto cercando di pensare troppo in anticipo. Voglio concentrarmi sul fatto di continuare a migliorare il mio gioco e di mantenere il benessere generale di questo momento, mentale, fisico, emotivo, in modo da essere in grado di competere a un livello così alto per gli anni che verranno, e di avere la possibilità di avvicinarmi al record di Roger. È ancora lontano.

Sette Australian Opens, 15 Slam.
Non male (detto con accento italiano). (Risata).

Sei rimasto sorpreso dal fatto che nel primo set Nadal non sia stato in grado di fare un solo punto sul tuo servizio per cinque giochi consecutivi?
Questa è stata sicuramente la chiave, entrare bene in partita fin dall’inizio. Partire con la giusta intensità e cercare di essere aggressivo e coprire il campo e fargli sentire pressione da parte mia, ovviamente questo era il piano. Sono riuscito a ottenere un break cruciale già nel secondo gioco e arrivare sul 3-0 in meno di 10 minuti. È stato importantissimo perché Nadal porta sempre con sé un’enorme intensità in campo, il 100% della sua concentrazione e della sua determinazione. L’energia e la potenza che mette nei suoi colpi ti può intimidire veramente dal primo punto della partita. Ma questo ti rende più vigile. Me lo aspettavo e perciò, sapendolo, ho avuto la spinta per essere ancora più pronto a cominciare bene. Credo che sia stata la svolta cruciale della partita.

Se l’anno scorso qualcuno ti avesse detto che saresti stato seduto qui dopo aver vinto tre Slam di fila, cosa avresti pensato?
Non impossibile, ma altamente improbabile. Non voglio sembrare arrogante, ma credo sempre in me stesso. Penso il più grande segreto del mio successo, o il segreto di qualsiasi altro atleta, è la convinzione in se stessi, il fatto di scavare sempre in fondo a se stessi nei momenti di avversità, scavare nei momenti in cui ti sei fiero di te stesso, creare un’immagine vincente di te stesso, cercare di avere un atteggiamento mentale positivo. Ovviamente è molto più facile a dirsi che a farsi. Sono un vero sostenitore del fatto di creare un’immagine di se sessi, lo faccio tantissimo e penso di averlo dovuto fare come mai nella vita 12 mesi fa dopo l’intervento chirurgico perché non stavo giocando bene, non mi sentivo bene in campo, avevo dubbi su tutto, non sapevo nemmeno se sarei stato in grado di giocare con qualcuno a questo livello perché non sapevo fino a che punto l’operazione al gomito avrebbe influito sul mio gioco. È stata una curva di apprendimento enorme e l’intero processo è stato semplicemente speciale. Ho vissuto intensamente tutto il percorso. Sono molto grato di essere riuscito ad affrontarlo. Non cambierei mai nulla se potessi tornare indietro nel tempo perché le cose sono esattamente come dovrebbero essere. Ma 12 mesi fa era altamente improbabile vincere tre Slam. Devo solo esserne cosciente e capire che sono fortunatissimo.

Ricordiamo tutti la conferenza stampa agli Open di Francia dello scorso anno in quella stanzetta.
Sì.

Sembravi molto esaltato oggi per questa partita. Poi riesci a fare una performance del genere. Pensi di avere più fame di successo negli ultimi anni della tua carriera?
Per la verità ho sempre avuto fame di successo. Se non l’avessi, probabilmente non avrei alcuna necessità di competere a questo livello e di viaggiare perché non sarei onesto con me stesso. Allora probabilmente sarebbe una perdita di tempo. Non si tratta solo del successo. Per me, questa è una scuola di vita o un viaggio di consapevolezza all’interno della vita. L’ho già detto in passato: sul campo da tennis sono nudo, sono esposto ai miei massimi in termini di emozioni e carattere. È sul campo che probabilmente imparo più cose su me stesso, che ho l’opportunità di conoscere me stesso. Qual era la domanda (sorride)?

Non sai quanti anni ti sei lasciato alle spalle. Sembra che ti manchino ancora parecchi anni a questi ritmi.
L’hai detto: infuocato.

Più affamato.
Scusa, sono andato fuori strada. La fame c’è sempre, ma oggi per me è più importante organizzarmi meglio la vita, riuscire a essere molto conciso e concreto in quello che faccio e in quello che ho intenzione di fare perché sono un padre e un marito. Non si tratta più solo di tennis. Ecco perché penso di aver spinto al massimo livello la mia professionalità, probabilmente più che mai nella mia carriera.

Hai condiviso un momento carino con quattro leggende australiane. Hai detto qualcosa in particolare all’uomo di cui hai superato il record? Come ci si sente a essere legati alla storia del tennis di questo paese?
Mr. Emerson ha detto che è molto arrabbiato con me perché ho battuto il suo record (sorridendo). È stata l’immagine più preziosa della serata essere vicino a quelle quattro leggende. Lo ricorderò per sempre con immensa gioia.

Quanto sarebbe incredibile sarebbe se potessi vincere l’Open di Francia e vincere tutti e quattro gli Slam uno dopo l’altro? Pensi che un Grande Slam sia fuori questione? Rod Laver pensa che tu abbia il gioco per riuscirci.
Devo portare Rod Laver nella mia squadra per ottenere questo risultato. È l’unico che è riuscito a vincere la sfida impossibile, probabilmente la sfida massima del tennis. Vedremo. Ovviamente è solo l’inizio della stagione. Ci sono molti tornei da giocare prima del Roland Garros, quindi ho un sacco di tempo per migliorare la mia forma poco alla volta, ovviamente prima sul cemento con Indian Wells e Miami, poi iniziando sulla terra. Ovviamente devo lavorare sul mio gioco sulla terra battuta in modo più specifico di quanto abbia fatto nella passata stagione. Devo giocare meglio di quanto abbia fatto la scorsa stagione. Sto già giocando meglio. Ma se voglio vincere il titolo devo lavorare in modo particolare sulla terra. La massima sfida è vincere contro Nadal. Poi contro Thiem e Zverev, Roger probabilmente giocherà. Ci saranno tanti grandi giocatori che sulla terra possono mettere alla prova me o chiunque altro. C’è ancora molto tempo. Ovviamente, per prima cosa mi godrò questa vittoria e la condividerò con la mia famiglia e i miei amici, e poi ripartirò da lì.

Dopo quest’ultima partita hai detto di essere di nuovo in totale concentrazione. Puoi dirci che tipo di perfezione è stata quella di stasera in particolare, il modo di anticipare la palla?
Entrambi abbiamo giocato a un ottimo livello per arrivare in finale. Eravamo entrambi in grande fiducia, sicuri delle nostre possibilità. Come ho detto pochi minuti fa, penso che per me uno degli obiettivi più importanti della partita fosse iniziare con la giusta mentalità e intensità ed essere sicuro che anche lui sentisse la mia presenza. Lui fa sempre in modo che l’avversario al di là della rete, gli spettatori, tutti sentano la sua presenza, perché è fatto così. È così che gioca. È così che si comporta. È così concentrato, porta tanta di quella energia, saltando, scattando. Lo sai fin dal primo punto che ti farà faticare tantissimo. Ho visto le sue partite. Ho visto che ha migliorato il servizio, che è stata la sua nuova arma durante queste settimane, oltre naturalmente a tutte le armi che già ha nel suo arsenale. È stato molto importante cominciare con un break subito all’inizio, è stato lo scenario ideale per me. Avere un set di vantaggio mi ha fatto sentire più rilassato a mi ha dato modo di non preoccuparmi troppo. Poi è andata davvero liscia.

Probabilmente sei l’unica persona che ha risolto la “questione Nadal” Nadal dal punto di vista tattico. Ti senti come se l’avessi “capito”? Che tipo di disciplina tattica richiede?
Non voglio dire che l’ho capito perché non voglio che mi torni indietro in qualche modo in futuro. Posso averlo capito per questa partita, ma non per sempre. Giocheremo tante altre partite su superfici diverse e non vedo l’ora. Lo spero proprio perché questa rivalità è stata la più significativa, quella che ha avuto il maggiore impatto su di me sia a livello personale che professionale. Il suo servizio è migliorato, ma allo stesso tempo ho lavorato anche sul mio servizio. Penso che mi sia stato molto utile, specialmente nelle ultime due partite. Una cosa è certa: entrambi cercheremo di migliorare in futuro, indipendentemente da ciò che succede ora.

Traduzione di Beatrice di Loreto

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