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Reading: Scatta l’ATP Cup, c’è Italia-Russia (Azzolini). Crash-test con la Russia per l’Italia laboratorio (Semeraro). Travaglia, dagli infortuni alla top-100. E ora l’azzurro (Crivelli). Austin, il tennista che inventò i calzoni corti (Clerici)
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Rassegna stampa

Scatta l’ATP Cup, c’è Italia-Russia (Azzolini). Crash-test con la Russia per l’Italia laboratorio (Semeraro). Travaglia, dagli infortuni alla top-100. E ora l’azzurro (Crivelli). Austin, il tennista che inventò i calzoni corti (Clerici)

La rassegna stampa di venerdì 3 gennaio 2020

Last updated: 03/01/2020 10:05
By Alessia Gentile Published 03/01/2020
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10 Min Read

Scatta l’Atp Cup, c’è Italia-Russia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Il tennis ama essere complicato. Ne ha fatto uno scudo, nel passato, per tenere a distanza il degrado di una massificazione troppo accelerata (ne erano convinti, eccome, i signori restii all’avvento del tennis open), e oggi che è uno sport largamente conosciuto, praticato e giocato, non riesce a liberarsi della sua facciata un po’ snob, che impone domande a loro modo uniche. Su tutte regna il “qui come si gioca?”. Due su tre, tre su cinque, tie break a sette, a dodici, supertiebreak, vantaggi o punto diretto al primo “deuce”? Cosi, non fa strano che la stagione conclusa con una Davis ristretta, ricominci con una Davis allargata, entrambe fameliche di onori, visibilità e di spazi temporali. La prima, chiamiamola Davis vera – sebbene i tennisti, per primi, consiglino di evitare paragoni con la vecchia Insalatiera -, ha divorato una settimana di vacanze ai giocatori; la seconda, che si chiama Atp Cup, ha mandato in fumo due tornei storici (Sydney e Brisbane) e decretato la fine di una gara che funzionava bene, l’unica a mettere in campo squadre “miste; la Hopman Cup di Perth. […] L’Atp Cup prende il via oggi a Brisbane, Sydney e Perth con 6 gironi di 4 nazioni (due per città) e proseguirà a Sydney dai quarti alla finale. Due settimane, tanti dollari australiani in palio (22 milioni) e tanti punti Atp (750 per il singolarista che completa imbattuto le due settimane). […] L’Italia è nel gruppo D, a Perth. Con Fognini ma senza Berrettini (problemi muscolari agli addominali), Seppi, Sinner e Fabbiano. A supporto vi sono Travaglia, Lorenzi, Giannessi e Bolelli. Prima avversaria la Russia, poi la Norvegia (al posto della Svizzera per il “no” di Federer e Wawrinka), infine gli Stati Uniti. Speranze molte, ma possibilità reali legate al ripescaggio fra le seconde meglio classificate. In termini generali, l’unico vero squadrone sembra quello spagnolo, con tutti i migliori a cominciare da Nadal. Poi la Francia, che ha buona compattezza di squadra. La Serbia di Djokovic dovrà chiedere a Nole i doppi turni. Poi la Russia di Medvedev e Khachanov, prima avversaria degli azzurri (oggi, dalle 10,30. Primo match tra Travaglia e Kachanov, a seguire Fognini-Medvedev). […]

Crash-test con la Russia per l’Italia laboratorio (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Pronti via, e sul cemento di Perth l’Italia dell’inedito duo Fognini e Travaglia, alle 10.30 italiane, se la gioca subito con il dream team di questa prima Atp Cup. Che nel tennis da tempo non sono più gli Usa, anche loro peraltro compresi nel Gruppo D, ma la Russia del numero 5 del mondo, e finalista degli Us Open, Daniil Medvedev, e di Karen Khachanov, oggi numero 17 dopo essere stato 8 nello scorso luglio. Tipi tosti. «Sì, credo che siamo proprio noi ad avere il Dream Team», concorda spavaldo Marat Safin, l’ex numero 1 che in Australia siede sulla panca russa. «E credo proprio che saremo noi a vincere l’Atp Cup». La rinuncia di Matteo Berrettini, fermato da un fastidio agli addominali, ha ridotto le chance azzurre che ora, almeno sulla carta, restano affidate soprattutto a Fognini, numero 12 Atp. Ad aprire sarà il match fra Stefano Travaglia e Karen Khachanov, 198 centimetri di potenza devastante soprattutto con il servizio e il diritto. Fra i due non ci sono precedenti, mentre fra Fognini e Medvedev che scenderanno in campo a seguire, il bilancio è 2-1 a favore del moscovita. «Mi piace giocare contro Fabio», ha aperto le ostilità Medvedev, che dopo il forfait alle finali di Davis ha molta voglia di riscattarsi sotto il profilo patriottico. «Il suo tennis si adatta al mio stile, mentre non credo che a lui piaccia giocare contro di me…». […]

Travaglia, dagli infortuni alla top-100. E ora l’azzurro (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Se l’Australia è la terra della seconda opportunità per chi si era perduto, allora è giusto che il cerchio della vita agonistica di Travaglia si chiuda sotto il sole della lontanissima Perth da titolare dell’Italia nell’Atp Cup, la nuova gara a squadre fortemente voluta dai giocatori e che stamattina, nella prima giornata del girone D, mette di fronte gli azzurri alla Russia, una delle favorite. Stefano, Steto per gli amici, sarebbe stato la prima riserva, ma il forfeit di Berrettini (addominali) gli concede subito l’onore del match di apertura contro Khachanov, lui che non era mai stato convocato in Davis: «Sarà una grande vetrina, avrò la possibilità di misurarmi con avversari di altissimo livello e di rappresentare l’Italia per la prima volta. Non vedo l’ora». Il giusto premio all’approdo in quella top 100 a lungo inseguita e forse l’ultima pietra a chiusura di un tunnel di infortuni che lo ha certamente piegato ma non spezzato. Il primo, incredibile, nel 2011, a vent’anni, quando sembra pronto al grande salto: cade sulle scale di casa e per ripararsi il volto infila le braccia in una finestra. Uno spuntone di vetro si incunea sotto il polso sinistro e gli procura un taglio fino al gomito: per un anno, perderà la sensibilità di tre dita. Nel 2015 si rompe lo scafoide, nel 2016 gli cede la schiena, sette mesi di stop di cui tre immobile a letto. Eppure, l’idea di abbandonare non lo ha mai sfiorato: «Non ho mai pensato di gettare la spugna, dopo ogni infortunio sono sempre ripartito più carico e motivato». Finalmente risanato, a giugno si è affidato a coach Simone Vagnozzi: in estate la top 100, poi la preparazione invernale con un obiettivo dichiarato: «Voglio trovare stabilità nelle prime 100 posizioni del ranking, ma non significa che mi accontento di poco: semplicemente non devo farmi prendere dalla fretta rischiando di fare il passo più lungo della gamba». […]

Austin, il tennista che inventò i calzoni corti (Gianni Clerici, La Repubblica)

Come avranno fatto Panatta e Azzolini a sapere tutto su Bunny Austin, l’inglese che perse due Wimbledon ma che passò alla storia per aver indossato, per primo, i calzoncini corti? Allora, nel 1920, i tennisti andavano vestiti come i giocatori di cricket, ricoperti di bianco da capo a piedi, nessuno aveva osato scoprire i polpacci. La prima occasione che ebbe l’inventore dei calzoni corti Austin, avvenne quando fu inseguito da un giovane portiere dell’Hotel de Paris che gli gridava «Signore si fermi, ha dimenticato di indossare i pantaloni!». L’Hotel de Paris, di Montecarlo, ha come motto “Un palcoscenico sul quale realizzare la vostra stessa storia” e il giovane inserviente aveva notato che sotto l’enorme cappotto di cammello si agitavano le due gambette ignude di Henry Wilfred Austin, detto “Bunny”, coniglietto, che fu sempre il primo dei secondi, raggiunse due finali a Wimbledon e una al Roland Garros. Bunny aveva una sorella, Joan, che il babbo mise a 5 anni a palleggiare contro il muro di casa e che presto venne seguita dal fratello. Lo sciopero generale del 1926, per dare soccorso a un milione e mezzo di lavoratori sottopagati, lo costrinse a un anno di sosta, per il cuore indebolito dal mancato allenamento. A quel riposo impostogli dai medici seguì l’incontro con Phyllis Konstam, attrice alla moda. Nel 1932 Vines «mi spazzò via dal campo, in finale a Wimbledon» raccontò in un’intervista, anni dopo. Nel 1933 Austin si presentò davanti alla Regina Mary sul Centrale di Wimbledon e l’atteggiamento della Regina fu l’ultimo segno che i calzoncini corti erano stati approvati. Bunny, quando smise col tennis, aderì a un movimento chiamato Riarmo Morale che fu nemico della guerra e perciò gli venne imposto di rendere la tessera di Wimbledon. Gli fu restituita nel 1977, dopo una richiesta di 148 Soci del Club. Nel 2000 lo vidi partecipare alla parata dei vincitori, solo finalista ammesso. Poi ho dovuto leggere Azzolini e Panatta per saperne di più. Non solo di questa straordinaria intervista è fatto il libro, ma di altre 42 storie, una più incredibile dell’altra, e tuttavia vere o verosimili. […]


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